Il problema è che [il metodo Clil] è un feticcio, e invece il metodo che risolve tutti i problemi non esiste. Il Clil richiede contesti autentici per trovare applicazione pratica, contesti più distesi e informali dove ci si possa esprimere in libertà.
Le ricerche dimostrano che un anno passato in un’altra «zona linguistica» vale 4 anni di apprendimento tradizionale.
La scuola unica è un altro feticcio. Non credo che in Sudtirolo possa esistere una scuola unica. Ci muoviamo in un contesto di bilinguismo bicomunitario, in cui per esempio la variabile del dialetto gioca un ruolo importante e con comunità linguistiche che hanno sviluppato comportamenti bilingui diversi e che hanno obiettivi diversi.
Rita Franceschini, linguista, professoressa ed ex rettrice della Libera Università di Bolzano, nell’intervista di Mauro Fattor apparsa oggi sull’A. Adige
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