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Gli scarsi risultati della scuola bilingue.

Oggi su Salto è apparso un editoriale in cui il caporedattore Fabio Gobbato cerca di riassumere e analizzare le ragioni del fallimento della scuola bilingue — ovvero della bilinguizzazione della scuola italiana — in Sudtirolo negli ultimi anni. Lo fa, anche lui, dati Invalsi alla mano, che certificano risultati scarsi in italiano e matematica.

[È] un dato di fatto che da oltre un decennio in Alto Adige-Südtirol, per rispondere alla fame di bilinguismo dei centri urbani, la scuola italiana abbia nobilmente reagito cercando una soluzione, prima con Luisa Gnecchi, l’iniziatrice, poi con Christian Tommasini, l’attuatore, e ora con Giuliano Vettorato, che sta proseguendo praticamente nella stessa direzione dei predecessori del PD.

— Fabio Gobbato

Reagire per soddisfare le richieste della popolazione a volte può non bastare. Dalla sua prima introduzione in Québec negli anni ’70 del secolo scorso, l’inventore dell’immersione linguistica, il professor Wallace Lambert della rinomata università McGill, aveva sempre sottolineato l’importanza fondamentale di un continuo accompagnamento scientifico di ogni singolo progetto, con una preparazione meticolosa delle insegnanti e valutazioni puntuali e regolari lungo tutto il percorso.

Allertava, inoltre, del pericolo di un bilinguismo sottrattivo, che nuoce alla prima lingua, in luogo del bilinguismo additivo, che funge da moltiplicatore.

In Sudtirolo invece l’immersione (o CLIL, che dir si voglia) è quasi sempre stata un’improvvisazione, sia nelle scuole italiane che in quelle tedesche.

Infatti anche Gobbato fa notare che

i genitori che in quegli anni avevano figli in età pre-scolare sono andati in ansia sommergendo di richieste le scuole e la Soprintendenza, la domanda è decuplicata, gli insegnanti CLIL, però, non c’erano e ci si è inventati l’insegnamento in compresenza (che raddoppia semplicemente i costi di un’ora tenuta da un insegnante linguisticamente preparato/a), si sono aperte le sezioni bilingui anche ai bimbi non provenienti dal Kindergarten, l’ansia “sociale” è aumentata ancora a dismisura, si sono create le sezioni potenziate, gli insegnanti a quel punto erano ancora meno e si è reagito come si poteva, prendendo giovanissimi neo laureati o anche non laureati

— Fabio Gobbato

Insomma, si è continuato a correre dietro alle richieste dei genitori a scapito del rigore e di una programmazione seria, per pura volontà di accontentare tutti.

A un certo punto però anche Gobbato si rende conto che a Bolzano quel che manca, rispetto alla Scuola Da Vinci di Monaco (la cui direttrice ha recentemente intervistato), è imprimis il contesto linguistico:

In Baviera fra le mura domestiche parlano sì tutti in italiano, ma poi i ragazzi sono in qualche modo costretti a frequentare associazioni sportive tedesche, vanno agli scout con coetanei tedeschi, in cortile hanno amici tedeschi, guardano la Tv germanica, vanno al cinema a vedere film in tedesco, ascoltano musica germanica. In un concetto: assorbono gradualmente la lingua e la cultura germaniche, mentre i ragazzini altoatesini si fermano generalmente alle 9-12 ore in tedesco e per il resto vivono in un ambito integralmente italiano.

— Fabio Gobbato

E questo è un bel passo avanti, perché mentre qui su — modestamente — da molti anni facciamo notare che l’immersione ha una componente individuale e una sociale, questo fatto in Sudtirolo normalmente è sempre stato «dimenticato».

Tra l’altro serve anche a far comprendere perché possiamo certamente fare paragoni con le scuole bilingui di Innsbruck e Monaco, ma in realtà con la situazione del Sudtirolo c’entrano poco.

Tuttavia le conseguenze che Gobbato trae dalle sue constatazioni sono a mio avviso almeno parzialmente sbagliate: in più di un’occasione accenna alla reciprocità con le scuole tedesche. Certo, se le scuole italiane potessero semplicemente attingere al personale delle scuole tedesche, alcuni problemi delle prime si potrebbero risolvere — ma a che prezzo? Il rischio sarebbe quello di un semplice travaso di insegnanti, che già mancano da tutte le parti, finendo per danneggiare anche le scuole tedesche senza peraltro risolvere i problemi degli istituti italiani.

Ancora una volta allora sarebbe una scorciatoia che non porta al risultato auspicato.

Sulla base delle esperienze che si osservano in altre zone plurilingui con presenza di minoranze nazionali (Québec, Catalogna o Finlandia), invece, se davvero si volesse dar forza alla lingua tedesca specialmente a Bolzano, si dovrebbe investire prima di tutto sul contesto linguistico, cosa che invece in Sudtirolo viene puntualmente ignorata e derisa o addirittura osteggiata. Vi rientrano banalità come etichette o bugiardini dei medicinali bilingui, diritto dei consumatori a venir serviti nella lingua che preferiscono o misure vere e proprie di affirmative action.

Ma soprattutto penso che le varie sperimentazioni CLIL andrebbero sostituite con una full immersion tedesca con poche ore di italiano, simile alla french immersion in Canada o alle scuole pubbliche catalane. In soldoni: per compensare ciò che a Bolzano manca, rispetto a Innsbruck e Monaco, chi vuole davvero imparare il tedesco dovrebbe frequentare una scuola tedesca o, forse, una sezione tedesca per non madrelingua. Penso che per fare una politica linguistica seria si dovrebbero eliminare almeno alcune scuole italiane a Bolzano, sostituendole con scuole tedesche.

L’odierna «pioggia» (o «tempesta tropicale») serve a poco o nulla se, come scrive Gobbato, i ragazzi stanno seduti in classe e non capiscono niente.

Chi ne ha la possibilità provi a parlare informalmente con i ragazzi delle medie e scoprirà che molti di loro se la ridono dicendo che capiscono pochissimo durante le lezioni veicolari, ancora in terza!

— Fabio Gobbato

Mi verrebbe da dire che sono troppe per lo scarso risultato e troppo poche per imparare davvero la lingua in un contesto ormai largamente monolingue italiano come quello di Bolzano.

E’ davvero poco consolatorio scoprire nella vita reale che ormai gli studenti italiani arrivano in quinta superiore con un tedesco migliore rispetto all’italiano della gran parte dei ragazzi di lingua tedesca che non vivono nelle città (per quelli delle città resta in gran parte valido il luogo comune degli Anni Ottanta che “i tedeschi sanno molto meglio l’italiano di quanto gli italiani sappiano il tedesco”).

— Fabio Gobbato

Non so se sia vero, non conosco i dati, ma anche se così fosse il «problema» è che per chi è di lingua tedesca, lingua minorizzata, spesso il percorso di bilinguizzazione alla fine della scuola è appena agli inizi, sul posto di lavoro, a contatto con i colleghi, i clienti e le migliaia di turisti italofoni. Tutte le statistiche paiono confermarlo, anche se il risultato non sarà certo perfetto.

Mentre invece per molti sudtirolesi di lingua italiana quello scolastico è il punto d’arrivo, ché nella vita reale non saranno quasi mai costretti a esprimersi nell’altra lingua.

Quindi, lo ribadisco, non penso che la soluzione possa essere la reciprocità ma, anzi, modelli differenziati per esigenze e contesti linguistici diversi. Certo, rimane il grande problema del personale, che bisognerebbe risolvere gradualmente facendo: formazione. Le formule magiche non esistono.

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Territorial vs. ethnisch.

Das schlechte Abschneiden der »italienischen« Parteien bei den Landtagswahlen führt in der Medienlandschaft zu einigen recht erstaunlichen Rückschlüssen. Der Politologe Günther Pallaver forderte entgegen den Proporzbestimmungen zwei italienische Landesräte. Luisa Gnecchi schlug die Aufstockung der Landesregierung auf 11 Miglieder vor, was der italienischen Sprachgemeinschaft wiederum zwei Landesräte garantieren würde. Luigi Spagnolli wird in ff Nr. 45 vom 7.11.2013 gar wie folgt zitiert: »In einem halben Jahrhundert wird es in Südtirol keine Italiener mehr geben, wenn das so weitergeht.« Dass diese Aussage in Widerspruch zu den letzten Trends der Sprachgruppenerhebung steht und laut Astat-Sprachbarometer der Sprachgebrauch in Südtirol in keiner Weise den Verhältissen der Sprachgruppenstärke entspricht, wird von den Medien nicht analysiert. Lieber beschwört man da das sogenannte Phänomen des »Vize«. »Durch Autonomie, Proporz und Zweisprachigkeit blieb den Italienern nur mehr die Rolle der Vizepräsidenten und Vizedirektoren«, so ebenfalls in ff vom 7.11.2013. Dass es gar einige Bereiche gibt, die auch dieser salopp vorgetragenen Formel widersprechen, deckt sich nicht mit dem roten Faden einiger Artikel der letzten Wochen, die einen Todesmarsch der Italiener suggerieren.

Etwas fundierter setzt sich Francesco Palermo mit der Thematik auseinander, der in der Wahlpleite der Italiener gar die Chance zu einem Qualitätssprung in der ethnischen Demokratie sieht. Er stellt fest, dass eine neue Dialogkultur zwischen den Sprachgruppen zu einer grundlegenden Diskussion über die Zukunftvision dieses Landes führen könnte. Konkrete Vorschläge, wo und wie dieser Dialog ansetzen könnte, fehlen in Palermos Abhandlung noch (ebenfalls in ff vom 7.11.2013).

Was ist passiert? Durch einen hohen Anteil an italienischen Nichtwählern ist deren Anteil im 35-köpfigen Landtag auf einen historischen Tiefstand von 5 Abgeordneten gesunken. Als Gründe werden eine Übertragung der »nationalen« Politikverdrossenheit auf die Südtiroler Landtagswahl sowie die hoffnunglose Zersplitterung des italienischen Rechtslagers, das von Mitte Rechts bis extrem Rechts (Donato Seppi, Minniti) reicht, gesehen.

Anscheinend sieht ein großer Teil der italienischsprachigen SüdtirolerInnen im »italienischen« Parteienangebot keine geeignete Antworten auf die Herausforderungen, die hier in Südtirol gestellt werden. Einige ItalienerInnen sehen die Entwicklung sogar ziemlich gelassen, wie ein kurzer Querschnitt des RAI Sender Bozen am Tag nach den Landtagswahlen ergab. Manche italienischsprachigen MitbürgerInnen meinten, dass sie sich von der SVP recht gut verwaltet fühlten.

Vielleicht läge in diesen Aussagen sogar der Schlüssel zu einem Quantensprung in der Südtiroler Parteienlandschaft und im Dialog zwischen den Sprachgruppen: Dass die SVP schon bei den vorletzten Landtagswahlen von nicht wenigen ItalienerInnen gewählt wurde ist bekannt. Trotzdem ist es innerhalb der Sammelpartei nie zu ernsthaften Diskussionen gekommen, sich aktiv italienischsprachigen SüdtirolerInnen zu öffnen.

Dies ist einerseits verständlich, da die Daseinsberechtigung des Südtiroler Autonomiestatutes der Schutz der deutschen und ladinischen Minderheit innerhalb des Nationalstaates Italien ist. Ohne sprachliche und kulturelle Andersartigkeit der deutschen und ladinischen SüdtirolerInnen gegenüber der Titularnation des italiensichen Zentralstaates, fehlt die grundlegende Existenzberechtigung des Südtiroler Autonomiemodelles.

In einer Zeit in der der Begriff »autonomiefreundlich« bis zur völligen Beliebigkeit verwässert wird und selbst die SVP über keinerlei klares, geschärftes autonomiepolitisches Profil verfügt, wäre der historische Wandel der SVP von einer ethnischen Partei zu einer territorialen interethnischen Partei höchst brisant.

Ein völlig anderes Bild böte sich, wenn die SVP tatsächlich über ein geschärftes autonomiepolitisches Profil verfügen würde, das ein klares Konzept zur Umsetzung der sogenannten »Vollautonomie« ebenso beinhalten würde, wie eine ergebnisoffene Diskussion über die Zukunft Südtirols mit der konkreten Möglichkeit zur Ausübung des Selbstbestimmungsrechtes — einschließlich von Szenarien einer Loslösung von Italien.

Eingebettet in solch ein geschärftes autonomiepolitisches Profil wäre der Übergang von einer ethnischen zu einer territorialen Partei, die aktiv um ItalienierInnen wirbt, nicht mehr ein Spiel mit dem Feuer sondern eine Chance in mehrfacher Hinsicht. Für die italiensichsprachigen SüdtirolerInnen wäre dies ein wirksames Zeichen, dass ihnen ohne Wenn und Aber ein Heimatrecht zuerkannt und ihr Engagement in allen Bereichen der Südtiroler Gesellschaft aktiv gewünscht wird. Zusätzlich wäre dies ein Signal, dass die Probleme und Herausforderungen in Südtirol, unabhängig von den Sprachgruppen, am besten über regionale Parteien funktioniert und nicht über nationalstaatlich verankerte Parteien, die letztendlich nach nationalen und zentralistischen Kritierien und Prinzipien programmiert sind.

Übrigens, für die sogenannten Selbstbestimmungsparteien, die ja »autonomiepolitisch« über ein sogenanntes geschärftes Profil verfügen, wäre eine aktive Öffnung Richtung italienischsprachiger SüdtirolerInnen heute schon ohne inhaltliche Probleme möglich, Dass dies nocht nicht konsequent umgesetzt wird, ist ein konzeptionelles Versäumnis dieser Parteien.

Die institutionelle Ausrichtung des Südtiroler Autonomiemodelles nach ethnischen Kriterien und die Organisation der meisten Parteien entlang der ethnischen Bruchlinien wird durch die Zugehörigkeit Südtirols zum Nationalstaat Italien bedingt. Eine Abkehr von ethnischen Kritierien hin zum Territorialprinzip, einschließlich einer regional verwurzelten interethnischen Parteienlandschaft ist wünschenswert und anzustreben.

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Fiducia contro.
Quotation

https://twitter.com/AntonioFrena/status/232731438632550400

La deputata Luisa Gnecchi (PD) si era detta disposta a votare contro il provvedimento, perché lesivo del nostro statuto speciale, chiedendo sostegno al PD sudtirolese. Ma evidentemente il valore dell’autonomia per i partiti legati a Roma è questo — in dubio pro natione.

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Finger weg!

Italia.

Dass sich Südtirol selbständig vermarktet, hat nicht nur politische Gründe, sondern ab sofort auch handfeste Vorteile in Punkto Wirtschaftlichkeit und Effizienz. Während uns zentralistisch organisierte Parteien ein Tourismuslogo aufzwingen wollen, das marketingpolitisch keinen Sinn macht — und dabei gleichzeitig einen Rückschritt im Zusammenleben darstellt (A. Adige statt endlich Sudtirolo) — zeigen sie uns aus Rom wie man es »besser« macht. Und setzen für ein neues staatliches Tourismusportal eine Summe in den Sand, die man sich auf der Zunge zergehen lassen muss: Sage und schreibe 45 Mio. Euro! Fünfundvierzig Millionen. Das ist ein Betrag, den die beste Webseite der Welt nicht rechtfertigen könnte – doch hier wurden zudem Nägel gemacht, die in ihrer Form nicht einmal als solche zu erkennen sind. Wahrlich das Land der Superlative.

Nach der Vorstellung von italia.it mit seinem neuen, potthässlichen Tourismuslogo (vulgo »die Gurke«) durch Minister Rutelli, haben italienische Bürger den sehr aufschlussreichen Blog »Scandaloitaliano« in Betrieb genommen. Dort wird u.a. in mühevoller Kleinarbeit eine Auflistung der zahllosen technischen und inhaltlichen Fehler versucht, die sich das überbezahlte Portal erlaubt. Einer davon: Die SMG existiert auch Wochen nach Inbetriebnahme von italia.it nicht. Mit der Region »Trentino Alto Adige« (großteils auch im Deutschen, Frau Gnecchi) ist lediglich die Seite www.trentino.to verlinkt. Irgendwie besser, denn so sehen die spärlichen und unübersichtlichen Informationen zu »unserer« Region aus:

Wo liegt das
Es handelt sich um die nördlichste Region Italiens an den Grenzen von Schweiz und Österreich.

Das Gebiet
Die Landschaft ist ein Wechselspiel von Bergen und Tälern. Hier entspringt der Adige, der zweite Hauptfluss Italiens.

Achso, immer wieder dieser Adige.

Im Archäologischen Museum Südtirols in Bozen können Sie unter einer Myriade von Statuen, Fundstücken, Waffen und Schmuckstücken, welche die lokale Geschichte vom Paläolithikum und Mesolithikum bis zur Karolingerzeit belegen, vor allem die “Bekanntschaft” von Ötzi machen.

Was ist das für ein Satz? Und was bitte ist eine Myriade?

Was gibt es zu sehen
Wer keine typischen Klischees mag, für den ist Südtirol das ideale Reiseziel.

[…]

Natürlich dürfen in den Dolomiten die Bergseen (es gibt 297 eingetragene Seen) nicht fehlen: diese reichen vom Gardasee bis zum Molveno See und den Seen von Caldonazzo, Levico, Ledro und Prags.

Ja, der Gardasee liegt bekanntlich in den Dolomiten. Und was unterscheidet eingetragene von nicht eingetragenen Seen?

In Bezug auf Orangenblüten (normalerweise jeden zweiten Sonntag im Januar) findet in Kastelruth alljährlich eine Bauernhochzeit statt, eine Erinnerungszeremonie, welche das auf der Hochebene übliche Brauchtum seit den 70er Jahren aufleben lässt.

Was bitte bedeutet dieser Satz? Kann Brauchtum unüblich sein? Und blühen die berühmten Kastelruther Orangen nur jeden zweiten Sonntag, dafür aber schon im Jänner?

Für besonders Neugierige gibt es im August in Longariù (Bozen) das Mühlenfest mit ladinischen Spezialitäten und der Besichtigung der noch aktiven Mühlen, während die Feinschmecker am Speckfest in Bozen (im Mai) teilnehmen können. Dann werden noch die Tage des Sterzinger Joghurts (im Juli) veranstaltet.

Die Chronologie stimmt da wohl nicht ganz. Und Longariù (ladinisch Lungiarü, italienisch Longiarù, deutsch Campill) gibt es gar nicht.

Werbeträger
Der Extremsportler und Bergsteiger Reinhold Messner und der Olympiasieger im Alpenski Gustav Thöni wurden in dieser Region geboren. Doch auch andere historische Persönlichkeiten hielten sich hier auf. Zu diesen zählen die Söldnerführer Maximilian I von Österreich, Napoleon Bonaparte und Vittorio Emanuele III.

Alpenski? Werbeträger Napoleon? Wo hat der sich denn aufgehalten? Naja.

Zimmer mit Ausblick
Es gibt unterschiedliche Arten, den Urlaub in Trentino- Südtirol zu genießen. Doch die originellste Art besteht in einem Urlaub auf dem Bauernhof: Typische Holzhäuser mit stark abfallenden Dächern, die einen an den Hof von Heidis Großvater erinnern. Hier können Sie herrlich entspannen und sich von der ehrlichen Gastlichkeit der Hausbesitzer verwöhnen oder einer alpinen Wellnessbehandlung “verzaubern” lassen. Zudem kommen Sie hier in den Genuss von traditionellen Gerichten, die Sie in keinem Restaurant der Stadt finden würden.

Heidis Großvater? A propos keine Klischees. Und Gerichte die man in keinem Restaurant der Stadt (welche? die Stadt Trentino-Südtirol?) finden würde? Hä?

Scandaloitaliano deckt aber auch noch weitere lustige, vom Steuerzahler teuer bezahlte Fehler auf. Ein echter Skandal. O-Ton:

Questo blog, aperto al contributo di tutti i professionisti del multimedia italiano, nasce per motivare meticolosamente, analiticamente, punto per punto perchè www.italia.it – il sito da 45 (quarantacinque) milioni (milioni) di euro (di soldi pubblici) – è un portale mal progettato, mal realizzato, mal scritto, e che grida vendetta nel suo essere scandaloso spreco di denaro pubblico, nonché un’offesa alla competenza e alla professionalità  dei lavoratori del web italiano.

Kein Wunder, dass die Region Venetien im Interesse des eigenen Tourismus’ beantragt hat, gänzlich aus italia.it gelöscht zu werden.

Herr Landeshauptmann, Herr Engl: Finger weg von diesem Portal! Südtirol muss auch im Marketing unabhängig bleiben. Jetzt erst recht.

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Wer solche Freunde hat…

Immer öfter machen die Südtiroler Linksdemokraten in jüngster Zeit das Spiel der Rechten und Rechtsrechten. Letzter Streich: Landeshauptmann-Stv. Luisa Gnecchi hat in der Tourismuswerbung einen zweifelhaften Erfolg verzeichnet, indem sie die Bezeichnung »A. Adige« übers Hintertürchen wieder hereingeholt hat. Die absurde, trennende italienische Bezeichnung für unser Land, die gerade im linken und alternativen Milieu ein Auslaufmodell ist, bekommt so unverdienterweise wieder einen amtlichen Frischestempel aufgedrückt — wie kürzlich von Michaela Biancofiore (FI) lautstark gefordert. Dabei wären die Energien der Genossen im Engagement, der Bezeichnung »Sudtirolo« im Sinne des Zusammenlebens und der gesellschaftlichen Kohäsion endlich die offizielle Anerkennung zukommen zu lassen, wesentlich besser investiert.

Sudtirolo.

Siehe auch ‹1 | 1›

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