Solo poche settimane fa, l’assessore provinciale Christian Bianchi (FI) aveva auspicato una soluzione di tipo corporatistico per quanto riguarda l’elezione e la composizione della Dieta sudtirolese, con l’obiettivo di togliere ai cittadini di lingua italiana il diritto di farsi rappresentare da consiglieri di altra madrelingua.
Giovedì scorso (9 ottobre), in occasione del dibattito sul disegno di legge sulla democrazia diretta e sulla partecipazione (n. 6/23), lo stesso Bianchi ha preso la parola nel consesso provinciale per insinuare che vi sia, addirittura, un eccesso di democrazia e di diritti fondamentali:
Intervengo su questo tema, e avrei voluto farlo con dei toni diversi e degli argomenti diversi, se non che qualche minuto fa un giornalista mi ha inviato una notizia che mi ha fatto porre una domanda: ma noi abbiamo bisogno di più democrazia o forse abbiamo bisogno di regolamentare meglio quella che abbiamo? Allora, noi abbiamo bisogno di più democrazia? Forse sì, se fossimo in un ambiente normale, dove tutti i cittadini potrebbero partecipare in senso democatico alla discussione del futuro di questa terra. Ma quando cinque minuti fa i giornalisti mi mandano l’ennesima provocazione di Süd-Tiroler Freiheit, dove [rivolto ai consiglieri di STF] oggi con l’intelligenza artificiale pubblicate che il cippo del Brennero viene tolto con le catene e viene asportato, con l’ennesima volta la frase «il Sudtirolo non sarà mai Italia», io domando se qua in questa terra serva ancora più democrazia o se quella che abbiamo forse sia già troppa, nel senso che qua c’è la libertà di dire tutto quello che si vuole, senza aver nessun tipo di responsabilità, senza aver nessun tipo di conseguenza.
– Christian Bianchi
Trascrizione mia
Un membro di governo e alleato dell’SVP, dunque, ritiene che un’immagine creata con l’intelligenza artificiale, che simbolicamente pone il problema del confine tra Tirolo meridionale e Tirolo settentrionale, oltrepassi ciò che la libertà di espressione e la democrazia dovrebbero consentire. Una questione sulla quale si può essere d’accordo o meno, ma che non è certo antidemocratica — antidemocratico è, semmai, imporre confini senza coinvolgere la popolazione interessata —, posta con modalità pur discutibili, è sufficiente a far riflettere Bianchi sulla necessità di contromisure e limitazioni che a questo punto possono essere solo autoritarie.
Personalmente, di giorno in giorno trovo sempre più sconvolgente ciò che i membri di destra-destra di questo Governo provinciale si permettono di dichiarare con il beneplacito o con il silenzio-assenso del partito di maggioranza.
Nel corso del suo intervento, Bianchi ha poi ricordato alcuni dei principali referendum celebrati a livello statale negli ultimi decenni. Senza nemmeno accorgersi, forse, che alcuni dei temi oggi del tutto pacifici come l’aborto o il divorzio, ma anche il ridimensionamento del parlamento, riguardavano tematiche di rango costituzionale e spesso erano del tutto controversi, come quello posto da STF.
Chi non sopporta discussioni e opinioni divergenti dalle proprie su temi anche scomodi, finché queste non contrastano con l’ordinamento democratico e i diritti fondamentali, ma ipotizza interventi autoritari, non può certo dirsi democratico.
Che toni come questi provengano da un partito di governo, li rende particolarmente preoccupanti.
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