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  • Kleinstaaten wirtschaftlich erfolgreicher.

    Die Wirtschaft der kleinen Staatsgebilde kommt mit den Herausforderungen der globalisierten Welt besser zurecht, als jene größerer Länder wie Frankreich oder Großbritannien. Zu diesem Schluss kommt eine Studie der Harvard-Universität, welche vom Wirtschaftsforscher Adam Price durchgeführt wurde. Darin wird hervorgehoben, dass die durchschnittliche Wirtschaftssituation von Kleinstaaten im Beobachtungszeitraum (1996-2007) wesentlich besser war, als in größeren Staaten. Selbst im Krisenzeitraum 2008-2010 hätten Kleinstaaten im Schnitt besser abgeschnitten, als ihre großen »Brüder«.

    Laut Price sind für dieses Ergebnis vor allem drei Faktoren ausschlaggebend: (1) Kleinstaaten sind aufgrund ihres kleinen Binnenmarktes von Natur aus exportorientiert, (2) sie verfügen über einen besseren gesellschaftlichen Zusammenhalt und sind daher leichter regierbar, (3) ihre geringe Größe erleichtert die rasche Anpassung an sich immer wieder ändernde Rahmenbedingungen.

    Die Studie beinhaltet außerdem einen Vergleich zwischen Luxemburg und dem Saarland sowie eine Prognose für ein unabhängiges Wales im Vergleich zur heutigen Situation.

    Cëla enghe: 01 02



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  • Private können alles besser. Oder?

    Privat statt Staat: Die ZDF-Sendung Frontal21 über den Irrweg PPP (Public Private Partnership), der auch in Südtirol begangen wurde — etwa mit dem Bau der neuen Rittner Bahn. Zudem droht in Italien demnächst die Privatisierung der Wasserversorgung.



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  • RFI-Zermürbungstaktik.
    Ein Schritt nach vorn und zwei zurück

    Vor etlichen Monaten gab es bei den Fahrplananzeigen an Südtirols Bahnhöfen ein »kleines Problem«: die Destination Meran wurde ausschließlich als »Merano« angezeigt. Nach mehreren Reklamationen wurde dies irgendwann in Ordnung gebracht. Einige Monate später war das gleiche Problem wieder da — und heute habe ich am Bahnhof Brixen entdeckt, dass plötzlich alle Destinationen nur noch mit deren italienischer Bezeichnung angeführt werden. Entgegen jeder internationalen Gepflogenheit sogar der Münchner Hauptbahnhof. Ein Schelm, wer Böses dabei denkt (und wer das womöglich mit den hysterischen Reaktionen wegen der AVS-Wegweiser vergleicht).

    Für diese chronischen Missstände ist der Schienennetzbetreiber RFI (Staatsbahn-Gruppe) verantwortlich. Und vermutlich wird man so lange um jede Kleinigkeit kämpfen müssen (Sisyphosarbeit im wahrsten Sinne), bis irgendwann hoffentlich das Land den ganzen Laden übernimmt.

    Cëla enghe: 01 02 03 || 01 02 03 04 05



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  • Grenze außen, Grenzen innen.

    Nach ihrem heutigen Treffen in Rom fordern Silvio Berlusconi und Nicolas Sarkozy die Europäische Union auf, das Schengen-Abkommen mit Mechanismen auszustatten, die seine zeitweise Aussetzung erleichtern. Grund ist die Ankunft von 26.000 Geflüchteten aus Nordafrika, wo eine beispiellose Revolutionswelle stattfindet.

    Diese Anzahl, die weniger als 0,05% der italienischen Gesamtbevölkerung ausmacht, hat zu unverhältnismäßigen Reaktionen geführt: Italiens Innenminister Roberto Maroni von der ausländerfeindlichen Lega Nord spielte die Situation künstlich hoch, um ein Eingreifen der EU zu erzwingen. Zudem stellte Italien den Flüchtlingen Visa für den Schengenraum aus, um ihre Weiterreise in andere Länder zu fördern.
    Gleichzeitig konzentrierten sich die anderen EU-Länder im großen und ganzen darauf, Gründe zu suchen, warum sie den Flüchtlingen keinen Aufenthalt genehmigen möchten. All diese Reaktionen sind angesichts der Dramen, aber auch der großartigen positiven Entwicklungen, die unweit der EU-Außengrenzen stattfinden, ein echtes Trauerspiel.

    Im Kleinen hat sich dieses Trauerspiel übrigens auch in unserer »Euregio« abgespielt, wo sich Südtirol schwergetan hat, einige wenige Geflüchtete aufzunehmen. Wo der Nordtiroler Landeshauptmann sofort Grenzkontrollen gefordert hat. Und wo wir jetzt womöglich noch deutlicher als bisher erleben werden, wie sehr die Grenze noch vorhanden ist — insbesondere, wenn sich Berlusconi und Sarokzy mit ihrem Vorstoß durchsetzen können.



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  • Marcare il territorio.

    Segnaletica di montagna (monolingue italiana) in Svizzera

    L’accusa mossa all’AVS, ma anche alla SVP, nella discussione sui segnavia era quella di voler marcare il territorio — di volerlo rendere esclusivamente «tedesco» negando l’esistenza di una toponomastica italiana. Questa accusa può avere un senso solamente se attribuiamo ai nomi dei luoghi una valenza «linguistica» che di per sé non hanno: Distinguendo tra nomi «storici» e «invenzioni» (o cercando un metodo analogo) sarebbe stato possibile imboccare una strada che evidenziasse una dicotomia tra «democrazia» e «totalitarismo» invece di quella meramente emozionale tra «tedesco» e «italiano». Da quel che apprendiamo dai giornali invece, la commissione istituita in seguito al — pessimo — accordo tra Durnwalder e Fitto ha optato per mantenere la toponomastica all’interno del discorso «etnico», dando credito a coloro che vogliono perpetuare la contrapposizione.

    Preso atto di quella che si annuncia come una totale riconferma dell’opera nefasta di Ettore Tolomei, il Landeshauptmann ha ora proposto che i nuovi cartelli siano realizzati in metallo, color giallo e alcune indicazioni comuni (malga, rifugio…) sostituite da pittogrammi, in modo da evitare un eccessivo sovraccarico di informazioni. Una soluzione che sarebbe un sostanziale adeguamento agli standard internazionali (cfr. foto).

    Non solo le destre italiane, ma anche l’UDC e il CAI, hanno reagito con un secco rifiuto, perché i pittogrammi farebbero «diminuire l’italiano» sui cartelli. Ovviamente è vero, ma diminuirebbero in egual misura anche le indicazioni in tedesco.

    Si scopre così che l’intento del CAI non era quello di ottenere la parità tra le lingue, ma quella di marcare il territorio. In realtà è solo una conferma.



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  • Scozia: SNP vicino alla maggioranza assoluta.

    Un sondaggio del quotidiano britannico «The Times» vede gli indipendentisti scozzesi a un passo dalla maggioranza assoluta al Parlamento di Holyrood.

    Tale risultato sarebbe sufficiente a garantire l’indizione di un referendum sull’autodeterminazione.

    Gli indipendentisti dell’SNP, attualmente già  al governo in Scozia, sarebbero gli unici ad aumentare i consensi tra tutti i partiti rappresentati al parlamento regionale. Secondo un sondaggio effettuato per conto del quotidiano londinese, nel voto per circoscrizioni (elezione diretta dei candidati) l’SNP otterrebbe la fiducia del 45% degli elettori, mentre a livello regionale (voto di lista) raggiungerebbe il 42%. Più si avvicina l’appuntamento con le urne, più le quotazioni dell’SNP salgono.

    Se il risultato di quest’inchiesta si confermasse alle elezioni del prossimo 5 maggio, Alex Salmond, attuale primo ministro scozzese, resterebbe in sella e sarebbe anche nelle condizioni di indire il tanto agognato referendum sul distacco della Scozia dal Regno Unito. La consultazione figurava già  nell’attuale programma di governo, ma l’SNP non è stato in grado di raggiungere la maggioranza parlamentare sufficiente ad indirla: solo i Verdi si erano detti disposti a sostenere l’iniziativa, mentre laburisti, conservatori e lib-dem hanno rifiutato la collaborazione, pur accettando che, qualora gli indipendentisti raggiungessero la maggioranza necessaria, il referendum si dovrebbe celebrare e che il risultato andrebbe rispettato.

    Secondo le ultime stime, gli elettori sarebbero pronti a concedere questo mandato all’SNP, che col risultato prospettato conquisterebbe 61 seggi, ben 14 in più rispetto alle ultime elezioni. Col sostegno dei Verdi sarebbe dunque in grado di lanciare la consultazione.



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  • Ambiente? Non competenti.

    I nostri politici amano raccontarci che al Sudtirolo mancano pochissime competenze per giungere a un’autonomia totale. Qualche mese fa fu il parlamentare Karl Zeller ad affermare che le prerogative dello stato erano ormai pochissime, tra cui la previdenza sociale e la polizia. Ora però la corte costituzionale ha scardinato una legge provinciale sulla protezione ambientale, e nel farlo ha affermato chiaro e tondo che il Sudtirolo non ha nessuna competenza in materia. Cito dalla sentenza (151/2011):

    In definitiva, l’art. 4 della legge prov. Bolzano n. 6 del 2010, nel disciplinare in generale la tutela di specie animali […] invade la sfera di competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, di cui all’art. 117, secondo comma, lettera s), Cost., che trova applicazione anche nei confronti delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome, in quanto tale materia non è compresa tra le previsioni statuarie riguardanti le competenze legislative, primarie o concorrenti, regionali o provinciali.

    Sottolineato da me.

    Le uniche materie in qualche modo «ambientali» nelle quali il Sudtirolo può legiferare, sono i parchi naturali provinciali, la caccia e la pesca, ma anche in questi casi la competenza rimane subordinata al rispetto dei principi generali dell’ordinamento e le norme fondamentali di riforma economica e sociale.

    Per queste e altre ragioni con la sentenza in merito vengono censurate quelle parti della legge provinciale nelle quali si designano le specie protette, si definiscono limiti di raccolta dei funghi divergenti dalla legislazione nazionale, si attribuiscono all’amministrazione provinciale la potestà  decisionale sulle deroghe o i rapporti con la Commissione europea.

    Insomma, possiamo tranquillamente affermare che l’autonomia non ci consente nemmeno di regolamentare indipendentemente la raccolta dei funghi.



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  • CAI und Adesc Alt.

    Der CAI Südtirol, insbesondere sein Bergrettungsdienst CNSAS, benützt im Ladinischen konsequent die Landesbezeichnung Adesc Alt (s. Bild). Nachdem ich festgestellt hatte, dass dieser Name in keinem Ladinischwörterbuch aufscheint (weder SPELL/Ladin Dolomitan, noch im Grödner oder Gadertaler Wörterbuch) habe ich beim dafür zuständigen Istitut Ladin Micurà de Rü nachgefragt.

    Von dort hat mir Herr Leander Moroder, seit 1993 Leiter des Instituts, höchstselbst bestätigt, dass Adesc Alt keine allgemein gebräuchliche Bezeichnung, sondern eine sprachwissenschaftlich nicht akzeptable wörtliche Übersetzung des Italienischen Alto Adige sei. Eine sprachlich mögliche, aber nicht verwendete Variante zu Südtirol/Sudtirol sei Tirol dl Sud.

    Der CAI macht also einen politisch-ideologischen Gebrauch der Landesbezeichnung und treibt damit das Werk von Tolomei auf die Spitze. Seinen Willen, den Namen Tirol aus dem öffentlichen Bewusstsein zu tilgen, führt der Alpenclub zumindest im Ladinischen (und im Italienischen) konsequent zu Ende. Die Bezeichnung ist übrigens auch auf dem Webauftritt des CNSAS stets präsent.


    In den ladinischen Tälern beschildert der CAI auch zu einem erheblichen Teil die Wanderwege ausschließlich Italienisch oder Italienisch/Deutsch, und lässt somit das Ladinische sehr häufig unter den Tisch fallen. Schenkt man der von der Tageszeitung A. Adige gestern veröffentlichten Liste [hier herunterladen] Glauben, haben die staatlichen Polizeikräfte neben einnamig deutschen auch einnamig ladinische Wegweiser beanstandet (!!). Einnamig italienische Schilder scheinen darin jedoch keine auf — obwohl sie nachweislich existieren. Das wäre einmal mehr Beweis dafür, dass (angebliches oder reales) Unrecht nur geahndet wird, wenn es zu Lasten der Staatssprache geht: Keine gute Voraussetzung für ein entspanntes Miteinander und für die Glaubwürdigkeit der Institutionen.

    Cëla enghe: 01



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