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  • Vermeidbare Koalition.
    Quotation

    Die SVP hat sich ohne Not selber in diese Lage gebracht. Es hätte eine Alternative für die Landesregierung (Grüne und PD) und damit auch für die Europawahlen gegeben (PD). Man hätte eine Koalition mit Leuten verhindern können, die Grundrechte mit Füßen treten oder den Faschismus verklären.
    Wer die Heimat schützen will, muss sie gegen solche Leute verteidigen. Auch wenn es etwas kostet.

    Georg Mair in seinem dieswöchigen ff-Leitartikel

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06



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  • Zuwanderungssprache Italienisch.
    Katastrophale Daten

    Dieser Tage hat das WIFO der Handelskammer eine Studie zu Brain Drain und Brain Gain veröffentlicht, in dem unter anderen Qualifikationen der Zu- und Abwandernden auch die Sprachkenntnisse1»Mittleres« oder »kompetentes« Niveau laut Europäischem Referenzrahmen für Sprachen (GERS), Selbsteinschätzung der Befragten. (Deutsch, Italienisch und Englisch) erhoben wurden.

    Dabei macht sich ein extrem starker »nationaler« Drall bemerkbar, der nicht nur für Wirtschaftstreibende Anlass zur Sorge sein sollte. Laut WIFO-Daten beherrschten im Bezugsjahr 2016 nämlich weniger als ein Drittel (31,1%) der Zuwandernden2Im Alter zwischen 18-64 Jahren, ohne Asylwerberinnen, ohne rückwandernde Südtirolerinnen auch die deutsche Sprache. Fast drei Viertel von ihnen (72,9%) sprechen hingegen die lingua franca nazionale Italienisch. Selbst Englisch liegt mit 55,6% weit vor Deutsch.

    Aufgeschlüsselt nach Staatsbürgerinnenschaften sprechen

    • 98,6% der Zuwandernden mit italienischer Staatsbürgerinnenschaft Italienisch, 64,2% von ihnen Englisch und nur rund ein Viertel von ihnen Deutsch (24,7%).
    • 98,5% der Zuwandernden mit deutscher oder österreichischer Staatsbürgerinnenschaft Deutsch, 94,6% Englisch und 43,3% Italienisch.
    • 72,4% der Zuwandernden mit Staatsbürgerinnenschaft eines anderen europäischen Landes Italienisch, 37,7% Englisch und 31,4% Deutsch — 20,5% sprechen Deutsch und Italienisch, 16,8% keine dieser beiden Landessprachen.
    • 60,6% der Zuwandernden mit Staatsbürgerinnenschaften anderer Länder Englisch, 51,7% Italienisch und nur magere 15,4% Deutsch — 3,8% sprechen Deutsch und Italienisch, 36,8% keine dieser beiden Landessprachen.

    Zum Vergleich: Abwandernde Südtirolerinnen — italienische Staatsbürgerinnen mit Geburtsort in Südtirol — beherrschten im selben Bezugsjahr zu 95,7% die deutsche, zu 91,5% die italienische und zu 82,2% die englische Sprache.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 || 01 02 03 04

    • 1
      »Mittleres« oder »kompetentes« Niveau laut Europäischem Referenzrahmen für Sprachen (GERS), Selbsteinschätzung der Befragten.
    • 2
      Im Alter zwischen 18-64 Jahren, ohne Asylwerberinnen, ohne rückwandernde Südtirolerinnen


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  • Biancofiore fordert Verbot der STF.

    Michaela Biancofiore (FI) soll sich in einer Anfrage an Innenminister Matteo Salvini (Lega) und Außenminister Enzo Moavero Milanesi nach deren Absicht erkundigt haben, die Süd-Tiroler Freiheit (STF) zu verbieten. Dies berichtet die Neue Südtiroler Tageszeitung. Wenn Sven Knoll und seine Bewegung lieber in Deutschland leben würden, sollten sie [dorthin] gehen, so die Südtiroler Parlamentarierin.

    Anlass für Biancofiores Echauffement soll diesmal ein Beschlussantrag der STF im Landtag gewesen sein, mit dem die Partei die Wiedereinführung des Josefitags bei gleichzeitiger Abschaffung des Tags der italienischen Republik als Feiertag in Südtirol gefordert hatte.

    Nicht nur als Sezessionist, sondern ganz allgemein als Demokrat finde ich Biancofiores — um die Aufforderung zur Auswanderung erweiterte — faschistoide Auffassung besorgniserregend. Umso mehr, als sie regionale Koordinatorin jener Partei ist

    • mit der die Südtiroler Volkspartei zur Europawahl antritt und
    • deren Vizepräsident erst vor wenigen Tagen durch die Verharmlosung von Benito Mussolini aufgefallen war.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06



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  • Hilfe, die wirklich hilft.
    Veranstaltungshinweis

    Zum kommenden Mittwoch, den 27. März, laden die Stiftung Südtiroler Sparkasse und das Kuratorium Marienberger Kulturgespräche zum Vortrag des Schriftstellers Ilja Trojanow mit dem Thema

    Welche Hilfe macht künftige Hilfe überflüssig?

    in den Tagungssaal der Sparkasse-Academy in der Bozner Sparkassenstraße. Trojanow wurde 1965 in Sofia geboren, floh mit seiner Familie 1971 über Jugoslawien und Italien nach Deutschland. Doch schon 1972 zogen die Trojanows nach Kenia, wo auch Ilija mit einer Unterbrechung bis 1984 lebte. Von 1984 bis 1989 studierte er in München Jura und Ethnologie, lebte später in Mumbai, Kapstadt, Mainz und — derzeit — in Wien.

    Was Hilfe sein und wie sie funktionieren kann, recherchierte [Ilija Trojanow] im Rahmen einer einjährigen Reise durch acht Länder in vier Kontinenten, durch intensive Gespräche mit Bauern und Aktivistinnen, Menschenrechtlern und Ärztinnen, Minenarbeitern und Lehrerinnen.

    aus der Einladung

    Eine Anmeldung unter der Telefonnummer 0471 316 017 ist erforderlich.
    Veranstaltungsbeginn ist 19.00 Uhr.



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  • La Catalogna, l’Europa e la democrazia.

    In data odierna su Left.it è apparso un importante appello sulla Catalogna, che qui riproponiamo in toto. Chi volesse aderire può utilizzare questo link.

    A Madrid, nel cuore dell’Europa occidentale, dodici esponenti della politica e della società civile catalana sono in questi giorni sotto processo. Nove di essi si trovano in regime di detenzione preventiva, in molti casi da ben oltre un anno. I capi di imputazione sono gravissimi, con richieste di pena da parte della pubblica accusa che arrivano sino a 25 anni.
    Tra i reati contestati vi è la “ribellione”: si tratta della figura criminosa utilizzata per chi, nel 1981, entrò con le armi in parlamento e portò in strada i carri armati. Il codice penale spagnolo, in effetti, richiede, nella tipizzazione del reato, l’elemento della “rivolta violenta”. L’unica violenza finora certa, per le innumerevoli immagini che la mostrano e che hanno fatto il giro del mondo, è però quella messa in atto dalle forze dell’ordine spagnole: che partono da ogni angolo del Paese per la Catalogna al grido minaccioso di “a por ellos!” (“a prenderli!”; “dategli addosso!”); che picchiano votanti e manifestanti – anche non indipendentisti – intenti a resistere pacificamente, con le braccia alzate, in difesa dei seggi; che sparano proiettili di gomma sui cittadini, nonostante il loro utilizzo sia vietato in Catalogna.
    Ma la vicenda giudiziaria non si esaurisce a Madrid, innanzi al Tribunal Supremo. Altri imputati verranno giudicati (per disobbedienza e ulteriori reati) da Tribunali in Catalogna; centinaia i sindaci, gli attivisti sociali, gli artisti indagati (e in alcuni casi condannati) per aver contribuito in qualche modo alla preparazione del referendum o per aver semplicemente manifestato le loro idee (eloquente, in tal senso, l’Amnesty International Report 2017/18, pp. 339-341). Vi sono, poi, i sette politici, sia parlamentari che componenti del precedente governo catalano rifugiatisi in Belgio, Scozia e Svizzera per sfuggire all’arresto e continuare a condurre la propria azione politica dall’estero. Sono liberi cittadini in tutta Europa, visto che, anche a seguito della decisione del tribunale tedesco nel caso Puigdemont, l’autorità giudiziaria spagnola ha ritirato tutti gli ordini d’arresto europeo a loro carico. Al di là delle anomalie tecniche dei procedimenti giudiziari (evidenziate da diversi osservatori internazionali), è evidente ciò che sta accadendo: si discute, nelle aule dei tribunali, di una questione eminentemente politica, che dal campo della politica non sarebbe mai dovuta uscire. Si criminalizza un’intera classe politica, la cui responsabilità è quella di aver cercato di smuovere le istituzioni spagnole da posizioni di radicale chiusura al dialogo. Si dimentica che oltre due milioni di cittadini catalani chiedono da anni, in maniera civile e pacifica, di potersi esprimere liberamente e democraticamente sull’assetto della relazione tra la Spagna e la Catalogna.
    Solo da una posizione di intransigente nazionalismo si può continuare a ritenere la questione dell’indipendenza catalana un tema su cui non può neanche essere aperta una discussione democratica; solo da una posizione illiberale si può ritenere preferibile a quella prospettiva la compressione di fondamentali diritti civili e politici.
    Il silenzio dell’Europa, che liquida la vicenda come affare interno alla Spagna, è deprecabile e pericoloso. Si tratta di un segno di debolezza delle istituzioni europee, non di forza, e contribuisce alla radicalizzazione del conflitto anziché alla sua risoluzione. Se la UE accetta la criminalizzazione della protesta pacifica e della disobbedienza civile in un Paese membro della rilevanza della Spagna, ad essere minacciati sono i diritti democratici non solo dei catalani, ma degli spagnoli e degli europei tutti. E quel silenzio diviene imbarazzante allorquando il Parlamento europeo vieta ai politici catalani rifugiati all’estero di partecipare ad una conferenza organizzata nei suoi locali mentre consente, quasi contestualmente, un dibattito anti-catalanista promosso dal partito spagnolo di estrema destra Vox, dichiaratamente e programmaticamente omofobo, maschilista, xenofobo.
    Preoccupa anche la scarsa attenzione di parte della stampa, dell’opinione e degli intellettuali del nostro Paese. Nello scenario descritto, crediamo invece siano necessari l’impegno e il controllo vigile di tutti coloro che hanno a cuore la protezione dei diritti, dei valori democratici e dei principi sanciti dagli stessi Trattati UE.
    Chiediamo, come cittadini europei, la scarcerazione dei prigionieri catalani, il ritorno ad una situazione di normalità democratica e l’apertura di un dialogo politico sulla questione, unica strada che possa condurre ad una risoluzione della stessa coerente con i valori della democrazia.
    Il destino della Catalogna è anche il nostro destino, e il destino dell’Europa intera.

    PRIMI FIRMATARI

    • Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-Sinistra Europea, Roma
    • Luigi Agostini, saggista, Roma
      Matteo Angioli, Partito Radicale, Roma
    • Vando Borghi, Università di Bologna
    • Bojan Brezigar, giornalista, Trieste
    • Luca Cassiani, Consigliere PD Regione Piemonte, Torino
    • Luciano Caveri, giornalista e politico, Aosta
    • Lluís Cabasés, giornalista, Alba
    • Massimo Cacciari, filosofo, Venezia
    • Duccio Campagnoli, ex Assessore Emilia-Romagna, Bologna
    • Elisa Castellano, Fondazione Di Vittorio, Roma
    • Pietro Cataldi, Rettore dell’Università per stranieri di Siena
    • Nancy de Benedetto, Presidente Associazione italiana di studi catalani, Università di Bari
    • Luigi de Magistris, sindaco di Napoli
    • Piero Di Siena, giornalista, Roma
    • Fausto Durante, Resp. politiche internazionali ed europee Cgil, Roma
    • Paolo Ferrero, vice presidente del Partito della Sinistra Europea, Torino
    • Gennaro Ferraiuolo, Università di Napoli Federico II
    • Luigi Foffani, Università di Modena e Reggio Emilia
    • Eleonora Forenza, Parlamentare europea GUE/Ngl, Rifondazione comunista, Bari
    • Laura Harth, Rappresentante alle Nazioni Unite del Partito Radicale, Roma
    • Rafael Hidalgo, insegnante, Ràdio Catalunya Itàlia, Roma
    • Andrea Maestri, Avvocato per i diritti umani, Ravenna
    • Fabio Marcelli, ISGI CNR, Associazione giuristi democratici, Roma
    • Maria Grazia Meriggi, Università di Bergamo
    • Sandro Mezzadra, Università di Bologna
    • Cesare Minghini, sindacalista CGIL, Bologna
    • Tomaso Montanari, Università di Siena, Firenze
    • Simone Oggionni, Responsabile Forum Europa MDP-Articolo 1, Roma
    • Fiorella Prodi, segreteria regionale Cgil Emilia-Romagna, Modena
    • Roberto Rampi, senatore PD, Vimercate (MB)
    • Patrizio Rigobon, Università Ca’ Foscari di Venezia
    • Simonetta Rubinato, avvocato, ex senatrice e deputata, Treviso
    • Emilio Santoro, Università di Firenze, Centro di documentazione “L’altro diritto”
    • Rossella Selmini, Università del Minnesota, Minneapolis-Bologna
    • Barbara Spinelli, giornalista e Parlamentare europea GUE/Ngl, Roma
    • Massimo Torelli, coordinatore nazionale di Altra Europa Con Tsipras, Firenze
    • Gianni Vernetti, ex senatore e sottosegretario agli Affari esteri, Torino
    • Walter Vitali, Direttore esecutivo Urban@it – Centro nazionale studi politiche urbane, Bologna

    Evidenziamento in grassetto:

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 07 08



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  • Dank Salvini: Blood&Honour im Stadion.

    Übereinstimmenden Medienberichten zufolge soll sich der italienische Innenminister Matteo Salvini (Lega), dessen Partei auch in der Südtiroler Landesregierung sitzt, persönlich dafür eingesetzt haben, dass radikale Fangruppen von Inter Mailand die Flagge der Neonazi-Vereinigung Blood&Honour (B&H) zeigen durften. Am vergangenen Sonntag wollten die »Ultras« der Nordkurve im Rahmen des Derbys gegen AC Milan des verstorbenen Daniele Belardinelli gedenken; der 35-Jährige war letzten Dezember im Gefecht mit gewalttätigen Fans des SSC Neapel getötet worden. Belardinelli war Anführer der B&H-Gruppe von Varese, weshalb in der Stadionkurve auch das entsprechende Symbol hätte gezeigt werden sollen. Nachdem dies von der zuständigen »Sicherheitsgruppe« — in der unter anderem die Staats- und die Ortspolizei vertreten sind — zunächst untersagt worden war, soll diese Einschränkung auf persönliches Betreiben des Innenministers aufgehoben worden sein.

    Blood&Honour ist die Übersetzung des von der Hitlerjugend geprägten Schlagworts »Blut und Ehre«. Der danach benannte neonazistische Verein ist in Deutschland seit dem Jahr 2000 verboten. Dank Salvini durfte seine Flagge in Italien nur zwei Tage nach dem rassistischen Terrormassaker von Christchurch — unübersehbar — in einem Sportstadion gezeigt und von Fernsehsendern weltweit weiterverbreitet werden.

    Cëla enghe: 01 02 03 || 01 02 03



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  • Rechtsstaat und Demokratie in der EU sichern.

    Der konservative Spitzenkandidat bei der anstehenden EU-Wahl, Manfred Weber (CSU/EVP), einerseits und die beiden Außenminister von Deutschland und Belgien, Heiko Maas (SPD) und Didier Reynders (MR), andererseits, haben Vorschläge zur Sicherung der Rechtsstaatlichkeit, der Demokratie und der Menschenrechte in der EU vorgelegt.

    Während dem EVP-Mann ein unabhängiger Expertinnenrat vorschwebt, der die Situation in den EU-Mitgliedsstaaten regelmäßig überprüfen und beurteilen soll, schlagen Maas und Reynders einen Peer-Review-Mechanismus vor, in dessen Rahmen sich die Mitgliedsstaaten gegenseitig begutachten sollen.

    Derzeit laufen auf Grundlage von Artikel 7 des EU-Vertrags Verletzungsverfahren gegen Ungarn und Polen. Den beiden Ländern wird vorgeworfen, rechtsstaatliche und demokratische Prinzipien dauerhaft verletzt zu haben. Allerdings haben die derzeitigen Regierungen von Ungarn und Polen bereits angekündigt, etwaige Sanktionen gegen das jeweils andere Land mit einem Veto zu Fall bringen zu wollen.

    Um das Problem der Missachtung sogenannter europäischer Grundwerte in den Griff zu bekommen, ist nun die Suche nach geeigneteren Mechanismen eröffnet. Unklar ist, warum parallel zu den vorgebrachten Vorschlägen nicht auch eine Aufhebung — oder wenigstens die deutliche Einschränkung — des Vetorechts diskutiert wird.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 07



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  • Berlin: Frauen fahren günstiger.
    Equal Pay Day

    Noch bis Mitternacht können Frauen zum heutigen deutschlandweiten Equal Pay Day Fahrscheine des Berliner Nahverkehrsbetreibers BVG 21% günstiger erwerben. Das gilt nicht nur für Einzelfahrten und Tagestickets, sondern — mit Einschränkungen — auch für heute gekaufte Monats- und Jahreskarten. Die 21% entsprechen dem aktuellen Gender Pay Gap in Deutschland.

    Auf den Vorwurf der Diskriminierung antwortete der öffentliche Betrieb mit dem Hinweis, dass der geringere (durchschnittliche) Verdienst  auch ungerecht sei. In jedem Fall seien die Kontrolleurinnen angewiesen, die Geschlechtsangabe nicht streng zu kontrollieren, berichtete die Berliner Zeitung (BZ) in Berufung auf die BVG.

    Cëla enghe: 01 02 || 01



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