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Puigdemont esclude alleanze con l’ultradestra.

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Il prossimo 12 maggio in Catalogna si terranno elezioni anticipate per definire la nuova composizione del Parlament de Catalunya. In tale contesto il leader indipendentista Carles Puigdemont (Junts), che ha deciso di riproporsi come candidato a presidente della Generalitat e di non ripresentarsi alle elezioni europee, lunedì è stato intervistato dalla televisione pubblica catalana nel formato Més 324.

Tra le altre cose gli è stata chiesta anche un’opinione sul partito di estrema destra Aliança Catalana che secondo alcuni sondaggi potrebbe fare eleggere qualche rappresentante, ma che la maggioranza delle inchieste vede rimanere fuori dal parlamento.

Nella sua risposta Puigdemont è stato molto chiaro, affermando che non parlerà mai con nessun partito di destra estrema o di ultradestra. Inoltre però ha detto che non intende partecipare a un gioco che ad esempio in Francia sarebbe stato portato avanti da François Mitterand e che — secondo lui — ha sortito effetti disastrosi: quello di gonfiare ad arte un fenomeno extraparlamentare come il Front National di Jean-Marie Le Pen per cercare di dividere i propri avversari, facendo intendere che Aliança Catalana starebbe ricevendo troppa attenzione mediatica e politica (in particolare da parte dei socialisti spagnoli) e che questo potrebbe in definitiva dare un peso alla formazione estremista che finora non ha.

Il suo intento sarebbe invece quello di costruire un’alternativa per ottenere l’indipendenza della Catalogna muovendosi esclusivamente nel contesto dello stato di diritto, europeo e nel rispetto dei diritti umani — e certamente non parlerà con chi non condivide questi punti fondamentali.

In Catalogna oggi il partito dell’estrema destra spagnola Vox, l’unica formazione di destra estrema con presenza nel parlamento di Barcellona (10/135 = 7,4% dei seggi), è largamente isolato in base a un accordo a cui hanno aderito tutti gli altri partiti meno il PP e Cs. Al contrario in Sudtirolo gli amici di Vox, FdI, nonostante un peso minore (2/35 = 5,7% dei seggi), siedono al governo.

La differenza, purtroppo, è lampante.

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