Im Corriere dell’A. Adige vom Sonntag hat sich Florian Kronbichler sehr kritisch mit der vorsichtigen Öffnung der Grünen in Sachen Selbstbestimmung befasst. Ich gebe seine Einschätzung — vorerst unkommentiert — wieder:
Oggi mi devo far violenza. Per principio trovo repellente occuparmi di Selbstbestimmung, concetto di cui «autodeterminazione» è una traduzione eufemistica. Parlarne mi riporta in mente il monito di Karl Kraus a proposito delle barzellette antigiudaiche: «Chi ride è già d’accordo». Chi eleva la «Selbstbestimmung» a oggetto del dibattito politico dev’essere consapevole di essere identificato o almeno messo in compagnia con chi del tema è titolare, ossia la destra sudtirolese, pantirolese e fondamentalmente antiautonomista. Condivido in pieno l’analisi di Toni Visentini (sul Corriere dell’Alto Adige, ndr) sulla nostalgia di Selbstbestimmung in atto.
Allora, perché ci ritorno sopra? È vero, è già stato detto tutto, ma non su tutti. Mi rivolgo ai sognatori della Selbstbestimmung dell’ultima ora, i Verdi. Proprio in quella parte dell’universo politico – che meno si riteneva esposta al rischio di contagio – ora divampa la discussione, e se ne discute in modo non onesto. I Verdi, con un comunicato dal loro quartiere generale, si sono dissociati da una presa di posizione fondamentalmente pro-Selbstbestimmung della propria organizzazione giovanile. È un atto ipocrita oltre che ingeneroso. I giovani Verdi sono un fantasma, non esistono, e dissociarsi da essi è come bastonare il sacco quando si intende l’asino. I Verdi, se vogliono essere credibili, si devono confrontare con il loro capogruppo in Consiglio provinciale, Riccardo Dello Sbarba, cioè con se stessi.
È l’ex-presidente dell’Aula che in dibattiti e sul proprio sito-intemet cova il tema, proponendo soluzioni quali la doppia cittadinanza (italo-austriaca) ed esercitandosi in acrobazie semantiche sul concetto di Selbstbestimmung. Chiedo più chiarezza: i Verdi devono dire come la pensano in proposito. II loro comportamento – vago – lascia sospettare in essi le peggiori attitudini del radicalismo vecchio stampo. Si è per principio contro-sistema. II sistema è l’autonomia che a sua volta è governata dall’avversario politico (moderato) contro cui non c’è chance di reggere, quindi si vuol cambiare sistema e – non dichiaratamente, ma nei fatti – ci si allea con chiunque ci sta.
Riccardo Dello Sbarba è un ingenuo quando si inebria del plauso di nostalgici della Selbstbestimmung (come successo due mesi fa alla Cusanus di Bressanone). Ipotizza orizzonti da Stato ideale e pace eterna senza accorgersi che la platea lo comprende solo in quanto testa di ponte alla Selbstbestimmung così come essa la concepisce: via da questo Stato! Ed è, da un politico di sinistra e verde, un comportamento irresponsabile.
Si è stufato dell’autonomia così com’è. Finisce per considerare un alleato il falco Karl Zeller che sentenzia che «l’autonomia dinamica è arrivata al capolinea». Compagnia da opposti estremismi. E mi dispiace.
11 replies on “Cattive compagnie.”
Riccardo Dello Sbarba hat Kronbichler über die Seiten des Corriere geanwortet. Der Beitrag ist auch in seinem Blog abrufbar.
Anch’io ho risposto sul giornale a Visentini e a Kronbichler (e indirettamente a RDS):
Ottimo. Davvero ottimo.
la debolezza del tema autodeterminazione non sta tanto nelle paure che suscita in chi la rifiuta , ma piuttosto nella paura in chi la propone. Su ”ff†viene liquidata la contrarietà all’idea dell’autodeterminazione con un circa ”litania dei pacifisti a priori contrariâ€. I valori che guardano all’universalismo, alla solidarietà planetaria, vengono guardati e giudicati come litania, come se fosse noioso pensare un mondo (o almeno un europa come prima meta) sempre più uguale nel diritto . Questa posizione che crede auspicabile un futuro che allarga i confini e i diritti oltre che i doveri, viene giudicata statica o impaurita. Ma è la proposta all’autodetermionazione (per nulla moderna o nuova…) che nasce da nuove vecchie paure, per esempio dalla voglia di far diventare la propria culla il mondo e quindi dalla paura di crescere e allargare le identità o dalla paura di perdere privilegi economici.
Il secolo scorso ha dimostrato che le richieste di autodeterminazione non hanno mai aperto la strada a paci durature, ma solo a nuove richieste di nuovi stati. Autonomie locali con democrazia diretta sempre più allargata, libertà nella vita culturale, uguaglianza nella sfera del diritto, solidarietà in quella economica. Queste sono mete che non nascono dalla paura, ma dal coraggio di credere a una vita sociale davvero diversa, non una litania, al massimo un ostinato credere alla fraternità tra gli esseri umani. Se oggi appaiono antichi e fuori moda questi ideali e moderne le rivendicazioni territoriali, vi ricordo che siamo ormai oltre il postmoderno, in una terra di nessuno dice qualche critico, e se fosse proprio questo di nessuno che dovrebbe farci meditare?
Soeben an die Dolomiten gesandter Leserbrief:
Anlass ist ein Leserbrief in der heutigen Ausgabe.
Komplimente, sehr guter Leserbrief. Diesen Unterschied haben viele SüdtirolerInnen tatsächlich noch nicht verstanden.
Benissimo. Come ho già ripetuto più volte, abbiamo il dovere di battere quel tasto lì. Nella brevità , ci sei riuscito egregiamente.
Statt »numerische« hätte ich »zahlenmäßige« Minderheit schreiben sollen. Doch in der Eile…
Der Leserbrief wurde heute veröffentlicht. Der Zusatz “für brennerbasisdemokratie.eu” wurde jedoch weggelassen — was ich eine Frechheit finde. Ohne die Möglichkeit, unseren Ansatz auf der Homepage zu vertiefen, ist der Leserbrief nur halb so viel wert. Auch das »wir« wirkt so völlig deplaziert und überheblich.
Andere Leserbriefe werden sehr wohl mit einem Zusatz (“Freiheitliche”, “Transitinitiative” etc.) veröffentlicht.
Bisogna riflettere allora su questo: perché il riferimento al blog è stato cancellato? Com’è possibile renderlo vincolante in comunicazioni di questo tipo? Bisogna costituirsi in associazione culturale legalmente riconosciuta?
Die Dolomiten macht das nach belieben, ab und zu stand bei mir unter Leserbriefen “sosigis.wordpress.com” in letzter Zeit aber nichtmehr.