Autorinnen und Gastbeiträge →

  • Darf’s auch ein bisserl mehr sein?

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    57 Comentârs → on Darf’s auch ein bisserl mehr sein?

    Es steht außer Frage, dass Energie ihren Preis haben darf. Im Sinne ökologischer Verantwortung ist ein bewusster und sparsamer Umgang mit Strom und dessen umweltschonende Erzeugung nicht nur erstrebenswert, sondern unumgänglich.

    Dennoch wirft ein neuerlicher Nord-Südtirol-Vergleich ein paar Fragen auf, auf die es wohl kaum einleuchtende Antworten gibt. Sowohl im Bundesland Tirol als auch in Südtirol gibt es eine Art “Landesenergiegesellschaft”, die sich zu 100 Prozent in öffentlicher Hand befindet. Im Norden ist dies die TIWAG (Tiroler Wasserkraft AG), deren Anteile sich zu 100 Prozent im Besitz des Landes Tirol befinden. In Südtirol gibt es seit 2016 Alperia – ein Zusammenschluss aus der Südtiroler Energiegesellschaft SEL und der Etschwerke AG – mit ihren Eigentümern Land Südtirol, SELFIN, Gemeinde Bozen und Gemeinde Meran. Sowohl Alperia als auch die TIWAG setzen aufgrund der landschaftlichen Gegebenheiten auf die Wasserkraft. Organisationsstruktur und Produktionsbedingungen sind also durchaus vergleichbar.

    Ein Preisvergleich der beiden öffentlichen Energieversorger fördert allerdings Erstaunliches zutage.

    Der Standardanschluss der TIWAG für Haushalte in Wohnungen oder Einfamilienhäusern ist mit 6 kW abgesichert. In Südtirol sind lediglich 3 kW, also genau die Hälfte, Standard. Wer mehr Netzleistung möchte (mit 3 kW kommt ein gewöhnlicher Haushalt nicht aus, ohne dass regelmäßig die Sicherung fliegt), muss auch mehr bezahlen. Viel mehr. Die Preise für einen 6 kW Anschluss sind bei Alperia ziemlich genau doppelt so hoch wie rund 60 Prozent höher als bei der TIWAG. Eine durchschnittliche vierköpfige Familie mit einem Verbrauch von 2700 kWh jährlich zahlt in Südtirol fast 800 Euro. In Nordtirol stehen für dieselbe Leistung nur knapp über 400 500 Euro auf der Stromrechnung.

    Das Argument, dass die niedrige Anschlussleistung und die hohen Preise Stromsparen helfen würden, zieht in diesen Dimensionen noch nicht wirklich. Eine vierköpfige Familie mit einer zeitgemäßen Ausstattung an modernen, energiesparenden Elektrogeräten (Waschmaschine, Wäschetrockner, Computer, Fernseher, Elektroherd, Backrohr, Kühlschrank, Gefrierschrank) wird auch bei einem sehr sparsamen Umgang nicht wesentlich weniger als 2700 kWh im Jahr verbrauchen.

    Warum also Alperia seinem Eigentümer (die Südtiroler Bevölkerung) so viel mehr abknöpft und die Vorteile öffentlicher, landeseigener Energiegewinnung nicht einmal annähernd in dem Ausmaß weitergibt, wie es die TIWAG tut, ist unverständlich.

    Wir geben die Energie, die Südtirol uns schenkt, weiter an die Menschen. Um Energie zu spenden und damit aktiv eine energiereiche Zukunft zu gestalten. Im Einklang mit unserer kraftvollen Natur, der Quelle unserer Energie.

    Quelle: alperia.eu

    Seit ihrer Gründung im Jahr 1924 ist die TIWAG untrennbar mit erneuerbarer, sauberer und CO2-freier Stromgewinnung aus heimischer Wasserkraft verbunden. Damit auch künftige Generationen einen hohen Lebensstandard in einer lebenswerten Umwelt mit ausreichender Beschäftigung und wirtschaftlicher Weiterentwicklung vorfinden, sehen wir es als unsere zentrale Aufgabe, Tirol sicher und kostengünstig mit Energie zu versorgen.

    Quelle: tiwag.at

    Bitte nicht falsch verstehen. Die TIWAG ist mindestens ebenso skandalträchtig wie die Vorgängerorganisationen der Alperia (Stichwort SEL-Skandal). Die dubiosen TIWAG-Geschäfte mit Cross-Border-Leasing durch US-Konzerne haben nicht nur den prominentesten TIWAG-Kritiker und Aufdecker Markus Wilhelm auf die Palme gebracht. Aber zumindest das Preis-Leistungsverhältnis mutet bei der TIWAG im Gegensatz zum Südtiroler Energieriesen einigermaßen fair an. Und dass ein Standardanschluss von 3 kW in einem Industrieland heutzutage ein absoluter Witz ist, muss nun wirklich nicht neuerlich dargelegt werden.

    Nachtrag:
    Es ist mir überaus peinlich, aber in der originalen Ausgabe dieses Artikels ist mir ein Fehler passiert. Der Alperia-Tarifrechner rechnet brutto. Bei den TIWAG-Preisen habe ich allerdings die Nettowerte angenommen. Die TIWAG-Beträge sind also 20 Prozent höher. An der Grundaussage ändert das allerdings wenig. Die Preise liegen hierzulande durchschnittlich immer noch 60 Prozent über jenen im TIWAG-Land. Ich habe die Grafik entsprechend aktualisiert und bitte um Entschuldigung.

    Siehe auch: 01 02



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  • Il testo della «Carta di Udine».

    Autor:a

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    2 Comentârs → on Il testo della «Carta di Udine».

    La presidente del Friuli-Venezia Giulia, l’assessore alle riforme della Sardegna, il governatore del Trentino e il Landeshauptmann del Sudtirolo, nell’ambito di una riunione congiunta hanno firmato e consegnato al ministro per gli affari regionali, Enrico Costa, la cosiddetta «carta di Udine», il cui testo riproduciamo qui di seguito (senza, per ora, aggiungere un nostro giudizio):

    La carta di Udine

    RIFORMA COSTITUZIONALE E AUTONOMIE SPECIALI

    Le Autonomie Speciali nel tessuto profondo della Carta Costituzionale

    Le Autonomie Speciali sono uno dei tratti essenziali e distintivi della nostra Carta fondamentale, un patrimonio intangibile che ancora oggi ha un valore specifico nell’ampio quadro del nostro regionalismo. “L’autonomia non è un’esigenza sentita solo in Sardegna: essa è un’esigenza generale che investe tutto il problema della ricostruzione dello Stato italiano”, così Emilio Lussu in un discorso pronunciato a Parigi, nel 1931. Lo stesso Lussu, in tempi di libertà  negate, sottolineava che “l’autonomia deve essere l’idea animatrice della rivoluzione antifascista democratica”.

    Il modello che viene delineato nella Costituzione del 1948 tiene conto di condizioni particolari, storiche, geografiche, linguistiche e culturali: valorizzare le differenze per mantenere in equilibrio tutto il sistema e dare concretezza a un progetto generale e diffuso di sviluppo sociale ed economico.

    Il dibattito in Assemblea Costituente – ha scritto Livio Paladin – si muoveva dalla constatazione di una sorta di “fatto compiuto” – gli statuti di Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta e dell’accordo De Gasperi-Gruber – del quale la Costituente avrebbe dovuto prendere atto. Questo atteggiamento si trova esplicitato non solo nella relazione scritta di Gaspare Ambrosini alla conclusione dei lavori del Comitato da lui presieduto, ma già prima, nell’agosto 1946, nell’ordine del giorno presentato da Attilio Piccioni sulle situazioni particolari esistenti (Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta / Vallee d’Aoste e Trentino – Alto Adige / Südtirol).

    Così, l’Assemblea Costituente, richiamato l’art. 116 della Costituzione, approvò, nel 1948, gli statuti di autonomia della Regione Sardegna, della Valle d’Aosta / Vallee d’Aoste e del Trentino – Alto Adige / Südtirol e convertì, in legge costituzionale, il preesistente statuto della Regione Sicilia. Lo statuto del Friuli Venezia Giulia verrà approvato successivamente con legge costituzionale, a seguito degli accordi internazionali degli anni ’50 su Trieste.

    Per il loro carattere costitutivo dell’ordinamento repubblicano le Autonomie speciali mantengono intatto tutto il loro valore nel contesto della cruciale stagione di riforma costituzionale in atto.

    Il tormentato percorso delle riforme costituzionali ad un punto di svolta

    Il tema della riforma della seconda parte della Costituzione Repubblicana, nel corso di questi ultimi trent’anni (a partire dal progetto di riforma della Commissione Bozzi) ha assunto caratteri di particolare urgenza. Era ed è necessario, allora, portare a completamento e piena approvazione, con la collaborazione dei diversi sistemi istituzionali e con il decisivo apporto dei cittadini, attraverso il voto al referendum confermativo, la recente legge costituzionale per il superamento del bicameralismo paritario e la riforma del Titolo V della Costituzione. Le Autonomie speciali intendono fornire un contributo di modernizzazione istituzionale per valorizzare un modello di regionalismo naturalmente asimmetrico e differenziato.

    La riforma del Titolo V nell’ambito della complessiva riforma

    Concentrare l’attenzione, peraltro, solo sulla riforma del Titolo V e, ancora di più, limitare tutta l’analisi sul tema delle autonomie speciali rischia di compromettere la visione di insieme. Le Autonomie Speciali devono essere sempre considerate come parte del tutto e mai come corpo separato.

    In questo senso, anche il percorso di riforma costituzionale in esame, che riguarda il superamento del bicameralismo paritario e la riduzione dei parlamentari, con un più chiaro distinguo tra Camera politica e Senato delle Regioni e delle Autonomie, rappresenta un salto di qualità nella piena applicazione dei principi costituzionali fissati nell’art. 5 della Costituzione.

    Il Senato delle Regioni e delle Autonomie Locali, al di là dell’esercizio pieno delle funzioni legislative in alcune materie fondamentali in particolare per le leggi costituzionali che viene mantenuto, svolge indubbiamente un ruolo di riequilibrio istituzionale nella possibilità  di richiamare ogni provvedimento legislativo approvato dalla Camera, nel rapporto con l’Unione europea e nell’attività di valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche e comunitarie sul territorio.

    Un elemento non secondario, proprio per dare maggiore equilibrio al sistema, è dato dalla forte incidenza del Senato delle Regioni e delle Autonomie nei processi di nomina degli organi di garanzia (elezione del Presidente della Repubblica e nomina di 2 giudici costituzionali sui 5 di nomina parlamentare).

    Di particolare rilievo il ruolo dei senatori-consiglieri regionali, espressione di assemblee elettive strettamente legate ai territori. La loro presenza rende concreta l’idea di un nuovo Senato in cui viene realizzato il principio di sussidiarietà.

    Le Autonomie Speciali: una conferma, un rafforzamento, uno stimolo al cambiamento

    Il legislatore costituente ha pienamente confermato, nel nostro ordinamento, il valore delle Autonomie Speciali. Resta la differenziazione, non viene messa in discussione la specificità come si evince dall’art. 39, comma 13, della legge costituzionale di riforma che esplicitamente esclude l’applicabilità, alle Regioni e Province autonome, delle nuove norme costituzionali salvo intesa (con esplicito riferimento alle norme relative al Capo IV della legge).

    L’articolato iter parlamentare ha anche consentito di salvaguardare gli Statuti di Autonomia, introducendo il principio dell’intesa nel processo di revisione, il mantenimento delle norme più favorevoli introdotte con la riforma costituzionale del 2001 e la possibilità del trasferimento di ulteriori competenze attualmente statali con la procedura semplificata dell’articolo 116 c. 3 della Costituzione.

    Proprio una corretta applicazione del principio dell’intesa consentirà alle Autonomie speciali di divenire laboratorio, magari attraverso una strategia costituzionale comune, per la sperimentazione di altre forme avanzate di autonomia a geometria variabile e virtuosamente competitive.

    La costituzionalizzazione dell’intesa nel rapporto Stato/Autonomie Speciali

    Vi è un dato, come sopra ricordato, che costituisce tratto distintivo, nel rapporto Stato / Autonomie Speciali del processo di riforma costituzionale, ora al vaglio del referendum confermativo, ed è rappresentato proprio dalla costituzionalizzazione della “intesa”, fermo restando evidentemente le garanzie internazionali derivanti dall’accordo De Gasperi – Gruber e dal Pacchetto.

    Anche la modifica testuale, intervenuta nel corso del lungo iter parlamentare, da “adeguamento” del primo progetto a “revisione” del testo definitivo, consente di chiarire la ratio del processo in esame e costituisce elemento di conferma del citato rafforzamento dell’autonomia speciale, nel novellato ordinamento costituzionale.

    Aver quindi costituzionalizzato, all’art 39 comma 13 della legge costituzionale di riforma, l’intesa come modalità di relazione fondamentale, proprio perché attuata a partire dal processo di revisione degli Statuti di Autonomia, costituisce un utile parametro nelle relazioni complessive tra Stato e sistema delle Autonomie Speciali, anche sul delicato terreno della finanza pubblica.

    Va inoltre ricordato l’avvio di un percorso particolarmente rilevante in relazione all’ampliamento dell’ambito di competenza delle norme di attuazione statutaria e alla disciplina dei procedimenti deliberativi delle Commissioni paritetiche. E’ evidente che gli esiti di questo confronto potranno essere utilmente integrati e rivisti anche in tema di normative attuative degli Statuti di autonomia.

    In un quadro di relazioni Stato-Autonomie speciali caratterizzato dal principio dell’intesa e dal metodo negoziale improntato alla leale collaborazione, diviene esigenza funzionale il rafforzamento del ruolo delle Commissioni paritetiche, sede istituzionale del confronto e della sintesi, come peraltro già emerso anche nella relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva condotta dalla Commissione parlamentare D’Alia.

    Le Autonomie Speciali alla sfida delle regioni europee e dell’Unione Europea

    Un indubbio salto di qualità nella riforma costituzionale è dato dall’ingresso a pieno titolo dell’istituzione Europea, non più per i soli limiti alla sovranità statuale, ma proprio per un vero percorso di integrazione delle istituzioni nazionali e regionali con quelle comunitarie.

    Le Regioni e Province ad Autonomia Speciale trovano formidabili opportunità, nelle rispettive sfere geografiche, con i processi di costituzione ed integrazione delle regioni europee, snodo fondamentale verso un processo di costruzione compiuta dell’Unione Europea.

    Le Autonomie Speciali, regionali e provinciali, possono svolgere un ruolo propulsivo per creare l’Europa dei popoli, delle regioni, dei cittadini nel solco dei principi di democrazia e sussidiarietà e nella prospettiva di un “nuovo” Continente che sia finalmente e definitivamente una casa comune.

    Sottolineato da

    Vedi anche: 01 02 03 04 05



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  • Referendum bis September 2017.

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    24 Comentârs → on Referendum bis September 2017.

    Die katalanische Regierungsmehrheit aus Junts pel Sí­ (JxS) und Candidatura d’Unitat Popular (CUP) hat heute — bei Enthaltung von Catalunya Sí­ Que Es Pot (CSQP) — das vor wenigen Tagen von Präsident Puigdemont vorgeschlagene Unabhängigkeitsreferendum beschlossen. Es soll spätestens im September 2017 stattfinden und bei positivem Ausgang zur einseitigen Unabhängigkeitserklärung führen.

    Teil des Beschlusses ist auch die Schaffung einer Kommission, die den gesamten Prozess begleiten und die Einhaltung höchster demokratischer Standards bestätigen soll. Sie soll sich aus internationalen ExpertInnen, die bereits ähnliche Verfahren gestaltet haben, sowie aus erfahrenen JuristInnen zusammensetzen.

    Präsident Carles Puigdemont (JxS) hatte Ende September eine Vertrauensabstimmung überstanden, der er sich freiwillig unterworfen hatte, um die Zustimmung der CUP zu seiner Politik zu überprüfen. Die linke Bewegung hatte eine Konkretisierung des Unabhängigkeitskurses zur Bedingung für ihre weitere Unterstützung der katalanischen Regierung gemacht.

    Siehe auch: 01 02 03 04 05



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  • Fascia: Sport fördert Sprache.

    Autor:a

    ai

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    0 Comentârs → on Fascia: Sport fördert Sprache.

    Der Hockeyclub Fassa/Fascia Falcons setzt sich aktiv für Erhaltung und Fortbestand der ladinischen Sprache ein: Ein in Zusammenarbeit mit der Sprachstelle des Comun General de Fascia entwickeltes Konzept wird der Traditionsverein nun mit finanzieller Unterstützung der Region Südtirol-Trentino umsetzen.

    Laut dem ladinischen Wochenblatt Usc di Ladins ist geplant, in den Umkleiden Paneele anzubringen, auf denen sämtliche relevanten Begriffe des Hockeysports auf Ladinisch erklärt werden. Dies trägt zur Verbreitung spezifischer Terminologie in der Minderheitensprache bei und fördert deren umfassenden Einsatz als gleichwertige Sprache.

    Zudem sollen nicht nur offizielle Mitteilungen des Vereins sowie die Kommunikation zwischen dem Club und den Eltern von Nachwuchsspielern fortan konsequent zweisprachig sein, auch die Stadiondurchsagen bei Spielen der ersten Mannschaft — etwa in der neuen Alps Hockey League — werden auf Ladinisch gemacht.

    Nicht zuletzt soll auch die Vereinshymne aus den 70er Jahren übersetzt werden.

    Mit diesen einfachen, aber konkreten Maßnahmen wird über den Sport auch die Identifikation mit der Sprache gestärkt.

    Siehe auch: 01 02 03 04 05



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  • Schützende Schutzklausel.

    Autor:a

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    6 Comentârs → on Schützende Schutzklausel.

    Die SVP sagt, die Schutzklausel in Renzis Verfassungsreform werde sicher halten. Daher könne man aus Südtiroler Sicht beim Referendum am 4. Dezember unbesorgt mit »Ja« stimmen.

    Die SVP hatte unter anderem bereits:

    • die Verfassungsreform von 2001 für einen großen Wurf gehalten;
    • das Mailänder Abkommen in höchsten Tönen gelobt;
    • behauptet, mit dem Bondi-Brief wäre es möglich, das Mussolinirelief am Bozner Finanzamt abzubauen und den Kapuziner-Wastl zu versetzen;
    • verkündet, mit dem Durnwalder-Fitto-Abkommen werde die Vetta d’Italia fallen.

    Siehe auch: 01 02 03



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  • Dialoge des Wahnsinns.
    Eine Tragikomödie in fünf Akten

    Fest hatte ich mir vorgenommen, im vierten Jahr meiner Steuererklärung in Südtirol ist doch Italien alles richtig zu machen. Ich bin grandios gescheitert. Es folgt die Tragödie meiner Steuererklärung 2016, die entweder meine eigene Blödheit oder die Hirnrissigkeit eines unvorstellbar bürokratischen Apparates offenbart.

    1. Akt
    19. Mai 2016 – Büro der Gewerkschaft, Brixen

    Auftritt Harald nach einer Stunde Wartezeit.
    Ich: Ich würde gerne meine Steuererklärung machen.
    Frau: Kein Problem. Machen wir ein Modell (sic!) 730.

    Eine dreiviertel Stunde später.
    Frau: Ist das ein ausländisches Konto?
    Ich: Ja. Ich habe mein Konto bei einer Nordtiroler Bank.
    Frau: Das geht nicht mit dem 730er.
    Ich: Was machen wir dann?
    Frau: Sie brauchen ein Unico.
    Ich: Können Sie mir das auch machen, was immer das ist?
    Frau: Ja, aber nicht jetzt. Da müssen Sie ab Juli wiederkommen. Eilt nicht. Sie haben bis Ende des Jahres Zeit.
    Ich: Mit genau den Unterlagen, die ich jetzt schon mit habe?
    Frau: Ja.
    Ich: Ok.
    Frau: Das macht 60 Euro für das 730er, bitte.

     

    2. Akt
    4. Oktober 2016 – Büro der Gewerkschaft, Brixen

    Auftritt Harald nach fünf Minuten Wartezeit.
    Ich: Ich müsste bitte eine Unico-Erklärung machen. Die EEVE und das Ansuchen um das regionale Familiengeld würd ich auch gleich machen lassen.
    Frau: Da sind Sie zu spät. Da wäre gestern der letzte Tag gewesen.
    Ich: Mir hat man hier bei der Gewerkschaft im Mai gesagt, dass ich für die Unico-Erklärung bis zum Jahresende Zeit hätte.
    Frau: Ja, schon. Aber seit gestern müssen Sie 25 Euro Strafe zahlen.
    Ich: Im Ernst?
    Frau: Ja, leider.

    Nach einer halben Stunde angestrengter Arbeit.
    Frau: In Österreich ist das bestimmt nicht so kompliziert, oder?
    Ich: Nicht wirklich. Ich hab meine Erklärung immer selbst online gemacht. Dauert zwanzig Minuten und ist gratis. Und um Familiengeld muss man auch nicht ansuchen. Schon gar nicht jährlich. Das geht alles automatisch. Die Verwaltung prüft einfach die Voraussetzungen und zahlt das Geld aus.
    Frau: Es ist verrückt. Wollen Sie ein Zuckerle, es wird noch etwas dauern?
    Ich: Nein, danke.

    Gefühlte tausend Kopien und Ausdrucke später.
    Frau: Jetzt haben wir eine Stunde gebraucht. Danach brauche ich einen Kaffee.
    Ich: Ich bin ganz entspannt.
    Frau: Ok. Das war’s. Hier ihr Unico, ihre EEVE und das Ansuchen um das regionale Familiengeld. Und mit diesen drei Zetteln müssen Sie in eine Bank. Einmal die Strafe von 25 Euro, einmal die Zahlungen für die ausländischen Konten und einmal die Vorauszahlung für das kommende Jahr.
    Ich: Irgendeine Bank?
    Frau: Ja.
    Ich: Und was sind das für Zettel?
    Frau: Die sind von der Agentur der Einnahmen. Zwei Rückzahlungen. Damit müssen Sie zur Post und bekommen das Geld. Sie sind der einzige, den ich kenne, der etwas rausbekommt. Normalerweise muss man immer nachzahlen (lacht).
    Ich: Ich gehe also zur Post, hole mir die Rückzahlung und gehe damit zur Bank um dieses Geld als Vorauszahlung wieder einzuzahlen?
    Frau: Ja. Dann bekomm ich noch zehn Euro für das Unico, bitte.
    Ich: Das ist aber kein sehr guter Stundenlohn für Sie. Auf Wiedersehen.

     

    3. Akt
    4. Oktober 2016 – Postfiliale Brixen

    Nummer F072 wird aufgerufen.
    Ich: Können Sie mir bitte diese Steuerrückzahlung auszahlen.
    Mann: Die Frist für diese Auszahlung ist gestern abgelaufen.
    Ich: Wie abgelaufen?
    Mann: Die Frist war der 3. Oktober. Sie müssen zur Agentur der Einnahmen gehen und die Auszahlung neu anfordern.
    Ich: Ok. Was soll’s. Der Vormittag ist eh schon futsch.

     

    4. Akt
    4. Oktober 2016 – Sparkassenfiliale Brixen

    Ich: Ich würde gerne diese Einzahlungen machen.

    Harald händigt die drei Zettel aus, die er auf der Gewerkschaft bekommen hat.
    Frau: Sind Sie Kunde bei uns?
    Ich: Nein.
    Frau: Das machen wir nur für Kunden.
    Ich: Was soll ich dann tun?
    Frau: Gehen Sie einfach zu Ihrer Bank. Die machen das für Sie.
    Ich: Ich habe keine Bank in Südtirol.
    Frau: Wie?
    Ich: Mein Konto ist in Nordtirol. Die werden diese Einzahlungen wohl nicht vornehmen können.
    Frau: Ich denke nicht. Dann muss ich Sie halt bei uns anlegen. Haben Sie Ihre Steuernummer und einen Ausweis dabei?
    Ich: Hier, bittesehr.
    Frau: So. Jetzt sind Sie bei uns registriert. Jetzt können wir das verbuchen. Macht dann 170,67 Euro, bitte.

    Harald streckt seine Bankomatkarte über den Schalter.
    Frau: Das geht nicht. Sie müssen bar bezahlen.
    Ich: Ich habe jetzt nicht so viel Geld. Ich hole welches bei Ihrem Bankomaten im Foyer und bringe es dann hierher.
    Frau: In Ordnung

    Harald kehrt vom Bankomaten zurück.
    Ich: Hier, bittesehr.
    Frau: Danke. Bitte diese Bestätigungen gut aufbewahren, sonst könnten Sie Probleme bekommen. Könnte ich vorsichtshalber noch Ihre Telefonnummer haben?
    Ich: 349 xxx xxxx
    Frau: Danke. Schönen Tag.
    Ich: Das wird sich wohl nicht mehr ausgehen heute mit dem schönen Tag.

     

    5. Akt
    4. Oktober 2016 – Agentur der Einnahmen, Brixen

    Frau: Was hätten Sie gebraucht?
    Ich: Könnten Sie mir bitte diese Auszahlungsbescheide erneuern. Die sind abgelaufen.
    Frau: Das geht leider nicht. Das wird jetzt übertragen. Sie müssen warten, bis Sie neue Bescheide bekommen.
    Ich: Aber die sind doch von Ihnen. Agentur der Einnahmen.
    Frau: Ja. Aber das kann nur “Grande Fratello” in Rom.
    Ich: Was soll ich dann tun?
    Frau: Einfach warten. Oh, die sind gestern abgelaufen. Das kann dann etwas dauern. Aber warum machen Sie das überhaupt über die Post? Warum geben Sie mir nicht einfach Ihre IBAN?
    Ich: Geht das auch? AT79 xxx xxx xxx xxx.
    Frau: Achso. Das ist eine ausländische IBAN. Das geht dann natürlich nicht. Sie müssen also doch auf die Bescheide per Post warten.
    Ich: Ok.
    Frau: Sie müssen nur aufpassen, dass Sie die Frist nicht ein zweites Mal versäumen. Denn dann müssten Sie gesondert um Auszahlung ansuchen und das wird kompliziert.
    Ich: Was Sie nicht sagen.

     

    Epilog
    4. Oktober 2016 – Südtiroler Sanitätsbetrieb, Brixen

    Ich: Hier ist meine EEVE. Könnten Sie mir nachschauen, ob meine Kinder Anspruch auf Ticketbefreiung (sic!) haben?
    Frau: Ich brauche die Steuererklärung.
    Ich: Moment. Hier bitte!
    Frau: Was war denn Ihr Bruttofamilieneinkommen 2015?
    Ich: Das weiß ich nicht auswendig. Das müsste doch in der Steuererklärung stehen.
    Frau: Sie liegen mit Ihrem Einkommen ein paar Hundert Euro über dem Grenzwert. Tut mir leid.
    Ich: Vielen Dank. Auf Wiedersehen.

    Siehe auch: 01 02 03 04 05



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  • Non possiamo chiedere di pronunciare correttamente un toponimo tedesco.

    Il presidente della sezione sudtirolese del CAI, Claudio Sartori, fa sapere — siamo nel 2016! — che bene ha fatto Ettore Tolomei e bene ha fatto il regime fascista a inventare e imporre i toponimi pseudo-italiani in Sudtirolo.

    Secondo Sartori e i suoi infatti

    i turisti, quando si perdono o sono in difficoltà in montagna, non riescono nemmeno a pronunciare bene un toponimo in tedesco e si fa una grandissima fatica a geolocalizzarli. Capita, non di rado, anche di sbagliare valle.

    In situazioni concitate a chi ha bisogno di aiuto non possiamo chiedere di pronunciare correttamente un toponimo tedesco.

    È dunque facile dedurre che, mentre in tutto il mondo le imposizioni toponomastiche si stanno abolendo, qui da noi, se non ci fossero, bisognerebbe addirittura inventarle. Non possiamo mica chiedere di pronunciare un toponimo tedesco.

    Evidentemente i turisti che vengono qui da noi sono più scemi di quelli che si recano nei Paesi Baschi, in Bretagna, in Austria e in tutti quei posti dai toponimi — già: «impronunciabili».

    Vedi anche: 01 02 03 04 05 06



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  • Keine Verbrecherinnen.
    Quotation

    Autor:a

    ai

    |

    5 Comentârs → on Keine Verbrecherinnen.
    Quotation

    Es ist eine Ehre, von spanischen Institutionen dafür angeklagt zu werden, dass ich auf die Bevölkerung gehört habe.

    Artur Mas, katalanischer Präsident a. D., zur Nachricht, dass die Staatsanwaltschaft gegen ihn und zwei Ministerinnen seiner Regierung wegen des partizipativen Selbstbestimmungsreferendums vom 9. November 2014 zehn Jahre Ausschluss von öffentlichen Ämtern fordern werde.

    Mas erinnerte daran, dass »neun katalanische Staatsanwälte« keinen Anlass zur Eröffnung eines Verfahrens gegen ihn gesehen hatten, woraufhin — auf einen Wink der Madrider Zentralregierung — der spanische Generalstaatsanwalt aktiv wurde.

    Wir sind keine Verbrecher, wir sind Demokraten.

    — Artur Mas

    Dass die Stellvertreterin von Premierminister Rajoy, Soraya Sáenz de Santamarí­a, in einer ersten Stellungnahme eine Vorverurteilung von Mas vornahm, quittierte dieser damit, dass er die Gewaltenteilung in Spanien in Frage stellte und ein derartiges Verhalten in die Nähe des Franco-Regimes rückte.



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