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Ancora disinformazione sui LEA.

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Prendo spunto dall’articolo che vergognosamente mi sono visto obbligato a ritirare, per tornare comunque a occuparmi dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) sanitari. Infatti, in seguito alla recente pubblicazione dei dati riferiti al 2018 da parte del Ministero della Salute, in rete stanno nuovamente circolando fake news sui risultati del Sudtirolo.

Diffondere inutilmente falsità sul nostro sistema sanitario in tempi di pandemia non mi sembra però proprio una buona idea, foss’anche solo per non allarmare ulteriormente la popolazione.

La falsa «notizia» — oltrettutto vecchia, su dati del 2017 — messa in circolazione dai soliti noti era già stata oggetto di un nostro approfondimento qui.

E la situazione non cambia nemmeno per quanto riguarda i dati più recenti, relativi appunto al 2018: il punteggio conseguito dal Sudtirolo (o dalla Valle d’Aosta) è basso soprattutto perché non è soggetto a valutazione e quindi, non essendo tenuto a farlo, non ha fornito al ministero tutti i dati:

Estratto dal rapporto ufficiale LEA del Ministero della salute, freccia aggiunta da me.

Il relativo obbligo, comunque discutibile, scatta anche per le regioni (e provincie) autonome solo dal 2020.

Certo, è lecito criticare, anche aspramente, il fatto che il Sudtirolo (ribadisco: non essendo obbligato a farlo), diversamente dal Trentino, non abbia fornito tutti i dati al ministero.

Oppure, sulla base di quei dati che sono pervenuti e risultano critici (coperture vaccinali, assistenza ai disabili, parti cesarei nelle strutture piccole), si potrebbe intavolare una seria discussione, atta a comprendere e a migliorare la situazione. Sappiamo che effettivamente c’è un problema con la copertura vaccinale. Ma per quanto riguarda i disabili: siamo sicuri che il dato negativo non sia dovuto a una diversa organizzazione dei servizi — che non viene rilevata dai criteri, molto ristretti, delle griglie LEA — rispetto alle regioni a statuto ordinario? Oppure, per quanto concerne i parti cesarei: potrebbe forse trattarsi di una deviazione statistica dovuta alla preponderanza di strutture piccole? In generale, infatti, mi risulta che il Sudtirolo sia tra i territori che meno ricorrono al cesareo.

Per quanto riguarda i dati non pervenuti (percentuale anziani trattati in assistenza domiciliare integrata, numeri di posti equivalenti per assistenza agli anziani in strutture residenziali, numero assistiti presso i dipartimenti di salute mentale) andrebbe fatta una valutazione ancora più differenziata e puntuale.

Quel che però non serve a niente, se non a diffondere falsità e incertezze, è seminare inutilmente il panico o ingaggiare discussioni del tutto sterili. A maggior ragione in tempi come questi.

Vedi anche: 01 || 01 02 03



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