In Catalogna le imprese hanno già l’obbligo di rivolgersi in catalano alla clientela che parla tale lingua. Un dovere analogo, che si traduce in un diritto per la cittadinanza, in Sudtirolo non esiste.
Ora una modifica al disegno di legge che regolamenterà il servizio alla clientela delle ditte in Spagna prevede di introdurre l’obbligo di utilizzare il catalano anche per determinate imprese fuori dalla Catalogna. Lo prevede un nuovo accordo tra PSOE e Junts. Secondo quanto pattuito tra il partito di Pedro Sánchez e quello di Carles Puigdemont, tutte le imprese con almeno 250 dipendenti o con oltre 50 milioni di fatturato, dovranno comunicare con i loro clienti nella lingua ufficiale che questi ultimi preferiscono.
È sottinteso infatti che la novità, come da prassi consolidata, verrà estesa anche ai cittadini spagnoli di lingua basca e galiziana, per non creare disparità tra loro e i catalanofoni.
Per le imprese soggette alle prescrizioni sul plurilinguismo (fornitori di energia elettrica, compagnie aeree, provider telefonici e molte altre) scatterà anche l’obbligo di inserire le lingue cosiddette coufficiali nei loro programmi di formazione continua del personale.
In Sudtirolo, su questo punto fondamentale per la tutela delle lingue minoritarie, da decenni non c’è stato alcun passo avanti. Anche perché la stessa SVP non ne ha mai minimamente riconosciuto l’importanza.
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