Anche quest’anno sui prati del Talvera, a Bolzano, si è tenuta la Festa dei Popoli con la partecipazione dei bolzanini (e sudtirolesi) di tutte le provenienze, ormai parte integrante della nostra terra e del capoluogo. Come abbiamo avuto modo di apprendere, però, i festeggiamenti si sono svolti lungo un’asse che potremmo chiamare «nazionale» (per non dire «nazionalista») che mal si addice all’esperienza e alla realtà di questa nostra terra: i vari «popoli», infatti, hanno sfilato con le bandiere dei loro relativi paesi di provenienza e con il tricolore italiano — ed alla stessa maniera hanno intonato i loro inni nazionali… per poi congiungersi in un collettivo inno di Mameli.
È questa dunque la lezione che una terra plurale e rispettosa delle diversità vuol dare (ed evidentemente ha dato) ai suoi nuovi cittadini? Pare che anche nella nostra terra, custode di un tesoro di esperienze multiculturali, non si voglia e non si riesca a insegnare — e vivere — un’esperienza che non si sviluppi testardamente lungo i «sacri» confini nazionali e le identità ad essi associate. Chissà quanti dei nostri nuovi concittadini non appartengono alle maggioranze etniche e linguistiche dei loro paesi d’origine, e chissà quanti di loro non hanno mai potuto vivere in libertà , con orgoglio e senza paura la loro diversità culturale. Quante storie avrebbero da raccontarci, lontanissime dai pregiudizi che leghiamo a quelli che riteniamo i loro paesi d’origine! E invece no: anche qui da noi vengono confrontati con l’incapacità di leggere le storie dei singoli a prescindere dalle «nazionalità », valorizzandone la pluralità — e quindi a loro volta si sentono chiamati a sottomettersi alla logica uniformatrice della «nazione» d’accoglienza.
Sarebbe curioso, a tal proposito, sapere quale «inno» hanno intonato i membri della comunità curda: quello turco? quello iracheno? Oppure forse, almeno loro, hanno cantato qualche canzone della loro tradizione, meravigliandosi dell’insensibilità di chi li accoglie nei confronti di problemi che proprio qui da noi dovremmo capire, saper superare, valorizzare?
Vedi anche ‹1 ‹2 ‹3 ‹4 ‹5 ‹6 ‹7
3 replies on “Nuovi bolzanini, una brutta lezione.”
Nachdem er via Twitter auf diesen Beitrag geantwortet hatte, habe ich BM Spagnolli am Dienstag (17.06.) eine Mail geschrieben und darum gebeten, sich doch mit uns treffen zu wollen, damit wir dieses Thema gemeinsam besprechen können. Bis heute habe ich keine Antwort von ihm bekommen, auch keine ablehnende. Genauso wie ich übrigens auf Mitteilungen von Jänner 2010 und August 2010 nie eine Antwort bekommen habe. Das zeugt nicht gerade von Dialogbereitschaft.
Nach wie vor keine Antwort des Bürgermeisters, weder Zu- noch Absage.
Ich habe mich inzwischen damit abgefunden, dass es von Spagnolli wegen Majestätsbeleidigung keine Antwort mehr geben wird. So viel hält er vom Dialog, dass ihm selbst eine Absage schon zu viel Dialog wäre.