Autorinnen und Gastbeiträge →

  • Widersprüche.
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    0 Comentârs → on Widersprüche.
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    Der Zentralstaat will die Unabhängigkeit Kataloniens nicht anerkennen. Gleichzeitig will er dafür sorgen, dass Katalonien aus der EU fliegt. Es wäre aber sonderbar, dass ein Staat eine seiner eigenen Regionen aus der EU werfen lässt — also wäre der Rauswurf Kataloniens auf Betreiben Spaniens automatisch auch die Anerkennung unserer Unabhängigkeit.

    Alfred Bosch, Abgeordneter der Republikanischen Linken Kataloniens (ERC) zum spanischen Kongress, im Rahmen der Talksendung »El Cascabel« vom 10.06.2014 im ultrakonservativen spanischen Fernsehsender 13TV. Sinngemäße Wiedergabe.

    Siehe auch: 01 02



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  • 9N: Il nuovo ruolo dei comuni.

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    0 Comentârs → on 9N: Il nuovo ruolo dei comuni.

    Durante le ultime settimane ben 911 comuni catalani su un totale di 947 (pari a oltre il 96%), ivi inclusa Barcellona, hanno approvato una risoluzione di sostegno all’autodeterminazione preparata dall’Associazione dei Municipi Catalani (AMC) in collaborazione con l’Associazione dei Municipi per l’Indipendenza (AMI). Sabato scorso poi oltre novecento sindaci si sono diretti a Barcellona, passando prima per il municipio della capitale catalana e presentandosi successivamente al Palau de la Generalitat. Lì sono stati ricevuti dal presidente Artur Mas e gli hanno consegnato le risoluzioni approvate, in un atto storico e dal carattere celebrativo. Fuori dubbio, inoltre, il valore altamente simbolico del larghissimo sostegno di cui gode la consultazione sul territorio e in una maggioranza molto ampia della popolazione.

    AMI - 9O.

    Una copia di tutte le 920 risoluzioni sarà  ora inviata anche al premier spagnolo Mariano Rajoy, al presidente del Congresso dei Deputati di Madrid, al Segretario Generale delle Nazioni Unite, al presidente del Parlamento Europeo, al presidente del Consiglio dell’Unione e al presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker.

    Batlles - 4O.
    I sindaci davanti al Palau de la Generalitat.

    Lo straordinario e quasi unanime impegno dei comuni catalani per la consultazione sull’indipendenza ha nel frattempo fatto sorgere un’idea nuova per garantirne l’effettiva celebrazione. Ora che la Generalitat ha definito la domanda e le linee guida, se effettivamente la corte costituzionale desse un giudizio negativo sulla consultazione prima del 9 di novembre (9N), vietando al governo catalano di proseguire il percorso, potrebbero essere proprio i comuni a prendersene carico direttamente. Sarebbe molto più difficile — ecco la considerazione alla base di questa proposta — sospendere novecento amministrazioni comunali che destituire il governo catalano. Inoltre, si tratterebbe di un segnale «antidemocratico» ancora più forte, percepibile chiaramente anche all’estero.

    Il vecchio «piano B», quello di indire elezioni anticipate a carattere «plebiscitario», sta dunque per essere sostituito da quello più ampiamente democratico di un referendum consultivo effettuato sotto la regia dei comuni.

    Foto: Associació Catalana de Municipis.



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  • Convenzione e guerra civile.

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    8 Comentârs → on Convenzione e guerra civile.

    Il senatore Francesco Palermo (SVPD), intervistato da Luca Sticcotti per Salto, fa il punto della situazione sulla Convenzione che dovrebbe riformare l’autonomia. Dovrebbe.

    Sono due le affermazioni del senatore ad essere particolarmente interessanti:

    1. La trattativa finanziaria con lo stato e la definizione di nuove competenze verranno portate avanti indipendentemente ed al di fuori della Convenzione, che quindi si limiterà  a ridefinire questioni interne al Sudtirolo. I temi forti — e che ovviamente influenzano pesantemente anche la «politica interna» — rimarranno ancora una volta riservati ai soliti (e pochi) noti.
    2. Spiega inoltre il senatore che la proposta di M5S e Iniziativa per più democrazia di fare eleggere i membri della Convenzione

      porterebbe alla guerra civile o all’inutilità  assoluta. Ce l’abbiamo già  un organo elettivo e non vogliamo che succeda come in Venezuela quando Chavez fece eleggere oltre al parlamento anche l’assemblea costituente.

      Un’affermazione davvero stupefacente. Pur trovando, personalmente, assolutamente interessante sperimentare forme diverse di partecipazione rispetto a quella elettiva, discreditare una proposta più che legittima ricorrendo allo spettro della guerra civile è irricevibile e antidemocratico. Ne sanno qualcosa coloro che difendono l’autodeterminazione, ma ormai quella di offendere chiunque sostenga idee ’diverse’ sembra essere diventata una prassi normale e generalmente accettata.
      Interessante infine come il Sudtirolo — secondo alcuni — non sarebbe paragonabile a Scozia o Catalogna, mentre non sembrano esserci problemi a confrontarlo con realtà  remote (non solo geograficamente) come l’Ucraina e il Venezuela.

    Vedi anche: 01



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  • Il Veneto non si ferma.

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    2 Comentârs → on Il Veneto non si ferma.

    In seguito a una consultazione privata autogestita sull’indipendenza del Veneto dall’Italia, nello scorso mese di giugno il Consiglio Regionale del Veneto aveva deciso l’indizione di un referendum consultivo a carattere ufficiale. Secondo la legge approvata le cittadine ed i cittadini dovrebbero essere chiamati a decidere circa l’opportunità  di fondare una «Repubblica indipendente e sovrana».

    Referendum per l'indipendenza...

    Nonostante il governo romano ad agosto abbia deciso l’impugnazione del provvedimento dinnanzi alla corte costituzionale, la Regione per ora non sembra intenzionata a fermarsi. Ne è prova, fra le altre cose, la pubblicazione — avvenuta proprio questa settimana — di una scheda tecnica per il versamento di contributi volontari in favore del referendum, come previsto proprio dalla legge impugnata. Secondo quanto deciso dal Consiglio Regionale, infatti, una parte della somma necessaria all’effettiva celebrazione della consultazione potrebbe (e dovrebbe) provenire dalla stessa cittadinanza veneta e forse anche da qualche imprenditore favorevole all’autodeterminazione. Ad ogni modo, a scanso di dubbi, la scheda tecnica specifica anche che i contributi saranno restituiti se non sarà  possibile utilizzarli in favore dello scopo previsto.



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  • Forced to remain.
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    0 Comentârs → on Forced to remain.
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    After all, the days when people were forced to remain in a state against their democratic will are meant to be long behind us.

    Excerpted from an article (about Catalonia) by Wall Street Journal’s London based Matthew Lynn for the influential MarketWatch, 08.10.2014

    See also: 01 02 || 01 02



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  • TAZ: Die SVP und die Selbstbestimmung.

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    11 Comentârs → on TAZ: Die SVP und die Selbstbestimmung.

    Laut heutiger Tageszeitung:

    • war für Landeshauptmann Kompatscher der gestrige Selbstbestimmungsantrag »überflüssig wie ein Kropf«, »denn natürlich gelten die Menschenrechte auch für Südtirol«. Das sollte der Chef am besten seiner eigenen Partei sagen, die dies noch vor zwei Jahren en bloc abgelehnt hatte.
    • musste Oswald Schiefer in der Fraktionssitzung »ein Machtwort« sprechen, sonst hätten auch diesmal einige SVPler (zusammen mit den Grünen!) gegen das Menschenrecht gestimmt.
    • hat sich Thomas Widmann beim dritten Punkt (Ausübung der Selbstbestimmung) als einziger enthalten. Die übrige SVP hat geschlossen dagegengestimmt.
    • sagte Oswald Schiefer der Tageszeitung: »Wer weiß: Vielleicht machen wir ja 2020, also 100 Jahre nach der Abtrennung Südtirols von Österreich, selbst eine Abstimmung.« Das nennt man konsequent: Bedarf es für eine Abstimmung eines runden Jubiläums?
    • spielt der Landeshauptmann bezüglich Katalonien — wie schon Karl Zeller am ’Runden Tisch’ — mit falschen Zahlen. Auch er spricht davon, dass Katalonien nur 30% der Steuereinnahmen zurückbekommt, was selbst nach Angaben der Generalitat nicht der Wahrheit entspricht. Vielmehr zahlt Südtirol mittlerweile (pro Kopf) mehr an Rom, als Katalonien an Madrid.
    • sagt Kompatscher darüberhinaus, »für eine Abstimmung in Südtirol müsste Italien erst einmal eine Verfassungsänderung durchführen, bevor Verhandlungen darüber aufgenommen werden können«. Erstens ist dies falsch, denn verhandeln kann man auch ohne eine Verfassungsänderung — die Verfassung verbietet Verhandlungen nicht. Und zweitens wird Italien die Verfassung niemals ändern, solange keine Region den Anspruch anmeldet, eine Abstimmung abzuhalten. Die SVP trägt also aktiv dazu bei, dass sich die Bürgerinnen nicht äußern dürfen.


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  • Landtag doch für Menschenrechte.

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    11 Comentârs → on Landtag doch für Menschenrechte.

    Nach über zwei Jahren hat sich der Südtiroler Landtag heute wieder mit dem Thema Selbstbestimmung befasst und dabei die Gelegenheit wahrgenommen, zwei skandalöse Fehlentscheidungen von damals zu korrigieren.

    Dass die Abtrennung Südtirols von Österreich vor bald 100 Jahren ein Unrecht gewesen sei, hatten im Mai 2012 noch 22 (gegen zwölf) Abgeordnete abgelehnt, während dieser Aussage heute 31 Landtagsabgeordnete (also 97%) zustimmten. Allein der Postfaschist Urzì (wer sonst?) blieb bei seiner ablehnenden Haltung. Die Annexion unseres Landes war für unser Landesparlament also noch 94 Jahre nach Ende des ersten Weltkriegs rechtmäßig, 96 Jahre danach hingegen nicht mehr. Besser eine verspätete als gar keine Einsicht, möchte man sagen.

    Spannender wird es beim Selbstbestimmungsrecht der Völker: Mit elf Ja- und 24 Gegenstimmen hatte der Landtag diesen in den Menschenrechtspakten enthaltenen Grundsatz vor zwei Jahren abgelehnt. Man muss es sich wirklich auf der Zunge zergehen lassen: Ein demokratisches Parlament lehnt ein Menschenrecht ab, und das nur, weil der Antrag von der »falschen« Partei kam. Heute besann man sich eines besseren und nahm auch diesen Punkt mit 26 Ja- und sechs Gegenstimmen an, womit eine schwarze Seite der Südtiroler Demokratie beendet wurde. Nun hebt sich unser Land sogar wieder von Nordkorea, China und Iran ab.

    Gegen das Selbstbestimmungsrecht der Völker stimmten auch diesmal wieder die Südtiroler Grünen, die dies (Brigitte Foppa) unter anderem damit begründeten, dass sie den »Volks«-Begriff nicht mögen. Dann sind sie wohl auch gegen das Völkerrecht, Volksabstimmungen und fahren grundsätzlich keinen Volkswagen.

    Wie vor zwei Jahren lehnte es der Südtiroler Landtag auch diesmal ab, das Selbstbestimmungsrecht auszuüben respektive mit dem italienischen Staat in entsprechende Verhandlungen zu treten. Dies sei nicht realistisch, verlautete es einmal mehr aus der SVP, die somit hierzulande jene Rolle einnimmt, die andernorts die Zentralstaaten übernehmen müssen. Philipp Achammer (SVP) sagte, für seine Partei sei die Autonomie nicht am Ende — nur: ob es auch die Südtirolerinnen und Südtiroler so sehen, will man offenbar erst gar nicht wissen.



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  • Das nächste wertlose Abkommen?

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    2 Comentârs → on Das nächste wertlose Abkommen?

    Während uns der italienische Staat Milliarden schuldet, die er uns illegal abgezwackt hat — es verstößt (unter anderem) gegen das Mailänder Abkommen — wollen Landesregierung und SVP-Parlamentarier in Rom schon wieder ein neues Finanzierungsmodell aushandeln. Unter normalen Verhältnissen müsste die Voraussetzung für eine derartige Neuverhandlung die Beseitigung der bestehenden Schieflage sein, doch von einer derartigen Lösung ist bislang nichts zu vernehmen. Stattdessen klagt das Land Südtirol in rund einem Dutzend Fällen gegen den Zentralstaat und weiß bereits aus Erfahrung, dass dies — außer Spesen — ohnehin nichts bringt. Bereits in Vergangenheit überwies Rom trotz eindeutiger Gerichtsurteile die geschuldeten Beträge nicht. Dabei nutzt der Staat die Gelder nicht einmal, um seine eigene finanzielle Schieflage in Ordnung zu bringen, sondern verprasst das Geld wie eh und je. Auf dieser erfreulichen Grundlage soll also ein Nachfolgemodell zum weitgehend gescheiterten Mailänder Abkommen entstehen, welches zum Zeitpunkt seiner Unterzeichnung noch in höchsten Tönen gepriesen wurde.

    So erklärten die Experten Erich Thöni und Klaus Rier noch 2011 dem Tagblatt Dolomiten gegenüber, dass das Mailänder Abkommen »die finanzielle Unabhängigkeit Südtirols vom Ermessen der römischen Zentralregierung weiter ausbaut«. Genau das Gegenteil war der Fall.

    Wie SVP-Senator Zeller unlängst Südtirol Online mitteilte, will sich der Staat diesmal zusätzlich zur einmal vereinbarten Summe gar noch 100 Millionen für Notfälle sichern, etwa »für ein Erdbeben oder eine Finanzkrise«. Das ist dreimal so viel, wie nötig wäre, um die drei Kleinspitäler in Schlanders, Sterzing und Innichen mit dem gewohnten Leistungsumfang offen zu halten — weil sich der Vergleich gerade anbietet. Dass die 100 Millionen »im Falle einer Finanzkrise« fällig wären klingt wie Hohn, denn der Staat steckt seit 2007 in einer tiefen Krise und gerade wieder in einer Rezession. Dann kann man Rom das Geld auch gleich schon überweisen, anstatt den Steuerzahler und das Land erneut an der Nase herumzuführen.

    Doch damit nicht genug: Unisono sagen Landeshauptmann Arno Kompatscher und Senator Zeller (beide SVP), conditio sine qua non für die Unterzeichnung eines neuen Abkommens sei die Einbindung der österreichischen »Schutzmacht« und somit die internationale Verankerung. Man ist sich also (trotz gegenteiliger Beteuerungen) bewusst, dass man es in Rom mit notorischen Vertragsbrechern zu tun hat, denen man nur noch trauen kann, wenn man sich Hilfe von Außen holt. Nur gut, dass noch vor kurzem behauptet wurde, die Schutzmachtfunktion sei obsolet, wo man heute schon wegen eines fünf- bis zehnjährigen Finanzierungsabkommens quasi einen völkerrechtlichen Vertrag abschließen muss, weil sich Italien sonst nicht daran hält. Dabei gibt die SVP implizit auch noch zu, dass die einzige Möglichkeit, Italien zur Einhaltung seiner Verpflichtungen anzuhalten, die Unterstützung durch einen Staat ist, während man die Staatlichkeit, die uns (Ver-)Handlungssicherheit gäbe, für Südtirol selbst vehement ablehnt.

    Doch noch sträubt sich Italien offenbar dagegen, Wien in die Verhandlungen miteinzubeziehen. Dies begründete Senator Zeller im TAZ-Interview vom 3. Oktober folgendermaßen:

    Natürlich will die Regierung das Level der Bindewirkung so gering wie möglich halten.

    Wenn dies »natürlich« ist, stellt sich aber doch die Frage, warum man mit einem derartigen Vertragspartner überhaupt noch verhandelt. Welche Zukunft können eine Autonomie und ihre längst überfällige Weiterentwicklung in einem staatlichen Gebilde haben, das offenbar jeder Vertrauenswürdigkeit entbehrt — und das sogar, während angeblich »autonomiefreundliche« Regierungen am Werk sind?

    Siehe auch: 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10



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