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  • Tajani: Indipendentisti? In Italia, l’ergastolo.
    Ma coi tedeschi al nord ora siamo tranquilli

    L’ex presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani (FI) — l’alleato dell’SVP che non disdegna le «cose buone» fatte da Mussolini — ha concesso un’intervista a El Español, portale giornalistico spagnolo di destra online. Ne cito, traducendola, una parte:

    Durante il Suo mandato come presidente del Parlamento europeo il Suo impegno contro il separatismo in Spagna è stato eccezionale. Sembrava quasi un interesse personale.

    Personale? Mia moglie è italiana, i miei figli sono italiani… no, non ho un interesse personale. Ma mi sembra importante difendere l’unità europea. Ho studiato Legge, e per me è importante il rispetto delle leggi. La Costituzione spagnola è molto chiara e non possiamo non difendere l’unità di un paese. Non ci sono molte patrie, c’è una patria. Non ci sono le piccole patrie. Perché se iniziamo con la Catalogna, dopo che succede con altri paesi? Non costruiamo, ma distruggiamo.
    La Spagna è un paese democratico dove si rispettano le leggi. Quello che hanno fatto i capi dei partiti catalani, nel mio paese non si può fare. Dividere il paese? La legge italiana è più dura di quella spagnola…

    …ancora più dura?

    Chiaro, non si può decidere l’indipendenza di un paese! Cioè, in prigione a vita.

    Beh in Spagna siamo preoccupati per le conseguenze del fatto che possano venire condannati a 25 anni di prigione…

    …però non si può fare la separazione di un paese. Non si può! In Italia adesso siamo più tranquilli, dopo molti anni con problemi con la minoranza tedesca al nord. Guardi, con l’Europa, le minoranze, le regioni che vogliono autonomia sono più libere. Però io ho difeso l’unità di un paese rispetto alla legge, perché la Costituzione della Spagna è anche legge costituzionale europea.

    Mi dice che non aveva un interesse personale… ma in Spagna la gratitudine è con Lei. Non è stato il presidente della Commissione, né quello del Consiglio, è stato Lei a guidare il messaggio. Molti ricordano con emozione il Suo discorso in occasione dell’assegnazione del Premio Principessa delle Asturie. Che cosa provava nello scrivere quelle parole?

    Io credo che per un italiano sia molto facile comprendere la mentalità spagnola. Siamo più vicini a voi che ad altri paesi. La Francia è più vicina come frontiera, ma culturalmente siamo aperti come voi, ci piace camminare in strada, cenare molto tardi la sera, divertirci, il mare, il sole, cantare… è una questione di mentalità. Siamo più latini dei francesi.
    Per me è anche facile capire il sentimento spagnolo perché parlando la lingua la comunicazione è più facile. Gli spagnoli sono un po’ come gli italiani, se non parli la loro lingua non ti capiscono. Sono molto pochi quelli che parlano inglese, i giovani già di più, però… uno non può andare per strada parlando inglese a Zaragoza o a Roma. Siamo fratelli! Molte regioni del sud Italia sono state sotto dominio spagnolo. E io non so perché, ma mi piace la Spagna. Ho conosciuto il vostro paese grazie a un amico giornalista dell’agenzia di stampa Efe, figlio di un altro giornalista che è stato corrispondente a Roma… ci sono personaggi come Cervantes che mi piacciono.

    Traduzione:

    Qualche osservazione:

    • Tajani dice di difendere l’unità europea, che però la Catalogna non ha mai messo in discussione, e lo fa a scapito dei cosiddetti valori europei. Sottoscrivendo la repressione e la giudizializzazione di una questione politica e ignorando, ad esempio, che anche il gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie dell’ONU ha chiesto l’immediata messa in libertà dei prigionieri politici.
    • E poi: la linea ufficiale dell’Unione Europea non era quella che la questione catalana è un affare interno alla Spagna? A giudicare dalle parole e dalle azioni di Tajani non sembrerebbe affatto.
    • Parlando di piccole patrie, tema caro ai difensori italiani della grande patria: e il Lussemburgo? E Malta? Cipro? Non esistono? A parte il fatto che la Catalogna come superficie è più grande del Belgio. Ma poi, che criterio sarebbe quello della grandezza o della piccolezza? È un argomento che sinceramente ha stufato, perché non significa assolutamente nulla.
    • Il fatto poi che in Italia la legge sarebbe ancora più dura nei confronti dell’indipendentismo sembra riempire d’orgoglio o almeno di soddisfazione Tajani. Beh, non poter discutere e risolvere questioni politiche sul livello politico non è certo segno di maturità democratica. Lo scrivo così, per scriverlo… sono conscio del fatto che non serva a nulla spiegarlo a un «ammiratore» di Mussolini.

    Per quanto riguarda «la minoranza tedesca al nord» che non crea problemi… forse è meglio stendere un velo pietoso.

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  • ff: Keine Erderwärmung in Südtirol.

    Jetzt habe ich halt schon wieder etwas an einem ff-Leitartikel auszusetzen, diesmal von Norbert Dall’Ò. Der würde in Südtirol lieber keinen Klimanotstand ausrufen, wie von Grünen und Team Köllensperger vorgeschlagen. Hysterie und Populismus sei das — da werde ja nur auf einen Zug aufgesprungen, »mit dem ein cleveres schwedisches Mädchen Europa närrisch macht«.

    Wer hat den Mut zu sagen, dass – zumindest bei uns in Südtirol – kein Klimanotstand herrscht?

    — Dall’Ò

    Nun, vielleicht sollte stattdessen jemand den Mut haben, Dall’Ò beizubringen, dass Südtirol nicht bloß noch immer kein unabhängiger Staat ist (wie ich es mir ja wünschen würde), sondern auch kein eigenständiger Planet. Verrückt, ich weiß.

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  • Landes- statt regionalem Rechnungshof?
    Möglicherweise bald neue Bezeichnungen

    Der Präsident der Rechtsprechungssektion des Rechnungshofs Trentino-Südtirol, Pino Zingale, hat gestern die Namensänderung für den »Regionalen Rechnungshof« mit den beiden »Sektionen« Bozen und Trient in zwei »Landessektionen« angeregt. Darauf weist die Landespresseagentur in einer Aussendung hin. Vom Gesetz sei dies vorgesehen. Anlass für den Vorstoß waren die Feierlichkeiten zum 20. Jahrestag der Errichtung der autonomen Sektionen.

    Der Vorschlag für die neue Bezeichnung ist nun “Autonome Lande[s]sektion Bozen bzw. Trient”.

    LPA

    Landeshauptmann Arno Kompatscher (SVP) begrüßte den Vorschlag als »äußerst bemerkenswert«. Die Bezeichnung würde der Aufwertung der beiden Länder gegenüber der Region Rechnung tragen.

    Der Vorschlag beschränkt sich auf die Namensgebung und hätte keine weiteren Veränderungen, insbesondere in Bezug auf eine etwaige Zuständigkeit des Landes, zur Folge. Er geht aber trotzdem in die richtige Richtung.

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  • Sturgeon bereitet Johnson auf Indyref2 vor.

    In einem ersten Brief an den neuen Premierminister des Vereinigten Königreichs, Boris Johnson (Tories), findet die schottische Regierungschefin Nicola Sturgeon (SNP) sehr klare Worte, wenn es um den Brexit und die Notwendigkeit eines zweiten Unabhängigkeitsreferendums (Indyref2) geht.

    Nach einem äußerst knappen Glückwunsch zu seiner Ernennung, weist Sturgeon darauf hin, dass sich die Schottinnen beim einschlägigen Referendum deutlich für einen Verbleib in der EU ausgesprochen hatten. Sowohl ein sogenannter No-Deal-Brexit, als auch ein Freihandelsabkommen könnten Studien zufolge schwerwiegende Folgen für die schottische Wirtschaft und Lebensqualität haben, so Sturgeon. Sie fordert Johnson daher ohne Umschweife dazu auf, seinen Kurs unverzüglich zu ändern, um den Menschen in Schottland nicht nachhaltigen Schaden zuzufügen.

    Angesichts seiner Ankündigung, die EU am 31. Oktober mit oder ohne Deal — komme was wolle und »do or die« — zu verlassen, sieht es die schottische Regierungschefin aber auch als unerlässlich an, dass Schottland eine alternative Option bekommt. Damit ist die Abhaltung eines weiteren Unabhängigkeitsreferendums gemeint für das Sturgeon angibt, weiterhin arbeiten zu wollen. Das Recht der Menschen in Schottland, über ihre eigene Zukunft zu bestimmen, sei ein demokratisches Prinzip, das respektiert werden müsse.

    Genauso sei jeglicher Entscheidung des schottischen Parlaments Rechnung zu tragen, der Bevölkerung diese Wahlmöglichkeit zu geben. Sie freue sich, so Sturgeon, diese Angelegenheit nach der Sommerpause des schottischen Parlaments mit Johnson zu diskturieren und voranzutreiben.

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  • Landtag für Schaffung einer Sprachstelle.

    Gestern hat der Südtiroler Landtag einen wichtigen Schritt hin zu einer echten Sprachstelle gemacht, wie es sie in vielen anderen mehrsprachigen Gebieten weltweit bereits gibt.

    So vereint allein die International Association of Language Comissioners Mitglieder aus dem Baskenland, Flandern, Irland, fünfmal Kanada (New Brunswick, Ontario, Nunavut und Northwest Territories sowie den gesamtstaatlichen Comissioner of Official Languages), Katalonien, Kosovo und Wales. Aber auch Québec, País Valencià, Nordkatalonien oder die Bretagne haben sich ähnliche Büros gegeben.

    Die einschlägige Tagesordnung der Freiheitlichen, die sich auch die SVP zueigen gemacht hat, sieht im verpflichtenden Teil vor:

    1. die derzeit bestehende Beschwerdestelle „Verletzungen der Bestimmungen über den Sprachgebrauch in der öffentlichen Verwaltung” in eine vollständige Sprachstelle umzuwandeln und unter anderem mit folgenden Aufgaben zu betrauen:
      • a) proaktive Kontrolle und Sensibilisierung der öffentlichen Ämter, Körperschaften und Konzessionsnehmer auf die Einhaltung der Zwei- und Dreisprachigkeitsbestimmungen im Sinne des D.P.R. vom 15. Juli 1988, Nr. 574 und anderer Gesetze, die die Sprachrechte betreffen;
      • b) Hilfe- und Beratungsstelle für Ämter, öffentliche Körperschaften, Konzessionsnehmer und Privatunternehmen in Zusammenhang mit der vorgeschriebenen Zwei- und Dreisprachigkeit und darüber hinaus;
      • c) Ombudsstelle für Bürgerinnen und Bürger, die ihre Sprachrechte verletzt sehen, auch zum Zweck der Ahndung in Zusammenarbeit mit den dafür zuständigen Stellen;
      • d) Sensibilisierungs- und Informationskampagnen sowohl für die Gesamtbevölkerung als auch für einzelne lnteressensgruppen (Privatfirmen, Berufskammern, Vereine, Verbände usw.);
      • e) Erfahrungsaustausch mit den Sprach- und Ombudsstellen anderer mehrsprachiger Gebiete;
      • f) den Fachwortschatz (Bistro) in den Südtiroler Amtssprachen in Zusammenarbeit mit den Universitäten Innsbruck und Bozen sowie mit der Eurac auf dem neuesten Stand halten, auf eine korrekte Implementierung achten und dementsprechende Empfehlungen zu veröffentlichen;
      • g) regelmäßige Ausarbeitung und Veröffentlichung von Tätigkeitsberichten und einschlägigen Erhebungen zur Sprachsituation (z. B. in Zusammenarbeit mit dem ASTAT).
    2. Die Sprachstelle mit entsprechendem Personal und finanziellen Mitteln auszustatten.
    3. In Bälde die Zuständigkeit für die Ahndung von Zwei- und Dreisprachigkeitsverstößen im Sinne des D.P.R. vom 15. Juli 1988, Nr. 574 einzufordern und an den Landeshauptmann zu übertragen.

    Wenn dieser nunmehrige Beschluss tatsächlich und mit der nötigen Ernsthaftigkeit umgesetzt wird, handelt es sich meiner Meinung nach um einen wirklich großen Wurf. Gerade die starke Fokussierung auf Information, Kooperation, Beratung, Sensibilisierung kann sehr viel bewirken, sodass die Ahndung von Verstößen in den Hintergrund geraten könnte. So gesehen wäre dann Punkt 3 zwar wichtig, aber nicht notwendigerweise ausschlaggebend für den Erfolg der Maßnahme.

    Auf hatten wir die Schaffung einer solchen Sprachstelle vor rund zwei Jahren ebenfalls angeregt.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 || 01 02



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  • Amtssprachen: Geschlossen für die Gleichstellung.
    Landtag verteidigt Autonomie

    Es ist ein großartiges und starkes Zeichen für die Autonomie, dass sich heute — auf Vorschlag von Andreas Leiter-Reber (F) und Philipp Achammer (SVP) — die deutschsprachigen Landtagsabgeordneten aller Fraktionen dazu entschlossen haben, gegen »Beschluss Nr. 9« vor das Verwaltungsgericht zu ziehen. Einstimmig! Mit dem skandalösen Akt hatte die Berufskammer der Ärztinnen und Zahnärztinnen entschieden, unter römischem Druck fortan von ausländischen Ärztinnen einen Nachweis der Italienischkenntnisse zu fordern. Kürzlich wurde dann auch kurzerhand ein österreichischer Arzt, der im öffentlichen Gesundheitsbetrieb angestellt war, aus dem Berufsverzeichnis gestrichen, weil er der italienischen Sprache unzureichend mächtig ist.

    Die Landtagsabgeordneten der deutschen Sprachgruppe, die ihre Anfechtung auf der Grundlage des Autonomiestatuts (Art. 92) einbringen werden, sehen darin eine klare Verletzung von Art. 99, der den beiden Amtssprachen in Südtirol Gleichberechtigung zusichert. Ausdrücklich wird der Einspruch auch von mehreren Abgeordneten der italienischen Sprachgruppe unterstützt, obschon er laut DPR 426/1984 (Art. 9 und 10) nur von Vertreterinnen der mutmaßlich benachteiligten Sprachgruppe eingebracht werden darf.

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  • Landtag: Abgeordnete wollen Kammer verklagen.
    Arzt ausgetragen: Ungleichbehandlung der Sprachgruppen

    Kommt ob der konzertierten Angriffe aufs Südtiroler Gesundheitswesen nun erstmals Artikel 92 des Autonomiestatuts zum Tragen? Allem Anschein nach haben sich SVP und Freiheitliche grundsätzlich darauf geeinigt, auf diesem Weg die Zwangsaustragung eines österreichischen Arztes aus dem Berufsverzeichnis anzufechten. Die Ärztinnenkammer hatte mit dem Akt auf mangelnde Italienischkenntnisse des Mitglieds reagiert, obschon die deutsche der italienischen Sprache in Südtirol laut Artikel 99 des Autonomiestatuts gleichgestellt ist.

    Nach Artikel 92 können Landtags- und Regionalratsabgeordnete Verwaltungsakte der Körperschaften und Organe der öffentlichen Verwaltung, die ihren Sitz in der Region Südtirol-Trentino haben, beim Verwaltungsgericht in Bozen anfechten, wenn anzunehmen ist, dass sie die Gleichheit der Bürgerinnen aufgrund der Zugehörigkeit zu einer Sprachgruppe verletzen. Dies könnte bei der Zwangsaustragung eines Arztes der Fall sein, wenn gleichzeitig Ärztinnen, die kein Deutsch sprechen, problemlos im Berufsverzeichnis eingeschrieben sein können.

    Mit der Zweisprachigkeitspflicht im öffentlichen Dienst ist dieser Vorgang nicht zu verwechseln, denn die Eintragung in die Kammer ist auch für die private ärztliche Tätigkeit Voraussetzung. Zudem wird ärztlichem Personal im Gesundheitsbetrieb Sabes derzeit eine Frist von drei Jahren eingeräumt, um den Nachweis zu erwerben. Sind die beiden Sprachen für die Kammer nicht gleichgestellt, bedeutet dies aber eine eindeutige Schlechterstellung deutschsprachiger Ärztinnen.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 || 01 02



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  • Bevilacqua e l’Italia pura.
    Quotation

    Eppure, mentre i secessionismi infuriano ovunque, costituiscono la dinamica che sta lacerando da tempo tante nazioni e territori in Europa e nel mondo, l’Italia – che ha conosciuto la subalternità allo straniero dovuta alla divisione interna e dovrebbe possedere buoni anticorpi – gode di condizioni storiche vantaggiose: non ha al suo interno enclaves religiose o etniche. Non a caso Bossi aveva cercato di inventarsene una «celtica». Dunque solo l’egoismo regionale, aizzato da un gruppo estremista e cinico che ha fatto le proprie fortune personali su rivendicazioni autonomistiche e campagne di odio, mette in pericolo l’unità della Repubblica. Quell’unità necessaria anche per non stare in Europa in ordine sparso.

    Questo scrive lo scrittore e «storico» Piero Bevilacqua in un commento pubblicato sul Manifesto del 12 luglio. L’Italia è davvero un paese al contrario: Ignorare, negare le enclaves religiose (ebraica, valdese… per non citare quelle di più recente arrivo) ed etniche (slovena, sarda, francoprovenzale…) e definire questa supposta purezza «condizioni storiche vantaggiose»? Agitare, pur indirettamente, lo spettro della «subalternità allo straniero» (sic)? Sproloquiare sull’autogoverno come sinonimo di egoismo e basta? Fraintendere l’Europa come un progetto, un posto in cui la nazione debba per forza rimanere unita (onde salvaguardare, probabilmente, gli interessi nazionali)?

    In Italia, su un quotidiano di sinistra, si può. Senza problemi.

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