Il presidente catalano Carles Puigdemont (PDC, già CDC) ha deciso di sottoporsi a un voto di fiducia in settembre, dopo che la Candidatura d’Unitat Popular (CUP), federazione di associazioni della sinistra radicale e dell’anarchismo (particolarmente radicato in Catalogna), prima della pausa estiva aveva negato il proprio consenso alla legge finanziaria del suo governo.
Carles Puigdemont era succeduto ad Artur Mas (anch’egli PDC/CDC) su richiesta della stessa CUP, la quale aveva chiesto un segnale di discontinuità rispetto al passato.
Alcuni osservatori avevano interpretato l’atteggiamento della CUP sulla finanziaria come il sintomo di un ripensamento sul comune programma di governo, imperniato sull’indipendenza dalla Spagna. Mentre però si sta avvicinando la data fatidica del voto di fiducia, vari esponenti di spicco della CUP spingono nella direzione opposta: se Puigdemont vuole assicurarsi il pieno consenso della sinistra radicale, affermano, deve impegnarsi a indire un RUI (referendum unilaterale d’indipendenza) entro breve e a dichiarare l’indipendenza dalla Spagna se il risultato fosse favorevole a tale opzione.
Per ora le reazioni di Junts pel Sí (JxS, piattaforma elettorale e di governo di PDC/CDC ed ERC) sono piuttosto tiepide, in quanto la roadmap concordata non prevede l’indizione di un ulteriore referendum. Sarà dunque da vedere quanto JxS e CUP riusciranno ad avvicinare le loro posizioni prima del voto di fiducia. Quel che è chiaro sin da ora, invece, è che entrambi i movimenti rimangono chiaramente favorevoli alla secessione.
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