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Ein paar Gedanken zum »Prontuario«.

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Was folgt sind einige kommentierte Auszüge aus Ettore Tolomeis Vorwort zu seinem Prontuario von 1935.

1. Nell’atto di riprendere il proprio suolo fino ai termini sacri, di riunire alla Patria i lembi avulsi della Regione Veneta, in parte inquinati nei secoli da genti straniere, l’Italia doveva affermare il suo diritto e il suo genio reimprimendo con tutti i nomi dei monti e delle acque, delle città e dei paesi, fino all’ultimo casolare, il sigillo perenne del nazionale dominio.

2. […] tutto il paese cisalpino che in accezione nuova, nel preciso àmbito dei suoi monti, dal confine trentino alla grande catena culminante nella Vetta d’Italia, denominavo Alto Adige.

Was sagt das über den Namen »Alto Adige« — insbesondere über dessen angeblich napoleonische Herkunft — aus? (Und wennschon, ist ein Unrecht besser, wenn es zweimal ausgeübt wird?).

3. Il Prontuario non comprende, per ragioni evidenti, né il Trentino, dove migliaia e migliaia di nomi della Carta militare austriaca sono gli stessi nomi nostri, e quindi si avrebbero a ripetere nella identica forma […].

Die k. u. k. Militärkarte beinhaltete also die italienischen Ortsnamen des Trentino. Die Militärkarten der Republik Italien lassen dagegen auch heute noch (2009) die »deutschen« und »ladinischen« Ortsnamen in Südtirol unberücksichtigt.

4. Poiché nel corso dell’annessione i comandi militari e i commissariati civili trascuravano d’usare la nomenclatura locale italiana e continuavano a servirsi dei nomi tedeschi, chi non vede che si perdeva la migliore occasione della riconquista toponomastica? che anzi si veniva a confermare uno stato di fatto in tutta perdita nostra? che acconciandosi al provvisorio uso dei nomi tedeschi si confermavano i Comuni nella nomenclatura austriaca rendendo più ostica e più difficile la riforma più tardi? Né di scarso valore sentimentale ed etico era questo argomento aggiunto: se non elimineremo tantosto i nomi stranieri, l’aureola di un eminente fatto d’armi potrà dare a taluno di essi un’importanza storica che renderà difficile il mutamento dopo…

5. Di più. Le Carte italiane avendo congiurato con le austriache per imporre al pubblico i nomi tedeschi, non s’imponeva la necessità d’una pronta revisione anche per allontanare da noi e da altri l’impressione che stessimo conquistando paesi su cui nazionalmente non s’avesse diritto alcuno?

6. La nomenclatura odierna di queste avrebbe portato un ben grave e intollerabile contingente straniero nella toponomastica della Penisola! Non è punto qui lo stesso caso che si presenta in Val d’Aosta e in altre minori valli alpine piemontesi di toponomastica francese; colà i dialetti nostri sfumano nell’idioma di Francia insensibilmente, la radice è comune, latina; latina in ogni maniera la toponomastica. Qui invece eravamo di fronte a un esotismo barbaro e irriducibile. Non potevamo accoglierlo. Eravamo in dovere di sostituirlo. Potevano sopravvivere nelle valli piemontesi Courmayeur, Chàtillon, roche, créte, mont, téte, accanto a Cortemaggiore, Castiglione, rocca, cresta, monte, testa; ma nelle valli atesine, cioè a dire venete, ricongiunte alla Patria, non potevamo accogliere dei dorf, schloss, knott, schneide, berg, kopf e via dicendo.

Diese Auffassung scheint sich auch die Republik teilweise zueigen gemacht haben, wenn sie die faschistischen Ortsnamen in der Vallée d’Aoste abgeschafft, hierzulande jedoch beibehalten hat.

7. Nella lotta che dobbiamo ancora sostenere contro le resistenze teutoniche e più contro la cascaggine paesana, fino a quando durerà l’attitudine passiva del Parlamento e del Governo? Non vorranno essi statuire che gl’Italiani dell’Alto Adige, Italiani in proprio suolo d’Italia, possano legalmente chiamare con proprie voci i luoghi della regione ricongiunta alla Patria?

8. Nel 1920 continuò a imperare la nomenclatura dei disfattisti. Dei 7000 nomi del Prontuario essendone stati ammessi ufficialmente dal Commissario Civile on. Credaro non più di 25 con la forma bilingue (tedesca prima, italiana poi!!), tutti gli altri, indistintamente, si ridussero di nuovo tedeschi, e soltanto tedeschi. Salorno ed Ora riebbero le scritte Salurn e Auer. Vennero levate le ultime tabelle alla entrata dei paesi che portavano, dal tempo del Commissariato Tolomei, il nome italiano. Perchè una n’era rimasta col nome Merano, all’ingresso della città ridiventata ufficialmente Meran, i giornaletti tedeschi scrissero tanti pfui e tanto inveirono contro quel resto dei welsche Namen finché scomparve.

Die Institutionen des vorfaschistischen Italien waren vom Prontuario also alles eher als angetan, wandten ihn zuerst nur zögerlich an und verwarfen ihn dann zum Teil sogar wieder. Es wird zwar oftmals behauptet, der Prontuario sei nicht faschistisch, weil er großteils vor der faschistischen Ära erdacht worden war. Doch dass er erst von den Faschisten in vollem Umfang eingeführt und als Bestandteil einer systematischen Assimilierungs- und Majorisierungspolitik betrachtet wurde, macht ihn wohl eindeutig zu einem faschistischen Werkzeug.

9. Ma ora, se il Governo titubasse, se non ricomparissero i nomi italiani nemmeno ora, gli Italiani dell’Alto Adige non avranno altra via che la violenza. Vedremo teste e tabelle rotte, e il Paese saprà di chi sarà stata la colpa. […] Dopo questo…. passò tutto l’anno 1922 senza che il Decreto comparisse. Apparentemente la colpa del dannosissimo ritardo era di qualche membro della Sottocommissione trentina, che anche dopo la ratifica avvenuta da parte della Commissione plenaria mandò istanze sopra istanze pel rimutamento di qualche nome, dando il desideratissimo pretesto al Governo del tempo e al Commissario Civile di lasciare le cose come stavano.

10. Sgomberato il terreno dalle opposizioni politiche, la Società Geografica avrebbe potuto rivendicare a sé le definizioni ultime, pur tenendo conto dei lavori per quanto poco concludenti – della Commissione nominata dal governo caduto. […]

11. Ecco finalmente il Decreto, col n. 800, 29 marzo 1923, uscire nella Gazzetta Ufficiale, 27 aprile.

Erst Frühjahr 1923 wurde der Prontuario umgesetzt.

Siehe auch: 01 02 03 04



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Comentârs

15 responses to “Ein paar Gedanken zum »Prontuario«.”

  1. gadilu avatar
    gadilu

    Non capisco il senso di questo tuo intervento. La follia di Tolomei (incastonata nella follia nazionalistica della sua epoca) è perfettamente nota.

  2. fabivS avatar
    fabivS

    reimprimendo con tutti i nomi dei monti e delle acque, delle città  e dei paesi, fino all’ultimo casolare, il sigillo perenne del nazionale dominio.

    per allontanare da noi e da altri l’impressione che stessimo conquistando paesi su cui nazionalmente non s’avesse diritto alcuno?

    ecco il punto… la maggior parte degli italiani non riesce ad ammettere che quei nomi siano stati il punto di partenza della politica di italianizzazione della nostra provincia; e d’altra parte nemmeno tollera il pensiero che l’Italia non avesse diritto alcuno su questo territorio.
    Perchè se lo ammettesse dovrebbe ammettere che nei decennni è cambiato molto poco e, anche se un po’ ci si è fatta l’abitudine, molte “spine” ereditate del fascismo ci sono ancora…

    ma nelle valli atesine, cioè a dire venete

    vabbè questa poi è proprio fantastoria…

  3. Carlo avatar
    Carlo

    Die Bezeichnung “Alto Adige” ist absolut in Ordnung und bestand schon vor Tolomei. Ortsnamen sind nicht ewig, sondern enstehen oder ändern sich auch: so z.B. Südtirol (damit war vor 1918 Welschtirol gemeint) oder Kronplatz ist erst im ausgehenden 19Jh enstanden als Übersetzung von lad. “Plan de Corones” (hat nichts mit “Krone” zu tun) enstanden und hat sich im 20Jh gefestigt. Die noch heute übliche Bezeichnung bei den (älteren) Einheimischen ist “Spitzhörnle”.

  4. Carlo avatar
    Carlo

    Zusatz. Heute, 04.10.09, ist im “Corriere della Sera – Alto Adige” ein interessanter Artikel zum Verhältnis AVS – CAI und zur Toponomastik.
    Neu für mich war, dass der Alpenverein (98 Sektionen auf 110) schon seit 1905 Juden von der Mitgliedschaft ausschloss, und dass seit 1924 (vor Hitler n.B.) ein Ariernachweis notwendig war. In den zum Alpenverein gehöreden Hütten war es verboten Juden zu verköstigen. Der Alpenverein war sehr deutsch-national eingestellt (siehe auch heutzutage in Südtirol).
    Auch die Schützen, in Nor- wie in Südtirol, waren überaus eifrig im “Hitlergruss”. Ein Zufall, dass gerade diese zwei Nachfolgeorganisationen so nationalistisch und kompromisslos in der Toponomastikfrage vorgehen (siehe auch Ihre berüchtige Karte der historisch gewachsenen Namen in Südtirol) und nur “Schande” rufen, wenn es sich um “italienischen Faschismus” handelt?

  5. Carlo avatar
    Carlo

    Sollten die Namen “Stettiner Hütte”, “Chemnitzer Hütte”, “Regensburger Hütte” auch beibehalten werden, trotz ihres national(sozialistischen) Hintergrunds?

    Auszug aus Wikipedia: Bereits im Kaiserreich entwickelten sich im DuÖAV antisemitische Tendenzen. 1899 wurde die Sektion “Mark Brandenburg” ausschließlich für “christlich getaufte, deutsche Staatsbürger” gegründet. 1905 gründete sich die Sektion Wien bereits exklusiv für arische Mitbürger. Die Akademische Sektion Wien nahm 1907 den Arierparagraphen in ihre Satzung auf. Weitere Sektionsgründungen mit diesen Einschränkungen folgten in den darauffolgenden Jahren bis 1921. Einige der ausgeschlossenen Bergsteiger gründeten daraufhin die Sektion Donauland des DuÖAV. Diese wurde 1924 aus dem Gesamtverein ausgeschlossen. Zuvor war bereits 1921, nach der Übernahme des Vorsitzes der Sektion Austria durch Eduard Pichl, der Arierparagraph in 98 von 110 Sektionen eingeführt worden. 1922 schloss die Akademische Sektion Dresden des DuÖAV Juden von der Mitgliedschaft aus. Diese Sachverhalte sind durch den Kulturbeauftragten des DAV, Helmuth Zebhauser, ausführlich aufgearbeitet worden.[2]

  6. fabivS avatar
    fabivS

    Cosa c’entra il nome Kronplatz con Tolomei? verso la fine del XIX secolo sono comparsi molti nomi nuovi. Uno di questi è, ad esempio, Postal per Burgstall: i trentini che si erano stabiliti lì cominciarono a chiamare il loro paese con un nome italiano modellato, a quanto pare, su una vecchia denominazione tedesca, oggi non più in uso. Ma questo è un uso legittimo della lingua, poichè parte dagli abitanti del luogo.
    Valdaora, Valtina, Corzes, Villabassa non sono nomi che la popolazione ha cominciato ad usare oralmente e che poi sono stati ufficializzati, ma esattamente il contrario. Ci si è inventati dei nomi italiani per crearne un uso che col tempo avrebbe rafforzato l’idea di una regione italiana. E’ stata un’operazione genuinamente ideologica. Se la comunità  italiana di Kortsch in Val Venosta avesse col tempo deciso di chiamare il proprio paese “Borgo-delle-mucche-color-lillà -come-nella-pubblicità -della-Milka” nessuno dovrebbe aver nulla da obbiettare. Ma lo stabilire per legge che quella frazione si sarebbe dovuta chiamare Corzes per ribadirne l’italianità  è un’operazione subdola e francamente inaccettabile.

  7. Seppl avatar
    Seppl

    @ Carlo

    Mag sein, dass der Name “Alto Adige” in französischer Form (!) vor 1918 existiert hat bzw. erfunden wurde (“Haute Adige”) und kein genuin faschistisches Werk ist.
    Problematisch erscheint mir jedoch, dass Herr Tolomei diese Bezeichnung aufgegriffen, übersetzt und in sein Italianisierungsprogramm eingebaut hat, u.a. auch mit dem Zweck, alles “tirolerische” (vom Namen angefangen) auszuradieren. Insofern schwingt eine faschistische Semantik immer noch mit. Ich würde (neben dem unverfänglichen “Provinz Bozen / Provincia di Bolzano”) die Benennung “Sudtirolo” vorziehen, da dort ganz einfach der historischen Wahrheit Beachtung widerfährt.

    Zu den Namen der Schutzhütten: Wo genau erkennst Du ein Problem in der Benennung nach größeren (reichs/bundes-)deutschen Städten? Deduzierst Du aus der Geschichte des DÖAV eine pangermanische Tendenz in der Nomenklatur? Meines Wissens heißen die Schutzhütten so, da sie von den jeweiligen Sektionen erbaut wurden (Regensburger Hütte –> erbaut von der Sektion Regensburg, Stettiner Hütte –> Sektion Stettin etc.).

    Gegenfrage: Sollte man mit einer derartigen Argumentation nicht vielmehr die italienischen Bezeichnungen der Schützhütten tilgen, wurden die Hütten doch vom C.A.I. 1922 unter faschistischer Ägide beschlagnahmt und unter den eigenen Sektionen aufgeteilt? (Stettiner Hütte –> “Rifugio Francesco Petrarca” der Sektion Padua zugewiesen).

  8. Sandro avatar
    Sandro

    Non tutti allora si allinearono, gli alpinisti antiregime si organizzarono nella sezione “Donauland” del DuÖAV, mentre quelli socialisti tra i “Naturfreunden”.
    Leggendo questa nota sui difficili anni durante l’era nazional-socialista, mi sono ricordato di quanto accaduto nel vicino Tirolo e negli altri Länder con la confisca dei rifugi eretti e gestiti dal associazione alpinista socialista “Naturfreunde”. Durante quest’oscuro periodo, vennero chiese le sedi dell’organizzazione, proibite le loro attività  e confiscati i loro rifugi. Alla caduta del regime, tutti i rifugi vennero restituiti alla associazione, che li gestisce ancora oggi.
    E’ stato un periodo difficile per tutti i tirolesi, pure nel vicino Trentino vennero requisiti i rifugi dell’allora D.u.Ö.A.V. e affidati alla gestione di sezioni italiane del CAI (la Sat gestisce i propri rifugi). Mi sembra di ricordare che le origini dell’AVS si affidano pure alle sezioni del D.u.Ö.Ä.V costituite a Bolzano ed in alta Pusteria nel 1873.
    Ma tornando ai nomi dei rifugi, capisco se fossero stati intitolati a personaggi coinvolti con il regime di allora, ma la sola indicazione della città  non dovrebbe essere un fattore penalizzante.
    A proposito di segnaletica bilingue, mi ha raccontato un collega che trovandosi in montagna in Val Gardena alla richiesta d’indicazione di un rifugio ha risposto in modo errato.
    Il turista italiano gli ha chiesto dov’era il rifugio Firenze, lui che conosceva solamente la dicitura tedesca Regensburgerhütte gli ha risposto che lui conosce solo il rifugio Ratisbona, mentre non sa dove sia il rifugio Firenze…………

  9. Alexander avatar
    Alexander

    Carlo, Namen ändern sich, da gebe ich dir recht. Das ist aber eine Binsenweisheit. Ich bin mit fabviS einverstanden, der dein Beispiel (Kronplatz) mit Postal (oder Laives usw.) vergleicht anstatt mit Tolomeis Stümperwerk. Auch mit Sandro bin ich einverstanden. Trotzdem hätte ich nichts gegen eine Aufarbeitung der Geschichte von AVS und CAI, die auch zur Änderung von Hüttenbezeichnungen führen könnte. Das Problem ist ja nicht die Aufarbeitung sondern ihr Fehlen!! Durch eine gleichmacherische Zweisprachigkeit (Zweinamigkeit) wird versucht, mangelnder Aufarbeitung das Zeichen der Toleranz aufzudrücken.

  10. Carlo avatar
    Carlo

    @fabivS. Zum ersten: Valdaora ist keine Tolomeische Erfindung sondern ein ladinisches Toponym so wie Vandoies, Falzes, Rasun, Plan de Corones, Türesc (Tures), usw. Sie wurden lediglich von Tolomei übernommen.
    Zu zweiten: ich bin auch nicht einverstanden, dass die Mikrotoponomastik talis qualis von Tolomei übernommen werden soll. Der AVS geht aber eindeutig zu weit, sät Exonyme (z.B. im Grenzgebiet Nonstal/Ulten, wo viele Berge und Almen auch historisch italienische Bezeichnungen haben), aber keine italienischen Exonyme (und schon gar nicht ladinische) im Gegenzug. Es ist einfach ein geweisses “tolomeisches Vorgehen” im nationalistischen Sinne.
    Es ist aber unannehmbar, dass der ASV einseitig auf den Hinweisschildern auch die nützlichen Hinweise in Italienisch getilgt hat, so z.B. heute in Jenesien: “Europäischer Fernwanderweg” nur in Deutsch. Dieser sollte meines Erachtens auch in Englisch beschildert sein. Diese Sensibilität kann man durchaus vom AVS verlangen, gerade wenn man die überaus unrühmliche Geschichte des Alpeinvereins vor Augen hat (siehe oben). Diese wird aber völlig unter den Teppich gekehrt. Auf den Hütten, die nach deutschen Städten benannt werden, sollte auch auf die unrümliche Vergangenheit öffentlich hingewiesen werden (z.B. auf einer Tafel). Weder auf der Deutschen Seite des DAV noch auf der des AVS steht etwas, aber löblicherweise auf den Österreichischen Seiten des DÖAV. Es wäre interessant zu erfahren, ob auch die Südtiroler Ableger des Alpenvereins damals den Arierparagraphen, lange vor Hitler und Faschismus in Anwendung gebracht haben.

  11. Carlo avatar
    Carlo

    Ich habe im Internet nachgeschaut. Bis dato habe ich keinen Hinweis gefunden, dass der CAI einen “Arierparagraphen” eingeführt hat (noch vor der nazistischen und faschistischen Machübernahme). Ich finde die Bezeichnung nach deutschen Städten, wegen ihres agressiven Antisemitismus und somit Mit-wegbereiter des Holocausts als problematisch.

  12. Carlo avatar
    Carlo

    Nachtrag, um das “problematisch” zu erklären und unterstreichen. Die Juden wurden nicht nur ausgeschlossen, sondern sie wurden auch nicht in den Alpenvereinshütten verköstigt.

    http://www.wienerzeitung.at/Desktopdefault.aspx?tabID=3946&alias=WZO&lexikon=Berge&letter=B&cob=7656

    “Nach der Einführung des “Arierparagraphen” (1924) ist es Pichls Bestreben, die Sektion “Donauland” (von ausgeschlossenen jüdischen Berfreunden) aus dem Deutsch-Österreichischen Alpenverein auszuschließen. Nur wenige Alpinisten treten offen gegen den Antisemitismus auf. Die Schutzhütten waren längst zu “Trutzhütten” geworden, in denen es von der Bierbankpolitik widerhallt. An den Türen prangen Plakate, die Juden den Zutritt verwehren und vor den Hütten wehen Hakenkreuzfahnen. Die Mahnung des liberalen Johann Stüdl, eines der letzten damals noch lebenden Mitbegründers des Alpenvereins, erweisen sich als prophetisch. Das himmelschreiende Unrecht daß der Sektion “Donauland” zuteil wurde “wird dem Alpenverein nicht den Frieden, sondern den Fluch der bösen Tat bringen”. Als der Ausschluß dieser Sektion erreicht ist, jubelt Pichl und spricht von einer “Wiedergeburt unseres Alpenvereins”.

  13. Seppl avatar
    Seppl

    @ Carlo

    Die Geschichte des DÖAV ist unbestritten problematisch und bedarf einer Aufarbeitung, doch sehe ich wahrlich kein Vergehen in der Bezeichnung der Schutzhütten nach der Provenienz der Erbauersektion. Könntest Du Dich hier bitte etwas genauer auslassen, warum man gerade dies ändern sollte?

  14. Alexander avatar
    Alexander

    “Nur” weil der CAI keinen Arierparagraphen hatte ist er nicht vor Aufarbeitung verschont. Er verwaltet bis heute vom faschistischen Regime beschlagnahmte Hütten, denen zudem irgendwelche Namen aufgedrückt wurden, auf die der CAI bis heute besteht. Aber dies stört Carlo anscheinend nicht. Auf einem Auge blind?

  15. AlexK avatar
    AlexK

    Nach Georg Grote, im lesenswerten Buch “I bin a Südtiroler”, war die Intention des Namens Alto Adige die Zugehörigkeit Südtirols zu Tirol, in der italienischen Version zu verschleiern. Wo ein Süd- auch ein Nord-Tirol.
    Wo es ein Alto, muß es auch ein Basso Adige geben.
    Also ein zusammengehöriges Gebiet…

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