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Privatbesitz Autonomie.

Die Paketannahme, die zum zweiten Autonomiestatut für die Region Trentino-Südtirol geführt hat, wurde von der SVP nach harten Auseinandersetzungen parteiintern beschlossen und bleibt bis heute reine Angelegenheit der Sammelpartei: Obgleich es schon damals üblich war, zu wichtigen Themen Volksabstimmungen durchzuführen — etwa in Italien zur Bestimmung der Staatsform (Republik oder Monarchie) — wurde verabsäumt, sich vorab oder zumindest nachträglich die basisdemokratische Legitimierung für die Autonomie von der Bevölkerung zu holen. Das hätte nicht nur breitere Identifikation zur Folge gehabt, sondern der Bevölkerung den Anspruch gegeben, aktiv mitzugestalten. Bis heute wird der Ausbau der Autonomie hingegen zwischen wenigen Spitzenfunktionären der Volkspartei und Rom ausgemauschelt, wie auch Thomas Benedikter bemängelt.

So ist es nur konsequent, dass zu den offiziellen Feierlichkeiten zu »zwanzig Jahren Streitbeilegung«, die am 19. Juni in Wien stattfinden, einzig die Mehrheitspartei eingeladen wurde, die nicht einmal die Hälfte der Wählerschaft repräsentiert. Das ist und bleibt nicht die Autonomie der Südtirolerinnen, sondern die Autonomie der Volkspartei.

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Autorinnen und Gastbeiträge

Una proposta quasi geniale.
Indennità dei politici

Basta una firma entro la scadenza del 2 giugno 2012 per poter decidere in un referendum sugli stipendi dei consiglieri regionali. Abolendo la legge n.2/1995 sulle indennità dei membri del Consiglio della nostra Regione l’elettorato potrà cancellare soprattutto le indennità giornaliere riducendo così il livello inaccettabile delle paghe dei politici. Sarebbe un messaggio forte alla maggioranza politica che governa la Regione, che – oltre a qualche timido passo di contenimento del costo della politica – non ha voluto contribuire la sua parte al bisogno di risparmio di fondi pubblici. Ci vogliono 15.000 firme e, stando alle cifre per la nostra provincia, siamo ancora lontani, ricorda il Comitato referendario, coordinato a Bolzano da Teresa Fortini del Movimento 5 Stelle.

Un regolamento alternativo al “self-service” dei politici nell’aggiudicarsi stipendi inaccettabili è già pronto, ed è contenuto nell’art. 69 della Costituzione come proposto dai promotori del progetto di legge costituzionale “Quorum zero e più democrazia”. Si tratta di un regolamento tanto semplice quanto democratico, quasi verrebbe a dire geniale. L’art. 69 proposto prevede che siano gli elettori, in fase di consultazione, ad indicare quanto percepiranno i parlamentari che li rappresenteranno, agganciando l’indennità ricevuta al reddito medio della popolazione italiana ed escludendo qualsiasi altra forma di retribuzione. In pratica questo funzionerà così:

  • Viene determinato il reddito annuo medio pro capite dei cittadini da un ente pubblico riconosciuto, l’ISTAT per esempio. Nel 2011 il reddito medio è stato di 22.000 Euro.
  • Al momento del voto, l’elettore avrà la possibilità di scegliere il moltiplicatore che, a suo giudizio, dovrà essere applicato al reddito pro capite.
  • Al termine dello spoglio verrà eseguita una media di tutti i moltiplicatori indicati dagli elettori, arrotondato al primo decimale. Esempio: se si ottiene un valore di 3,456 il moltiplicatore sarà 3,5.
  • L’indennità percepita dai parlamentari durante tutta la legislatura sarà così calcolata nell’esempio indicato: 22.000 Euro x 3,5 = 77.000 Euro per anno.

Di conseguenza i cittadini, cioè il sovrano che delega i suoi rappresentanti, sulla scheda elettorale con una semplice cifra potrà scegliere una cifra, e comunemente tutti gli elettori stabiliranno il compenso dei politici. L’effetto sarà benefico per la qualità del nostro sistema democratico: l’entità degli stipendi dei politici avrà la miglior legittimazione possibile e rappresentare gli elettori tornerà ad essere un servizio alla collettività e non l’acquisizione di privilegi. Questo è solo un esempio per altre innovazioni contenute in detta proposta di legge, che ogni cittadino può firmare presso il suo comune entro il 18 luglio 2012.

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Regione Sudtirolo.

Approvata la manovra finanziaria, il governo centrale si accinge ad attuare alcune riforme importanti, tra cui l’abolizione delle province come livello amministrativo intermedio fra regioni e comuni. Ovviamente, tale modifica dell’assetto istituzionale non riguarderà automaticamente le province di Bolzano e di Trento, uniche due a godere di autonomia, per molti versi equiparate alle regioni  — e dunque destinate a «sopravvivere». Se in Italia l’abolizione delle province viene giustificato con la loro (apparente o reale) inutilità, qui da noi il problema generalmente indicato è l’esatto opposto: il potere delle due province è talmente cresciuto a scapito della regione, che è quest’ultima a risultare «svuotata». E allora il momento parrebbe propizio per unire le forze e raggiungere uno scopo simile: Dovendo in ogni caso mettere mano alla costituzione per ridisegnare la mappa degli enti locali, sarebbe ora di sollecitare la trasformazione delle due province in regioni autonome, superando l’ente comune eccedente e passando definitivamente a forme di collaborazione e coordinamento più efficaci e ormai largamente sperimentate. Al contempo dovremmo pretendere il riconoscimento dell’esito referendario nelle località ladine di Souramont, cercando di farle aggregare alla nascitura regione del Sudtirolo, ché altrimenti si vedrebbero diluite in una regione a statuto ordinario come il Veneto, senza più nemmeno il «filtro» della provincia di Belluno. Se sanno ancora fare gli interessi della popolazione, i partiti sudtirolesi battano un colpo.

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Zeichentrickserie auf Ladinisch.

Heute Abend wird um 20.45 Uhr im Rai Sender Bozen – Rai Ladina die erste von 26 Folgen eines Zeichentrickfilms (Louf Albert) in ladinischer Sprache ausgestrahlt. Dies kann auch für Kinder und Erwachsene nichtladinischer Muttersprache eine Gelegenheit sein, sich der ältesten und kleinsten Landessprache auf lockere Art zu nähern.

Gestartet wurde dieses Projekt vom Comun General de Fascia; es wird außerdem von der Union Generela di Ladins, den Kulturinstituten Majon di Fascegn, Cesa de Jan und Micurà de Rü sowie der Region Trentino-Südtirol unterstützt.

Siehe auch 1›

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