Autorinnen und Gastbeiträge →

  • Regierungschef von Wales für schottisches Referendum.

    Kürzlich hatte die schottische Regierungschefin Nicola Sturgeon (SNP) angekündigt, mit oder ohne Zustimmung aus London ein zweites Unabhängigkeitsreferendum abhalten zu wollen. Als geplantes Datum nannte sie den 19. Oktober 2023.

    Vom Anführer der schottischen Labour-Partei, Anas Sarwar, war Sturgeon für ihr Ansinnen wiederholt scharf kritisiert worden.

    Doch am 22. Juli widersprach ihm der Regierungschef von Wales, Mark Drakeford (Labour), in einem Radiointerview mit der BBC klar.

    Unter anderem stellte er die rhetorische Frage, wie man der schottischen Bevölkerung, die diesen Wunsch klar zum Ausdruck gebracht habe, eine weitere Abstimmung verweigern könnte. Das sage er, obschon er in Bezug auf die Unabhängigkeit eine ganz andere Position vertrete als die SNP.

    Drakeford setzte sich damit auch von der offiziellen Parteilinie ab. Seitdem fordern SNP-Vertreterinnen Drakefords Parteigenossinnen in Schottland jedoch dazu auf, sich der Argumentation des walisischen Regierungschefs anzuschließen.

    Mit seinen eindeutigen Aussagen habe er die Demokratiefeindlichkeit der Position von Scottish Labour offensichtlich gemacht.



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  • Gli scarsi risultati della scuola bilingue.

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    0 Comentârs → on Gli scarsi risultati della scuola bilingue.

    Oggi su Salto è apparso un editoriale in cui il caporedattore Fabio Gobbato cerca di riassumere e analizzare le ragioni del fallimento della scuola bilingue — ovvero della bilinguizzazione della scuola italiana — in Sudtirolo negli ultimi anni. Lo fa, anche lui, dati Invalsi alla mano, che certificano risultati scarsi in italiano e matematica.

    [È] un dato di fatto che da oltre un decennio in Alto Adige-Südtirol, per rispondere alla fame di bilinguismo dei centri urbani, la scuola italiana abbia nobilmente reagito cercando una soluzione, prima con Luisa Gnecchi, l’iniziatrice, poi con Christian Tommasini, l’attuatore, e ora con Giuliano Vettorato, che sta proseguendo praticamente nella stessa direzione dei predecessori del PD.

    — Fabio Gobbato

    Reagire per soddisfare le richieste della popolazione a volte può non bastare. Dalla sua prima introduzione in Québec negli anni ’70 del secolo scorso, l’inventore dell’immersione linguistica, il professor Wallace Lambert della rinomata università McGill, aveva sempre sottolineato l’importanza fondamentale di un continuo accompagnamento scientifico di ogni singolo progetto, con una preparazione meticolosa delle insegnanti e valutazioni puntuali e regolari lungo tutto il percorso.

    Allertava, inoltre, del pericolo di un bilinguismo sottrattivo, che nuoce alla prima lingua, in luogo del bilinguismo additivo, che funge da moltiplicatore.

    In Sudtirolo invece l’immersione (o CLIL, che dir si voglia) è quasi sempre stata un’improvvisazione, sia nelle scuole italiane che in quelle tedesche.

    Infatti anche Gobbato fa notare che

    i genitori che in quegli anni avevano figli in età pre-scolare sono andati in ansia sommergendo di richieste le scuole e la Soprintendenza, la domanda è decuplicata, gli insegnanti CLIL, però, non c’erano e ci si è inventati l’insegnamento in compresenza (che raddoppia semplicemente i costi di un’ora tenuta da un insegnante linguisticamente preparato/a), si sono aperte le sezioni bilingui anche ai bimbi non provenienti dal Kindergarten, l’ansia “sociale” è aumentata ancora a dismisura, si sono create le sezioni potenziate, gli insegnanti a quel punto erano ancora meno e si è reagito come si poteva, prendendo giovanissimi neo laureati o anche non laureati

    — Fabio Gobbato

    Insomma, si è continuato a correre dietro alle richieste dei genitori a scapito del rigore e di una programmazione seria, per pura volontà di accontentare tutti.

    A un certo punto però anche Gobbato si rende conto che a Bolzano quel che manca, rispetto alla Scuola Da Vinci di Monaco (la cui direttrice ha recentemente intervistato), è imprimis il contesto linguistico (01):

    In Baviera fra le mura domestiche parlano sì tutti in italiano, ma poi i ragazzi sono in qualche modo costretti a frequentare associazioni sportive tedesche, vanno agli scout con coetanei tedeschi, in cortile hanno amici tedeschi, guardano la Tv germanica, vanno al cinema a vedere film in tedesco, ascoltano musica germanica. In un concetto: assorbono gradualmente la lingua e la cultura germaniche, mentre i ragazzini altoatesini si fermano generalmente alle 9-12 ore in tedesco e per il resto vivono in un ambito integralmente italiano.

    — Fabio Gobbato

    E questo è un bel passo avanti, perché mentre qui su — modestamente — da molti anni facciamo notare che l’immersione ha una componente individuale e una sociale, questo fatto in Sudtirolo normalmente è sempre stato «dimenticato».

    Tra l’altro serve anche a far comprendere perché possiamo certamente fare paragoni con le scuole bilingui di Innsbruck e Monaco, ma in realtà con la situazione del Sudtirolo c’entrano poco.

    Tuttavia le conseguenze che Gobbato trae dalle sue constatazioni sono a mio avviso almeno parzialmente sbagliate: in più di un’occasione accenna alla reciprocità con le scuole tedesche. Certo, se le scuole italiane potessero semplicemente attingere al personale delle scuole tedesche, alcuni problemi delle prime si potrebbero risolvere — ma a che prezzo? Il rischio sarebbe quello di un semplice travaso di insegnanti, che già mancano da tutte le parti, finendo per danneggiare anche le scuole tedesche senza peraltro risolvere i problemi degli istituti italiani.

    Ancora una volta allora sarebbe una scorciatoia che non porta al risultato auspicato.

    Sulla base delle esperienze che si osservano in altre zone plurilingui con presenza di minoranze nazionali (Québec, Catalogna o Finlandia), invece, se davvero si volesse dar forza alla lingua tedesca specialmente a Bolzano, si dovrebbe investire prima di tutto sul contesto linguistico, cosa che invece in Sudtirolo viene puntualmente ignorata e derisa o addirittura osteggiata. Vi rientrano banalità come etichette o bugiardini dei medicinali bilingui, diritto dei consumatori a venir serviti nella lingua che preferiscono o misure vere e proprie di affirmative action.

    Ma soprattutto penso che le varie sperimentazioni CLIL andrebbero sostituite con una full immersion tedesca con poche ore di italiano, simile alla french immersion in Canada o alle scuole pubbliche catalane. In soldoni: per compensare ciò che a Bolzano manca, rispetto a Innsbruck e Monaco, chi vuole davvero imparare il tedesco dovrebbe frequentare una scuola tedesca o, forse, una sezione tedesca per non madrelingua. Penso che per fare una politica linguistica seria si dovrebbero eliminare almeno alcune scuole italiane a Bolzano, sostituendole con scuole tedesche.

    L’odierna «pioggia» (o «tempesta tropicale») serve a poco o nulla se, come scrive Gobbato, i ragazzi stanno seduti in classe e non capiscono niente.

    Chi ne ha la possibilità provi a parlare informalmente con i ragazzi delle medie e scoprirà che molti di loro se la ridono dicendo che capiscono pochissimo durante le lezioni veicolari, ancora in terza!

    — Fabio Gobbato

    Mi verrebbe da dire che sono troppe per lo scarso risultato e troppo poche per imparare davvero la lingua in un contesto ormai largamente monolingue italiano come quello di Bolzano.

    E’ davvero poco consolatorio scoprire nella vita reale che ormai gli studenti italiani arrivano in quinta superiore con un tedesco migliore rispetto all’italiano della gran parte dei ragazzi di lingua tedesca che non vivono nelle città (per quelli delle città resta in gran parte valido il luogo comune degli Anni Ottanta che “i tedeschi sanno molto meglio l’italiano di quanto gli italiani sappiano il tedesco”).

    — Fabio Gobbato

    Non so se sia vero, non conosco i dati, ma anche se così fosse il «problema» è che per chi è di lingua tedesca, lingua minorizzata, spesso il percorso di bilinguizzazione alla fine della scuola è appena agli inizi, sul posto di lavoro, a contatto con i colleghi, i clienti e le migliaia di turisti italofoni. Tutte le statistiche paiono confermarlo, anche se il risultato non sarà certo perfetto.

    Mentre invece per molti sudtirolesi di lingua italiana quello scolastico è il punto d’arrivo, ché nella vita reale non saranno quasi mai costretti a esprimersi nell’altra lingua.

    Quindi, lo ribadisco, non penso che la soluzione possa essere la reciprocità ma, anzi, modelli differenziati per esigenze e contesti linguistici diversi. Certo, rimane il grande problema del personale, che bisognerebbe risolvere gradualmente facendo: formazione. Le formule magiche non esistono.

    Vedi anche: 01 02 03 04 05 06 07 08



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  • Meloni spedisce «al confino» chi non si sente italiano.
    Quotation

    Ho letto un’intervista di un deputato della Südtiroler Volkspartei che dice «io per carità rispetto le regole italiane, ma mi sento austriaco.» Ecco, io penso che bisogna dire a questa gente che se si sente austriaca potrebbe andare a vivere in Austria, primo, e che se non va bene il tricolore… e allora non vanno bene neanche i miliardi di Euro che lo stato italiano [non] gli trasferisce ogni anno per l’autonomia dell’Alto Adige.

    Giorgia Meloni (FdI), in occasione dei festeggiamenti per i 100 anni dall’entrata in guerra dell’Italia, 24 maggio 2015

    Non basta dunque l’occupazione, ma si torna a esigere l’adesione completa alla nazione — altrimenti, come ai bei vecchi tempi, si «consiglia» l’espatrio.

    Vedi anche: 01 || 01



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  • Opposizioni e imposizioni.

    Autor:a

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    1 Comentâr → on Opposizioni e imposizioni.

    Da pochi giorni è attivo il nuovo Registro pubblico delle opposizioni, gestito dalla Fondazione Ugo Bordoni per conto del Ministero dello sviluppo economico, servizio ora esteso anche ai numeri di telefonia mobile.

    Stralcio pagina web RPO con, in alto a destra, le opzioni linguistiche disponibili

    Anche questo servizio, come tanti altri, è disponibile solamente in lingua italiana (ed inglese), mentre ancora una volta non v’è traccia delle lingue minoritarie ufficiali presenti sul territorio statale — ivi inclusi il tedesco (che in Sudtirolo sarebbe, in teoria, equiparato all’italiano) e il ladino.

    Vedi anche: 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 || 01



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  • Mehrheitsschutz und Kandidaturverbot.
    Senatswahlkreis Bozen-Unterland

    Südtirol genießt eine Autonomie, weil damit die deutsche und die ladinische Minderheit geschützt werden sollen. Verstöße gegen eben die Maßnahmen, die dies gewährleisten müssten — Gleichstellung der Sprachen, Zwei- und Dreisprachigkeitspflicht, Proporz — stehen aber an der Tagesordnung.

    In diesem Kontext will sich die SVP nun selbst einschränken und möglicherweise von einer Kandidatur im Senatswahlkreis Bozen-Unterland absehen, weil dies, wie es heißt, gegen »Paketmaßnahme 111« verstoßen würde. Der Wahlkreis sei für eine Italienerin bestimmt.

    Wohlgemerkt, diese Zurückhaltung wird nicht von italienischen Parteien eingefordert, sondern aus welchen Gründen auch immer von der Volkspartei vorauseilend so postuliert.

    Wenn es tatsächlich ein Kandidaturverbot für Deutschsprachige in dem Wahlkreis gäbe (oder zumindest das Verbot, den Wahlkreis für sich zu entscheiden), wäre es sowohl aus Sicht des Minderheitenschutzes als auch demokratiepolitisch höchst problematisch.

    Karl Zeller und Meinhard Durnwalder (beide SVP) sprechen ja gegenüber der TAZ tatsächlich von einer Art Autonomie- oder Paketverstoß und nicht lediglich von der politischen Opportunität, den Wahlkreis aus Parteisicht einer Vertreterin der italienischen Sprachgruppe zu überlassen.

    Insgesamt gibt es in Südtirol drei Senatswahlkreise: Bozen-Unterland, um den es hier geht, und zudem noch Brixen-Pustertal sowie Meran-Vinschgau. Laut Paketmaßnahme 111, mit der die Ungerechtigkeit behoben wurde, dass das Trentino vier und Südtirol mit nahezu gleich vielen Einwohnerinnen nur zwei Wahlkreise hatte, sollte eine gerechte Vertretung der Sprachgruppen begünstigt — und nicht mit Sicherheit gewährleistet1vgl. Mehrheitswahlrecht contra Proporz, Die Senatswahlkreise in Südtirol 1988 – 2012, Oskar Peterlini 2012 — werden. Es gibt ja auch keine Garantie (sondern nur eine sehr hohe Wahrscheinlichkeit), dass in Brixen mit Pustertal und Meran mit Vinschgau eine deutschsprachige Kandidatin gewinnt. Weshalb italienische Parteien nie davon abgesehen haben, in jenen Wahlkreisen zu kandidieren, auch dann nicht, wenn die Wahl einer Italienerin im dritten Wahlkreis »sicher« war.

    Aus demokratischer Sicht wäre es äußerst bedenklich, einen oder mehrere Wahlkreise für Kandidatinnen einer Sprachgruppe de facto mit einem Verbot zu belegen. Dies umso mehr, als dies in diesem Fall nicht einmal mit dem Minderheitenschutz zu rechtfertigen (und dagegen abzuwägen) wäre, weil es ja konkret ein Schutz für die nationale Mehrheit wäre. Wenn es tatsächlich eine Garantie und nicht nur eine Begünstigung der »gerechten Vertretung« geben sollte, wäre aus demokratischer Sicht wohl am ehesten eine Proporzlösung vertretbar. Dann würde zum Beispiel am Ende der Wahl, falls zum Beispiel drei deutschsprachige Kandidatinnen vorn lägen, bei Berücksichtigung des heutigen Sprachgruppenverhältnisses die meistgewählte »Italienerin« aller Bezirke die gewählte »Deutsche« mit dem schlechtesten Ergebnis überholen. Vielleicht wäre das dann meistens dennoch im Wahlkreis Bozen-Unterland der Fall, aber nicht immer und nicht von vorn herein.

    Allerdings wäre eine solche Lösung meiner Meinung nach aus Sicht des Minderheitenschutzes immer noch problematisch. Minderheitenschutz soll ja eine gerechte oder gar überproportionale Vertretung von Minderheiten sicherstellen. Warum aber sollte der staatlichen Mehrheitsbevölkerung sogar in Südtirol eine überpoportionale (!) Vertretung in ihrem eigenen nationalen Parlament gesichert werden — also ein Drittel der Mandatarinnen bei rund einem Viertel der Bevölkerung? Es ist ja nicht so, dass die staatliche Mehrheitsbevölkerung im Senat nicht angemessen vertreten wäre.

    In Wales oder Schottland die gerechte Vertretung der Engländerinnen (in Westminster), im Baskenland oder Katalonien die gerechte Vertretung der Spanierinnen (im spanischen Kongress) zu fordern — das würde niemand verstehen. Schon gar nicht, wenn zu diesem Zweck in einem proportionalen Anteil der Wahlkreise die Kandidatur (oder Wahl) von Minderheitenverteterinnen verboten würde.

    Hierzulande wäre im Sinne des Minderheitenschutzes (wennschon) wohl eher eine angemessene Vertretung der Ladinerinnen zu thematisieren.

    Siehe auch: 01

    • 1
      vgl. Mehrheitswahlrecht contra Proporz, Die Senatswahlkreise in Südtirol 1988 – 2012, Oskar Peterlini 2012


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  • Ortsnamen apportiert.

    Autor:a

    ai

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    12 Comentârs → on Ortsnamen apportiert.

    Die Landesregierung kuscht mal wieder wie ein Schoßhund vor Rechtsaußen Alessandro Urzì (FdI). Der hatte in einer Landtagsanfrage (Nr. 2168/22) darauf hingewiesen, dass das WLAN im Bozner Krankenhaus offiziell von Limitis am Margaretenplatz in Welsberg angeboten wird. Geht natürlich mit Blick auf den kolonialistischen Prontuario gar nicht.

    Zuverlässig wie immer hat die Landesregierung also für den Neofaschisten interveniert , damit endlich alle wissen, dass Limitis — natürlich — im schönen Monguelfo sitzt.

    Dies, während in Südtirol seit Monaten abertausende Ausweise ausgestellt werden, auf denen keine deutschen Adressen mehr aufscheinen. Während gerade im Digitalbereich eine Italianisierung ohnegleichen stattfindet. Und die deutsche Sprache beim Gesundheitsbetrieb an allen Ecken bröckelt (vgl. 01 02 03 04).

    Aber um Zweisprachigkeit bzw. -namigkeit geht es ja auch nicht. Es geht um den Vorrang von Tolomei und der lingua franca — immer, überall und ausnahmslos. Alles andere kommt später, wenn überhaupt.

    Siehe auch: 01 02 03 04



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  • Den Baskinnen aufs Maul geschaut.

    Autor:a

    ai

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    0 Comentârs → on Den Baskinnen aufs Maul geschaut.

    Im Juni 2020 konnte der Soziolinguist Kike Amonarriz im Journal of Language and Law berichten, dass auf den Straßen der 20.000 Einwohnerinnen zählenden Ortschaft Tolosa erstmals seit Erhebungsbeginn 1985 mehrheitlich Baskisch gesprochen wurde. Er wusste das, weil im Baskenland, wie in vielen anderen mehrsprachigen Gebieten (im Unterschied zu Südtirol) eine seriöse Sprachpolitik gemacht wird, bei der die dauerhafte und präzise Erhebung von Daten (vgl. 01 02 03) eine wesentliche Rolle spielt.

    Hierzulande bezieht sich der wichtigste und meistzitierte Wert zum zahlenmäßigen Verhältnis zwischen den Sprachgruppen und zur Entwicklung derselben auf die Sprachgruppenzugehörigkeitserklärung, die aus verschiedensten Gründen nur sehr bedingt aussagekräftig ist.

    So wissen wir etwa, dass sich bei der Volkszählung 2011 in Brixen 72,82% als deutsch, 25,84% als italienisch und 1,34% als ladinisch erklärt haben.

    Unklar bleibt dabei:

    • welche Sprachen in welchem Kontext in welchem Ausmaß gesprochen werden;
    • welchen Einfluss die Sprachen der Touristinnen, der Pendlerinnen, der Tagesgäste auf die Sprachlandschaft haben;
    • inwieweit die Daten aus den Zugehörigkeitserklärungen etwas mit der sprachlichen Realität zu tun haben;
    • ja sogar, ob überhaupt eine Mehrheit der Bevölkerung im Alltag (hauptsächlich) Deutsch spricht.

    All das wird nicht untersucht, jedenfalls nicht systematisch. Im Baskenland wie andernorts werden hingegen genaue Erhebungen durchgeführt oder — wie im vorliegenden Fall — den Menschen sprichwörtlich aufs Maul geschaut.

    Auf Grundlage genauer methodischer Vorgaben, die im Guide to language use observation survey methods der baskischen Regierung zusammengefasst sind, wurden im Zuge der Erhebung von 2019 Informationen zu insgesamt 3.246 Gesprächen eingeholt, an denen 8.647 Sprechende beteiligt waren. Dazu waren fünf Beobachtungssessionen zu je zwei Stunden (mittwochs und samstags, vormittags und nachmittags, sowie am Sonntag Vormittag) an drei verschiedenen Orten der Gemeinde Tolosa erforderlich.

    Im gesamten Baskenland werden solche Studien im Vierjahresrhythmus durchgeführt, um den Erfolg der sprachpolitischen Maßnahmen zu evaluieren.

    Im Fall von Tolosa konnte nachgewiesen werden, dass die Präsenz der Sprache auf den Straßen und Plätzen von 29% im Jahr 1985 über konstante 41% im Zeitraum 1995-2009 auf nunmehr 49,1% angestiegen ist, während 48,5% Kastilisch (Spanisch) und 2,4% andere Sprachen gesprochen haben. Die Revitalisierungsbemühungen der baskischen Regierung zeigen also einen sehr deutlichen Erfolg.

    Doch die Daten über den Gebrauch der Sprachen in der Öffentlichkeit fallen nicht in den luftleeren Raum. Sie können mit Studien über die Entwicklung der Sprachkenntnisse in der Gemeinde (im Fünfjahresrhythmus seit 1981) oder mit denen über die Beherrschung des Baskischen nach Altersgruppen (im Vierjahresrhythmus seit 1985) ver- und abgeglichen werden.

    So lässt sich sagen, dass 2016 zwar 70,94% der Einwohnerinnen baskischsprachig waren und nur 18,17% keine Baskischkenntnisse hatten, auf der Straße aber dennoch Kastilisch überwog.

    Schon seit 2005 korreliert das Alter in Tolosa direkt mit den Sprachkenntnissen in dem Sinne, dass ein deutlich höherer Anteil der Kinder (2019: 70%) und Jugendlichen (63%) als der Erwachsenen (47%) und Senioren (29%) baskischsprachig sind. Das spricht für eine hohe Vitalität.

    Aufgrund der Beobachtungen auf Straßen und Plätzen kann sogar gesagt werden, dass die schiere Anwesenheit von Kindern in einer Gruppe die Wahrscheinlichkeit signifikant erhöht, dass Baskisch statt Kastilisch gesprochen wird.

    Siehe auch: 01 02 03 04 05 06 07



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  • Identitäre Städte und Gemeinden.

    Autor:a

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    0 Comentârs → on Identitäre Städte und Gemeinden.

    Es gibt in Italien tatsächlich ein Netzwerk Identitärer Städte, dem auf der Grundlage eines aus neun Schlagwörtern1Idenität, Kulturgüter, Luft, Wiederbevölkerung, Mobilität, Nahrung, Breitband, Unternehmertum, Wiederaufbau bestehenden Manifests Gemeinden aus sämtlichen Regionen des Staates — mit Ausname von Südtirol, Trentino, Aosta und Molise — beigetreten sind. In dem Manifest ist unter anderem vom Großen Austausch die Rede, den es zu verhindern gelte.

    Erstunterzeichnende sind: Edoardo Sylos Labini2Gründer der rechten Zeitschrift und des gleichnamigen Vereins Cultura e Identità, Vittorio Sgarbi (01 02), Marcello Veneziani3Vorzeigeintellektueller der italienischen Rechten, der Benito Mussolini zum Mann des Jahres 2017 erklärt hatte (01), Fabio Dragoni4Journalist (La Verità), stv. Direktor von Cultura e Identità, Maria Giovanna Maglie5Journalistin, Unterstützerin von Matteo Salvini, Diego Fusaro (01), Giampaolo Rossi (FdI), Giusy Versace6Athletin und Abgeordnete (ehemals FI), Alessandro Meluzzi7Verschwörungstheoretiker, ehemaliger Senator, Gründer der »Antiislamisierungspartei« (PAI), Francesco Alberoni (FdI)8Journalist, FdI-Kandidat bei der Europawahl 2019, Francesca Barbi Marinetti9Enkelin des Futuristen Filippo Tommaso Marinetti (u. a. Unterzeichner des Manifests der faschistischen Intellektuellen), Carlo Cracco, Marco Lodola, Achille Minerva, Marco Capria, Alessandro Miani, Umberto Smaila, Alberto Samonà (MSI, 5SB, nun Lega), Federico Mollicone (FdI), Paolo Becchi10Blogger, Verschwörungstheoretiker, Coronaleugner, Raffaella Salamina11Direktorin von IlgiornaleOFF, dessen Gründer Edoardo Sylos Labini (s. oben) ist, Francesco Maria Del Vigo12Vizedirektor des rechten il Giornale, Stefano Zecchi, Eugenio Vanda, Emanuele Ricucci13Journalist (Il Giornale, Il Tempo), Mitarbeiter von Vittorio Sgarbi, Angelo Crespi14Journalist, mit Edoardo Sylos Labini (s. oben) und Viola Pornaro Autor von D’Annunzio segreto, Sandro Serradifalco, Ciro Palumbo.

    Unter den insgesamt 91 Mitgliedsgemeinden des erst im April dieses Jahres gegründeten Netzwerks befinden sich klingende und bekannte Namen wie Alessandria, Arcore, Ascoli Piceno, Asti, Biella, Bordighera, Busto Arsizio, Cividât/Cividale , Desio, Ferrara, Fiuggi, Foligno, Görz, Grosseto (01), L’Aquila, La Maddalena, La Spezia, Monza, Norcia, Orbetello, Orvieto, Senigallia, Sesto San Giovanni, Terni, Tropea, Vercelli oder Vibo Valentia.

    Von den hier genannten 27 Gemeinden werden derzeit zwei von einer Bürgerliste (Fiuggi, La Maddalena), zwei gar vom PD (Alessandria, Monza) und die anderen 23 von rechten und mitterechten Parteien verwaltet.

    Siehe auch: 01

    • 1
      Idenität, Kulturgüter, Luft, Wiederbevölkerung, Mobilität, Nahrung, Breitband, Unternehmertum, Wiederaufbau
    • 2
      Gründer der rechten Zeitschrift und des gleichnamigen Vereins Cultura e Identità
    • 3
      Vorzeigeintellektueller der italienischen Rechten, der Benito Mussolini zum Mann des Jahres 2017 erklärt hatte
    • 4
      Journalist (La Verità), stv. Direktor von Cultura e Identità
    • 5
      Journalistin, Unterstützerin von Matteo Salvini
    • 6
      Athletin und Abgeordnete
    • 7
      Verschwörungstheoretiker, ehemaliger Senator, Gründer der »Antiislamisierungspartei« (PAI)
    • 8
      Journalist, FdI-Kandidat bei der Europawahl 2019
    • 9
      Enkelin des Futuristen Filippo Tommaso Marinetti (u. a. Unterzeichner des Manifests der faschistischen Intellektuellen)
    • 10
      Blogger, Verschwörungstheoretiker, Coronaleugner
    • 11
      Direktorin von IlgiornaleOFF, dessen Gründer Edoardo Sylos Labini (s. oben) ist
    • 12
      Vizedirektor des rechten il Giornale
    • 13
      Journalist (Il Giornale, Il Tempo), Mitarbeiter von Vittorio Sgarbi
    • 14
      Journalist, mit Edoardo Sylos Labini (s. oben) und Viola Pornaro Autor von D’Annunzio segreto


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