È un passo storico: nonostante le reticenze — per usare un eufemismo — del Governo francese e de La Republique en Marche di Emmanuel Macron, oggi l’Assemblea nazionale francese ha approvato, a larghissima maggioranza (247 favorevoli e 76 contrari), la cosiddetta legge Molac, dal nome del suo relatore, il deputato bretone Paul Molac.
Si tratta della prima vera legge sulla tutela delle minoranze linguistiche in Francia e contiene disposizioni di grande utilità per le comunità linguistiche bretone, basca, catalana, corsa, occitana, alsaziana e via discorrendo.
Tra le altre cose
- legalizza ufficialmente i nomi propri in lingua minoritaria, incluse le grafie particolari come le «ñ» bretoni e basche o gli accenti catalani;
- riconosce le insegne e i cartelli bilingui, già molto diffusi in tante regioni ma non raramente oggetto di battaglie legali;
- assicura fondi pubblici alle scuole associative private in lingua minoritaria (ad esempio le Diwan o le Calandretas), istituite in mancanza di offerte pubbliche in lingua regionale;
- fa entrare con forza le lingue minoritarie nelle scuole pubbliche, con la possibilità anche di farle diventare veicolari e immersive — nonostante la strenua opposizione del Governo a questa opzione.
La legge sulla «protezione patrimoniale e la promozione delle lingue regionali» è quasi un’inversione a U nelle politica linguistica francese e può rappresentare l’impulso decisivo per il salvataggio delle lingue più a rischio.
In Italia, ad oggi, eccetto per il tedesco in Sudtirolo e lo sloveno, non esistono scuole pubbliche immersive in lingua minoritaria. Nemmeno per il ladino.
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