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9N: Il nuovo ruolo dei comuni.

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Durante le ultime settimane ben 911 comuni catalani su un totale di 947 (pari a oltre il 96%), ivi inclusa Barcellona, hanno approvato una risoluzione di sostegno all’autodeterminazione preparata dall’Associazione dei Municipi Catalani (AMC) in collaborazione con l’Associazione dei Municipi per l’Indipendenza (AMI). Sabato scorso poi oltre novecento sindaci si sono diretti a Barcellona, passando prima per il municipio della capitale catalana e presentandosi successivamente al Palau de la Generalitat. Lì sono stati ricevuti dal presidente Artur Mas e gli hanno consegnato le risoluzioni approvate, in un atto storico e dal carattere celebrativo. Fuori dubbio, inoltre, il valore altamente simbolico del larghissimo sostegno di cui gode la consultazione sul territorio e in una maggioranza molto ampia della popolazione.

AMI - 9O.

Una copia di tutte le 920 risoluzioni sarà  ora inviata anche al premier spagnolo Mariano Rajoy, al presidente del Congresso dei Deputati di Madrid, al Segretario Generale delle Nazioni Unite, al presidente del Parlamento Europeo, al presidente del Consiglio dell’Unione e al presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker.

Batlles - 4O.
I sindaci davanti al Palau de la Generalitat.

Lo straordinario e quasi unanime impegno dei comuni catalani per la consultazione sull’indipendenza ha nel frattempo fatto sorgere un’idea nuova per garantirne l’effettiva celebrazione. Ora che la Generalitat ha definito la domanda e le linee guida, se effettivamente la corte costituzionale desse un giudizio negativo sulla consultazione prima del 9 di novembre (9N), vietando al governo catalano di proseguire il percorso, potrebbero essere proprio i comuni a prendersene carico direttamente. Sarebbe molto più difficile — ecco la considerazione alla base di questa proposta — sospendere novecento amministrazioni comunali che destituire il governo catalano. Inoltre, si tratterebbe di un segnale «antidemocratico» ancora più forte, percepibile chiaramente anche all’estero.

Il vecchio «piano B», quello di indire elezioni anticipate a carattere «plebiscitario», sta dunque per essere sostituito da quello più ampiamente democratico di un referendum consultivo effettuato sotto la regia dei comuni.

Foto: Associació Catalana de Municipis.



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