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Monumento fascista illegale a Palma.

Pochi giorni fa il portale online Ultima Hora ha svelato che il Consolato italiano di Palma pagherebbe a tutt’oggi una quota di 450 euro annui per il mantenimento di un mausoleo fascista illegale presso il cimitero della capitale delle Isole Baleari, e che ogni 4 novembre vi omaggerebbe i suoi «martiri». La notizia è poi stata ripresa da altri media, tra cui le radio e televisioni pubbliche delle isole e della Catalogna.

Secondo le ricerche della giornalista che si è occupata del caso, anche se alcune fonti parlerebbero di 66 sepolti, i documenti ufficiali del cimitero ne riporterebbero 18, di cui 17 tumulati tra il 1937 e il 1940 e uno nel 1962, quando l’Italia era già una repubblica.

Il monumento comprende una stele, tanto alta da essere visibile anche dall’esterno del cimitero, e una grande aquila fascista in bronzo. Mentre i cosiddetti «martiri» sono in realtà aggressori fascisti che diedero un fondamentale contributo all’ascesa del franchismo in Spagna, e dalla loro base maiorchina portavano a termine i loro bombardamenti su Barcellona e altre città.

Intervistato da Ultima Hora, il Segretario alla Memoria democratica del Governo delle Baleari, Jesús Jurado (Podem), afferma che la statua — che è in contrasto con la Legge sulla Memoria democratica delle Isole Baleari — dovrà venire smontata. Il monumento sarebbe già stato incluso in un elenco della simbologia che secondo la legge dovrà essere eliminata, mentre la Vicepresidenza del Governo baleare avrebbe già chiesto alla delegazione del Governo spagnolo delle baleari di prendere ufficialmente contatto con l’Italia perché faccia eliminare la simbologia fascista, illegale, e particolarmente l’aquila. Oltretutto, il manufatto realizzato in Italia e portato a Palma in epoca mussoliniana, sarebbe in contrasto anche con le norme emanate da Madrid.

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Sprachquoten für Streamingdienste.
Spanien

Die spanische Regierung plant ein neues Gesetz zur Reglementierung des audiovisuellen Medienbereichs. Unter anderem sollen demnach Streamingplattformen (Netflix, Amazon, HBO & Co.) Mindestquoten an spanischen Produktionen erfüllen müssen, wie dies von einer EU-Vorschrift ermöglicht wird. Die 2020 genehmigte Richtlinie schreibt den Plattformen bereits vor, mindestens 30% ihres Angebots mit europäischen Inhalten zu füllen. Den Mitgliedsstaaten werden Gestaltungsmöglichkeiten eingeräumt.

Spanien plant, dass die Hälfte der europäischen Quote (also 15%) aus inländischen Produktionen bestehen muss. Auf Druck von ERC, die davon ihre Zustimmung zum staatlichen Haushaltsgesetz abhängig gemacht hat, will die Regierung von Pedro Sánchez (PSOE) aber auch sicherstellen, dass die Minderheitensprachen nicht zu kurz kommen.

Wie der öffentlich-rechtliche katalanische Nachrichtensender 3/24 berichtet, sieht der aktuelle Entwurf vor, dass 40% der spanischen Quote auf Katalanisch, Baskisch oder Galicisch sein müssen. Zudem werden die Plattformen dazu verpflichtet, Filme und Serien, für die es Untertitel in den Minderheitensprachen gibt, auch tatsächlich mit diesen Untertiteln bereitzustellen — was bislang trotz des geringen damit verbundenen Aufwands häufig nicht der Fall ist.

Ob die Vorlage unverändert genehmigt wird, ist noch offen. Zu einer angemessenen Berücksichtigung der regionalen Minderheitensprachen hat sich die Regierung in Madrid gegenüber ERC aber schriftlich verpflichtet.

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La salute di una lingua.

Pochi giorni fa (il 30 giugno) sulla TV pubblica catalana (TV3) — nell’ambito del formato 30 minuts — è andato in onda un documentario sullo stato di salute della lingua catalana, dal titolo Llenguaferits. L’ho trascritto e tradotto quasi tutto, per via dei parallelismi che se ne possono trarre per la situazione linguistica (del tedesco, dell’italiano e del ladino) in Sudtirolo. E, ovviamente, anche per le differenze (piccole e grandi) che ci sono.

Ad ogni modo sono convinto che il contenuto possa essere di grandissimo interesse per la nostra realtà. Alcuni passaggi, quelli che, nel bene e nel male, ritengo più significativi, li ho voluti evidenziare, sottolineandoli.

Presentatore: Buona sera. La salute del catalano è sempre stata, e continua a esserlo, un tema controverso. Filologi e patiti della lingua da anni discutono se la lingua sia [già] condannata, e alcuni, perfino, fanno un pronostico e ne prevedono la disapparizione entro pochi decenni. Però, più in là di queste previsioni negative, la situazione in cui oggi si trova il catalano merita una nuova riflessione. Perché il suo futuro ormai non è più legato solamente all’ostilità dello stato spagnolo o al grado di ufficialità, bensì [anche] a nuovi elementi. Innanzittutto una nuova demografia. Ci sono un milione e mezzo di persone nuove arrivate che parlano oltre 200 lingue materne. Però anche, e questo è un segnale di allerta molto chiaro, le nuove abitudini di svago dei bambini e dei giovani. Le nuove generazioni hanno smesso di consumare la televisione convenzionale e cercano in internet i loro punti di riferimento. E nella rete, su YouTube o su Instagram, il catalano è marginale. Gli ostacoli sono evidenti, e senza cambiamenti profondi la fragilità del catalano diventerà irreversibile. Però alcuni filologi dicono che i parlanti [del catalano] hanno ancora a portata mano il recupero degli spazi persi. L’alternativa, la sparizione dallo spazio pubblico, la vedremo nel reportage [realizzato] nei territori catalalofoni in cui la lingua è già stata sostituita.

Albert Sánchez Piñol (scrittore): «Il catalano è sempre stato in pericolo da quando lo conosco. Ho la sensazione che sia una lingua che ha una cattiva salute di ferro.»

Carme Junyent (linguista): «Uno dei tratti che catatterizzano i popoli che hanno perso la lingua è che nessuno se n’è reso conto, fin quando non c’è stato più nulla da fare.»

Víctor Amela Bonilla (giornalista e scrittore): «Non sparirà. Cioè, ci sono stati 40 anni di una dittatura feroce che, coscientemente, ha voluto eliminare il catalano dall’uso culturale, dall’uso istituzionale, dall’uso pubblico… e ha fallito.»

Pau Vidal (divulgatore linguistico): «Ripetono il mantra che recita „Se la lingua è sopravvissuta al franchismo non morirà mai“, che è un’assurdità sociolinguistica, perché Netflix è molto più potente del franchismo.»

Neus Nogué (filologa dell’Universitat de Barcelona): «Quel che è importante è che la gente parli, che parli la lingua; in questo caso, che parli catalano, meglio o peggio, ma che lo parli.»

Àlex Hinojo (attivista culturale): «O lo usi tutti i giorni o sparisce. Perché l’alternativa è molto semplice, è qui [pronta] ed è molto comoda. Quindi tutti gli aspetti del nostro quotidiano richiedono attivismo. Sì.»

David Carabén (cantante del gruppo Mishima): «È meglio continuare a difendere il catalano perché è una lingua molto… molto utile, che non perché è una lingua che sta per morire. Io ho sviluppato un grande amore per questa lingua, però se un giorno si perdesse, succederà perché non c’è abbastanza gente che l’ama.»

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Katalonien: Der Prozess im Öffentlich-Rechtlichen.

Am morgigen Dienstag beginnt am Madrider Tribunal Supremo der Prozess gegen die katalanischen Unabhängigkeitsbestrebungen. Die Verhandlungen sollen grundsätzlich dienstags, mittwochs und donnerstags stattfinden, können aber auch auf weitere Wochentage erweitert werden, um Verspätungen zu verhindern. Geplant ist eine Urteilsverkündung vor dem 26. Mai.

Der öffentlich-rechtliche katalanische Rundfunk, die Corporació Catalana de Mitjans Audiovisuals (CCMA), wird sowohl live (TV: 324.cat und Radio: Catalunya Informació) berichten, außerdem wird es Zuschaltungen der Hauptsender TV3 und Catalunya Ràdio geben.

Im Internet — sowohl in den sozialen Medien, als auch über die Homepage der CCMA — soll aktuell und dreisprachig (Katalanisch, Kastilisch und Englisch) berichtet werden.

Eine dreisprachige Seite mit allen Hauptinformationen zum Prozess (Angeklagte, Verteidiger-, Richterinnen; Chronologie; Anklagepunkte und drohende Strafen; Prozessfortschritt) wurde hier bereits veröffentlicht.

Siehe auch ‹1 ‹2 ‹3 ‹4 ‹5

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TV3: ‘El País’ verurteilt.

Ein Gericht in Barcelona hat die spanische Tageszeitung El País verurteilt, einen Bericht richtigzustellen, in dem es um die angebliche Informationsblase des öffentlich-rechtlichen katalanischen Fernsehsenders TV3 ging. In dem Artikel, der im Regionalwahlkampf zum 21. Dezember unter anderem von Inés Arrimadas (Ciutadans) und Miquel Iceta (PSC) verbreitet wurde, seien frei erfundene Behauptungen enthalten. So zum Beispiel, dass die Kindernachrichtensendung InfoK erklärt habe, die beiden Jordis seien politische Häftlinge oder dass Ciutadans und PSC in den Nachrichtensendungen chronisch unterrepräsentiert gewesen seien. Eine jüngst veröffentlichte Auswertung der Nichtregierungsorganisation (NRO) Democracy Volunteers ergab sogar, dass kein Sender so ausgewogen über unionistische und separatistische Positionen berichtet habe, wie TV3 — viel ausgewogener auch, als El País.

Das Urteil wurde aufgrund einer Eingabe von TV3 gefällt und ist noch nicht rechtskräftig.

Siehe auch ‹1 ‹2 ‹3

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Wie berichteten die Medien vor dem 21D?

Die Nichtregierungsorganisation (NRO) Democracy Volunteers mit Sitz in London hat einen Bericht über die jüngste Regionalwahl vom 21. Dezember 2017 in Katalonien veröffentlicht. Democracy Volunteers war mit vier Teams und insgesamt zwölf Forscherinnen vor Ort, hatte allerdings keinen Zugang zu den Wahllokalen, weil Spanien eine internationale Beobachtung der Wahl abgelehnt hatte (was die NRO als Verstoß gegen Absatz 8 des Kopenhagener OSZE-Schlussdokuments wertet).

Teil des Berichts ist auch eine Auswertung der medialen Berichterstattung im Vorfeld der Regionalwahl, insbesondere in Bezug auf die von manchen Parteien vorgeschlagene staatliche Unabhängigkeit Kataloniens.

Quelle: Democracy Volunteers

Interessant finde ich diesbezüglich vor allem das Ergebnis des katalanischen öffentlich-rechtlichen Fernsehens TV3, das von unionistischer Seite (besonders von PP und Ciutadans) der Propaganda für die Unabhängigkeit bezichtigt wurde. Die Auswertung von Democracy Volunteers zeigt jedoch, dass die zentralistischen Parteien nicht etwa durch eine unausgewogene Berichterstaatung in Schnappatmung versetzt wurden, sondern dadurch, dass TV3 im Unterschied zum Staatsfernsehen (TV1 und TV2) neben unabhängigkeitsskeptischen auch unabhängigkeitsfreundliche Positionen vertreten hatte. Als einzigem öffentlich-rechtlichen Fernsehsender kann TV2 ein signifikanter Anteil offener »Propaganda« vorgeworfen werden — nämlich einer pro-unionistischen.

Quelle: Democracy Volunteers

Den einzigen öffentlich-rechtlichen Sender mit einem Anteil pro-separatistischer (neben einem geringeren Anteil pro-unionistischer) Berichterstattung finden wir im Radiobereich mit Catalunya Radio. Während Onda Cero und Cadena Ser als staatsweit agierende Privatradios — erstaunlicherweise — noch einigermaßen ausgewogen berichteten, war Radio Nacional de España (RNE) deutlicher für die Bewahrung der staatlichen Einheit.

However, although it does seem that Catalunya Radio is more supportive of independence the national Spanish radio station, RNE, seemed biased against independence, if not to the same degree.

— Democracy Volunteers

Quelle: Democracy Volunteers

Bei den ausgewerteten vier großen staatsweiten Zeitungen, allesamt privat, sticht hervor, dass die deutlich pro-unionistische Berichterstattung im linksliberalen País und im sozialdemokratischen Periodico ausgeprägter war, als in den beiden konservativen Blättern El Mundo und ABC. Letzteres, deutlich monarchistischer Prägung, glänzte sogar mit einer relativ ausgewogenen Berichterstattung.

Siehe auch ‹1 ‹2 ‹3

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TV3, Catalunya Ràdio and ACN manifesto on the threat of intervention of Catalan public media.

https://twitter.com/CatalunyaRadio/status/923253871681703939

TV3, Catalunya Ràdio and the Agència Catalana de Notícies (ACN) announce their common position as a response to the announcement of intervention of the Catalan public media system made by the government of Spain as part of the application of the article 155 of the Spanish Constitution

The public broadcasters TV3 and Catalunya Ràdio were founded in 1983 under a mandate from all the political parties then represented in the Catalan Parliament, the institution which represents the will of the citizens of Catalonia whom it is our duty to serve.
From Catalonia and in the Catalan Language, we have for 34 years striven to inform about world events with the maximum pluralism and veracity, and this has made us the most trusted and highest-rated source of news in Catalonia.

The threat by the Spanish Government to take direct control of Catalan public media, including the ACN (Catalan News Agency) constitutes a direct attack on the citizens of Catalonia, and a denial of their right to true, objective, pluralistic, balanced information – a fundamental right in any democracy.

The simple fact that a government plans to take over and control these media is proof enough of its intent to infringe these rights. Government control is not compatible with freedom of the press.

This government interference in the media is unacceptable in a democratic Europe, it is a direct attack on the founding principles of the European Union.

Note: This manifesto is officially available in Catalan, Castilian, Occitan, Basque, Galician, English, French and German.

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Über die Stränge geschlagen.
Quotation

Die Zentralregierung übernimmt nicht nur die Kontrolle über Finanzen und Autonomiepolizei, sondern auch Bildung, Funk und Fernsehen.

Die Bezeichnung “Putsch” des katalanischen Regierungschefs Carles Puigdemont kommt der Realität durchaus nahe.

aus »Maßnahmen gegen Katalonien: Über die Stränge geschlagen«, einem Kommentar von Reiner Wandler im Standard. Der deutsche Journalist lebt und arbeitet in Madrid.

Siehe auch ‹1 ‹2

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