Sono parole pesanti quelle pronunciate da Roberto Toniatti, esperto di diritto costituzionale nonché autonomista convinto, in un’intervista di Elena Mancini per Salto — parole che dovrebbero indurre a una seria riflessione.
Secondo lui, infatti, con la riforma dell’autonomia in corso di approvazione a Roma, addirittura l’autonomia dinamica verrebbe «spenta».
Giudica le modifiche allo Statuto come un maquillage, alla stregua di una truffa, perché
- ciò che viene definito «principio d’intesa» nei fatti non sarà vincolante e, comunque, potrà servire solamente a salvaguardare i livelli di autonomia già raggiunti (cfr.
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); - quelle che vengono chiamate «competenze legislative esclusive» non potranno essere esclusive in un modello di regionalismo come quello italiano, cooperativo e non duale;
- l’eliminazione delle «norme fondamentali delle riforme economico-sociali» come limite all’autonomia non servirà a molto, in quanto la Corte costituzionale adotterebbe in realtà il criterio delle «esigenze unitarie dell’ordinamento» e, in ogni caso, può sempre appellarsi al principio dell’interesse nazionale (cfr.);
- la definizione di una materia «di interesse provinciale» (la tutela ambientale e dell’ecosistema) sarebbe una formulazione debole.
In sostanza definisce quella in corso un’operazione «che gioca molto sulle parole, creando ambiguità e incertezze». Passare da un’autonomia dinamica, almeno idealmente proiettata verso il futuro, a un’autonomia dell’inerzia, può andar bene a Fratelli d’Italia, ma dovrebbe preoccupare profondamente tutti gli autonomisti e chiunque in qualsiasi forma voglia che le decisioni possano venire prese sul territorio.
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