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  • Wer das Geld hat, entscheidet.
    Quotation

    Warum sollten wir vor dieser Reform Angst haben? Wir haben den größten Haushalt der Geschichte. Entscheiden tut immer noch der, der das Geld hat.

    Stefan Pan, Präsident des Unternehmerverbandes, in ff 41 vom 13. Oktober 2016, bezüglich der Verfassungsreform von Matteo Renzi (PD)

    Nun, mal ganz davon abgesehen, dass wir nicht den größten Haushalt der Geschichte haben, weil davon noch knapp eine halbe Milliarde für den Staat abgezogen werden muss, ist diese Aussage ein ausgesprochener Blödsinn.

    Katalonien hat — verhältnismäßig — deutlich geringere finanzielle Mittel als Südtirol, kann aber in sehr vielen Bereichen mehr entscheiden.

    Grundsätzlich ist es doch so, dass es relativ unerheblich ist, ob das Geld von Land, Staat oder Gemeinde kommt, wenn das Land (oder die Gemeinde) selbst festlegen kann, wo, wie und nach welchen Kriterien es einzusetzen ist. Schon heute darf das Land sein eigenes Geld nicht so ausgeben, wie es möchte, weil der Staat die einschlägigen Gesetze macht, Schuldenbremsen einbaut, Einstellungsstopps verordnet, Verbote ausspricht. Erstaunlich, dass Herr Pan das nicht weiß (oder nicht wissen will) — nachdem Premier Monti vorgemacht hat, welche Palette an Möglichkeiten dem Zentralstaat zur Verfügung steht.

    In Zukunft könnte sich diese Situation noch verschärfen, wenn die Verfassungsreform von Matteo Renzi (PD) am 4. Dezember vom Souverän nicht verworfen wird.

    Cëla enghe: 01 02 03



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  • Toponomastica: La carica dei retrogradi.

    Quarantotto professori italiani e tedeschi hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, al Governo italiano, alla Corte costituzionale (!) e alla Provincia autonoma di Bolzano in difesa della «toponomastica italiana» in Sudtirolo. Sorvoliamo su chi siano (come Carlo Alberto Mastrelli, che prosegue il «lavoro» di Tolomei) — o sul fatto che non ci sia alcun professore sudtirolese — ed entriamo direttamente nel merito:

    Al Signor Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

    A tutte le Istituzioni del Governo, della Corte Costituzionale e della Provincia autonoma di Bolzano

    «Venuti a conoscenza che è in esame da parte della Commissione paritetica Stato/Provincia autonoma di Bolzano detta dei Sei una ipotesi di norma di attuazione che prefigura la messa in discussione del pieno diritto dei cittadini italiani di riconoscersi, utilizzare e tramandare il proprio ricco e vasto patrimonio di migliaia di nomi di luogo in lingua italiana in Alto Adige, così come hanno fatto finora e per decenni.

    La norma di attuazione in esame non riguarda il «pieno diritto dei cittadini italiani di riconoscersi, utilizzare e tramandare il proprio ricco e vasto patrimonio di migliaia di nomi di luogo in lingua italiana», bensì l’ufficialità di una parte, probabilmente ridotta, di quel «patrimonio» inventato da un pazzo e imposto da un regime totalitario. Nessuno vieterà mai, come invece avvenne al contrario con i toponimi originari, «il pieno diritto» di chicchessia «di riconoscersi, utilizzare e tramandare» qualsiasi nome.

    Tale norma di attuazione violerebbe gravemente i principi della Costituzione e l’obbligo del bilinguismo italiano-tedesco sancito da leggi costituzionali, da sentenze della Corte Costituzionale e dall’Accordo De Gasperi / Gruber del 1946. Un Accordo che è alla fonte dell’autonomia speciale in Alto Adige, basata sul principio di assoluta e inderogabile parità linguistica fra i gruppi conviventi;

    • È veramente strano che siano dei professori, quasi tutti linguisti, ad affermare che i nomi c’entrano col bilinguismo, mentre l’organo delle Nazioni Unite che si occupa di geografia (no, non il consiglio comunale di una recondita località sudtirolese) afferma l’esatto opposto.
    • L’assoluta e inderogabile parità linguistica fra i gruppi conviventi (e delle lingue), con buona pace dei professori, nella realtà non esiste e non è mai esistita. Se veramente la si volesse difendere… ma no, non è il caso.

    preso atto che è già avviato un contestuale e controverso iter legislativo nel Consiglio provinciale di Bolzano, che si uniformerà ai criteri già all’esame della suddetta Commissione dei Sei, i quali criteri risulterebbero palesemente contrari alla lettera e allo spirito della Costituzione;

    Dove e come la Costituzione, nella lettera e nello spirito, afferma che i nomi (i nomi!) debbano essere tradotti? Che un torto perpetrato dal regime fascista non possa venire almeno attenuato? E dunque quel che è avvenuto in Val d’Aosta o in Trentino sarebbe incostituzionale?

    rilevato che lo Statuto di autonomia altoatesinodefinisce con chiarezza il quadro normativo entro cui riconoscere la potestà legislativa provinciale sulla toponomastica, ossia “fermo restando l’obbligo della bilinguità nel territorio della Provincia di Bolzano”; e ancora: “Nella Provincia di Bolzano le amministrazioni pubbliche devono usare, nei riguardi dei cittadini di lingua tedesca, anche la toponomastica tedesca, se la legge provinciale ne abbia accertata l’esistenza ed approvata la dizione”. Alla Provincia spetta dunque il compito (art. 101 e 102 dello Statuto) di dare ufficialità ai toponimi tedeschi e ladini, come espressamente stabilito dalla norma, e non già di sopprimere o limitare i toponimi italiani esistenti e in vigore da quasi 100 anni. Oltretutto l’italiano è “la lingua ufficiale dello Stato”, secondo quanto ribadito proprio e sempre dallo stesso Statuto di autonomia altoatesino;

    Ora qui la cosa diventa veramente paradossale: visto che la legge dice X non si può fare una legge che dica qualcos’altro. Oppure: Visto che la legge oggi vieta i matrimoni fra omosessuali non si può fare una legge che li renda possibili. Stendiamo un velo.

    i Sottoscritti si rivolgono con urgenza alle massime autorità della Repubblica italiana e alle Istituzioni della Provincia autonoma di Bolzano consapevoli del valore insopprimibile del bilinguismo paritario, affinché fermino in tempo il tentativo che si rivela di esclusiva natura politica e privo di qualsiasi serio appiglio storico.

    Privo di qualsiasi serio appiglio storico? Fa piacere notare che anche ai professori non manca il senso dell’umorismo.

    Un tentativo gravemente lesivo della Costituzione e dei principî dell’ordinamento, nonché del ruolo della lingua italiana, lingua della Repubblica, e del suo valore culturale e comunicativo riconosciuto, studiato e insegnato anche a livello internazionale.

    Se veramente il ruolo e il valore culturale e comunicativo della lingua italiana dipendesse da qualche toponimo inventato e imposto… povera, poverissima lingua italiana. Forse allora sarebbe meglio chiudere baracca.

    I toponimi, tanto italiani quanto ladini e tedeschi, costituiscono un “bene collettivo” che deve potere essere condiviso e salvaguardato come espressione più alta della cultura e delle identità presenti in Alto Adige.

    Questo «bene collettivo» è composto da migliaia di «falsi storici» scientificamente ridicoli. In tutto il mondo ormai ci si sta adoperando per sanare le situazioni anche lontanamente paragonabili alla nostra: 01 02 03 04 05

    Il bilinguismo grafico ed esteriore non solo aiuta la convivenza, ma è anche un mezzo efficace nel favorire una reale ed effettiva intercomprensione fra le comunità presenti nel territorio, sollecitandole alla mutua conoscenza linguistica, e con ciò assolve pienamente a una funzione civica, istituzionale e pedagogica. La civiltà del bilinguismo paritario è un ponte esemplare nell’Europa dei nuovi muri.

    • Il bilinguismo paritario — che nei fatti, come si accennava, non esiste — non viene per nulla scalfito dall’abolizione di alcune centinaia (o anche migliaia) di nomi, perché la toponomastica col bilinguismo c’entra come i cavoli a merenda.
    • L’Europa dei nuovi muri, invece, si nutre esattamente del nazionalismo (e dell’imperialismo culturale) di cui la presente lettera è espressione.

    Ogni soppressione totale o parziale di toponimo in lingua italiana, ogni ipotesi di cancellare in parte o pesantemente nomi protetti dalla Costituzione rappresenterebbe, inoltre, anche la negazione del diritto alla libertà di parola e di espressione dei cittadini italiani e di chiunque al mondo desiderasse liberamente continuare ad indicare e a pronunciare in italiano nomi di luogo che fanno parte della Repubblica italiana e della sua radicata storia plurilingue in Alto Adige».

    Già, come Venezia che ufficialmente si chiama solo Venezia, per cui in tedesco «non» la si può certo chiamare Venedig. Ma per piacere.



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  • Digitalisierung killt Zweisprachigkeit.

    Vor rund einem Monat war — nicht ohne Startschwierigkeiten — die Regierungswebseite online gegangen, über die man den sogenannten Kulturbonus beantragen kann. Wie bereits festgestellt, ist dort von Mehrsprachigkeit keine Spur, obschon Italien laut eigener Verfassung (Art. 6) eigentlich die Minderheiten schützt.

    In der Folge habe ich mich auch an das Regierungskommissariat in Bozen gewandt, welches ja den Auftrag hätte, über die Einhaltung der Zweisprachigkeitspflicht zu achten. Dort sieht man jedoch keinen Handlungsbedarf, da die Webseiten www.18app.italia.it und www.spid.gov.it

    von den Internetportalen gesamtstaatlicher Institutionen [abhängen], von denen sie auch verwaltet werden, nämlich das Ministerratspräsidium und die Agentur für das digitale Italien (Agenzia per l’Italia digitale).

    — aus der Antwort des Regierungskommissariats

    Diese Begründung und diese restriktive Auslegung bedeuten freilich, dass die Zweisprachigkeitspflicht mit fortschreitender Digitalisierung der Behörden drastisch abnehmen wird, womit die Südtirolerinnen eines ihrer grundlegendsten Minderheitenschutzrechte verlustig gehen. Analoge öffentliche Dienstleistungen benötig(t)en zumeist eine Anlaufstelle im Lande, die somit der Pflicht unterliegt bzw. unterlag, die Muttersprache der Bürgerinnen zu gebrauchen. In Hinkunft wird dies immer weniger der Fall sein.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 07 || 01 02 03 04 05 06



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  • Badalona gegen den »Columbus Day«.

    In Barcelona war die linke CUP kürzlich mit ihrem Beschlussantrag gescheitert, der die Gemeindeverwaltung dazu aufrief, den 12. Oktober auf kommunaler Ebene zu einem normalen Arbeitstag zu erklären. Der Tag erinnert an die angebliche »Entdeckung« Amerikas (und damit an die brutale Unterjochung der autochthonen Bevölkerung).

    Anders als etwa Südtirol haben Gemeinden und Länder (die sogenannten autonomen Gemeinschaften) in Spanien das Recht, auch für den Privatsektor verbindliche Feiertage festzulegen — jedoch nicht, staatliche Feiertage außer Kraft zu setzen.

    Trotzdem hatte der Gemeinderat von Badalona (200.000 Einwohner in der Metropolregion von Barcelona) einen Beschluss gefasst, der sich am Vorstoß der CUP orientierte: Zumindest die Gemeindeämter sollten heute ganz normal geöffnet bleiben, befand die linke Mehrheit aus Guanyem Badalona, republikanischer Linken (ERC) und Grünen.

    Dagegen legte die Delegation der Madrider Zentralregierung in Katalonien Rekurs ein und erwirkte in einem Eilverfahren gerade noch rechtzeitig ein Verbot. Offen sind die Gemeindeämter Badalonas heute aber trotzdem, zumindest symbolisch. Um Gemeindebedienstete, die ihre Verfügbarkeit zur Öffnung signalisiert hatten, nicht in eine juristisch prekäre Lage zu manövrieren, beschlossen Mitglieder der Regierungsmehrheit, die Ämter der Gemeindeverwaltung eigenhändig aufzusperren, dort für einen Tag Platz zu nehmen und den BürgerInnen für einfache Erledigungen zur Verfügung zu stehen.

    Dies nicht ohne vorher medienwirksam eine Kopie der richterlichen Verfügung zu zerreißen:

    https://www.youtube.com/watch?v=f7W4XJk7kzc



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  • Partizipative Tagung.

    Am Samstag, den 15. Oktober findet von 9.00 bis 13.30 Uhr an der Freien Universität Bozen (Aula F003) die traditionelle Herbsttagung des Netzwerks für Partizipation (NWP) statt.

    Wir freuen uns auf Eure Diskussionsbeiträge zu den verschiedenen Volksbefragungen in diesem Jahr und zu den vom Landtag gestarteten Beteiligungsprozessen (Autonomiekonvent, Gesetzentwurf zur Bürgerbeteiligung).

    — NWP

    Aus organisatorischen Gründen wird um eine Anmeldung unter parti.cipatio@sbz.it oder unter der Rufnummer 0471-971870 gebeten.


    2016 hat gezeigt: Die politischen Institutionen setzen immer mehr auf Bürgerbeteiligung. Gemein- dewahlen, lokale Volksabstimmungen, staatliche Referenden boten zahlreiche Chancen für Basis entscheidungen. Die Bevölkerung wird auch bei grundlegenden Weichenstellungen aktiv einbezo- gen: Das Autonomiestatut als Grundlage des Min- derheitenschutzes und subsidiärer Eigenständigkeit steht im Autonomiekonvent auf dem Prüfstand.

    — NWP



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  • Puigdemont erklärt den Prozess in Madrid.

    Die spanische Nachrichtenagentur Europa-Press hatte heute nach Madrid geladen, wo der katalanische Präsident Carles Puigdemont (JxS) die letzten Entwicklungen im Unabhängigkeitsprozess erläuterte. Erwartet wurden unter anderem Vertreter gesamtspanischer Parteien sowie des Zentralstaats, die der Veranstaltung jedoch — mit Ausnahme des ehemaligen Bildungsministers der Regierung Zapatero, Ángel Gabilondo (PSOE) — geschlossen fernblieben.

    Dafür traf sich Pablo Iglesias mit Puigdemont zum gemeinsamen Mittagessen. Seit Jahren wiederholt der Chef von Podemos, das katalanische Problem sei vom Zentralsraat nur im Dialog und durch die Gewährung einer bindenden Abstimmung zu lösen, wenngleich er selbst sich für einen Verbleib der Region bei Spanien ausspreche.

    Bei der groß angelegten Pressekonferenz waren nicht nur internationale MedienvertreterInnen anwesend, sondern auch zahlreiche ausländische Diplomatinnen. Die Botschafterinnen von Großbritannien, Frankreich, Belgien, Dänemark, Schweden, Algerien, Irland, Venezuela und den Niederlanden ließen es sich nicht nehmen, höchstpersönlich zur Veranstaltung zu erscheinen und Puigdemonts Ausführungen zu folgen.



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  • Darf’s auch ein bisserl mehr sein?

    Es steht außer Frage, dass Energie ihren Preis haben darf. Im Sinne ökologischer Verantwortung ist ein bewusster und sparsamer Umgang mit Strom und dessen umweltschonende Erzeugung nicht nur erstrebenswert, sondern unumgänglich.

    Dennoch wirft ein neuerlicher Nord-Südtirol-Vergleich ein paar Fragen auf, auf die es wohl kaum einleuchtende Antworten gibt. Sowohl im Bundesland Tirol als auch in Südtirol gibt es eine Art “Landesenergiegesellschaft”, die sich zu 100 Prozent in öffentlicher Hand befindet. Im Norden ist dies die TIWAG (Tiroler Wasserkraft AG), deren Anteile sich zu 100 Prozent im Besitz des Landes Tirol befinden. In Südtirol gibt es seit 2016 Alperia – ein Zusammenschluss aus der Südtiroler Energiegesellschaft SEL und der Etschwerke AG – mit ihren Eigentümern Land Südtirol, SELFIN, Gemeinde Bozen und Gemeinde Meran. Sowohl Alperia als auch die TIWAG setzen aufgrund der landschaftlichen Gegebenheiten auf die Wasserkraft. Organisationsstruktur und Produktionsbedingungen sind also durchaus vergleichbar.

    Ein Preisvergleich der beiden öffentlichen Energieversorger fördert allerdings Erstaunliches zutage.

    Der Standardanschluss der TIWAG für Haushalte in Wohnungen oder Einfamilienhäusern ist mit 6 kW abgesichert. In Südtirol sind lediglich 3 kW, also genau die Hälfte, Standard. Wer mehr Netzleistung möchte (mit 3 kW kommt ein gewöhnlicher Haushalt nicht aus, ohne dass regelmäßig die Sicherung fliegt), muss auch mehr bezahlen. Viel mehr. Die Preise für einen 6 kW Anschluss sind bei Alperia ziemlich genau doppelt so hoch wie rund 60 Prozent höher als bei der TIWAG. Eine durchschnittliche vierköpfige Familie mit einem Verbrauch von 2700 kWh jährlich zahlt in Südtirol fast 800 Euro. In Nordtirol stehen für dieselbe Leistung nur knapp über 400 500 Euro auf der Stromrechnung.

    Das Argument, dass die niedrige Anschlussleistung und die hohen Preise Stromsparen helfen würden, zieht in diesen Dimensionen noch nicht wirklich. Eine vierköpfige Familie mit einer zeitgemäßen Ausstattung an modernen, energiesparenden Elektrogeräten (Waschmaschine, Wäschetrockner, Computer, Fernseher, Elektroherd, Backrohr, Kühlschrank, Gefrierschrank) wird auch bei einem sehr sparsamen Umgang nicht wesentlich weniger als 2700 kWh im Jahr verbrauchen.

    Warum also Alperia seinem Eigentümer (die Südtiroler Bevölkerung) so viel mehr abknöpft und die Vorteile öffentlicher, landeseigener Energiegewinnung nicht einmal annähernd in dem Ausmaß weitergibt, wie es die TIWAG tut, ist unverständlich.

    Wir geben die Energie, die Südtirol uns schenkt, weiter an die Menschen. Um Energie zu spenden und damit aktiv eine energiereiche Zukunft zu gestalten. Im Einklang mit unserer kraftvollen Natur, der Quelle unserer Energie.

    Quelle: alperia.eu

    Seit ihrer Gründung im Jahr 1924 ist die TIWAG untrennbar mit erneuerbarer, sauberer und CO2-freier Stromgewinnung aus heimischer Wasserkraft verbunden. Damit auch künftige Generationen einen hohen Lebensstandard in einer lebenswerten Umwelt mit ausreichender Beschäftigung und wirtschaftlicher Weiterentwicklung vorfinden, sehen wir es als unsere zentrale Aufgabe, Tirol sicher und kostengünstig mit Energie zu versorgen.

    Quelle: tiwag.at

    Bitte nicht falsch verstehen. Die TIWAG ist mindestens ebenso skandalträchtig wie die Vorgängerorganisationen der Alperia (Stichwort SEL-Skandal). Die dubiosen TIWAG-Geschäfte mit Cross-Border-Leasing durch US-Konzerne haben nicht nur den prominentesten TIWAG-Kritiker und Aufdecker Markus Wilhelm auf die Palme gebracht. Aber zumindest das Preis-Leistungsverhältnis mutet bei der TIWAG im Gegensatz zum Südtiroler Energieriesen einigermaßen fair an. Und dass ein Standardanschluss von 3 kW in einem Industrieland heutzutage ein absoluter Witz ist, muss nun wirklich nicht neuerlich dargelegt werden.

    Nachtrag:
    Es ist mir überaus peinlich, aber in der originalen Ausgabe dieses Artikels ist mir ein Fehler passiert. Der Alperia-Tarifrechner rechnet brutto. Bei den TIWAG-Preisen habe ich allerdings die Nettowerte angenommen. Die TIWAG-Beträge sind also 20 Prozent höher. An der Grundaussage ändert das allerdings wenig. Die Preise liegen hierzulande durchschnittlich immer noch 60 Prozent über jenen im TIWAG-Land. Ich habe die Grafik entsprechend aktualisiert und bitte um Entschuldigung.

    Cëla enghe: 01 02



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