Autorinnen und Gastbeiträge →

  • Das Erste: Los von Rom.

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    1 Comentâr → on Das Erste: Los von Rom.

    Schon interessant: Vor drei Jahren noch wurde der Unabhängigkeitswunsch auf das Hoferjahr zurückgeführt. Jetzt wird er hingegen aufgrund der Krise allein auf das Thema Wirtschaft heruntergebrochen. Komplexität in Recherche und Vermittlung von Sachverhalten scheinen die Stärke von Journalisten nicht zu sein. Andererseits haben sich die hier angezapften, großteils freiheitlichen Informationsquellen zu willfährigen Handlangern der Opportunismus-These gemacht.



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  • Il Lungo Talvera «degli Alpini».

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    11 Comentârs → on Il Lungo Talvera «degli Alpini».

    In occasione dell’imminente adunata degli Alpini a Bolzano sono molte le voci (quella del sindaco e quella degli Alpini stessi ad esempio) che attribuiscono le opere pubbliche più disparate al volenteroso intervento dei militari. Nulla in contrario a dare a Cesare quel che è di Cesare, ma allora bisogna andare fino in fondo. Ecco la descrizione degli eventi attorno al Lungo Talvera («degli Alpini») fatta dall’ex direttore dell’Agenzia per la regolazione dei corsi d’acqua e la difesa del suolo, Dr. Ernst Watschinger, al Heimatbund:

    Per capire bene come si sia svolta la vicenda, sarebbe necessaria una lunga descrizione della realtà politico-amministrativa dell’epoca, cioè del biennio 1972-73, che ometteremo per brevità. Tutto ebbe inizio quando nell’autunno 1972 un’unità militare, presumibilmente degli alpini, ricevette dall’unico ufficio allora competente nella regolazione dei fiumi, il Genio civile dello stato, l’autorizzazione a costruire con materiale di cava un letto del fiume di 30-40 metri all’interno della vasta conca preesistente, larga oltre 100 metri.

    Dopo uno scavo di circa 200 metri a monte ed a valle del Ponte Talvera i lavori arrivarono presto ad un punto morto, perché le escavatrici in dotazione all’esercito non erano adatte a quel genere di terreno, composto in gran parte da pietre. Così il vice sindaco, Dr. Hugo Gamper, mi pregò di redigere un progetto ragionevole e di facile applicazione per la regolazione del fiume, la realizzazione dei prati verdi soprastanti e di interpellare per i conseguenti lavori anche l’ufficio regionale per la regolazione dei corsi d’acqua. I costi di realizzazione furono totalmente assunti dalla città di Bolzano, pur nella consapevolezza che l’ufficio competente sarebbe stato il suddetto Genio civile (che però non aveva possibilità di finanziare l’opera) e che l’ufficio regionale per la regolazione dei corsi d’acqua non disponeva all’epoca ancora della competenza per intervenire sui fiumi. In seguito elaborai nei miei uffici il progetto per la regolazione di quei 2 km di letto del fiume che si estende da Sant’Antonio fino alla confluenza con l’Isarco, in collaborazione con l’ingegnere capo del comune, Ing. Segalla. Il vice sindaco Gamper ci promise a questo proposito che il comune si sarebbe occupato del finanziamento dell’opera e dei permessi burocratici.

    Alla fine del febbraio 1973 si cominciò l’opera: per primo si effettuarono i lavori di scavo con enormi escavatrici e, grazie ad una fortunata coincidenza temporale, si poterono usare per il riempimento i materiali di scavo provenienti dal cantiere dell’autostrada, che lavorava contemporaneamente. In questo modo poterono essere riempiti i quasi 2 km di canalizzazione con migliaia e migliaia di enormi massi di porfido, nelle cui fughe furono poi piantati alberi, che in poco tempo divennero sufficientemente robusti. L’opera di canalizzazione del letto venne concepita e realizzata in modo che anche in presenza di un’inondazione davvero eccezionale, le acque avrebbero potuto rifluire nel loro alveo senza causare danni. Su questo fondo roccioso fu poi possibile applicare del terreno che rendesse possibile la copertura verde che vediamo oggi.

    Di questi ultimi lavori si occupò la giardineria comunale, il cui capo era allora Gildo Spagnolli, padre dell’odierno sindaco. Questa, in sostanza, la storia della regolazione del Talvera, per come la ricordo dopo 40 anni. I costi assunti dall’Agenzia provinciale per la regolazione dei corsi d’acqua per i lavori di canalizzazione eseguiti ammontavano a 270 milioni di lire (circa 135 milioni di Euro odierni).

    Già poco dopo la fine dei lavori cominciò, però a circolare la voce che il progetto ed i lavori fossero stati opera di un certo Ing. Lettieri, all’epoca insegnante all’Istituto per geometri. Vero è che a lui sono dovuti alcuni lavori minori sulle sponde del Talvera; questi però non avevano nulla a che fare con la sua regolazione vera e propria. Il motivo per cui si voglia a tutti i costi ascrivere il merito dell’opera all’esercito e quindi agli Alpini si può spiegare solo parzialmente con l’iniziale scavo di 200 metri attorno a Ponte Talvera, giacché questo finì con aver ben poco a che fare con il vasto e definitivo progetto, che comprendeva tutta l’area.

    Personalmente ho ritenuto di accettare questo incarico gravoso di responsabilità in primo luogo per garantire un impiego certo ad una parte degli allora 800 dipendenti dell’Agenzia di regolazione dei corsi d’acqua; in secondo luogo per interesse professionale, poiché sapevo che non mi sarebbe mai più capitata una “operazione chirurgica” alla natura di tale portata.

    Vedi anche: 01 02 03 04



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  • Blogspot nationalisiert das Netz.

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    8 Comentârs → on Blogspot nationalisiert das Netz.

    Das grenzenlose Internet ist jetzt etwas weniger grenzenlos. Google, derzeit wohl mächtigstes Unternehmen im Netz, hat kürzlich damit begonnen, die Adressen seines Blogdienstes Blogger.com (Blogspot) zu »nationalisieren«: Leser müssen zusehen, wie das .com-Suffix der Weblogbücher nach und nach durch nationale Endungen (.de, .es oder .fr) ersetzt wird, je nachdem, aus welchem Land man auf die Seiten zugreift. Betrachtern aus Südtirol werden seitdem Inhalte mit .it-Suffix angezeigt, eine »lokale« italienische Version der Blogs. Google begründet dies mit einer flexibleren Handhabung von nationaler Zensur.

    Anstatt, dass das Internet zur Abschaffung von Grenzen beiträgt, tragen immer öfter Grenzen dazu bei, auch das Internet zu zerstückeln.

    Siehe auch: 01



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  • Militarismus hinterfragen.

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    6 Comentârs → on Militarismus hinterfragen.

    Auf Betreiben der Südtiroler HochschülerInnenschaft — und unter Mitwirkung des Bozner Stadtarchivs — wird am Freitag, 4. Mai an der Uni in Bozen eine Tagung stattfinden, bei der der Militarismus kritisch durchleuchtet werden soll. Anlass ist der demnächst stattfindende Alpiniaufmarsch in der Landeshauptstadt. Die Veranstaltung steht unter der Schirmherrschaft von Kulturstadträtin Patrizia Trincanato.



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  • 25 aprile.
    Quotation

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    4 Comentârs → on 25 aprile.
    Quotation

    Holzmann chiede un riconoscimento per i «ragazzi di Salò, morti per un comando, perché arruolati, o per un ideale».

    Dal quotidiano A. Adige, versione online del 25 aprile 2012.

    Dopo il suo collega di partito, Mauro Minniti, che vorrebbe intitolare una scuola di Merano a un combattente di Salò, ora anche Holzmann stesso (definito «postfascista» e «moderato») chiede la riabilitazione dei ragazzi, equiparandoli di fatto ai resistenti. E non c’era occasione migliore della festa della liberazione per farlo.

    Pochi anni fa era stata proprio l’Associazione Nazionale degli Alpini (ANA) ad aver ammesso, per la prima volta, i membri della 4a divisione alpina Monterosa della RSI, fin lì considerata illegale:

    L’Assemblea dei Delegati, preso atto e confermata la validità  di tutto quanto precedentemente deliberato in merito alla Divisione Monterosa e altri simili della Repubblica Sociale Italiana, dichiara e riconosce che tutti i giovani che hanno prestato servizio militare in un reparto Alpino, in qualsiasi momento della storia d’Italia, e quindi anche dal 1943 al 1945, poiché hanno adempiuto il comune dovere verso la patria, siano considerati Alpini d’Italia.

    sottolineatura di

    Gli Alpini repubblichini, fra pochi giorni, sfileranno assieme ai loro ormai colleghi repubblicani a Bolzano?



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  • Occasione persa.

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    0 Comentârs → on Occasione persa.

    Indipendentemente da come ci poniamo nei confronti dell’adunata degli alpini in programma i giorni 11, 12 e 13 maggio prossimi, ecco un’altra occasione persa: quella di presentare la capitale sudtirolese — anche e soprattutto dinnanzi a decine di migliaia di militari — col rilievo del duce «contestualizzato» (o depotenziato, che dir si voglia). Dopo oltre un anno dalla famosa lettera del ministro Bondi, non è successo ancora nulla.

    Ma che cosa c’entra il depotenziamento con l’adunata degli alpini? Sono ben tre le riflessioni che si possono fare a riguardo.

    Primo: La tribuna d’onore della manifestazione si troverà proprio in piazza del Tribunale, per cui le immagini della festa militare davanti a uno sfondo poco edificante che verranno inviate in giro per «il mondo» saranno numerosissime. Poca la sensibilità degli organizzatori ad aver piazzato proprio lì il cuore dell’adunata, d’altronde però una città come Bolzano non dovrebbe proprio più disporre di spazi pubblici talmente connotati.
    Su quella tribuna, probabilmente, ci sarà anche il nostro Landeshauptmann. Forse avrà occasione di riflettere.

    Secondo: Un duce depotenziato e storicizzato sarebbe stato un messaggio di convivenza e un’esperienza formativa, mentre così com’è contribuirà a creare malintesi — e irritazione. Un brutto invito ai più estremisti fra gli alpini.

    Terzo: L’ultima adunata degli alpini che si è tenuta a Bolzano risale all’immediato dopoguerra (1949). Paradossalmente a quell’epoca l’opera d’arte fascista non c’era ancora, fu collocata negli anni ’50. Dare un’immagine di se peggiore di 60 anni fa è inaccettabile.

    Vedi anche: 01 02



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  • Toponomastikkommission (III): BBD.

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    0 Comentârs → on Toponomastikkommission (III): BBD.

    Ich habe dann weiterrecherchiert. Ich bin nicht zu dieser schwierigen Lösung gekommen, und da muss ich der Cäcilia Recht geben. Es ist eigentlich eine gesellschaftspolitische Lösung, das ist die wissenschaftliche Lösung, die mir besonders gut gefällt, weil sie so durchgängig angewandt werden kann. Einen zweiten Vorschlag habe ich in einem interessanten Blog gefunden, der sich Brenner-Basis-Demokratie [sic] nennt. Dort wird die sogenannte basisdemokratische Lösung vorgestellt, das heißt, in einer basisdemokratischen Lösung als Alternative zum finnischen Modell wird in jeder Gemeinde und in jedem Gemeindeteil der Fraktion direkt von den Bürgern entschieden, ob eine Gemeinde ein- oder zweisprachig zu sein hat. Dabei wird mit zwei Wahlzetteln einmal für die Gemeinde und einmal für die Fraktion abgestimmt, ohne Quorum und mit relativer Mehrheit. Dies betrifft alle Gemeinden, welche den tolomeischen Namen laut finnischer Lösung verlieren würden. Die einheimische Bevölkerung entscheidet, ob die Gemeinde, zum Beispiel aus touristischen Gründen, den Namen des Prontuario beibehält, wie zum Beispiel Ritten/Renon, Gratsch/Quarazze und Namen wie Sinigo/Sinich, die auch aufgrund des Prontuario entstanden sind; Oltrisarco/Oberau, Haslach/Aslago, Passer/Passirio, Talvera/Talfer, Dodiciville/Zwölfmalgreien wären dann zweisprachig, auch tolomeisch. Sie werden demokratisch legitimiert und somit im gewissen Sinne aus dem faschistischen Kontext gelöst, weil diese Namen bei einer Volksabstimmung auf jeden Fall bleiben würden. Die Bürger wären gezwungen, sich eine Meinung zu bilden und dann abzustimmen. Wie dies juridisch ausschaut, ist natürlich ein ganz andere Frage.

    Dr. Johannes Ortner, Beauftragter für das Südtiroler Flurnamenprojekt am Landesarchiv. Aus den Protokollen des Sonderausschusses Ortsnamensgebung im Südtiroler Landtag, wo er als Experte eingeladen war.

    Herr Dr. Ortner hat einen eigenen Vorschlag zur konkreten Ausgestaltung des basisdemokratischen Ansatzes unterbreitet. Der Kern bleibt aber tatsächlich der etwa hier vorgeschlagene: Dass nämlich auch die Erfindungen Tolomeis eine demokratische Legitimierung erfahren und somit von ihrer faschistischen »Erbsünde« befreit werden können.

    Siehe auch: 01 02 03



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  • Schöne neue Grenzenlosigkeit.

    Autor:a

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    0 Comentârs → on Schöne neue Grenzenlosigkeit.

     

    Ausschnitte von Spiegel Online (20.04.2012) und Dolomiten (21.04.2012). Dass es Grenzen nach wie vor gibt — und wohl auch immer geben wird — wissen wir bereits. Jetzt sind sie wieder sicht- und spürbarer.



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