«A noi dispiace moltissimo – hanno detto le presidi – che in città non ci sia più nessuna necessità di parlare in tedesco. Tutti parlano italiano, sanno l’italiano molto bene. Quasi più nessuno si impegna, forse non c’è neanche più la voglia».
dal quotidiano A. Adige di oggi
La citazione è riferita a un incontro tra le presidi delle scuole in lingua tedesca di Bolzano e l’assessora Johanna Ramoser (SVP), organizzato per discutere delle difficoltà didattiche legate al «travaso» di alunni dalle scuole in lingua italiana a quelle in lingua tedesca (‹1).
Purtroppo è vero che l’inesistenza di una seria politica linguistica (cfr. ‹1 ‹2 ‹3) ha fatto prevalere il laissez faire che, soprattutto laddove ad essere in netta maggioranza numerica è la lingua franca nazionale, presto o tardi porta all’egemonia linguistica. Sarebbe strano se così non fosse.
Nel capoluogo in particolare non solo non sono state attuate strategie per la promozione e il mantenimento del tedesco — con le necessarie misure asimmetriche di tutela — ma addirittura i rappresentanti politici dell’SVP (che potrebbero dare il buon esempio) si piegano all’imperante monolinguismo italiano (‹1 ‹2), dandolo ormai per scontato e relegando il tedesco a un ruolo sempre più marginale, del tutto irrilevante e di mera testimonianza.
In molti casi il problema non è più quello che non vi sia nessuna necessità di parlare il tedesco1necessità ormai inesistente in quasi tutto il Sudtirolo, ma che non vi sia nemmeno la possibilità (cfr. ‹1 ‹2). E quindi anche a chi volesse imparare la lingua manca il contesto linguistico per farlo.
Vedi anche ‹1 ‹2 ‹3 ‹4 ‹5 ‹6 | 1›
- 1necessità ormai inesistente in quasi tutto il Sudtirolo
4 replies on “A Bolzano nessuna necessità di parlare in tedesco.
Quotation”
tutta questa presunta frenesia di imparare il tedesco, ma poi alla resa dei conti di solito noto il completo desinteresse di dire anche solo un “guten Tag”, un “bitte” o “danke”, oppure “das macht dann 5 Euro vierzig”. Tutto roba da imparare con l’aiuto di un semplice manuale di conversazione, altro che 12 anni di lezioni di seconda lingua a scuola.
Ich gehe in ein Geschäft oder in ein Büro – nicht nur in Bozen – und was passiert:
Ich, Kunde: “Guten Morgen.”
Gegenüber, Verkäuferin: “Buongiorno”.
Ich, Kunde: “Ich suche … ”
Gegenüber, Verkäuferin: “Prego? Non parlo tedesco.”
Was würde umgekehrt passieren, Kunde italienisch, und ich spreche einfach weiter deutsch???
Ich muss dazu sagen, ich habe (fast) kein Problem damit, ins Italienische zu wechseln, wenn sich mein Gegenüber offenkundig mit deutsch schwer tut und – ganz wichtig! – sich wenigstens bemüht “Guten Tag”, “bitte”, “danke” zu sagen.
… ganz selbstverständlich, dass in der letzten Almwirtschaft vor dem Tauernübergang der italienische Gast in seiner Muttersprache bedient wird …!
Umgekehrt in Bozen siehe oben: da bleibt nur buona notte …
Die Polemiken nutzen leider wenig. Wir sind innerhalb der italienischen Nationalgrenzen, weshalb diese Leute sich hüten werden, sich auf das Niveau der lokalen Minderheit herabzulassen. Da wären sie ja ganz schön blöd…Für die meisten sind wir einfach nur “tedeschi”, die nicht mal richtig “tedesco” können. Ich bin schon glücklich, wenn ich mal das Wort “Sudtirolese” zu hören bekomme. Dabei könnten wir hier eine kleine Schweiz sein.