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Staaten spielen bei spanischer Repression nicht mit.

Wie das katalanische Informationsportal Vilaweb in Bezug auf die kurzzeitige Festnahme von Carles Puigdemont (JxC) auf Sardinien berichtet, sollen mehrere Länder Spanien über das Schengener Informationsaustauschsystem (SIS) schon im Vorfeld mitgeteilt haben, dass sie den ehemaligen katalanischen Präsidenten nicht festnehmen bzw. nicht ausliefern würden.

Dies erfolgt über sogenannte Flags, die die einzelnen SIS-Standorte (Sirene) zu einem Haftbefehl setzen können und von denen bei Puigdemont die Länder Belgien, Deutschland, Österreich, Schweiz und Litauen Gebrauch gemacht haben sollen.

Dessen ungeachtet war der spanische Haftbefehl nach Ansicht des EuGH ohnehin ausgesetzt, solange eine Grundsatzfrage, die ihm von der spanischen Justiz gestellt worden war, noch ungeklärt ist.

Im Anschluss an die Festnahme von Puigdemont auf Sardinien soll nun jedoch laut Vilaweb auch Italien Flags gesetzt haben — und zwar für die beiden anderen per Haftbefehl gesuchten katalanischen EU-Abgeordneten Toni Comín und Clara Ponsatí (beide JxC). Wobei sich letztere inzwischen bereits unbehelligt nach Sardinien begeben hat, wo sie Puigdemont bei seiner morgigen Verhandlung in Sassari begleiten will.

Der EU-Abgeordnete und ehemalige katalanische Präsident konnte nach seiner Freilassung auf Sardinien nach Belgien zurückkehren, will aber am Montag persönlich vor Gericht erscheinen.


Nachtrag vom 3. Oktober 2021: Während Ponsatí am Samstag angereist war, kamen Puigdemont und auch Comín am Sonntagmorgen nach Sardinien.

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Plurilinguismo autocentrato.
Quotation

Il bilinguismo senza aggettivi vuol dire talmente tante cose che non vuol dir nulla. Possiamo dire che la Catalogna è una società bilingue. Ma ricordo che Madrid aveva fatto un congresso intitolato “Madrid, comunità bilingue” dove si vantavano di fare molte cose in inglese. Ci perdiamo in dibattiti nominalistici su più bilinguismo e meno bilinguismo e regaliamo l’etichetta a persone che interpretano il bilinguismo in un modo che potremmo chiamare “sesquilinguismo”: voi avete l’obbligo di essere bilingui ma io voglio essere monolingue e dovete cedere sempre. Questa è una truffa. Se ammetti che questo venga considerato bilinguismo, ti hanno già ‘rubato il portafoglio’.

Il bilinguismo e il plurilinguismo sono artefatti instabili, molto complicati da gestire. Non ne dubita nessuno. Ciò che dobbiamo conseguire è che la popolazione catalana che maggioritariamente vuol essere plurilingue non trasformi il plurilinguismo in un’arma per disattivare la lingua catalana. A me piace l’etichetta di plurilinguismo autocentrato.

[I]l termine bilinguismo ci nuoce perché è connotato e ci porta a discorsi semplicistici. Lasciamolo tranquillamente riposare e andiamo verso un plurilinguismo autocentrato che garantisca la sostenibilità delle lingue proprie del Paese [la Catalogna, n.] e la conoscenza delle lingue di tutti quanti.

Francesc Xavier Vila, nuovo Segretario di politica linguistica della Generalitat de Catalunya, professore di sociolinguistica, intervistato da Vilaweb (15.07.2021)

Traduzione mia

Vedi anche ‹1 ‹2 ‹3 ‹4 ‹5 | 1› 2› 3›

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1. Oktober 2017: Polizeigewalt vor der UNO.

Bald zwei Jahre nach dem 1. Oktober 2017 will der Verein Democràcia i Justícia per Catalunya zwei Sammelklagen bei vier unabhängigen Berichterstatterinnen der Vereinten Nationen (UNO) vorbringen. Dies berichtet das katalanische Nachrichtenportal Vilaweb. Es gehe vorerst um rund 50 Opfer der brutalen Polizeiübergriffe beim damaligen Unabhängigkeitsreferendum, deren Fälle auch vor katalanischen Gerichten verhandelt werden. Wie Democràcia i Justícia bekanntgab, hatte die UNO selbst die Einreichung detaillierter Sammelklagen empfohlen.

Nach ihrer Hinterlegung werde der spanische Staat von der UNO um eine Gegendarstellung gebeten. Anschließend würden die Berichterstatterinnen die Fälle einzeln begutachten und am Ende einen Abschlussbericht veröffentlichen.

Obschon es sich bei den Berichten selbstverständlich um keine Urteile handle, habe sie das spanische Höchstgericht (Tribunal Supremo) in seiner Rechtsprechung schon als Teil des internationalen Rechts eingestuft. Ähnlich sehe es auch der Europäische Gerichtshof für Menschenrechte (EGMR), weshalb sie von großer Bedeutung sein könnten. Ziel der Klagen sei es, sich von den Berichterstatterinnen bescheinigen zu lassen, dass die Polizei am 1. Oktober 2017 keineswegs mit gewalttätigen Gegnerinnen konfrontiert war, sondern auf harmlose Wählerinnen und friedliche Kundgebungsteilnehmerinnen losgegangen ist.

Siehe auch ‹1 ‹2 ‹3 ‹4

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Un nuovo movimento sociale.
Quotation

Il movimento catalano m’impressiona, perché è talmente forte e pacifista. E perché non ha commesso l’errore che ha fatto il movimento basco di continuare la lotta armata dopo la fine della dittatura. Credo che il suo carattere pacifico sia un fattore di forza e anche un segnale per tutto il mondo. Si lancia il messaggio che si può raggiungere di più se sono le masse a mobilitarsi senza violenza che avendo una piccola elite violenta che usa le armi.

L’unico nazionalismo rilevante dello stato è il nazionalismo spagnolo. Il movimento catalano è soprattutto democratico. È la cittadinanza che vuole decidere il destino, che vuole esercitare diritti democratici.

Sono convinto che il movimento catalano sia una cosa nuova. Non è facilmente paragonabile… è nuovo come movimento sociale. Mi sembra che siate il futuro dei movimenti sociali d’emancipazione. Prima di tutto è un movimento capace di mobilitare regolarmente una gran parte della società. Su una cittadinanza di 7,5 milioni, mobilitarne regolarmente un milione, due milioni, è una cosa straordinaria. In secondo luogo è molto ben strutturato: migliaia di piccoli organi, associazioni, raggruppamenti, entità. Una società civile nel miglior senso della parola. Cittadinanza organizzata. E il terzo elemento è un movimento senza violenza, ma con molta immaginazione, come ha dimostrato il primo ottobre. Vedo nel movimento catalano il futuro dei movimenti di emancipazione d’Europa, e oltre. Basta guardare agli Stati Uniti, con questo movimento di giovani contro le armi. Ci sono somiglianze. Ora, come storico, forse la cosa che mi viene in mente è la Rivoluzione di Velluto, l’anno 1989 in Cecoslovacchia, e il maggio del 1968. Cioè mobilitazioni massicce. Autoorganizzazione molto forte, dove il comando non è centrale e potente, ma è la gente che prende in mano le redini. Molto aperte alle diverse tendenze interne. E infine pacifiche. Sono movimenti di disobbedienza civile nel miglior senso della parola.

Tratto dall’intervista di ‘Vilaweb’ con Josef Lang, storico, deputato del Consiglio nazionale svizzero (2003-2011) per i Verdi Alternativi del Canton Zugo (traduzione: ).

Vedi anche ‹1 ‹2 ‹3 ‹4 ‹5

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Punto di partenza.
Quotation // La lotta… continua

Non direi che ci sia un problema con la libertà di espressione, ma con la libertà di autodeterminazione. La libertà di espressione c’è stata perché avete fatto il referendum, e dopo la Catalogna ha potuto eleggere il parlamento. È la libertà di autodeterminazione che è entrata in conflitto con lo stato spagnolo.

Se la volontà del popolo catalano è di separarsi dalla Spagna e creare uno stato indipendente, alla fine ci riuscirà. Non è stato questo il momento, ma ha stabilito un punto di partenza. Indietro non si torna.

Erri De Luca, scrittore e traduttore italiano, ex militante di Lotta Continua, in un’intervista concessa a ‘Vilaweb’ (traduzione di )

Vedi anche ‹1 ‹2 ‹3

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Katalanische Regierung in Haft.

Heute hat der nationale Gerichtshof Spaniens beschlossen, die Mitglieder der katalanischen Regierung, die zur Anhörung erschienen waren, festnehmen und in Untersuchungshaft überstellen zu lassen. Zunächst hätten sie alle in getrennte Haftanstalten kommen sollen, doch dieser Entscheid wurde vom spanischen Innenministerium in letzter Minute revidiert.

Reaktionen:

  • Menschenmengen haben sich vor dem katalanischen Parlament und in vielen katalanischen Ortschaften versammelt, um gegen die Inhaftierungen zu protestieren.
  • Die Bürgermeisterin von Barcelona, Ada Colau (BenC), rief dazu auf, gemeinsam gegen den »Autoritarismus« von Mariano Rajoy (PP) Front zu machen und die Freilassung der Gefangenen zu fordern.
  • Der Gemeinderat von Barcelona hat eine Resolution verabschiedet, die die aus den letzten Wahlen vom 27. September 2015 hervorgegangene Landesregierung als legitim bezeichnet und die bereits erfolgte Anwendung von Verfassungsartikel 155 ablehnt.
  • 22 katalanische Medien (El Punt Avui, Diari Ara, Nació Digital, Vilaweb, El Nacional, Directe, El Temps, Racó Català, El Vallenc, Nova Conca, Revista Esguard, L’Opció, Sàpiens, Descobrir, Enderrock, Bonart, El Món, Tot Sant Cugat, Tot Cerdanyola, Tot Rubí, El Món Terrassa, Revista Mirall) veröffentlichten einen gemeinsamen offenen Brief, mit dem sie sich auf die Seite der »legitimen katalanischen Regierung« stellen.
  • Die erste Ministerin von Schottland, Nicola Sturgeon (SNP), schrieb auf Twitter, dass die Inhaftierung gewählter Politikerinnen falsch sei und von sämtlichen Demokratinnen verurteilt werden müsse.
  • Der ehemalige Präsident von Katalonien, José Montilla (PSC), bezeichnete die Maßnahmen als überzogen.
  • Der Bürgermeister der Provinzhauptstadt Terrassa, Jordi Ballart, hat sein Amt zurückgelegt und ist mit sofortiger Wirkung aus der sozialistischen Partei ausgetreten, die die Gleichschaltung der katalanischen Autonomie mitträgt.
  • Der Vorsitzende von Podemos, Pablo Iglesias, sagte der Presse, dass er sich dafür schäme, dass in seinem Land Oppositionelle eingesperrt werden.
  • Der Vorsitzende von Podem, Albano Dante Fachin, kündigte Widerstand gegen die Festnahmen an. «No passaran.» Es müsse sich alles ändern.
  • ANC und Òmnium Cultural, deren Vorsitzende seit über zwei Wochen in Untersuchungshaft sind, forderten die Freilassung sämtlicher Gefangenen und die Wiederherstellung der legitimen Regierung.
  • Auf der anderen Seite teilte Heeresgeneral Fernando Alejandre mit, dass die spanischen Streitkräfte bereit sind, in Katalonien einzuschreiten, um die Demokratie — im zentralstaatlichen Sinne — wiederherzustellen.
  • Albert Rivera, Chef von Ciudadanos, unterstrich, dass man die Regierungsmitglieder rechtzeitig gewarnt habe.

Siehe auch ‹1 ‹2 ‹3 | 1›

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Unabhängigkeitsbestrebungen bündeln.

Die Europarechtlerin Ana Stanič empfiehlt unabhängigkeitswilligen Regionen in der EU, ihre Zusammenarbeit zu verstärken und ihre Anliegen gemeinsam voranzubringen.

Stanič gründete 2007 in London die erste auf Unionsrecht spezialisierte Anwaltskanzlei (E&A Law Limited), die bereits Mitgliedsstaaten gegen die EU, die EU gegen Mitgliedsstaaten sowie Staaten im Streit mit anderen Staaten vertreten hat. Darüberhinaus ist E&A auf die Beratung beim Abschluss internationaler Verträge fokussiert.

In einem Interview mit dem katalanischen Nachrichtenportal Vilaweb bezeichnet Stanič den kürzlich beschlossenen Brexit grundsätzlich als eine Chance für die Regionalisierung der EU, da jede Änderung des Status Quo auch neue Möglichkeiten in sich berge. Gegebenenfalls müsse sich die Union schon bald auch mit der konkreten Situation befassen, nach einem — Staničs Auffassung zufolge sehr wahrscheinlichen — zweiten Unabhängigkeitsreferendum über den Verbleib Schottlands in der EU zu verhandeln.

Selbst wenn etwa Spanien seine ablehnende Position zur Unabhängigkeit von Katalonien nicht ändern würde, so Stanič weiter, könne das Land ein Veto gegen den Verbleib oder den Beitritt Schottlands nicht lange gegen den Willen der anderen EU-Mitgliedsstaaten aufrecht erhalten. Es gehe hier längst nicht mehr nur um Schottland, sondern um die Interessen der Europäischen Union als Ganzes, und da hätte ein einzelnes Land mit einem Veto einen sehr schlechten Stand.

Die Europarechtlerin — deren Vater zu den Initiatoren der slowenischen Unabhängigkeitsbefragung von 1990 gehörte — glaubt, dass es nun für andere Regionen, zum Beispiel Katalonien, von Vorteil wäre, enger mit Schottland zu kooperieren, die Gemeinsamkeiten hervorzustreichen und das Recht, über die eigene Zukunft zu entscheiden, zu betonen. Zwei Regionen hätten mehr Verhandlungsgewicht, als eine.

Mag sein, dass einige, Schotten oder Katalanen, dies als Problem betrachten, doch ich sehe es vor allem als Chance.

— Ana Stanič

Laut Stanič sei es für das Gelingen eines Unabhängigkeitsprozesses ausschlaggebend, dass er alle in einem Land lebenden Menschen einschließt und möglichst für alle vorteilhaft ist.

Und wo ist Südtirol?

Siehe auch ‹1 ‹2 ‹3 ‹4 ‹5

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Oddsdóttir, Island und die übersetzte Verfassung.

Katrín Oddsdóttir ist eine junge isländische Rechtsanwältin und war Mitglied in der fünfundzwanzigköpfigen Kommission, die eine neue Verfassung für Island geschrieben hat. Sie geht davon aus, dass das neue Grundgesetz der Insel bis 2018 genehmigt werden kann.

Einige Auszüge aus einem sehr interessanten Interview, das das Nachrichtenportal Vilaweb mit Oddsdóttir geführt hat.

Seit wir 1944 unabhängig geworden sind, war man davon ausgegangen, dass es [bald] eine neue Verfassung geben würde. […] Nach der Krise hat man es versucht. Man hat 1.000 Leute aus dem ganzen Land ausgewählt, die sich dann für einen Tag zusammengesetzt haben. Man fragte sie, in welcher Gesellschaft sie leben möchten. Sie stellten die Werte in den Vordergrund. Anschließend nahm ein Komitee von sieben Fachleuten das Ergebnis dieses Treffens, analysierte es und erstellte ein 400 Seiten schweres Dokument daraus. […] Dann wurden 25 Personen gesucht, die die Verfassung schreiben sollten. So transparent und transversal wie nur möglich. Wir öffneten den Prozess für die Menschen: Im Internet konnte man Kommentare abgeben, Ideen einsenden und unseren wöchentlichen Sitzungen beiwohnen. Man konnte alle Vorentwürfe einsehen. Die besten Vorschläge kamen von den Leuten. […]

Die erste Sitzung mit den 1.000 Leuten, die zufällig ausgewählt wurden, fand auf Betreiben der neuen Regierung statt, die kurz nach der Krise gewählt worden war. […] Um eine Verfassung zu schreiben, kann man nicht nur auf die Interessierten setzen. Man muss den Zufall wählen lassen und auf die Intelligenz der Masse hören.

Wie wusstet ihr, dass die Rückmeldungen [via Internet] von IsländerInnen kamen? Und wenn es AusländerInnen waren?
Perfekt. Uns gefiel, dass auch AusländerInnen daran teilnahmen. Wir wollten neue Ideen. Kein Problem. Seid nicht ausschließend, seid einschließend. Ihr würdet euch wundern, was für großartige Ideen von den unerwartetsten Menschen kommen.

Am Ende braucht man jedoch stets Spezialisten, die die Ideen der Masse filtern.
Hmm. Nicht wirklich Spezialisten. Wir waren 25 Personen. Einer war Bauer, ich Rechtsanwältin… ein Mathematiker, zwei Ärzte, ein Hirte, ein Aktivist im Rollstuhl usw. Viele Leute — und wir repräsentierten nicht die Parteien. Auch nicht die Bevölkerung. Wir repräsentierten uns selbst und hatten nur ein Ziel: Eine Verfassung schreiben. Sobald die Arbeit abgeschlossen war, löste sich die fünfundzwanzigköpfige Gruppe auf. Ich finde es eine gute Idee. Nehmt mehr als 25 Personen, wenn ihr wollt. Aber lasst euch nicht von Spezialisten sagen, dass nur sie das machen können. Das wäre ein Fehler.

Welche Verfassung habt ihr derzeit in Island?
Wir waren eine dänische Kolonie und haben 1944 die Unabhängigkeit erklärt. Damals übersetzten wir einfach die dänische Verfassung und benutzten diese. Wir hatten es sehr eilig, wollten die Gelegenheit nutzen und haben deshalb die dänische Verfassung genommen, sie übersetzt und das Wort »König« durch »Präsident« ersetzt. Das war’s. Wir entschieden, die [neue] Verfassung zu schreiben, sobald wir unabhängig sind. Doch dazu kam es nicht. Es war sehr schwierig, die Verfassung zu ändern. Sehr. Sie wurde nur drei- oder viermal geändert, und die einzigen wichtigen Änderungen wurden 1995 vorgenommen, als wir die Menschenrechtscharta einfügten. Im Grunde ist es [immer noch] dieselbe Verfassung, und sie ist ziemlich überholt.

Wie kam Island zur Unabhängigkeit?
Durch eine Volksabstimmung. Die Dänen konnten uns nicht aufhalten, weil sie 1944 von den Nazis besetzt waren. Wir nutzten die Gelegenheit, um uns aus dem Staub zu machen.

Warum konnte man die Verfassung in 70 Jahren Unabhängigkeit nicht ersetzen?
Man muss sie im Parlament ändern. Dann gibt es Neuwahlen, und nach den Neuwahlen muss das neue Parlament die Änderungen erneut genehmigen. Das ist sehr schwierig.

Welches ist die größte Sorge [der Parteien], die [die neue Verfassung] nicht wollen?
Zum Beispiel die direkte Demokratie. Mit 10% der IsländerInnen kann man ein neues Gesetz machen — und das Parlament muss es entweder genehmigen oder einen Gegenvorschlag machen, über den dann eine Volksabstimmung abgehalten wird. Wir haben die Macht der Parteien genommen und sie den Menschen gegeben. Es gibt aber auch enorme Veränderungen im Umweltschutz, und die Verfassung beinhaltet auch Menschenrechte der dritten Generation. Große Aufmerksamkeit haben wir auf die Aufteilung der Macht und die Transparenz gelegt. […] Wir merken schon jetzt, dass vieles, was derzeit passiert, mit der neuen Verfassung nicht mehr passieren könnte.

Welche Ratschläge würden Sie den KatalanInnen geben?
Die erste Lektion die wir gelernt haben ist: Vertrau der Intelligenz der Masse. Ich weiß schon, dass es hippyflowermäßig klingt, aber es ist sehr wichtig. Und sehr fundiert. Wenn man viele Menschen nimmt, sie öffnet, zuhört, glaube ich, dass sehr viel Kluges herauskommt. Viel besser, als das, was mit Spezialisten passieren könnte. Dann: Plant den gesamten Prozess schon am Anfang. Wir haben den Fehler gemacht, das Ende nicht einzuplanen. Wie und wann wird die neue Verfassung genehmigt? In Island hat das Parlament aufgegeben, weil es nicht wusste, was es [mit dem neuen Verfassungstext] machen sollte. Bevor ihr beginnt, solltet ihr wissen, wie es endet.

In Island schreibt ihr eine Verfassung als unabhängiger Staat. Es gibt Menschen in Katalonien, die eine Verfassung schreiben wollen, noch bevor wir unabhängig sind.
Ich glaube, dass es sehr kompliziert ist, es so zu machen. Ich verstehe aber auch, dass die Leute bereits einen neuen Gesellschaftsvertrag wollen. Katalonien ist bereits eine Nation (sic). Zumindest denken das viele Menschen. Ich sehe es nicht negativ, dass sich die Menschen fragen, welche Gesellschaft sie schaffen wollen, falls die Unabhängigkeit kommt.

Eine weitere Möglichkeit wäre es, die spanische Verfassung zu nehmen und das Wort »König« mit »Präsident« zu ersetzen.
Ha ha! Ich empfehle euch, das nicht zu tun. Im Ernst. Island ist ein Beispiel dafür, dass das nicht geht. Alle waren einverstanden, dass wir eine neue Verfassung benötigen und 70 Jahre später haben wir sie noch nicht. Bitte, nehmt euch [k]ein Beispiel und schreibt eure eigene. Auch wenn es nur ein Entwurf ist, der euch sagt, wie ihr eine [neue] Verfassung schreiben werdet. Wo drin steht, dass ihr einen Verfassungsrat haben werdet, der eine Verfassung schreibt, sowie die Mechanismen, um sie wieder abzuändern. Das war’s. Das ist viel besser, als eine übersetzte Verfassung, denn wenn man sie mal hat, ist es sehr schwierig, sie zu ändern.

Übersetzung:

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