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  • Region: Angst vor Autonomiefeindlichkeit.

    Mit einer Verfassungsänderung will Italiens Zentralregierung nun den Provinzen zu Leibe rücken, um zu vollenden, was Premier Mario Monti nicht geschafft hatte: Einsparungen zum Preis zusätzlicher Zentralisierung auf regionaler Ebene. Da Südtirol und das Trentino keine »herkömmlichen«, sondern die beiden einzigen autonomen Provinzen auf Staatsebene sind, können sie nicht einfach abgeschafft werden. Womöglich könnte man stattdessen ihre Umwandlung in zwei Regionen anstreben.

    Doch wie die Dolomiten heute berichten, warnt Senator Karl Zeller (SVP) auch davor: Anders als Südtirol hätte das Trentino in einem solchen Fall keine guten Karten in der Hand, was im Klartext bedeutet, dass unser Nachbarland dann möglicherweise in eine Region mit Normalstatut verwandelt oder in eine der angrenzenden Regionen eingegliedert werden könnte. Bezeichnend, worauf Zeller diese Befürchtung zurückführt: Rom sei derzeit alles andere als autonomiefreundlich gesinnt.

    Merkwürdig, denn noch vor wenigen Wochen hatte die SVP, einschließlich Karl Zeller, die neue Regierung um Enrico Letta — im Gegenteil — als besonders autonomiefreundlich gefeiert. Auf den Aufstieg welcher politischen Kraft möchte die Volkspartei denn dann noch warten, um den (angekündigten) Ausbau der Autonomie in Angriff zu nehmen?

    Schließlich muss man sich jetzt — laut Zeller — schon vor einer Forderung in Acht nehmen, die den Staat weder finanziell noch bezüglich neuer Zuständigkeiten etwas kosten würde: Die Umwandlung der autonomen Provinzen in autonome Regionen (im Zuge der allfälligen Abschaffung sämtlicher Provinzen) wäre vielmehr der praktische Vollzug einer de facto bereits existierenden Situation, mittels dessen sich die heutigen Regionalämter, der Regionalrat und die Regionalregierung abschaffen ließen, die zwar kaum noch Aufgaben wahrnehmen, aber nach wie vor viel Geld verschlingen.

    Wenn man nun aus Angst vor der römischen Autonomiefeindlichkeit vor einer derartigen Formalie zurückschrecken muss, ist das wohl der endgültige Beweis, dass in diesem Staate brauchbare Reformen unseres Status nicht auf einer rationalen, demokratischen Ebene diskutiert werden können.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05



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  • Zweifel am Brenner.

    Die Brennerautobahn (A22) eröffnete kürzlich die neue Raststätte am Brennerpass, in der auch Fabrizio Plessis Skulptur untergebracht wurde, welche unsere Euregio symbolisiert.

    • Sigmar Stocker (F) bemängelt neben der architektonischen Qualität auch, dass an dieser Raststätte kaum Südtiroler Produkte angeboten werden, sondern mitunter Kuriositäten wie ein Kalterer-See-Auslese aus dem Trentino. Mittels Landtagsanfrage fordert er, »dass das Trentino schnellstens mit Südtirol in Südtirol ersetzt wird«.
      Tolle Euregio: Anstatt Erzeugnisse aus allen drei Regionen anzubieten, sollen jene des Trentino entfernt werden.
    • In ihrer Presseaussendung zur Eröffnung des »Plessi Museums« [sic] legt die Brennerautobahn AG ein merkwürdiges Geschichtsverständnis an den Tag, wenn sie unter anderem schreibt:

      Durch die Brennerautobahn AG gefördert, ist das vom Ingenieur Carlo Costa entworfene Gebäude, das erste Beispiel eines Museumsgeländes entlang der italienischen Autobahn und soll zum Symbol der Verbindung zwischen dem Mittelmeerraum und Mitteleuropa werden; an eben der Grenze, deren Aufgabe es seit Ende des ersten Weltkrieges und bis zum Inkrafttreten des Schengener Abkommens (1. Januar 1995) war, die romanische und germanische Welt zu trennen.

      War es nicht die Auffassung des Faschismus gewesen, dass diese Grenze die romanische von der germanischen (besser gesagt: die italienische von der deutschen) Welt zu trennen hatte? Wie sollte sie diese Aufgabe bis 1995 wahrnehmen, wenn südlich davon eine bedeutende deutschsprachige Sprachgemeinschaft anerkannt wurde?

    • Wobei die Aussendung der Brennerautobahn AG gleich einen weiteren Zweifel aufwirft: Warum wurde das Museum von Ing. Carlo Costa, wichtiges PD-Mitglied in Südtirol und seines Zeichens »Tecnischer [sic] Generaldirektor« der A22, geplant? Sollte er dafür ein Honorar bekommen haben, was anzunehmen ist, hätte man den Auftrag wohl ausschreiben müssen — und von einem Wettbewerb sind Mitarbeiter des Auslobers für gewöhnlich ausgeschlossen.


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  • Analog.

    Autor:a

    ai

    |

    5 Comentârs → on Analog.

    Sind Sie Koreaner?

    Ich?? Nein, bin ich nicht! Ich bin Südkoreaner.


    Feuilleton/ · · · · · Euregio/ ·

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  • Autodeterminazione, opposizione di sinistra «inconcepibile».

    Poco tempo fa Izquierda Unida («sinistra unita», IU), federazione delle sinistre spagnole, aveva firmato un accordo con i verdi catalani (ICV), nel quale si impegnava a riconoscere il diritto di autodeterminazione dei catalani. Ora Alberto Garzón (IU), il deputato più giovane del Congresso di Madrid, all’emittente radiofonica catalana RAC1 ha rilasciato un’intervista che agli esponenti della sinistra italiana e sudtirolese non farebbe certo male ascoltare.

    Trascrizione in italiano di :

    Oggi intervistiamo il deputato più giovane del Congresso dei Deputati, ha solo 27 anni e ha fatto parte del movimento degli ’Indignados’. È economista e portavoce nelle commissioni delle finanze, dell’economia e del bilancio, è membro della commissione esecutiva federale di Izquierda Unida, ha pubblicato diversi libri, tra i quali spicca «La Gran Estafa» [«La Grande Truffa»], arrivato alla quarta edizione a quattro mesi dalla sua prima pubblicazione. Quindi, Alberto Garzón, buon giorno…

    Buon giorno.

    Fino a un 54% degli elettori di Rubalcaba [cioè del Partito Socialista spagnolo PSOE] accetterebbe un referendum impegnativo [sull’indipendenza della Catalogna].

    Effettivamente, e questo è ciò che si manifesta anche nell’opinione degli stessi deputati. Non si tratta solamente della questione del ’diritto a decidere’, io credo che il PSOE sia spaccato ideologicamente lungo molti assi, non solo quello del ’diritto a decidere’, ma anche sul ruolo [della Spagna] in Europa e un altro sarebbero i «dispositivi ideologici» che si scontrano e che fanno in modo che quel partito stia come sta, in una crisi interna molto profonda.
    Però da parte nostra intendiamo che sia inconcepibile a partire dalle coordinate ideologiche della sinistra impedire che un popolo, che dei cittadini, che una parte della società  possa votare liberamente, semplicemente esercitare un diritto democratico. Questo è inconcepibile, che qualcuno da sinistra vi si possa opporre; comprendiamo che il PP e UPyD lo facciano, perché secondo noi hanno tratti chiaramente autoritari, e capiamo che questa sia la loro opinione, che combatteremo, mentre non capiamo e non si può capire un Partito Socialista […] che si oppone frontalmente alla decisione democratica di un popolo, di un qualsiasi settore della cittadinanza.

    Che cosa dovrebbe fare la Catalogna se dalla Spagna ci si dice «non potete fare il referendum»?

    Io credo che in Catalogna si debba capire che dall’altra parte non siamo di fronte a un’antitesi né a una contrapposizione talmente viscerale o talmente manichea. Io credo che la stessa inchiesta che oggi pubblicava [il quotidiano] «El Periódico» lo mette in evidenza… quasi un 50% [dei cittadini] dello stato spagnolo è d’accordo con il ’diritto a decidere’, col fatto che la Catalogna possa esercitare questo diritto. Quindi non sono posizioni talmente contrapposte. Credo che si debba cooperare e ci sia bisogno di dialogo, ma un dialogo da posizioni, diciamo, razionali e ’argomentate’, tranquille, e non evidentemente a partire dall’estremismo che può essere per esempio quello di partiti [centralisti] come il PP e UPyD.

    Però non ti parrebbe giusto che se da parte dello stato si dice «non potete fare il referendum» qui si opti per [dire] «ascoltate, questo è un diritto democratico e lo faremo ugualmente»? Non ti parrebbe corretto questo?

    Sì, mi parrebbe giusto, evidentemente… sì, perché stiamo parlando di un esercizio democratico legittimo e davanti a un’opposizione che fosse — come dicevo prima — viscerale e aggressiva, perfino violenta nei termini, da parte di un Partito Popolare che si nasconde dietro alla costituzione, in più una costituzione che noi impugnamo, perché è un’eredità  del 1978, di una transizione che troviamo decadente, superata… e che si debba costruire un processo costituente, evidentemente non saremmo assolutamente in disaccordo con l’indizione di un referendum nonostante l’opposizione del Partito Popolare e del governo.

    È probabile che anche in Italia vi siano posizioni simili per quanto riguarda l’indipendenza del Sudtirolo. Finché però l’opposizione a un processo richiesto da un numero sempre maggiore di cittadini viene dall’interno, perfino dal partito di maggioranza, né i partiti né il governo né i cittadini dello stato italiano ci daranno mai una risposta.



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  • Trotz PD: Bezirksgerichte weg.

    Obwohl die SVP ein Wahlabkommen mit der Demokratischen Partei (PD) geschlossen hatte, das eine autonomiefreundliche Politik gewährleisten sollte, wird die von Mario Monti beschlossene Schließung sämtlicher Südtiroler Beziksgerichte voraussichtlich unverändert umgesetzt. Dies berichtet die TAZ in ihrer heutigen Ausgabe.

    Mit Sparmaßnahmen kann diese Schädigung unseres bereits schlecht funktionierenden Justizsystems nur bedingt begründet werden: Südtirol und das Trentino hatten Rom nämlich angeboten, den Fortbestand der Außenstellen selbst zu finanzieren.

    Die SVP-Vertreter in Rom beklagen laut TAZ die Verzögerungstaktik der Regierung, welche darauf abzielt, Tatsachen zu schaffen: Seien die Gerichte erst einmal geschlossen, wäre eine Wiedereröffnung wohl undenkbar.

    Auch mit den »Freunden« des PD schreitet der Abbau wesentlicher Strukturen in unserem Land fort. Stellt sich die Frage, mit wem die SVP dann wohl die Umsetzung der sogenannten »Vollautonomie« plant, deren Bestandteil auch die Übernahme von administrativen Zuständigkeiten im Justizbereich wäre. Gerade in diesem Bereich müssen wir stattdessen wieder einmal tatenlos zusehen, wie in Rom über unsere Köpfe hinweg gegen unsere Interessen enschieden wird.



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  • Mas: Souveränität an die EU weitergeben.

    Der katalanische Präsident Artur Mas (CiU) sprach sich in einem heute ausgestrahlten Interview mit Radio Nacional de España (RNE) dafür aus, dass ein unabhängiges Katalonien »bedeutende Teile seiner Souveränität« an die EU weitergibt, »sobald diese ein föderales Konzept entwickelt hat«. Damit zeigt sich einmal mehr, dass die Unabhängigkeitsbestrebungen keinen antieuropäischen Charakter haben, sondern einen Übergang zu einer stärkeren Integration auf regionaler Ebene bei gleichzeitiger Überwindung der Nationalstaaten darstellen könnten. Oder wie es Burkhard Müller in der Süddeutschen Zeitung (SZ) vom 8. November letzten Jahres beschrieben hatte:

    Nicht nur die Vernetzung, auch die Entmachtung und Entmündigung der Staaten ist durch die krisenhaften Vorgänge der vergangenen Jahre so stark vorangetrieben worden, dass die neuen Regionalstaaten nicht so sehr aus ihrem bisherigen Mutterstaat heraus – als vielmehr in den Schoß Europas mit seinen innig verschlungenen Wirtschaftsbeziehungen hineinfallen würden. … Solch ein Staatenverfall wäre nicht Ausdruck von Desintegration, sondern im Gegenteil als Folge gesteigerter Integration zu werten.

    In demselben Interview machte Artur Mas ebenfalls klar, dass eventuelle spanische Gegenangebote zur Unabhängigkeit nicht mehr direkt zwischen den Regierungen in Madrid und Barcelona verhandelt werden könnten, sondern der katalanischen Bevölkerung in einem Referendum vorzulegen wären. Er gehe aber nicht davon aus, dass die Zentralregierung überhaupt noch ein derartiges Angebot unterbreiten will.

    Darüberhinaus unterstrich er, dass Katalonien als unabhängiger Staat in jeder Hinsicht überlebensfähig wäre — und dass »die Wirtschaft« nicht über eine mögliche Sezession besorgt sei, sondern vor allem über den derzeitigen Zustand Europas. Katalonien sei letztes Jahr, bei bereits angelaufenem Selbstbestimmungsprozess, die Region Kontinentaleuropas gewesen, die die meisten ausländischen Investitionen gewinnen konnte.

    Cëla enghe: 01



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  • Wir unterstützen echte Bürgerbeteiligung.

    Erst kürzlich hatte die Volkspartei das eigene Gesetz zur »Bürgerbeteiligung« durch den Landtag gepeitscht — gegen den geschlossenen Widerstand der Opposition und ohne den eigenen Koalitionspartner.

    Es muss gar nicht erwähnt werden, dass das Gesetz in vielen Fällen eher zur Verhinderung, denn zur Ermöglichung von Partizipation ersonnen worden zu sein scheint; allein die Tatsache, dass ein für sämtliche Bürger so wichtiger Bereich nicht im breiten Konsens, sondern von einer einzigen Partei beschlossen wurde, ist schlichtweg inakzeptabel.

    Begleitet durch den unermüdlichen Stephan Lausch und die Initiative für mehr Demokratie wird nun von einem rund sechzigköpfigen Promotorenkomitee das bestätigende Referendum angestrebt, das in solchen Fällen vom Autonomiestatut ermöglicht wird und — bar jeden Beteiligungsquorums — den Bürgern das letzte Wort gibt. Auch gehört offiziell zu den Unterstützern.

    Ab Mitte Juli werden dann die gesetzlich vorgeschriebenen 8.000 Unterschriften zu sammeln sein, um den Referendumswunsch vorantreiben zu können: Interessierte Bürger können sich dann in die Gemeindestuben begeben, um das Vorhaben zu unterstützen.


    Mitbestimmung/ Politik/ Recht/ · · · · · SVP/ ·

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  • BBD im Frühstücksradio.

    Unser Blog war heute eines der Themen beim Rai-Frühstücksradio. Hier ist der Mitschnitt des Interviews zum Nachhören:


    Medien/ · afk/ · · Rai/ · · BBD/ · Deutsch/

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