Presto i deputati al Congresso spagnolo avranno la facoltà di utilizzare il basco, il galiziano o il catalano nei loro discorsi in aula. Tale novità è il risultato di un patto tra PSOE e Junts, il partito di Carles Puigdemont, per la conferma di Pedro Sánchez (PSOE) a capo dell’esecutivo spagnolo. In seguito alle recenti elezioni le destre (PP e Vox) avevano mancato l’obiettivo di ribaltare la maggioranza in parlamento. Sánchez per contro ha dovuto convincere i partiti regionalisti e indipendentisti per poter venire rieletto.
Puigdemont aveva chiesto che alcune delle condizioni alle quali era disposto a collaborare con i socialisti non fossero delle semplici promesse, ma che venissero implementate con effetto immediato, ancor prima dell’investitura formale del nuovo esecutivo. Ed ecco che oggi, nella seduta iniziale della legislatura, la nuova presidente dell’emiciclo, Francina Armengol (PSOE), si è finalmente dichiarata disponibile ad accettare gli interventi nelle lingue cosiddette coofficiali.
Già in passato vari deputati baschi, galiziani e catalani avevano tentato di fare i loro interventi in aula nelle lingue dei rispettivi territori, ma venivano puntualmente ammoniti e interrotti dai presidenti del Congresso, di qualsiasi colore politico fossero. Ciò nonostante l’uso di tali lingue, pur non essendo espressamente consentito, non fosse vietato. Fatto quest’ultimo che ha consentito ad Armengol di annunciare immediatamente una nuova «tolleranza» come segnale inequivocabile verso Puigdemont. C’è comunque da aspettarsi che tale diritto venga, in un secondo momento, codificato, in modo da renderlo permanente — indipendentemente da chi eserciti la presidenza.
Nell’altra camera del parlamento spagnolo, il Senato, che è la camera federale e rappresenta le Comunità autonome, il diritto a utilizzare le lingue cosiddette coofficiali era già stato introdotto anni fa, mentre nonostante le costanti pressioni di baschi, galiziani e catalani nessuna maggioranza si era mai resa disponibile a rendere plurilingue anche il Congresso.
In Italia invece, indistintamente in ambo i rami del parlamento, non è permesso l’uso di nessuna lingua diversa dall’italiano. E non mi risulta che alcun deputato o senatrice abbia mai avanzato richieste in tal senso. In Sudtirolo invece è un diritto che di fatto è stato abbandonato perfino nei Consigli di quartiere del capoluogo.
Altre richieste di Junts per l’appoggio a Sánchez comprendono l’ufficializzazione del catalano presso l’Unione europea e la formazione di due commissioni parlamentari d’inchiesta, una sugli attentati di Barcellona e Cambrils del 2017 e una sullo spionaggio con Pegasus che ha colpito anche gli indipendentisti.
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