Il sito Bolzano Quotidiano cita il vice Landeshauptmann Marco Galateo di FdI, che con riferimento alla nuova campagna italianizzatrice del CAI afferma:
I cartelli dei sentieri scritti solo in tedesco rappresentano una violazione non solo della normativa vigente, che impone il bilinguismo, ma anche del principio di rispetto reciproco che dovrebbe guidare la convivenza in Alto Adige/Südtirol”.
– Marco Galateo
enfasi mia
Il socio dell’SVP, non proprio conosciuto per il «rispetto reciproco», non si fa sfuggire l’occasione di ripetere la sciocchezza («negazionista») degli italiani minoranza in Sudtirolo:
Spendere denaro pubblico, quindi di tutti, per installare segnaletica che esclude una parte della comunità, quella italiana, vera minoranza territoriale, e milioni di turisti italiani e stranieri, significa ignorare un patrimonio costruito con fatica in un secolo di storia.
– Marco Galateo
enfasi mia
Lo stesso sito cita anche il fascista Marco Caruso, assessore comunale a Bolzano in coalizione con l’SVP e «referente Enti Locali» della Lega:
Lo Statuto di Autonomia prevede l’obbligatorietà del bilinguismo. Adesso, con la scusa che ‘il nome era troppo lungo’, si tenta nuovamente di aggirare la legge e il rispetto della nostra identità.
– Marco Caruso
enfasi mia
Dove manca la denominazione in italiano, va immediatamente inserita. Il rispetto della legge e della nostra identità culturale non è facoltativo.
– Marco Caruso
enfasi mia
Il Corriere, partner privilegiato della nuova campagna colonizzatrice, oggi in prima pagina cita un altro oltranzista socio dell’SVP, l’assessore provinciale Christian Bianchi (FI), secondo cui la segnaletica dell’AVS sarebbe «irregolare».
A tutti loro farebbe bene un ripasso — se non altro — di storia recente, ché né lo Statuto di autonomia né altre leggi impongono all’Alpenverein di utilizzare la toponomastica fascista. Qualche anno fa la giustizia (italiana!) se ne era già occupata, col risultato che le relative indagini sono poi state, tutte quante, archiviate.
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