di Fabio Rigali
Vorrei fare alcune considerazioni sull’articolo di Davide Pasquali apparso sull’Alto-Adige di domenica, riprendendo alcuni lacerti della discussione sulle parole di Mitterhofer, A’ benigni lettori.
In primis voglio precisare che la pubblicazione è avvenuta a mia insaputa e mi ha colto completamente di sorpresa: non voglio sembrare permaloso, ma personalmente mi avrebbe fatto piacere essere almeno avvertito prima di scoprire parte del mio testo corredato di nome e cognome sul giornale. Pazienza.
In ogni caso gli articoli e le discussioni online sono fatte per essere lette ed il fatto che un giornale abbia citato il blog significa che i dibattiti che vi si svolgono hanno un certa risonanza ed un certo livello. Mi pare una risposta indiretta a quelli che sostengono che serva a poco o nulla.
Il pezzo in questione, purtroppo però, non rende giustizia alla nostra discussione e finisce, secondo l’impressione di molti, con l’inquadrarla nel trito palinsesto delle contrapposizioni etniche. Sembra infatti, fin dalle prime righe che le reazioni contrarie a Mitterhofer assumano valore non in virtù degli argomenti espressi, ma in quanto opinioni “pure di tedeschi” oltre che italiane. Gli interventi citati in coda, poi, restano quasi tutti nel ritualizzato scambio di reciproche accuse di fascismo e non sembrano tenere conto dell’evoluzione positiva della discussione: viene dato risalto al fatto che la condanna di immigrazione e matrimoni misti fatta da Mitterhofer venga giustamente considerata inaccettabile e primitiva; ma si tace purtroppo del generale accordo sul fatto che debbano essere intraprese politiche che valorizzino maggiormente anche le lingue di minoranza.
Del tutto passata sotto silenzio è anche la visione in prospettiva di : quella dell’indipendenza del Sudtirolo su base territoriale, in chiave eco-social-democratica ed inclusiva di tutti i gruppi linguistici, allo scopo di depotenziare molti degli annosi conflitti “etnici” esistenti. Dato che si tratta di una posizione assolutamente unica, direi che il silenzio a riguardo risulta un po’ deludente.
Ma non voglio vedere tutto in negativo, anzi: sono contento che Pasquali abbia scoperto la nostra comunità di discussione dove si scrive di politica “sia in italiano che in tedesco”. Spero che continui a seguirci (suoi eventuali interventi sono benvenuti) e a scoprire un po’ alla volta la complessità della nostra posizione e di quanto sia difficile far emergere degli spazi di confronto post-etnici in un contesto così portato all’inquadramento ed alla contrapposizione come il dibattito pubblico sudtirolese.
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