Su alcuni documenti della circoscrizione Centro Piani Rencio di Bolzano il testo in lingua tedesca è riportato a sinistra mentre quello in lingua italiana sta sul lato destro.
Questo piccolo dettaglio è stato sufficiente a spingere il quotidiano in lingua italiana di Athesia a pubblicare, nella sua edizione odierna, un articolo dal titolo «Delibere prima in tedesco / Ora scoppia la polemica» — con tanto di finestra in prima pagina — nel quale il presidente Marco Manfrini (SVP) è chiamato a giustificarsi.
Infatti, secondo l’autore dell’articolo
anche se nella città di Bolzano, dove la maggioranza dei cittadini è di lingua italiana, dovrebbe venire prima il testo in lingua italiana, a precedere è invece quello in lingua tedesca.
– A. Adige
Va sottolineato, come ha fatto Manfrini nei confronti di chi lo ha intervistato, che invece non c’è nessuna legge e nessun regolamento che definisca l’ordine delle lingue.
Chi però ha una minima dimestichezza con la tutela delle minoranze linguistiche, sa che bisognerebbe favorirle e promuoverle — e non parliamo solamente dell’inversione dell’ordine linguistico in qualche documento che pochi leggono — soprattutto nelle zone dove sono maggiormente sotto pressione, come per esempio a Bolzano. Secondo gli ultimi dati disponibili, quelli del censimento linguistico, il gruppo linguistico tedesco è infatti ormai in evidente sofferenza, essendo tornato sotto i livelli del 1981, il primo censimento dopo l’entrata in vigore del secondo statuto.
Articolo dell’A. Adige (stralcio)
L’agonia del gruppo minoritario nel capoluogo però all’A. Adige non interessa minimamente, come purtroppo sembra interessare ben pochi anche tra media e rappresentanti politici di lingua tedesca.
Tutt’altra musica quando invece sono gli effetti dell’ormai riuscita opera di italianizzazione del capoluogo a venire intaccati, anche se si tratta solamente di un testo in lingua italiana sul lato destro di un foglio.
Mentre ad esempio il Consiglio comunale si attiva immediatamente e all’unanimità perché gli annunci nei bus di linea sono prima in tedesco e poi in italiano, praticamente nessuno muove un dito se i dipendenti pubblici spesso (e sempre più spesso) non sono in grado di dire mezza parola in lingua tedesca, se servizi pubblici come il noleggio delle bici sono solo in italiano (e non prima in italiano) o se risulta praticamente impossibile utilizzare i parchimetri della città in lingua tedesca, per fare solo alcuni esempi.
A titolo di paragone: a Barcellona — dove i cittadini di lingua catalana sono in minoranza — è normalissimo che la lingua catalana venga privilegiata e in molti casi le informazioni siano monolingui catalane, proprio per controbilanciare la marginalizzazione strutturale cui sono sottoposte le lingue minoritarie. Lo stesso vale per la Galizia, per il Galles (01 02) e ovviamente per il Québec.
Alla «flessibilità» che in Sudtirolo si chiede ai cittadini di lingua tedesca nell’accettare ormai qualsiasi tipo di sopruso, purtroppo corrisponde un’inflessibilità praticamente totale da parte del gruppo linguistico italiano, ben esemplificata dall’articolo dell’A. Adige che stiamo commentando.
Dove verso la fine — senza rendersi conto, apparentemente, dell’enorme contraddizione — si cita il leghista Luca Simone Segna, vice di Manfrini e partner di coalizione dell’SVP, che ha il coraggio
- di affermare di sentirsi «spaesato» (!) per il semplice fatto che in questa consiliatura le riunioni del Consiglio di quartiere non sarebbero più monolingui italiane, come in precedenza, ma bilingui e
- di lamentarsi che «era più veloce la seduta in italiano, essendo la maggioranza italiana».
Riguardo al testo delle delibere prima in lingua tedesca, come alle sedute “doppie” prima in tedesco e poi con la traduzione italiana, il vicepresidente [Luca Simone Segna] tiene a chiarire: «Per il quieto vivere, non ci facciamo neanche più caso. Lasciamo correre, cerchiamo di essere superiori. Siamo quasi nel 2026, siamo nell’Europa unita. […]»
– A. Adige
La «superiorità» del gruppo linguistico che, nel 2026, non riesce a fare una seduta in cui ognuno parla la sua lingua, ma ha bisogno di successive traduzioni, mi sembra veramente fantastica. Non vergognarsene, ma addirittura sbandierare la magnanime «concessione» di non esigere il monolinguismo italiano totale, rappresenta la ciliegina sulla torta.
Tutto questo ci fa capire purtroppo a che livello — mediatico e politico — siamo: mentre il tedesco sul lato «sbagliato» (delle delibere) non va bene, il tedesco eliminato (dalle sedute) sembra quasi un diritto.
Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10


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