Autorinnen und Gastbeiträge →

  • Die TT-Umfrage.

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    13 Comentârs → on Die TT-Umfrage.

    Kürzlich hat die Tiroler Tageszeitung eine vielbeachtete Repräsentativumfrage veröffentlicht, in der 500 Nord- und Osttiroler nach ihrer Einstellung zu einer Wiedervereinigung mit Südtirol befragt wurden. Rund die Hälfte sprach sich für eine derartige Lösung aus, 36% waren dagegen.

    Interessanter als das beachtliche Gesamtergebnis sind aber einige Teilaspekte der Umfrage. So ist die Zustimmung zu einer Wiedervereinigung im Vergleich zum Vorjahr um etwa 4 Prozentpunkte angestiegen.

    Eine Betrachtung nach Gruppen fördert noch weitere interessante Erkenntnisse zutage:

    1. Besonders stark ist die Zustimmung unter den Jungen. Bei den 15-29-Jährigen sprechen sich ganze 71% für eine Wiedervereinigung aus. Dies zeigt, dass das Thema nicht wegsterben, sondern in Zukunft vermutlich noch stärker präsent sein wird, als heute. Dem Gefühl nach ist auch in Südtirol das Thema Unabhängigkeit gerade bei jungen Menschen stark im Aufwind.
    2. Nach Bezirken betrachtet liegt das Oberland mit 67% Befürwortern klar vor dem Unterland und Schlusslicht Innsbruck Stadt/Land.
    3. Was mich am meisten erfreut, ist, dass die Zustimmung bei sozialdemokratischen Wählern höher ist (59%) als bei den Konservativen (ÖVP-Wähler: 55%). Dies unterstreicht einmal mehr, dass es sich weltweit bei der Selbstbestimmung um eine eher linke Thematik handelt. Die Südtiroler Linken sind diesbezüglich eine Ausnahme. Noch.


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  • Dem André sein Deppenapostroph.

    Autor:a

    ai

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    9 Comentârs → on Dem André sein Deppenapostroph.

    Ganz selbstbewusst präsentiert sich der Sandwirt als Hofer’s Geburt’s-Hau’s. So »deutsch« geht Südtirol tatsächlich ins Hoferjahr 2009. Und so blamabel.



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  • Gesamttiroler Gesamtgesellschaft.

    Autor:a

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    2 Comentârs → on Gesamttiroler Gesamtgesellschaft.

    Ich mache auf den beachtlichen Leitartikel von Norbert Dall’Ò in der aktuellen ff aufmerksam und danke Valentin[o] für den Hinweis:

    Landesüblich 2009

    Der Festumzug zum Tiroler Gedenkjahr wirft reizvolle Fragen auf: Was ist die Visitenkarte unseres Landes? Wer ist würdig und wer nicht, durch die Straßen von Innsbruck marschieren zu dürfen?

    Beim Gedenkjahr 2009 sollen Geschichte, Gegenwart und Zukunft verbunden und dabei alle Bürger einbezogen werden.” Dieses Versprechen von Landeshauptmann Luis Durnwalder im November vergangenen Jahres machte Hoffnung. Wenn “alle Bürger” miteinbezogen werden, dann darf auch ich mich angesprochen fühlen. Dann dürfen sich nicht nur die Schützen auf den Landesfestumzug freuen, sondern auch die Studenten unserer Universitäten. Dann wird nicht nur Bruno Hosp um einen Beitrag gefragt, sondern sicher auch Hans Heiss. Dann werden vor oder hinter der rosengeschmückten Dornenkrone die Gewerkschafter, die Arbeiter der Industriezonen, ja vielleicht sogar eine Delegation der Tiroler Schwulen und Lesben mitmarschieren.

    Weiterlesen bei ff-Online.



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  • »Auguri presidente!«

    Autor:a

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    1 Comentâr → on »Auguri presidente!«

    Andreotti.

    Die Neue Südtiroler Tageszeitung (TAZ) gratuliert in ihrer heutigen Ausgabe Herrn Giulio Andreotti, italienischer Ministerpräsident a. D., zu seinem 90. Geburtstag. Dem »großen Freund Südtirols« [sowie zahlreicher Mafiabosse].

    Bei politischen Vertretern des Nachbarlandes schauen wir halt gern mal großzügig weg. Wohl bekomm’s!

    Aus Wikipedia:

    Rapporti con la mafia

    Andreotti è stato sottoposto a giudizio a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. Mentre la sentenza di primo grado, emessa il 23 ottobre 1999, lo aveva assolto perché il fatto non sussiste, la sentenza di appello, emessa il 2 maggio 2003, distinse il giudizio per i fatti fino al 1980 e quelli successivi, ha stabilito che Andreotti aveva «commesso» il «reato di partecipazione all’associazione per delinquere» (Cosa Nostra), «concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980», reato però «estinto per prescrizione». Per i fatti successivi alla primavera del 1980 Andreotti è stato invece assolto.

    L’ obiter dicta (parte di una sentenza che non “fa diritto”) della sentenza della Corte di Appello di Palermo del 2 maggio 2003, parla di «una autentica, stabile ed amichevole disponibilità  dell’imputato verso i mafiosi fino alla primavera del 1980».

    Interrogato dalla procura di Palermo il 19 maggio 1993, il sovraintendente capo della polizia Francesco Stramandino, dichiarò di aver assistito il 19 agosto 1985, in qualità  di responsabile della sicurezza dell’allora ministro degli Esteri Andreotti, ad un incontro tra lo stesso politico e quello che solo successivamente sarà  identificato come boss Andrea Manciaracina, all’epoca sorvegliato speciale e uomo di fiducia di Totò Riina.

    Lo stesso Andreotti ammise in aula l’incontro con Manciaracina, spiegando che il colloquio ebbe a che fare con problemi relativi alla legislazione sulla pesca.

    La sentenza di primo grado definì «inverosimile» la «ricostruzione dell’episodio offerta dall’imputato». Pur confermando che Andreotti incontrò uomini appartenenti a Cosa Nostra anche dopo la primavera del 1980, il tribunale stabilì che mancava «qualsiasi elemento che consentisse di ricostruire il contenuto del colloquio». La versione fornita dall’onorevole Andreotti, secondo il tribunale, potrebbe essere dovuta «al suo intento di non offuscare la propria immagine pubblica ammettendo di avere incontrato un soggetto strettamente collegato alla criminalità  organizzata e di avere conferito con lui in modo assolutamente riservato».

    Sia l’accusa sia la difesa presentarono ricorso in Cassazione, l’una contro la parte assolutiva, e l’altra per cercare di rifiutare la prescrizione e consentire di indagare a fondo (come potè fare solo il giudice di primo grado). Tuttavia la Corte di Cassazione il 15 ottobre 2004 rigettò la richiesta di poter rifiutare la prescrizione (possibile solo nel processo civile) confermando la prescrizione per qualsiasi ipotesi di reato prima del 1980 e l’assoluzione per il resto.

    Nella motivazione della sentenza di appello confermata dalla cassazione si legge (a pagina 211):

    »Quindi la sentenza impugnata, al di là  delle sue affermazioni teoriche, ha ravvisato la partecipazione nel reato associativo non nei termini riduttivi di una mera disponibilità , ma in quelli più ampi e giuridicamente significativi di una concreta collaborazione.«
    Se la sentenza definitiva fosse arrivata entro il 20 dicembre 2002 (termine per la prescrizione), Andreotti avrebbe potuto essere condannato in base all’articolo 416, cioè all’associazione “semplice”, poiché quella aggravata di stampo mafioso (416-bis) fu introdotta nel codice penale soltanto nel 1982, grazie ai relatori Virginio Rognoni (Dc) e Pio La Torre (Pci). Ancora oggi il dibattito sulla portata delle affermazioni è aperto soprattutto nella logicità  del teorizzare una volontaria partecipazione al fenomeno mafioso sino ad una data certa. Stesso fenomeno la cui appartenenza è fuori discussione da una certa data (il 1980) in poi. C’è da specificare che gli ultimi governi Andreotti vararono (con la firma dello stesso Presidente) alcuni tra i più importanti strumenti legislativi proprio per contrastare il fenomeno mafioso (v. i decreti Andreotti-Martelli e Andreotti-Falcone).

    Ai fini di una valutazione più approfondita, anche sul piano storico, bisogna tenere presente che la Cassazione in più punti sottolinea le differenti ricostruzioni fornite dalla Corte d’Appello. In particolare in due passi della sentenza afferma:

    “al termine di questo articolato excursus, il Collegio ritiene di dover riprendere l’osservazione iniziale: i giudici dei due gradi di merito sono pervenuti a soluzioni diverse; non rientra tra i compiti della Corte di Cassazione, come già  reiteratamente precisato, operare una scelta tra le stesse perché tale valutazione richiede l’espletamento di attività  non consentite in sede di legittimità ”

    “La ricostruzione dei singoli episodi e la valutazione delle relative conseguenze è stata effettuata in base ad apprezzamenti e interpretazioni che possono anche non essere condivise e a cui sono contrapponibili altre dotate di uguale forza logica, ma che non sono mai manifestamente irrazionali e che, quindi, possono essere stigmatizzate nel merito, ma non in sede di legittimità .

    La Cassazione, come risulta dai passi citati, afferma che rispetto a quella della Corte d’Appello sono possibili altre interpretazioni “dotate di uguale forza logica”, pur non potendo per questo cassare la sentenza d’appello in quanto ciò richiederebbe un giudizio di merito che è sottratto alle competenze della Suprema Corte, giudice della sola legittimità  delle sentenze.

    Quindi non avendo la possibilità  di annullare la sentenza in appello la Cassazione ammette “molto forzatamente” un giudizio di “non assoluzione” per il reato prescritto di associazione mafiosa ( fino al 1980 ), come alcuni giornalisti fanno notare.

    Siehe auch: [Y]


    Medien/ Politik/ Recht/ · · · TAZ/ · · · Deutsch/

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  • Südtiroler — schreibt man groß!

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    5 Comentârs → on Südtiroler — schreibt man groß!

    Nein, das ist beileibe kein Anflug von Größenwahn, doch Südtiroler schreibt man immer groß. Als Substantiv (der Südtiroler) sowieso, und auch als Adjektiv. Mir mögen zwar mir sein, doch das gilt nicht nur für uns — sondern für alle Adjektive, die sich aus der schlichten Aneinanderkettung der geographischen Bezeichnung und dem Suffix -er ergeben.

    Ergo:

    Der Boz(e)ner Bürgermeister.
    Der Südtiroler Wein
    Die Tiroler Berge.
    Der Schweizer Käse.

    Aber:

    Der deutsche Politiker.
    Das österreichische Gesetz.
    Die italienische Spezialität.
    Die schweizerische Botschaft.



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  • Die Charta der Minderheitensprachen.

    Autor:a

    ai

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    1 Comentâr → on Die Charta der Minderheitensprachen.

    Die Europäische Charta der Regional- oder Minderheitensprachen, am 5. November 1992 vom Europarat beschlossen, ist ein leistungsfähiges Werkzeug des Minderheitenschutzes. Sie stellt zahlreiche konkrete Anforderung an den Umgang mit minoritären Sprachen, um deren Fortbestand und Entwicklung zu garantieren. Außerdem wird die Umsetzung in den jeweiligen Ländern periodisch strengsten Überprüfungen unterzogen.

    »Regional- oder Minderheitensprachen« sind laut Charta Sprachen, »deren Zahl kleiner ist als die der übrigen Bevölkerung des Staates« und »die sich von der (den) Amtssprache(n) dieses Staates unterscheiden«.

    Italien hat den Text erst im Jahr 2000 unterzeichnet, doch seitdem ist nichts mehr passiert: Regierungen egal welcher Couleur haben Ratifizierung und Umsetzung auf die lange Bank geschoben. Damit befindet sich die Halbinsel in Gesellschaft von Ländern wie Bosnien-Herzegowina, Russland, Adserbaidschan oder Minderheitenschutz-Verweigerer Frankreich [Liste].

    Für einen Staat, der sich für seinen Umgang mit Minderheiten gern selbst lobt, ist dies auf den ersten Blick sehr merkwürdig. Bei näherer Betrachtung der Materie und genauer Lektüre der Charta wird jedoch schnell klar, dass es mit dem Eigenlob schnell vorbei wäre, und sich Italien durch die Ratifizierung vielmehr den erhobenen Zeigefinger der internationalen Gemeinschaft einhandeln würde.

    Der letzte periodische Bericht über Spanien ist ein interessantes Fallbeispiel. Zunächst hat der Sachverständigenausschuss die Situation vor Ort bis ins Detail überprüft, dabei noch Informationen von Regierung, Opposition und NGOs eingeholt. Der Bericht gibt darüber Auskunft. Selbst in Regionen wie Katalonien und Baskenland, die für manche Lösungen in höchsten Tönen (u. a. als »best practice«) gelobt werden, wurden noch zahlreiche bisweilen stark verbesserungswürdige Zustände festgestellt und aufgezeigt. An die Zentral- und Autonomiebehörden ergehen konkrete Aufforderungen durch die Experten und das Ministerkomitee.

    Auch Südtirol würde meiner Einschätzung nach insgesamt nicht glänzend, aber — im Unterschied zu den meisten anderen Minderheiten in Italien — immerhin mehr als passabel abschneiden. Der Ruf der SVP nach einer raschen Umsetzung des Papiers ist jedoch nach anfänglichem Engagement längst verhallt. Ihren Einsatz hat die Sammelpartei seit Jahren vom tatsächlichen Interesse der Bevölkerung entkoppelt und die heutige Autonomie zum Paradies auf Erden erklärt. Eine realistische Einschätzung durch unabhängige Beobachter passt da nicht wirklich ins Konzept. Das eine oder andere hätten sie sicher auszusetzen an der angeblichen Modellautonomie. Noch stärker dürfte jedoch ins Gewicht fallen, dass der halbherzige Schutz der ladinischen Minderheit, einschließlich ihres hochgepriesenen Schulmodells, einer Überprüfung schwerlich standhalten könnte. Die Ladinerinnen wären hierzulande die großen Nutznießerinnen der Umsetzung der Charta durch Italien, und für die SVP wäre es womöglich eine unangenehme Entblößung.

    Brennerbasisdemokratie ruft sämtliche Parteien in Südtirol dazu auf, sich für die Umsetzung der Charta einzusetzen!

    Siehe auch: 01 02 03 04 05 06



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