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  • Sanità pubblica a confronto.

    Hanno preso 18 Paesi europei e li hanno messi a confronto, classificando tutte e 172 le regioni che li compongono. E l’amara verità per l’Italia è venuta a galla senza pietà: siamo decimi per la qualità della nostra sanità pubblica, undicesimi per i «particolari vantaggi» del Ssn, addirittura tredicesimi per l’equità nell’offerta dei servizi. Italia delle cure pubbliche sotto la metà classifica, insomma. Ma c’è di più, e di peggio. Nel ranking tra le 172 regioni europee piantiamo le bandierine (nere) da vergogna: Calabria ultima (172° posto) per i «particolari vantaggi» della sua offerta, terzultima (170ma) sia per qualità che per equità. E a far corona già giù nel ranking, ecco il Molise, la Campania, la Sicilia, la Puglia. […] Solo Bolzano guadagna stellette da (quasi) prima della classe: addirittura nona per la qualità, ma 22ma per i «vantaggi» che offre e poi però più in giù ancora, 50ma, per equità. Buoni (o medi) posti che conquistano in genere le regioni piccole del nostro Nord, con le grandi che soffrono di più. Anche le nostre eccellenze lombarde, emiliane, toscane, venete.

    QOG/Göteborg.

    Fonte: Il Sole 24ore su dati dell’Università di Göteborg (‘Quality of Government Institute’).

    Il Sudtirolo dunque, confrontato alle regioni italiane, è primo in tutti gli ambiti analizzati. Nonostante ciò lo stato italiano vuole imporci il suo «modello», spingendo per la chiusura degli ospedali minori, la riduzione del numero dei letti e via dicendo.

    Apparentemente falsa anche l’affermazione che l’obbligo di bilinguismo produrrebbe una sanità di bassa qualità, in quanto i medici migliori verrebbero scavalcati da quelli bilingui.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 || 01 02 03 04



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  • Tag+Nacht: Zuständigkeiten.

    Es handelt sich um zwei sehr wichtige Errungenschaften, die unsere autonomen Zuständigkeiten betreffen. Mit der Annahme unserer Anträge werden unsere Kompetenzen wieder hergestellt, so wie im Bozner Abkommen mit der Regierung Letta vereinbart. […] Südtirol [kann] jetzt im Bereich seiner Landesraumordnungsgesetzgebung die Gebäudeabstände wieder selbst regeln. Die zweite wichtige Errungenschaft [betrifft] die Wiederherstellung der Kompetenzen Südtirols für den Einzelhandel in den Gewerbezonen.

    — Sen. Karl Zeller (SVP)

    Quelle: Südtirol Online.

    Teil dieses Abkommens waren zwei kleine Bestimmungen, zwei Abänderungsanträge, die wir im »Decreto del Fare« eingefügt haben. Es geht […] auf der einen Seite um eine Ausnahme von den staatlichen Regelungen, was die Distanz zwischen den Gebäuden anbelangt und auf der anderen Seite auch [um eine] Ausnahmeregelung für die Liberalisierung der Geschäftszeiten. Das sind […] problematische Teile und wenn die als neue Kompetenz in Sachen Urbanistik auf der einen Seite und Handel auf der anderen […] präsentiert werden, dann ist das sicherlich falsch.

    E la stessa cosa vale per quanto riguarda due emendamenti che poi sono stati concretamente introdotti nel decreto «del fare», che attengono a un lato alle liberalizzazioni e dall’altro alle distanze dagli edifici. Questi sono due emendamenti che certamente non possono esaurire la questione molto più ampia della competenza provinciale che bisognerebbe acquisire o riacquisire a seconda dei temi in materia ad esempio di urbanistica e di disciplina del commercio. Se ci limitiamo a queste due cose, che sono espressione di interessi piccoli e corporativi e che si sono concretizzati in disposizioni che giuridicamente sono altamente problematiche, beh allora questo non è il modo di fare e il modo di gestire l’autonomia.

    – Sen. Francesco Palermo

    Quelle: Videoblog.
    Hervorhebungen:



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  • I Verdi catalani: Coinvolgere l’Europa.

    Joan Herrera, capo dei Verdi catalani, favorevole a chiedere aiuto all’Europa se il Congresso nega il referendum [sull’autodeterminazione].

    L’esponente ecosociale crede che se la richiesta si esprime «in maniera nitida, possiamo farcela».

    Il leader di ICV-EUiA (Verdi catalani), Joan Herrera, scommette sull’aiuto delle istituzioni europee se quelle spagnole negano il diritto a decidere e la possibilità  di organizzare una consultazione in Catalogna. L’esponente ecosociale ha fatto sapere che chiedere «protezione» all’Europa è un ulteriore passo fra quelli «che si dovranno fare» per «caricare di ragione» i catalani e costruire «un’ampia maggioranza» sociale e politica. «Bisogna seguire tutti i passi e dobbiamo esplorare tutte le vie». Fatta questa premessa, il coordinatore nazionale di ICV crede che la Catalogna debba continuare lungo il cammino verso il diritto a decidere.

    In questo senso, Joan Herrera pensa che «per il momento» quel che è necessario è «definire una road map e andare al Congresso [parlamento spagnolo, n.] a chiedere il referendum, con tutta la forza, tutta la leggittimità  e tutti i gruppi politici possibili». Detto questo, ha espresso la particolare speranza che di questo gruppo possa far parte anche il partito socialista PSC.

    Dopo, e partendo dal presupposto che «già  sappiamo che cosa succederà  al Congresso» se gli si chiede il referendum, il passo seguente sarà , per Herrera, quello di rivolgersi all’Europa. «Se ci rispondono di no andiamo a chiedere protezione all’Europa per esercitare questo diritto, che è democratico», ha spiegato. Secondo lui «si tratta di caricarci di ragione e per farlo abbiamo bisogno di una maggioranza ampia». «Se lo esprimiamo in maniera nitida, possiamo farcela».

    Nonostante tutto ha anche avvertito il Presidente della Generalitat, Artur Mas, che l’opzione di chiedere aiuto all’Europa dev’essere una richiesta collettiva e plurale e non un’adesione al governo. «Non siamo gli invitati di pietra in questo processo ed è ora che il governo [catalano] lo capisca. Né noi né la società . Tutte le forze e tutta la società  devono esserne protagonisti», ha sentenziato Herrera, aggiungendo che per rivolgersi all’Europa «non è sufficiente che Mas faccia e noi lo accompagniamo».

    Fonte: El Punt Avui
    Traduzione:

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06



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  • Südtirol Pur.

    Autor:a

    ai

    |

    3 Comentârs → on Südtirol Pur.

    In der heutigen FAZ-Onlineausgabe ist ein Artikel über Südtirol erschienen.

    Für den Leser gibt es nicht wirklich Neues zu erfahren, es wird zumindest versucht, ein relativ neutrales Bild von Südtirol zu zeichnen. Allerdings werden auch gerne Klischees verbreitet, so wurden als exemplarische Südtiroler einige Besucher der Gaststätte Nadamas vorgestellt, bei denen die Vorfahren aus Italien und Südtirol stammen und die Gespräche gemischtsprachig verlaufen. Als weiterer Südtiroler wird Elmar Thaler vorgestellt, wiederum ein aus meiner Sicht nicht unbedingt exemplarischer Südtiroler. Wie viel das mit der Realität in unserem Land zu tun hat, kann jeder selbst beurteilen.

    Eigenartigerweise wird als Titelbild Molveno in Trient abgebildet. Am Ende des Artikels kommt auch Arno Kompatscher zu Wort, der den »Freistaatgedanken« ablehnt und den Befürwortern vorwirft, die Sache nicht zu Ende zu denken:

    Die lügen sich in die Tasche. Denn bei einer Trennung müssten wir einen Anteil der Verschuldung übernehmen.

    Aber müssen wir das nicht sowieso?

    Cëla enghe: 01 02 03



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  • Bozner Fresszettel.

    Das Landespresseamt hat den Wortlaut des sogenannten Bozner Abkommens (aka Bozner Memorandum) zwischen Ministerpräsident Enrico Letta (PD) und Landeshauptmann Luis Durnwalder (SVP) veröffentlicht:

    II Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Presidente della Provincia di Bolzano

    – facendo seguito ai recenti incontri, impegni, contatti e corrispondenza intercorsi;

    – in ossequio alla storia, alla cultura, alla tradizione e vocazione autonomistica del territorio della Provincia autonoma di Bolzano, e alle ragioni dell’ancoraggio internazionale dell’autonomia speciale alla stessa riconosciuta,

    – allo scopo di rafforzare i momenti di collaborazione tra le istituzioni statali e provinciali, anche mediante l’individuazione di soluzioni propedeutiche alla cessazione del contendere in materia di finanza pubblica, commercio al dettaglio, urbanistica, produzione energetica e altre dinanzi alla Corte costituzionale, che rischiano di menomare l’azione amministrativa;

    convengono di attivare un’azione congiunta e programmata finalizzata a conseguire – in tempi rapidi:

    la nomina delle Commissioni paritetiche dei ‘sei’ e dei ‘dodici’ e il conseguente avvio dei loro lavori una proposta legislativa, nel rispetto della competenza statale, in materia di distanze minime tra i fabbricati e in materia di limitazioni all’esercizio di attività commerciali nel verde agricolo o alpino e nelle aree destinate all’insediamento di attività produttive.

    la possibilità, nell’ambito dei tavoli tecnici già attivati tra il Governo e le Regioni a statuto speciale,

    di prevedere in sede di revisione dell’IMU, la spettanza del gettito di tale imposta ai comuni siti nel territorio della provincia di Bolzano (e di Trento).
    un’applicazione coerente con i principi che hanno ispirato l’istituzione del Fondo per i Comuni Confinanti.

    la revisione della norma di attuazione in materia di Parco nazionale dello Stelvio in collaborazione con la Regione Lombardia.

    – nel medio termine

    la rivisitazione dell’Accordo di Milano finalizzata a rafforzare il ruolo delle due province autonome nella gestione delle entrate tributarie alla definizione delle forme e dei modi di compartecipazione al debito pubblico da parte delle due

    province autonome fermo restando che queste possano decidere autonomamente con quali concrete misure di risparmio vanno raggiunti gli obiettivi di risanamento dei conti pubblici.

    Al riguardo si dà atto, che per il 7 di agosto p.v. è convocato un incontro tecnico tra rappresentanti del MEF, degli Affari regionali e delle due province autonome per un primo approccio a tali problematiche, compreso il superamento del contenzioso già deciso e ancora pendente dinanzi alla Corte costituzionale.

    Anders als bei vorhergehenden Abkommen wurde diesmal gar keine deutsche Fassung mehr veröffentlicht. Doch was enthält der Zettel Konkretes? Eigentlich nichts, als ein paar politische Absichtserklärungen, worüber man sich ebenso (un)verbindlich in einem Telefongespräch oder in einer Mail hätte verständigen können. Irgendwo einklagbare Verpflichtungen ist der Ministerpräsident nicht eingegangen, dafür wird er zeitnah die Sechser- und die Zwölferkommission ernennen (wozu er ohnehin verpflichtet wäre) und einige Bereiche überprüfen und neu regeln (wie? wann? das bleibt offen). Lediglich, dass man sich morgen in Rom treffen wird, steht ausdrücklich drinnen — dass man aber für einen Termin bei den Ministerien ein Abkommen unterzeichnen muss, ist lachhaft.

    Unser Fazit: Wahlkampfgag, der einer näheren Überprüfung nicht standhält.

    Cëla enghe: 01 02



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  • Paket wird respektiert!
    Quotation

    “Die Regierung erkennt an, dass die Südtirol-Autonomie eine internationale Angelegenheit ist, was die Vorgängerregierung Monti bestritten hatte”, unterstrich Durnwalder. Es sei festgelegt worden, dass die Vereinbarungen des Paketes zu respektieren seien.

    Südtirol Online bezüglich des heute zwischen Premier Letta (PD) und Landeshauptmann Durnwalder (SVP) unterzeichneten Bozner Abkommens (aka Bozner Memorandum).

    Cëla enghe: 01



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  • Eine läppische Blondine.

    »Eine läppische Blondine«, das ist so ziemlich die einzige Beleidigung, die ich im Zusammenhang mit der Landtagskandidatur von Marie Måwe auf der Liste der SVP noch nicht gelesen habe. Dabei strotzen die Internetforen nur so vor rassistischen und autorassistischen, sexistischen und chauvinistischen sowie ausländerfeindlichen und antieuropäischen Aussagen. Aber alles der Reihe nach.

    Am 2. August gab die SVP bekannt, dass die vorgesehene Frauenquote nun erfüllt sei und Marie Måwe, eine aus Lappland stammende BLS-Angestellte, die nach wie vor schwedische Staatsbürgerin ist, für die Landtagswahlen kandidiert.

    Über die Hintergründe bzw. Hintergedanken von Seiten der SVP für diese auf den ersten Blick doch recht ungewöhnliche Kandidatur möchte ich gar nicht spekulieren. Auch nicht darüber, ob es geschickt ist, eine Kandidatin aufzustellen, die zum Zeitpunkt der Bekanntgabe noch nicht über die nötigen Voraussetzungen (italienische Staatsbürgerschaft) für eine Kandidatur verfügt. Wobei ich dazu sagen muss, dass ich auch im Sinne von diese Voraussetzungen — sprich die Koppelung des Wahlrechts an die Staatsbürgerschaft — nicht für der Weisheit letzten Schluss halte, sondern dies für mich eine Praxis darstellt, die es in einem vereinten Europa unbedingt zu überwinden gilt. Warum sollte jemand, der als Kind zweier Südtiroler in Schweden geboren wurde, jedoch kein Wort Deutsch oder Italienisch spricht und noch nie einen Fuß nach Südtirol gesetzt hat, für den Südtiroler Landtag wahlberechtigt sein und eine schwedische Staatsbürgerin, die seit sieben Jahren in Südtirol lebt und des Deutschen und Italienischen mächtig ist, nicht? Ich selbst werde mit Ausnahme von Gemeinderatswahlen auch nie — weder aktiv noch passiv — in Südtirol wahlberechtigt sein, solange ich als Nordtiroler nicht auf meine österreichische Staatsbürgerschaft verzichte; selbst wenn ich mich entscheide, den Rest meines Lebens zusammen mit meiner Familie hier in Südtirol zu verbringen.

    Zurück zu Marie Måwe. Ich kenne die Kandidatin nicht. Alles, was ich über sie weiß, habe ich aus den Medien erfahren. Sie scheint eine vielseitige Frau zu sein. Sie spricht neben ihrer Muttersprache fließend Deutsch, Englisch und Italienisch und verfügt über gute Kenntnisse in Französisch und Norwegisch. Laut Dolomiten hat sie in Göteborg Sprachen studiert und ihre Diplomarbeit zum Südtiroler Dialekt verfasst. Zudem absolvierte sie einen Master-Lehrgang in Wirtschaft, Politik und EU-Recht an der Uni Trient. Außerdem sei sie sehr sportlich und Sängerin in einer Band. Ich sehe also keinen Grund, der hinsichtlich der Eignung gegen eine Kandidatur sprechen würde. Ich wage sogar zu behaupten, dass bereits viel weniger kompetente Personen für den Landtag kandidiert und den Einzug auch geschafft haben. Dennoch wird Måwe in vielen der Artikel und Kommentare zu ihrer Kandidatur auf eine ihrer Eigenschaften reduziert. Die Schwedin, die Lappländerin, die Exotin, das Playgirl, die Ausländerin, die Blondine.

    Elena Artioli, die in der Vergangenheit die SVP stets zu der nun an den Tag gelegten Offenheit gemahnte, ist eine der Kritikerinnen: »Warum sie und ich nicht?«, fragt sich die »Gemischtsprachige« (Eigendefinition). Obwohl prinzipientreue und Einhaltung des Grundsatzprogramms für gewöhnlich nicht die Stärken der SVP sind, ist diese Frage relativ einfach zu beantworten. Artikel 1 Absatz 1 des Parteistatuts lautet: »Die Südtiroler Volkspartei (SVP) ist die Sammelpartei der deutschen und ladinischen Südtiroler/innen aller sozialen Schichten.« Die einzige Möglichkeit festzustellen, wer »deutscher« oder »ladinischer« Südtiroler ist, ist die Sprachgruppenzugehörigkeitserklärung. Wenn sich Måwe deutsch erklärt hat und in Kürze wohl auch italienische Staatsbürgerin sein wird, dann ist sie »deutsche Südtirolerin«. Wenn sich Artioli italienisch erklärt hat, ist sie das nicht. Das ist das Prinzip der Südtiroler Volkspartei. Das mag man gut finden oder kritisieren. Einen Widerspruch wie ihn der Chefredakteur des A. Adige, Alberto Faustini, verortet (Italiener nicht, Schweden schon), orte ich hier nicht, da die SVP nicht die Herkunft sondern die Sprachgruppenzugehörigkeit als Kriterium anlegt.
    Interessant ist auch, dass sie von einem kleinen Kreis recht oberflächlich nur deshalb als »gute Kandidatin« angesehen wird, weil sie Ausländerin ist und sie der ihrer Ansicht nach prinzipiell verschlossenen Südtiroler Gesellschaft gut täte, während die Mehrheit der Kommentatoren sie für genau diesen Umstand kritisiert. Der ausländerfeindliche Wind, der Måwe entgegenbläst, ist wahrlich befremdlich. Das hat mich einigermaßen verwundert, da man ihr ihr »Ausländersein« ja nicht ansieht und ich immer der Meinung war, dass derartige »Ausländer« nicht als solche angesehen werden; vor allem nicht wenn sie aus dem Norden stammen — wenn sie sozusagen »Germanen« sind. (Wobei ich nicht weiß, ob Måwe nicht den Sámi, der indigenen finnougrischen Bevölkerung Lapplands, zugehörig ist.) Angesichts von Kommentaren wie »In Zukunft werden wir Südtiroler ‘Lappen’ von schwedischen ‘Lappen’ regiert!«, »Ich dachte der Begriff ‘Inländer zuerst’ wäre von den Politikern verstanden worden?«, »Wieso soll eine ‘Lappländerin’ wissen was für Südtirol gut ist?«, »Lieber als ihre Macht zu verlieren setzen unsere Diktatoren zu ihrer Unterstützung nun schon Ausländer ein.« oder »Die SVP muss von sich nicht mehr besonders überzeugt sein, wenn sie ‘Lappen’ einbürgern muss, um angeblich Wahlen gewinnen zu können!« scheint es die von mir wahrgenommene »Zweiklassengesellschaft« unter den Zuwanderern gar nicht so ausgeprägt zu geben. Oder wären die Kommentare bei einer Kandidatur eines Südtirolers albanischer oder pakistanischer Herkunft noch heftiger ausgefallen? Womit ich natürlich keinesfalls andeuten möchte, dass Xenophobie besser oder schlechter ist, wenn man dem »Ausländer« sein »Ausländersein« nicht ansieht.

    Auffällig ist jedenfalls die Reduzierung der Person Måwe auf eine ihrer Eigenschaften bzw. das Lächerlichmachen und die Verballhornung ihrer Herkunft, die sich wie ein roter Faden durch die Berichterstattung und die Foren ziehen. Bewusst oder unbewusst bringt Markus Lobis diese Reduzierung auf den Punkt, wenn er schreibt: »Die SVP ist äußerst geschickt darin, die Kandidatenliste mit einigen ‘ExotInnen’ abzurunden, um im Grenzwählerbereich Stimmen zu holen, die sonst zur Opposition wandern könnten. Leute wie DIE SCHWEDIN, Magdalena Schwellensattl etc. haben wenig Chancen.« (Hervorhebung von mir.) Man hätte genauso gut schreiben können »Leute wie die Blondine, Magdalena Schwellensattl etc.« Triebgesteuerte posten dann auch schon mal Geschmacklosigkeiten wie diese: »wieso holt diese sahneschnitte nicht ein paar schwedinnen und die BLS produziert einen Film?«, »Was hat diese SV-Partei in den letzten Jahrzehnten falsch gemacht, dass sie ‘Playgirl’ aus dem Ausland holen muss.« oder »Bald wird der Slogan ‘Bunga Bunga in BLS BLS’ umgetauft!«.

    Generell ist wenig Sensibilität bezüglich Måwes Herkunft auszumachen. Sogar die Sonntagszeitung »Zett« lässt sich zu einem unterirdischen Witz hinreißen und legt Andreas Pöder in der Satire-Rubrik »Untergeschoben« folgenden Satz in den Mund: »Die SVP hot inseriert: suchen weiblichen Lopp für Kandidatur!« Auch für den Umstand, dass die Situation in Nordskandinavien ähnlich wie in Südtirol vom Zusammenleben unterschiedlicher Sprach- und Volksgruppen geprägt ist, zeigt man wenig Verständnis. Umgekehrt würde ein derartiger Mangel an Sensibilität wohl für Entrüstung sorgen. Vielleicht auch bei einer gewissen Juliane, die im Forum der Tageszeitung schreibt: »Frischer Wind aus Lappland? Sicher ist der Wind frisch. Aber so ein zugeknöpftes Volk als die ‘Lappen’ gibt es kaum eines auf der Welt [sic]. ‘Lappen’ und weltoffen passt wirklich nicht zusammen!!« Mir gehen hingegen bei so viel Weltoffenheit die Argumente aus. Alles Gute, Marie Måwe!



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  • Die Rente ist sicher!

    Nein, in diesem Artikel werden Sie nicht erfahren, ob denn Ihre Rente noch ausbezahlt oder für immer im Schlund der Finanz- und Systemkrise verschwinden wird. Aber: Wir beantworten eine der häufigsten Fragen in Zusammenhang mit den Südtiroler Unabhängigkeitsbestrebungen, nämlich was denn mit den Renten passiert, die wir »in Italien eingezahlt« haben. Werden die Bürgerinnen eines von Italien losgelösten Südtirol gegenüber dem »alten Staat« noch ihre angereiften Ansprüche geltend machen können? Oder wird der sich weigern, das Geld herauszurücken?

    Nun, da gilt es zunächst einen weit verbreiteten Irrglauben aus der Welt zu schaffen. Es gibt in Rom nämlich kein Konto, keinen Topf, in dem unsere Rentenbeiträge gesammelt und ab dem Zeitpunkt unseres Ausscheidens aus dem Berufsleben Monat für Monat an uns zurückgezahlt werden. Das italienische Rentensystem funktioniert nicht nach dem Kapitaldeckungsverfahren (wie etwa die meisten privaten Fonds), sondern ist umlagefinanziert. Was heißt das? Nichts anderes, als dass die heutigen Renten direkt von denen finanziert werden, die heute arbeiten und Rentenbeiträge einzahlen. Die Beiträge werden vom NISF und anderen Renteninstituten eingesammelt und quasi direkt an die RentnerInnen weitergegeben (umgelegt), weshalb sich also nichts ansammelt.

    Und was passiert, falls Südtirol unabhängig wird? Nun, genau ab jenem Zeitpunkt werden die dann berufstätigen Südtirolerinnen dem neuen Südtiroler Staat (bzw. seinem Renteninstitut) die geschuldeten Rentenbeiträge entrichten und diese werden wiederum unmittelbar den Südtiroler Rentnerinnen ausbezahlt, wie heute. Weder für Italien, noch für Südtirol bedeutet dies einen substantiellen Unterschied — die Südtiroler Rentnerinnen werden ab dem Tag der Unabhängigkeit ihre Ansprüche gegenüber ihrem neuen Heimatstaat geltend machen können.

    Wenn man es ganz genau nimmt, wären die Renten im unabhängigen Südtirol sogar noch etwas sicherer und potentiell sogar ein klein wenig höher, als heute, jedenfalls wenn man die wichtigsten Indikatoren dafür hernimmt:

    • Erwerbsquote: Je mehr Menschen einer Arbeit nachgehen und demnach imstande sind, Rentenbeiträge einzuzahlen, desto besser ist dies für die Rentnerinnen. Und die Erwerbsquote unseres Landes liegt über dem italienischen Durchschnitt.
    • Demographie: Je jünger eine Gesellschaft, desto mehr arbeitende Menschen gibt es pro Rentnerin. Und die Südtiroler Gesellschaft ist jünger, als jene des italienischen Staates.
    • Gehälter: Je mehr Geld eine Berufstätige verdient, desto höher ist der Rentenbeitrag, den sie/er entrichten kann. Und dies kommt den Rentnerinnen zugute. Die Südtiroler Gehälter liegen über dem italienischen Durchschnitt.


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