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«Disobbedire al TC, non al popolo.»

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Gerard Gómez è portavoce delle JERC, Gioventù della Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC), secondo partito al Parlament di Barcelona, ma primo partito nelle intenzioni di voto secondo i sondaggi più recenti. In un’intervista concessa al portale d’informazione Vilaweb, Gómez spiega che cosa si aspettano le JERC per il prossimo 9 novembre, data per la quale il governo catalano ha annunciato un referendum di autodeterminazione. È molto probabile, infatti, che il governo centrale cercherà  di evitare il referendum impugnandone la convocazione al Tribunale Costituzionale (TC). Ma a quel punto, avverte Gómez, il Parlament avrà  due opzioni: disobbedire ai giudici o disobbedire al popolo catalano, che non solo è sceso massicciamente in piazza per l’autodeterminazione, ma aveva anche concesso un mandato forte e chiaro durante le elezioni anticipate del 25 novembre 2012. Inutile dire che fra le due opzioni Gómez vede solo una possibilità , quella di disobbedire a un’eventuale censura del TC. Non crede invece all’efficacia né di ripiegare su una dichiarazione unilaterale di indipendenza (DUI) né alle elezioni «plebiscitarie», ovvero a un referendum cammuffato da elezioni anticipate — nelle quali il voto per un partito indipendentista equivarrebbe a un «sì» all’indipendenza. Secondo il portavoce delle JERC, infatti, i catalani non sono mai scesi in piazza per la DUI o per le plebiscitarie, ma per un referendum.

Col suo appello Gómez si avvicina molto anche alla posizione delle CUP (candidature di unità  popolare), di estrema sinistra, che da sempre difendono il ricorso alla disobbedienza civile.



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