→→ Autorinnen →→ Gastbeiträge →→

  • Ortsnamengesetz: Von einer Partei beschlossen?

    In seinem Videoblogbeitrag vom 21. Juli beschäftigt sich Senator Francesco Palermo (SVP/PD) mit der Ortsnamenfrage — auch wenn er gleich am Anfang (wie so oft kokettierend) behauptet, er schäme sich ein bisschen, sich mit diesem Thema zu befassen, während die Welt untergehe. Was auch immer damit gemeint ist.

    Immerhin befasst sich der Wissenschafter, der kein Politiker sein will, zurzeit in seiner Rolle als Mitglied der Sechserkommission mit einer Durchführungsbestimmung, die voraussichtlich den Ortsnamenkompromiss von 2012 noch einmal »kompromittieren« wird.

    In seinem Videobeitrag behauptet er bezüglich Landesortsnamengesetz, da hätten eine Partei und eine Sprachgruppe allein entschieden. Eine merkwürdige Aussage, denn schließlich hatte damals auch der PD dem Gesetz zugestimmt.

    Vielleicht meint der Senator ja, dass SVP und PD im Grunde eine einzige Partei (die SVPD) sind, wie manche Kritikerinnen schon länger unterstellen. Als gemeinsamer Vertreter dieser beiden Parteien in Rom sollte er das besser als andere beurteilen können. Oder aber Palermo glaubt, der PD habe dem Gesetz nicht freiwillig, sondern unter Zwang zugestimmt, was allerdings eine gravierende Unterstellung, ja die Aberkennung politischer Eigenständigkeit (und womöglich ein Straftatbestand) wäre.

    Nicht zu hoffen, aber leider auch nicht auszuschließen ist, dass Palermo als Mitglied der Sechserkommission nicht über den damaligen Abstimmungsverlauf und die Mehrheiten bescheid weiß. Die ganze Ortsnamendebatte ist (auf politischer Ebene) von soviel Dilettantismus und Wurschtelei geprägt, dass mich das nicht erstaunen würde.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05



    Einen Fehler gefunden? Teilen Sie es uns mit. | Hai trovato un errore? Comunicacelo.
  • Verhinderte Wiedervereinigung.
    Quotation

    Aus heutiger Sicht kann man sagen, dass die Bevölkerung der drei Gemeinden Anpezo, Col und Fodom seit dem Ende des Zweiten Weltkrieges alles in ihrer Macht stehende versucht hat, mit den anderen Ladinern unter dem Dach der Provinz Bozen wiedervereinigt zu werden. Das demokratische Italien hat sich jedoch in dieser Frage alle Argumente des Faschismus zu Eigen gemacht und dies konsequent verhindert.

    Prof. Paul Videsott in der heutigen Ausgabe der Tageszeitung unter dem Titel »Die zerstörte Hoffnung«.

    Cëla enghe: 01 02 || 01 02 ||



    Einen Fehler gefunden? Teilen Sie es uns mit. | Hai trovato un errore? Comunicacelo.
  • Land ficht Stellenwettbewerb der Finanzwache an.

    Wie das Landespresseamt mitteilt, hat die Landesregierung beschlossen, einen Stellenwettbewerb der Finanzwache anzufechten, weil er gegen die Zweisprachigkeitsbestimmungen verstößt.

    Dieser Wettbewerb sieht keinen Stellenvorbehalt für zweisprachige Kandidatinnen und Kandidaten für das Gebiet der Provinz Bozen vor, die (sic) in diesem Fall das Niveau B und A betreffen würde.

    — LH Arno Kompatscher

    Ein weiteres Mal setzen sich Ordnungs- und Kontrollorgane des Staates über die Südtirolautonomie und den damit einhergehenden Minderheitenschutz hinweg. Der Vertragsbruch wird somit — frei nach dem Motto pacta sunt frangenda — zur Normalität:

    Auch die italienische Zollbehörde umgeht die Südtiroler Autonomiebestimmungen (Zweisprachigkeit und Proporz) systematisch.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06



    Einen Fehler gefunden? Teilen Sie es uns mit. | Hai trovato un errore? Comunicacelo.
  • La toponomastica inventata vista da Nicolò Rasmo.

    La collaborazione fra gli studiosi per mezzo della reciproca informazione sui singoli raggiungimenti scientifici può portare a risultati che ricerche isolate permetterebbero raramente di conseguire. Ma solo l’accordo su basi comuni rende possibile il naturale dialogo fra gli studiosi su di un determinato argomento.

    Nel campo degli studi storici e scientifici della nostra regione è intervenuto da qualche decennio su queste basi, necessarie per una comprensione comune, e rese del resto già difficili per la necessaria conoscenza di due diverse lingue e culture, un ulteriore elemento disturbatore, il cui influsso si fa sempre più sentire creando malintesi e rendendo difficile agli italiani la partecipazione alle ricerche scientifiche ed ai tedeschi la comprensione degli studi fatti dagli italiani. Intendo accennare alla toponomastica altoatesina (sic) la cui situazione attuale può considerarsi letteralmente caotica. Infatti sotto il velo pseudo-scientifico di un ritorno dei nomi alla loro forma originaria si gabellò, da parte di elementi che non appartengono al campo della cultura, ma piuttosto a quello di un deteriore politicismo, un’arbitraria traduzione e spesso una fantastica invenzione di nuovi nomi con cui si volle sostituire qualsiasi denominazione precedente, sia che riguardasse una città o un paese o un castello o una singola casa o un campo. Le conseguenze, astraendo dal penoso senso di ridicolo gravante non soltanto su chi progettò tali nomi, ma anche, e ben di più, su chi li accolse, li impose e li divulgò, non mancarono di dimostrarsi controproducenti appunto nel campo della toponomastica stessa; perché nella massa delle denominazioni latine o italiane inventate, quelle, ed erano molte, autentiche e, come testimonianze storiche e culturali, veramente importanti, ormai spesso si perdono e rimangono così prive di efficacia e di valore per la media delle persone che in esse si imbattono. Infatti è più logico che queste stesse persone dalla constatazione di prevalenti palesi falsi arrivino ad una conclusione generalizzante del tutto negativa e certo ingiusta.

    Che taluno in un momento di euforia si potesse un giorno illudere di imporre dei nuovi nomi allo stesso modo come vennero imposti d’autorità nei secoli passati in certi Stati agli ebrei, è fenomeno naturale ed inevitabile, per quanto da deprecarsi. Ma che tale utopia potesse essere condivisa da tutti era ed è assolutamente inverosimile perché, a meno che non si fosse realizzato un completo trapianto di popolazione, cosa questa che non riteniamo né augurabile, né possibile, tale integrale sostituzione di denominazioni non avrebbe mai potuto compiutamente attecchire.
    I nomi di località non devono mai essere artificiosamente cambiati; eventualmente essi col tempo si modificano o si adattano, in modo naturale, alle mutate condizioni linguistiche del paese. Ma anche quando si intendesse affrettare tale opera con semplificazioni ortografiche o con ritorni a più vecchie denominazioni per rendere facilmente pronunciabili i nomi delle principali località anche ad un italiano ignaro della lingua tedesca, non era affatto naturale che tali misure, che dovevano essere prese semmai solo in singoli casi isolati, venissero generalizzate ed introdotte anche dove ciò non era affatto necessario.

    Ignoriamo infatti per esempio perché al paese di Blumau, nome certamente non più ostico di Iglesias o Terzolas o Gennargentu o Comeglians o Sauris, ma caratteristico ed inconfondibile, si sia voluto mettere il nome banale di Prato Tires (e prima: Prato Isarco); lo stesso valga per Gossensass, ora Colle Isarco, per Prad, ora Prato Stelvio, per Picolein ora Piccolino e per molti altri.

    Da «Toponimi e buonsenso» di Nicolò Rasmo, in «Cultura Atesina» numero 8, 1954. Sottolineature:

    Vale la pena soffermarsi sull’affermazione

    I nomi di località non devono mai essere artificiosamente cambiati; eventualmente essi col tempo si modificano o si adattano, in modo naturale, alle mutate condizioni linguistiche del paese.

    in quanto ben descrive che cosa si intenda per «toponimi storici», ovvero «stratificatisi storicamente». Non si tratta di ritornare indietro nei tempi e scegliere, arbitrariamente, quale fosse il toponimo «storicamente corretto», bensì di un processo non «artificioso», di stratificazione ed evoluzione «naturale», non decisa e imposta a tavolino.

    Spesso si vuol far credere che il rifiuto e particolarmente l’abolizione della toponomastica inventata sarebbe un’ingiustizia equiparabile alla sua introduzione e imposizione durante il fascismo; il testo di Rasmo invece rende comprensibile perché tale concezione sia assolutamente fuorviante.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 || 01 02



    Einen Fehler gefunden? Teilen Sie es uns mit. | Hai trovato un errore? Comunicacelo.
  • La CUP chiede un referendum unilaterale.

    Il presidente catalano Carles Puigdemont (PDC, già CDC) ha deciso di sottoporsi a un voto di fiducia in settembre, dopo che la Candidatura d’Unitat Popular (CUP), federazione di associazioni della sinistra radicale e dell’anarchismo (particolarmente radicato in Catalogna), prima della pausa estiva aveva negato il proprio consenso alla legge finanziaria del suo governo.

    Carles Puigdemont era succeduto ad Artur Mas (anch’egli PDC/CDC) su richiesta della stessa CUP, la quale aveva chiesto un segnale di discontinuità  rispetto al passato.

    Alcuni osservatori avevano interpretato l’atteggiamento della CUP sulla finanziaria come il sintomo di un ripensamento sul comune programma di governo, imperniato sull’indipendenza dalla Spagna. Mentre però si sta avvicinando la data fatidica del voto di fiducia, vari esponenti di spicco della CUP spingono nella direzione opposta: se Puigdemont vuole assicurarsi il pieno consenso della sinistra radicale, affermano, deve impegnarsi a indire un RUI (referendum unilaterale d’indipendenza) entro breve e a dichiarare l’indipendenza dalla Spagna se il risultato fosse favorevole a tale opzione.

    Per ora le reazioni di Junts pel Sí­ (JxS, piattaforma elettorale e di governo di PDC/CDC ed ERC) sono piuttosto tiepide, in quanto la roadmap concordata non prevede l’indizione di un ulteriore referendum. Sarà  dunque da vedere quanto JxS e CUP riusciranno ad avvicinare le loro posizioni prima del voto di fiducia. Quel che è chiaro sin da ora, invece, è che entrambi i movimenti rimangono chiaramente favorevoli alla secessione.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 07



    Einen Fehler gefunden? Teilen Sie es uns mit. | Hai trovato un errore? Comunicacelo.
  • NISF – Weitere Zentralisierung staatlicher Dienste.

    Am kommenden Mittwoch, den 31. August, ist die NISF-Dienststelle in Neumarkt zum letzten Mal geöffnet. Zwar ist geplant, im dortigen Rathaus ein Informationsbüro des staatlichen Sozialversicherungsinstituts aufrecht zu erhalten, doch wer mehr benötigt als eine Auskunft, wird sich fortan in die Landeshauptstadt begeben müssen. Während das Land erst allmählich über eine Dezentralisierung der eigenen Dienste (nach bayerischem Vorbild) nachdenkt, die die Attraktivität der Südtiroler Bezirke wieder stärken soll, schreitet die Zentralisierung staatlicher Dienste im Eiltempo voran:

    Und nun beginnt also die Zentralisierung auch beim NISF. Angesichts dieser besorgniserregenden Entwicklung sollte man vielleicht im Rahmen des Südtirolkonvents darauf pochen, die Koordinierung und Planung sowie die geographische Verteilung öffentlicher Dienstleistungen in den Zuständigkeitsbereich des Landes zu holen — sofern diese Dienste nicht zur Gänze übertragen werden.

    Cëla enghe: 01 02



    Einen Fehler gefunden? Teilen Sie es uns mit. | Hai trovato un errore? Comunicacelo.
  • Schlimmste Erfindung der Politik?

    EU-Kommissionspräsident Jean-Claude Juncker war vor wenigen Tagen Gastredner beim Tiroltag in Alpbach. Indem er dort die Landeshauptleute der Europaregion als »Landesobermuftis« verunglimpfte, zeigte er wenig Respekt für die subsidiären Strukturen in der EU und deren gewählte Repräsentanten.

    Darüberhinaus behauptete Juncker in seiner Rede, Grenzen seien die schlimmste Erfindung, die Politiker je gemacht hätten. Er hatte dabei wohl die europäischen Binnengrenzen, die drohende Schließung der »Unrechtsgrenze« am Brenner und die mangelnde europäische Zusammenarbeit in der Flüchtlingsfrage vor Augen.

    Alles gut? Nach meinem Dafürhalten kann man seine Aussage so nicht stehenlassen. Nicht nur, weil wir territoriale Verwaltungsgrenzen immer brauchen werden, um den Kontinent nicht zu einem zentralistisch regierten (bzw. unregierbaren) Moloch verkommen zu lassen. Das ist banal.

    Doch auch die Asylsuchenden — denen die Grenzüberschreitung unnötig erschwert wird — kommen nicht etwa trotz, sondern wegen der Grenzen. Auf der einen Seite der Grenze fühlen sich diese Menschen unsicher und verfolgt, weshalb sie auf der anderen Seite Schutz suchen.

    Unser Ziel wird es also nicht sein können, Grenzen abzuschaffen, sondern ihre negativen Eigenschaften zu vermindern und die positiven aufrechtzuerhalten und zu stärken. Wichtig wäre hierfür natürlich auch, dass Grenzziehungen nach demokratischen Grundsätzen und nicht nach dem Gesetz des Stärkeren erfolgen.

    Cëla enghe: 01 02 03 04



    Einen Fehler gefunden? Teilen Sie es uns mit. | Hai trovato un errore? Comunicacelo.

You are now leaving BBD

BBD provides links to web sites of other organizations in order to provide visitors with certain information. A link does not constitute an endorsement of content, viewpoint, policies, products or services of that web site. Once you link to another web site not maintained by BBD, you are subject to the terms and conditions of that web site, including but not limited to its privacy policy.

You will be redirected to

Click the link above to continue or CANCEL