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  • I Verdi catalani: Coinvolgere l’Europa.

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    0 Comentârs → on I Verdi catalani: Coinvolgere l’Europa.

    Joan Herrera, capo dei Verdi catalani, favorevole a chiedere aiuto all’Europa se il Congresso nega il referendum [sull’autodeterminazione].

    L’esponente ecosociale crede che se la richiesta si esprime «in maniera nitida, possiamo farcela».

    Il leader di ICV-EUiA (Verdi catalani), Joan Herrera, scommette sull’aiuto delle istituzioni europee se quelle spagnole negano il diritto a decidere e la possibilità  di organizzare una consultazione in Catalogna. L’esponente ecosociale ha fatto sapere che chiedere «protezione» all’Europa è un ulteriore passo fra quelli «che si dovranno fare» per «caricare di ragione» i catalani e costruire «un’ampia maggioranza» sociale e politica. «Bisogna seguire tutti i passi e dobbiamo esplorare tutte le vie». Fatta questa premessa, il coordinatore nazionale di ICV crede che la Catalogna debba continuare lungo il cammino verso il diritto a decidere.

    In questo senso, Joan Herrera pensa che «per il momento» quel che è necessario è «definire una road map e andare al Congresso [parlamento spagnolo, n.] a chiedere il referendum, con tutta la forza, tutta la leggittimità  e tutti i gruppi politici possibili». Detto questo, ha espresso la particolare speranza che di questo gruppo possa far parte anche il partito socialista PSC.

    Dopo, e partendo dal presupposto che «già  sappiamo che cosa succederà  al Congresso» se gli si chiede il referendum, il passo seguente sarà , per Herrera, quello di rivolgersi all’Europa. «Se ci rispondono di no andiamo a chiedere protezione all’Europa per esercitare questo diritto, che è democratico», ha spiegato. Secondo lui «si tratta di caricarci di ragione e per farlo abbiamo bisogno di una maggioranza ampia». «Se lo esprimiamo in maniera nitida, possiamo farcela».

    Nonostante tutto ha anche avvertito il Presidente della Generalitat, Artur Mas, che l’opzione di chiedere aiuto all’Europa dev’essere una richiesta collettiva e plurale e non un’adesione al governo. «Non siamo gli invitati di pietra in questo processo ed è ora che il governo [catalano] lo capisca. Né noi né la società . Tutte le forze e tutta la società  devono esserne protagonisti», ha sentenziato Herrera, aggiungendo che per rivolgersi all’Europa «non è sufficiente che Mas faccia e noi lo accompagniamo».

    Fonte: El Punt Avui.
    Traduzione:

    Vedi anche: 01 02 03 04 05 06



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  • Südtirol Pur.

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    3 Comentârs → on Südtirol Pur.

    In der heutigen FAZ-Onlineausgabe ist ein Artikel über Südtirol erschienen.

    Für den Leser gibt es nicht wirklich Neues zu erfahren, es wird zumindest versucht, ein relativ neutrales Bild von Südtirol zu zeichnen. Allerdings werden auch gerne Klischees verbreitet, so wurden als exemplarische Südtiroler einige Besucher der Gaststätte Nadamas vorgestellt, bei denen die Vorfahren aus Italien und Südtirol stammen und die Gespräche gemischtsprachig verlaufen. Als weiterer Südtiroler wird Elmar Thaler vorgestellt, wiederum ein aus meiner Sicht nicht unbedingt exemplarischer Südtiroler. Wie viel das mit der Realität in unserem Land zu tun hat, kann jeder selbst beurteilen.

    Eigenartigerweise wird als Titelbild Molveno in Trient abgebildet. Am Ende des Artikels kommt auch Arno Kompatscher zu Wort, der den »Freistaatgedanken« ablehnt und den Befürwortern vorwirft, die Sache nicht zu Ende zu denken:

    Die lügen sich in die Tasche. Denn bei einer Trennung müssten wir einen Anteil der Verschuldung übernehmen.

    Aber müssen wir das nicht sowieso?

    Siehe auch: 01 02 03



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  • Bozner Fresszettel.

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    27 Comentârs → on Bozner Fresszettel.

    Das Landespresseamt hat den Wortlaut des sogenannten Bozner Abkommens (aka Bozner Memorandum) zwischen Ministerpräsident Enrico Letta (PD) und Landeshauptmann Luis Durnwalder (SVP) veröffentlicht:

    II Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Presidente della Provincia di Bolzano

    – facendo seguito ai recenti incontri, impegni, contatti e corrispondenza intercorsi;

    – in ossequio alla storia, alla cultura, alla tradizione e vocazione autonomistica del territorio della Provincia autonoma di Bolzano, e alle ragioni dell’ancoraggio internazionale dell’autonomia speciale alla stessa riconosciuta,

    – allo scopo di rafforzare i momenti di collaborazione tra le istituzioni statali e provinciali, anche mediante l’individuazione di soluzioni propedeutiche alla cessazione del contendere in materia di finanza pubblica, commercio al dettaglio, urbanistica, produzione energetica e altre dinanzi alla Corte costituzionale, che rischiano di menomare l’azione amministrativa;

    convengono di attivare un’azione congiunta e programmata finalizzata a conseguire – in tempi rapidi:

    la nomina delle Commissioni paritetiche dei ‘sei’ e dei ‘dodici’ e il conseguente avvio dei loro lavori una proposta legislativa, nel rispetto della competenza statale, in materia di distanze minime tra i fabbricati e in materia di limitazioni all’esercizio di attività commerciali nel verde agricolo o alpino e nelle aree destinate all’insediamento di attività produttive.

    la possibilità, nell’ambito dei tavoli tecnici già attivati tra il Governo e le Regioni a statuto speciale,

    di prevedere in sede di revisione dell’IMU, la spettanza del gettito di tale imposta ai comuni siti nel territorio della provincia di Bolzano (e di Trento).
    un’applicazione coerente con i principi che hanno ispirato l’istituzione del Fondo per i Comuni Confinanti.

    la revisione della norma di attuazione in materia di Parco nazionale dello Stelvio in collaborazione con la Regione Lombardia.

    – nel medio termine

    la rivisitazione dell’Accordo di Milano finalizzata a rafforzare il ruolo delle due province autonome nella gestione delle entrate tributarie alla definizione delle forme e dei modi di compartecipazione al debito pubblico da parte delle due

    province autonome fermo restando che queste possano decidere autonomamente con quali concrete misure di risparmio vanno raggiunti gli obiettivi di risanamento dei conti pubblici.

    Al riguardo si dà atto, che per il 7 di agosto p.v. è convocato un incontro tecnico tra rappresentanti del MEF, degli Affari regionali e delle due province autonome per un primo approccio a tali problematiche, compreso il superamento del contenzioso già deciso e ancora pendente dinanzi alla Corte costituzionale.

    Anders als bei vorhergehenden Abkommen wurde diesmal gar keine deutsche Fassung mehr veröffentlicht. Doch was enthält der Zettel Konkretes? Eigentlich nichts, als ein paar politische Absichtserklärungen, worüber man sich ebenso (un)verbindlich in einem Telefongespräch oder in einer Mail hätte verständigen können. Irgendwo einklagbare Verpflichtungen ist der Ministerpräsident nicht eingegangen, dafür wird er zeitnah die Sechser- und die Zwölferkommission ernennen (wozu er ohnehin verpflichtet wäre) und einige Bereiche überprüfen und neu regeln (wie? wann? das bleibt offen). Lediglich, dass man sich morgen in Rom treffen wird, steht ausdrücklich drinnen — dass man aber für einen Termin bei den Ministerien ein Abkommen unterzeichnen muss, ist lachhaft.

    Unser Fazit: Wahlkampfgag, der einer näheren Überprüfung nicht standhält.

    Siehe auch: 01 02



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  • Paket wird respektiert!
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    6 Comentârs → on Paket wird respektiert!
    Quotation

    “Die Regierung erkennt an, dass die Südtirol-Autonomie eine internationale Angelegenheit ist, was die Vorgängerregierung Monti bestritten hatte”, unterstrich Durnwalder. Es sei festgelegt worden, dass die Vereinbarungen des Paketes zu respektieren seien.

    Südtirol Online bezüglich des heute zwischen Premier Letta (PD) und Landeshauptmann Durnwalder (SVP) unterzeichneten Bozner Abkommens (aka Bozner Memorandum).

    Siehe auch: 01



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  • Eine läppische Blondine.

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    11 Comentârs → on Eine läppische Blondine.

    »Eine läppische Blondine«, das ist so ziemlich die einzige Beleidigung, die ich im Zusammenhang mit der Landtagskandidatur von Marie Måwe auf der Liste der SVP noch nicht gelesen habe. Dabei strotzen die Internetforen nur so vor rassistischen und autorassistischen, sexistischen und chauvinistischen sowie ausländerfeindlichen und antieuropäischen Aussagen. Aber alles der Reihe nach.

    Am 2. August gab die SVP bekannt, dass die vorgesehene Frauenquote nun erfüllt sei und Marie Måwe, eine aus Lappland stammende BLS-Angestellte, die nach wie vor schwedische Staatsbürgerin ist, für die Landtagswahlen kandidiert.

    Über die Hintergründe bzw. Hintergedanken von Seiten der SVP für diese auf den ersten Blick doch recht ungewöhnliche Kandidatur möchte ich gar nicht spekulieren. Auch nicht darüber, ob es geschickt ist, eine Kandidatin aufzustellen, die zum Zeitpunkt der Bekanntgabe noch nicht über die nötigen Voraussetzungen (italienische Staatsbürgerschaft) für eine Kandidatur verfügt. Wobei ich dazu sagen muss, dass ich auch im Sinne von diese Voraussetzungen — sprich die Koppelung des Wahlrechts an die Staatsbürgerschaft — nicht für der Weisheit letzten Schluss halte, sondern dies für mich eine Praxis darstellt, die es in einem vereinten Europa unbedingt zu überwinden gilt. Warum sollte jemand, der als Kind zweier Südtiroler in Schweden geboren wurde, jedoch kein Wort Deutsch oder Italienisch spricht und noch nie einen Fuß nach Südtirol gesetzt hat, für den Südtiroler Landtag wahlberechtigt sein und eine schwedische Staatsbürgerin, die seit sieben Jahren in Südtirol lebt und des Deutschen und Italienischen mächtig ist, nicht? Ich selbst werde mit Ausnahme von Gemeinderatswahlen auch nie — weder aktiv noch passiv — in Südtirol wahlberechtigt sein, solange ich als Nordtiroler nicht auf meine österreichische Staatsbürgerschaft verzichte; selbst wenn ich mich entscheide, den Rest meines Lebens zusammen mit meiner Familie hier in Südtirol zu verbringen.

    Zurück zu Marie Måwe. Ich kenne die Kandidatin nicht. Alles, was ich über sie weiß, habe ich aus den Medien erfahren. Sie scheint eine vielseitige Frau zu sein. Sie spricht neben ihrer Muttersprache fließend Deutsch, Englisch und Italienisch und verfügt über gute Kenntnisse in Französisch und Norwegisch. Laut Dolomiten hat sie in Göteborg Sprachen studiert und ihre Diplomarbeit zum Südtiroler Dialekt verfasst. Zudem absolvierte sie einen Master-Lehrgang in Wirtschaft, Politik und EU-Recht an der Uni Trient. Außerdem sei sie sehr sportlich und Sängerin in einer Band. Ich sehe also keinen Grund, der hinsichtlich der Eignung gegen eine Kandidatur sprechen würde. Ich wage sogar zu behaupten, dass bereits viel weniger kompetente Personen für den Landtag kandidiert und den Einzug auch geschafft haben. Dennoch wird Måwe in vielen der Artikel und Kommentare zu ihrer Kandidatur auf eine ihrer Eigenschaften reduziert. Die Schwedin, die Lappländerin, die Exotin, das Playgirl, die Ausländerin, die Blondine.

    Elena Artioli, die in der Vergangenheit die SVP stets zu der nun an den Tag gelegten Offenheit gemahnte, ist eine der Kritikerinnen: »Warum sie und ich nicht?«, fragt sich die »Gemischtsprachige« (Eigendefinition). Obwohl prinzipientreue und Einhaltung des Grundsatzprogramms für gewöhnlich nicht die Stärken der SVP sind, ist diese Frage relativ einfach zu beantworten. Artikel 1 Absatz 1 des Parteistatuts lautet: »Die Südtiroler Volkspartei (SVP) ist die Sammelpartei der deutschen und ladinischen Südtiroler/innen aller sozialen Schichten.« Die einzige Möglichkeit festzustellen, wer »deutscher« oder »ladinischer« Südtiroler ist, ist die Sprachgruppenzugehörigkeitserklärung. Wenn sich Måwe deutsch erklärt hat und in Kürze wohl auch italienische Staatsbürgerin sein wird, dann ist sie »deutsche Südtirolerin«. Wenn sich Artioli italienisch erklärt hat, ist sie das nicht. Das ist das Prinzip der Südtiroler Volkspartei. Das mag man gut finden oder kritisieren. Einen Widerspruch wie ihn der Chefredakteur des A. Adige, Alberto Faustini, verortet (Italiener nicht, Schweden schon), orte ich hier nicht, da die SVP nicht die Herkunft sondern die Sprachgruppenzugehörigkeit als Kriterium anlegt.
    Interessant ist auch, dass sie von einem kleinen Kreis recht oberflächlich nur deshalb als »gute Kandidatin« angesehen wird, weil sie Ausländerin ist und sie der ihrer Ansicht nach prinzipiell verschlossenen Südtiroler Gesellschaft gut täte, während die Mehrheit der Kommentatoren sie für genau diesen Umstand kritisiert. Der ausländerfeindliche Wind, der Måwe entgegenbläst, ist wahrlich befremdlich. Das hat mich einigermaßen verwundert, da man ihr ihr »Ausländersein« ja nicht ansieht und ich immer der Meinung war, dass derartige »Ausländer« nicht als solche angesehen werden; vor allem nicht wenn sie aus dem Norden stammen — wenn sie sozusagen »Germanen« sind. (Wobei ich nicht weiß, ob Måwe nicht den Sámi, der indigenen finnougrischen Bevölkerung Lapplands, zugehörig ist.) Angesichts von Kommentaren wie »In Zukunft werden wir Südtiroler ‘Lappen’ von schwedischen ‘Lappen’ regiert!«, »Ich dachte der Begriff ‘Inländer zuerst’ wäre von den Politikern verstanden worden?«, »Wieso soll eine ‘Lappländerin’ wissen was für Südtirol gut ist?«, »Lieber als ihre Macht zu verlieren setzen unsere Diktatoren zu ihrer Unterstützung nun schon Ausländer ein.« oder »Die SVP muss von sich nicht mehr besonders überzeugt sein, wenn sie ‘Lappen’ einbürgern muss, um angeblich Wahlen gewinnen zu können!« scheint es die von mir wahrgenommene »Zweiklassengesellschaft« unter den Zuwanderern gar nicht so ausgeprägt zu geben. Oder wären die Kommentare bei einer Kandidatur eines Südtirolers albanischer oder pakistanischer Herkunft noch heftiger ausgefallen? Womit ich natürlich keinesfalls andeuten möchte, dass Xenophobie besser oder schlechter ist, wenn man dem »Ausländer« sein »Ausländersein« nicht ansieht.

    Auffällig ist jedenfalls die Reduzierung der Person Måwe auf eine ihrer Eigenschaften bzw. das Lächerlichmachen und die Verballhornung ihrer Herkunft, die sich wie ein roter Faden durch die Berichterstattung und die Foren ziehen. Bewusst oder unbewusst bringt Markus Lobis diese Reduzierung auf den Punkt, wenn er schreibt: »Die SVP ist äußerst geschickt darin, die Kandidatenliste mit einigen ‘ExotInnen’ abzurunden, um im Grenzwählerbereich Stimmen zu holen, die sonst zur Opposition wandern könnten. Leute wie DIE SCHWEDIN, Magdalena Schwellensattl etc. haben wenig Chancen.« (Hervorhebung von mir.) Man hätte genauso gut schreiben können »Leute wie die Blondine, Magdalena Schwellensattl etc.« Triebgesteuerte posten dann auch schon mal Geschmacklosigkeiten wie diese: »wieso holt diese sahneschnitte nicht ein paar schwedinnen und die BLS produziert einen Film?«, »Was hat diese SV-Partei in den letzten Jahrzehnten falsch gemacht, dass sie ‘Playgirl’ aus dem Ausland holen muss.« oder »Bald wird der Slogan ‘Bunga Bunga in BLS BLS’ umgetauft!«.

    Generell ist wenig Sensibilität bezüglich Måwes Herkunft auszumachen. Sogar die Sonntagszeitung »Zett« lässt sich zu einem unterirdischen Witz hinreißen und legt Andreas Pöder in der Satire-Rubrik »Untergeschoben« folgenden Satz in den Mund: »Die SVP hot inseriert: suchen weiblichen Lopp für Kandidatur!« Auch für den Umstand, dass die Situation in Nordskandinavien ähnlich wie in Südtirol vom Zusammenleben unterschiedlicher Sprach- und Volksgruppen geprägt ist, zeigt man wenig Verständnis. Umgekehrt würde ein derartiger Mangel an Sensibilität wohl für Entrüstung sorgen. Vielleicht auch bei einer gewissen Juliane, die im Forum der Tageszeitung schreibt: »Frischer Wind aus Lappland? Sicher ist der Wind frisch. Aber so ein zugeknöpftes Volk als die ‘Lappen’ gibt es kaum eines auf der Welt [sic]. ‘Lappen’ und weltoffen passt wirklich nicht zusammen!!« Mir gehen hingegen bei so viel Weltoffenheit die Argumente aus. Alles Gute, Marie Måwe!



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  • Die Rente ist sicher!

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    2 Comentârs → on Die Rente ist sicher!

    Nein, in diesem Artikel werden Sie nicht erfahren, ob denn Ihre Rente noch ausbezahlt oder für immer im Schlund der Finanz- und Systemkrise verschwinden wird. Aber: Wir beantworten eine der häufigsten Fragen in Zusammenhang mit den Südtiroler Unabhängigkeitsbestrebungen, nämlich was denn mit den Renten passiert, die wir »in Italien eingezahlt« haben. Werden die Bürgerinnen eines von Italien losgelösten Südtirol gegenüber dem »alten Staat« noch ihre angereiften Ansprüche geltend machen können? Oder wird der sich weigern, das Geld herauszurücken?

    Nun, da gilt es zunächst einen weit verbreiteten Irrglauben aus der Welt zu schaffen. Es gibt in Rom nämlich kein Konto, keinen Topf, in dem unsere Rentenbeiträge gesammelt und ab dem Zeitpunkt unseres Ausscheidens aus dem Berufsleben Monat für Monat an uns zurückgezahlt werden. Das italienische Rentensystem funktioniert nicht nach dem Kapitaldeckungsverfahren (wie etwa die meisten privaten Fonds), sondern ist umlagefinanziert. Was heißt das? Nichts anderes, als dass die heutigen Renten direkt von denen finanziert werden, die heute arbeiten und Rentenbeiträge einzahlen. Die Beiträge werden vom NISF und anderen Renteninstituten eingesammelt und quasi direkt an die RentnerInnen weitergegeben (umgelegt), weshalb sich also nichts ansammelt.

    Und was passiert, falls Südtirol unabhängig wird? Nun, genau ab jenem Zeitpunkt werden die dann berufstätigen Südtirolerinnen dem neuen Südtiroler Staat (bzw. seinem Renteninstitut) die geschuldeten Rentenbeiträge entrichten und diese werden wiederum unmittelbar den Südtiroler Rentnerinnen ausbezahlt, wie heute. Weder für Italien, noch für Südtirol bedeutet dies einen substantiellen Unterschied — die Südtiroler Rentnerinnen werden ab dem Tag der Unabhängigkeit ihre Ansprüche gegenüber ihrem neuen Heimatstaat geltend machen können.

    Wenn man es ganz genau nimmt, wären die Renten im unabhängigen Südtirol sogar noch etwas sicherer und potentiell sogar ein klein wenig höher, als heute, jedenfalls wenn man die wichtigsten Indikatoren dafür hernimmt:

    • Erwerbsquote: Je mehr Menschen einer Arbeit nachgehen und demnach imstande sind, Rentenbeiträge einzuzahlen, desto besser ist dies für die Rentnerinnen. Und die Erwerbsquote unseres Landes liegt über dem italienischen Durchschnitt.
    • Demographie: Je jünger eine Gesellschaft, desto mehr arbeitende Menschen gibt es pro Rentnerin. Und die Südtiroler Gesellschaft ist jünger, als jene des italienischen Staates.
    • Gehälter: Je mehr Geld eine Berufstätige verdient, desto höher ist der Rentenbeitrag, den sie/er entrichten kann. Und dies kommt den Rentnerinnen zugute. Die Südtiroler Gehälter liegen über dem italienischen Durchschnitt.


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  • DB/ÖBB und die Sprachpolitik.

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    4 Comentârs → on DB/ÖBB und die Sprachpolitik.

    Am Bahnhof Bozen wurde kürzlich ein sogenanntes Reisezentrum von DB und ÖBB eröffnet, bei dem man Tickets und Auskünfte sowie einige Zusatzdienste (wie Geldwechsel) erhält. Schon die Aufschriften im Schalterbereich und die Informationen am Wechselkursmonitor sind einsprachig Italienisch und zweisprachig Italienisch/Englisch, lediglich ein paar Prospekte liegen auch auf Deutsch auf. Um stichprobenartig die Sprachkenntnisse der Dame am Schalter in Erfahrung zu bringen, wollte ich sie um irgendeine Fahrplanauskunft fragen — doch schon auf meine erste Frage antwortete sie völlig ungeniert und wie selbstverständlich (auf Englisch), dass sie nur des Italienischen, Englischen und Französischen mächtig sei.

    Welches Bild muss Südtirol von sich geben, dass ein deutscher und ein österreichischer Konzern glauben, sie könnten hier auf ihre eigene Konzernsprache, die gleichzeitig unsere »größte« Landessprache ist, so weit verzichten, dass zumindest nicht alle Mitarbeiterinnen im Publikumsverkehr sie zu beherrschen brauchen? Nachdem DB und ÖBB hier auf dem privaten Markt agieren, ist anzunehmen, dass der Definition des Mitarbeiterprofils eine konkrete Überlegung vorausgegangen ist.

    Weil aber Deutschsprachige hierzulande ihre Sprache nicht als einen Wert pflegen, der auch Anrecht auf Öffentlichkeit hat, sondern bereitwillig, ja vorauseilend in die »Nationalsprache« switchen, wann immer auch nur jemand keinen perfekten (hochsprachlichen oder Südtiroler) Akzent hat, gibt es für private Unternehmen — auch wenn sie im deutschsprachigen Raum beheimatet sind — keinen hinreichenden Anreiz, die deutsche Sprache angemessen zu berücksichtigen.

    Und so beißt sich denn auch die Katze in den Schwanz, wirken sich Außendarstellung und Wahrnehmung wiederum konkret auf die innere Realität aus und wird der Sprachwechsel für SüdtirolerInnen immer häufiger zur Selbstverständlichkeit. Gelebte Mehrsprachigkeit ist das nur noch dem Namen nach, de facto wird die größte Landessprache als Geschäfts- und Handelssprache immer mehr marginalisiert.

    Nicht von ungefähr stellt der Kameruner Georges Kemeni, Gast der Deutschlehrertagung IDT, im dieswöchigen ff-Interview fest:

    In Bozen ist es schwierig, sich zu verständigen, wenn man kein Italienisch kann.

    Siehe auch: 01 02



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  • Von Abkommen zu Abkommen.
    PACTA SUNT FRANGENDA

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    9 Comentârs → on Von Abkommen zu Abkommen.
    PACTA SUNT FRANGENDA

    Mailänder Abkommen, Durnwalder-Fitto-Abkommen, Bondi-Brief, SVP-PD-Abkommen — während der letzten Jahre wurden zwischen Staat und Land (bzw. einem staatlichen Akteur und einem auf Landesebene) lauter Vereinbarungen getroffen, deren gemeinsamer Nenner es war und ist, dass sie von staatlicher Seite nicht eingehalten wurden. Darüberhinaus wurde auch das Autonomiestatut, der grundlegende Vertrag, der die Sonderrolle Südtirols im italienischen Staat regelt, fast systematisch gebrochen, wichtige Landeszuständigkeiten vom Verfassungsgericht gekippt, Gelder widerrechtlich einbehalten.

    Und trotzdem: Anfang August wird Ministerpräsident Letta in der Landeshauptstadt erwartet, um eine weitere Vereinbarung zu unterzeichen, das sogenannte »Bozner Abkommen«. Ob es einmal mehr nur eine Vorlage zur Messung von Vertragsbrüchen oder eine ernsthafte Verpflichtung für beide Seiten sein wird, wird sich weisen. Was die vielen Präzedenzfälle aber inzwischen gezeigt haben: Wirklich gebunden ist der Staat an gar nichts; wenn er sich an irgendein Versprechen hält, muss man froh sein — ja, in vielen Fällen wird sogar gejubelt, wenn man weniger bekommt, als ursprünglich vereinbart.

    Was ebenfalls stutzig macht, sind folgende Äußerungen Durnwalders zum neuen Abkommen:

    “Ich will noch nichts vorwegnehmen, die Themen des Abkommens werden aber jene sein, die uns in den letzten Monaten am meisten beschäftigt haben”, so Durnwalder, der als Beispiele eine neue Finanzregelung ebenso nannte, wie die Wiederherstellung von Zuständigkeiten, die die Regierung Monti beschnitten hatte. “Es sind vor allem solche in den Bereichen Umwelt, Raumordnung und Handel”, so der Landeshauptmann.

    Fast all diese Bereiche sind bereits im Wahlabkommen zwischen SVP und PD enthalten, zu dem sich Letta nach seiner Wahl zum Ministerpräsidenten ausdrücklich bekannt hatte. Trotzdem hat seine Regierung jenes Abkommen in der kurzen Zeit ihres Bestehens schon in mehreren Punkten gebrochen, zum Beispiel im Handel. Warum jetzt also eine neue Vereinbarung nötig ist und was sie am Verhalten der Regierung ändern soll, ist unklar. Letta hätte seinen guten Willen (und seinen Respekt für geschlossene Verträge) bereits zeigen können, hat es aber nicht getan.

    Zu allem Überfluss wurde heute bekannt, dass die RAI einen neuen Landesdirektor ernannt hat, wozu Durnwalder folgendermaßen Stellung genommen hat:

    Die Ernennung hat mich überrascht, weil eine vorherige Information nicht nur ein Akt der Höflichkeit gewesen wäre, sondern im Sinne der Abkommen, die in den letzten Monaten von Staat, Land und RAI getroffen worden sind.

    Na dann, höchste Zeit für ein neues Abkommen!

    Siehe auch: 01 02



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