Nel 2009 scoppiò il caso della toponomastica di montagna, a tutt’oggi irrisolto, com’è bene ricordare. Anzi: la legge provinciale in materia — su suggerimento di alcuni politici di (estrema) destra — era stata impugnata dal governo romano e da allora non si sa esattamente che fine abbia fatto. Probabilmente sarà tenuta sottochiave per poi venir comodamente ripescata per un’ulteriore diatriba etnica.
I più attenti ricorderanno forse che all’epoca e per l’occasione tal Eriprando della Torre di Valsàssina (dal PdL a la Destra passando per FLI) aveva fondato il «Comitato per la difesa della toponomastica italiana», di cui probabilmente era anche l’unico membro — e alla cui posizione assolutamente intransigente fu data grande visibilità soprattutto dal quotidiano A. Adige, impegnato in una campagna politica piuttosto che d’informazione. Alcuni assaggi:
Anche il «Comitato per la difesa della toponomastica italiana», il cui portavoce è Eriprando della Torre di Valsàssina, interviene sull’accordo raggiunto tra il ministro Fitto e il presidente Durnwalder: «Speriamo che ciò non sia dovuto per un ammorbidimento del Governo a causa della recente operazione legione straniera intrapresa dal Pdl a livello parlamentare per acquisire nuovi deputati che appoggino il governo. Speriamo che non si accetti l’assurda distinzione tra suolo pubblico e privato e non si rinunci a tutelare i principi statutari del bilinguismo».
— A. Adige, 22 settembre 2010
Insoddisfatto dell’accordo si dichiara anche Eriprando Della Torre di Valsassina, del comitato per la difesa della toponomastica italiana. «Come volevasi dimostrare: il cosidetto accordo tra Governo e Giunta provinciale ha, praticamente, sancito l’inizio della fine per la toponomastica italiana». Della Torre se la prende soprattutto con l’accenno ai nomi storici. «Cosa vuol dire nome storico? Chi decide qual è un nome storico?». Inoltre, «nell’accordo non c’è nessun riferimento a suolo pubblico e privato. In pratica, è stato consegnato un assegno in bianco in mano alla Provincia e quindi alla Svp». Probabilmente, prosegue, «in vista del voto di fiducia ai cinque punti programmatici presentati dalla maggioranza, che si terrà il 28 settemebre, il “ghe pensi mi” dell’”Operazione legione straniera” sta avendo i suoi frutti. Il diritto al bilinguismo sancito dalla Statuto di autonomia, e i diritti della comunità italiana dell’Alto Adige sono stati usati come merce di scambio. “Vae victis” gridò Brenno gettando la propria spada sul piatto della bilancia. Oggi è stato inferto un colpo alla schiena alla comunità italiana dell’Alto Adige e allo Statuto di autonomia»
— A. Adige, 23 settembre 2010
Per il portavoce del comitato per la difesa della toponomastica italiana Eriprando della Torre di Valsassina, l’accordo Stato-Provincia sui toponimi «è un polpettone immangiabile che dà troppe interpretazioni diverse e che comunque è manifestamente anticostituzionale soprattutto nei confronti dell’articolo 101 dello statuto che prevede che le amministrazioni pubbliche devono usare la toponomastica tedesca se la legge ne abbia accertata l’esistenza».
— A. Adige, 25 settembre 2010
«Dopo l’invenzione della micro e macro toponomastica, siamo arrivati al “bilinguismo parziale”», così Eriprando della Torre di Valsassina del «Comitato per la difesa della toponomastica italiana», prosegue la polemica sull’accordo Durnwalder-Fitto, «Il governo per mano del ministro Fitto cerca di farci digerire un accordo maturato in fretta e in furia negli ultimi giorni, evidentemente prima della votazione sulla fiducia a Berlusconi, che di fatto dà la prima picconata al bilinguismo».
— A. Adige, 26 settembre 2010
Valsàssina non perse l’occasione di far notare come i nomi originali fossero in realtà di serie B — nel senso che andavano utilizzati solo nei confronti della minoranza e solo qualora ne fosse stata «dimostrata» l’esistenza.
A quasi quattro anni di distanza scopriamo che l’amico Valsàssina ha fatto tapezzare la città di Bolzano con manifesti di un movimento nazionalsocialista. Ecco da chi accettiamo di far strumentalizzare una discussione delicata come quella sulla toponomastica. Almeno una piccola riflessione, all’A. Adige, potrebbe essere indicata.
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