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  • Immigrazione e redistribuzione.
    Quotation

    Diciamo che più che altro continua ad andare sempre sul ricorso a queste false evidenze il discorso europeo sull’immigrazione: cioè sul fatto che siano in tanti e che bisogna bloccarli e che in particolare l’Italia sia in prima fila sull’accoglienza. Io continuo a non capire per quale motivo giornalisti come commentatori, ma anche i politici di ogni segno continuano a costruire tutta questa discussione pubblica, compreso ovviamente il presidente Draghi in questo rapporto con la Germania su questa falsa evidenza che noi siamo in prima fila e gli altri farebbero meno. L’anno in cui l’Italia ha accolto più persone, che abbiamo sfiorato i 200.000 arrivi e le 180.000 domande d’asilo, la Germania della Merkel ha accolto 600.000 persone. Noi siamo di fronte a un’Unione Europea, come dimostrano i dati appena presentati dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che fa sempre meno in campo mondiale, mentre i richiedenti asilo, profughi, sfollati e rifugiati aumentano, sono arrivati a più di 82 milioni, una cifra mai raggiunta dal dopoguerra ad oggi. E nei paesi cosiddetti ricchi, diciamo, più sviluppati, ci sono sempre meno persone accolte, mentre sempre più persone — quasi il 90% — vengono accolte dai paesi che hanno meno risorse e meno strumentazioni. In questo dibattito interno all’Unione europea si parte dal presupposto, in Italia ma non in Germania e in Francia, perché si badi bene che la Germania e la Francia sono anni che accolgono di più… per cui se noi avessimo voluto una ridistribuzione equa, avremmo dovuto convincere la Germania e la Francia, nella scorsa legislatura quando l’Europarlamento un documento che diceva “riformiamo il regolamento di Dublino nella direzione della equa distribuzione”, avremmo dovuto convincere quei governi a votare a maggioranza, cosa che si poteva fare. Non l’hanno voluto fare. Oggi non ci sono più quelle condizioni, ma se tornassero quelle condizioni e i governi si mettessero d’accordo anche contro la volontà degli Orban e delle Le Pen, diciamo così delle destre europee, a fare un accordo sull’equa distribuzione, negli ultimi cinque anni, l’Italia avrebbe dovuto accogliere — i dati sono di Eurostat, cioè del Ministero degli Interni — 20.000 persone in più all’anno, non meno.

    Oggi, se l’Unione europea volesse sottrarre alla criminalità e anche ovviamente alla morte migliaia di persone, dovrebbe mettere in campo una politica praticabile, noi diciamo anche giusta, ma aggiungiamo praticabile… oggi la politica dell’Unione europea è quella che fa gli accordi con gli Erdogan, e addirittura […] anche nell’Africa subsahariana, con dei dittatori ma anche con delle bande criminali come è successo in Libia. Io non credo che l’Europa possa costruire il suo futuro facendo accordi in tutto il mondo con criminali e dittatori pur di lasciare fuori poche migliaia di persone di cui peraltro avremmo bisogno. Credo che l’Europa dovrebbe gestirla questa questione dei flussi, ma per gestirla bisognerebbe fare un po’ di verità e dire che oggi sono le leggi che impediscono alle persone di attraversare le frontiere legalmente e che se i governi volessero gestire questi flussi dovrebbero modificare le leggi in una direzione che consentirebbe alle persone di rivolgersi agli stati e non ai criminali. Oggi sono i governi che promuovono l’attraversamento illegale e quindi la criminalità legata all’attraversamento.

    Trascrizione mia

    Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci a Radio anch’io, puntata odierna, Rai Radio Uno

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06



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  • Europarat kritisiert Spanien scharf.

    Just während der spanische Regierungschef Pedro Sánchez (PSOE) heute in Barcelona völlig unüblich noch nicht offiziell beschlossene Strafnachlässe ankündigte, ließ die parlamentarische Versammlung des Europarats die Bombe platzen: sie verabschiedete trotz erbitterten Widerstands aus Spanien mit 70 zu 28 Stimmen bei 10 Enthaltungen einen Bericht des Ausschusses für Recht und Menschenrechte, der unter anderem die Freilassung der katalanischen politischen Gefangenen, die Rücknahme aller Haftbefehle und die Reform einiger Straftatbestände fordert.

    Die Hauptaufgabe des 1949 gegründeten Europarats, der nicht zur EU gehört, ist die Förderung und Überwachung von Grundrechten.

    Spanische Richtervereinigungen hatten im Vorfeld der heutigen Abstimmung vor dem möglichen Debakel gewarnt und die politischen Kräfte des Landes dazu aufgefordert, es abzuwenden. Spanische Sozialistinnen und Volksparteiler redeten sich in der parlamentarischen Versammlung die Kehle wund und brachten zahlreiche Abänderungsanträge ein, um das, was sie als unzulässige Einmischung in die spanische Justiz darstellten, noch zu verhindern. Letztendlich aber ohne Erfolg. Als besonderen Affront empfindet man es in Madrid, in einem Atemzug mit der Türkei genannt zu werden, die in dem Bericht neben Spanien als einziges weiteres Land genannt und für Menschenrechtsverletzungen getadelt wird.

    Während der letzten Stunden vor Sánchez’ Auftritt in Barcelona waren bereits Stimmen laut geworden, die ihm vorwarfen, mit der öffentlichkeitswirksamen Ankündigung der Strafnachlässe nur einer sich abzeichnenden Niederlage im Europarat zuvorkommen und ihr die mediale Show stehlen zu wollen. Nach dem was nun tatsächlich eingetreten ist, ist diese Kritik nicht ganz von der Hand zu weisen. Jedenfalls nimmt sich aber die geplante »Gnade« im Vergleich dazu, was der Europarat nun fordert, geradezu mickrig aus.

    Cëla enghe: 01 02



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  • Strafnachlässe für politische Gefangene.
    Katalonien

    Heute kündigte der spanische Regierungschef Pedro Sánchez (PSOE) medienwirksam in Barcelona an, den neun zu langen Haftstrafen verurteilten politischen Gefangenen (Jordi Sànchez, Jordi Cuixart, Oriol Junqueras, Carme Forcadell, Dolors Bassa, Joaquim Forn, Raül Romeva, Josep Rull und Jordi Turull) Strafnachlässe gewähren zu wollen. Einen formalen Beschluss gibt es noch nicht.

    Kein Mitglied der im Mai angelobten neuen katalanischen Regierung von Pere Aragonès (ERC) war bei der Veranstaltung im Gran Teatre del Liceu anwesend. Aragonès stellte in einer Ansprache klar, dass die Strafnachlässe allein keine befriedigende Lösung seien.

    In seiner heutigen Rede ließ Sánchez offen, ob Teilmaßnahmen geplant sind oder ob der Strafnachlass sämtliche Tatbestände umfassen wird, für die die politischen Gefangenen einsitzen. Er betonte jedoch, dass er nur die neun tatsächlich in Haft befindlichen Katalaninnen berücksichtigen wird, die schon mehrere Jahre abgebüßt haben, während für den ehemaligen Präsidenten Carles Puigdemont (JxC) und die anderen per Haftbefehl gesuchten Politikerinnen keine Lösung angedacht sei.

    NROs und internationale Organisationen wie die UNO hatten schon mehrmals die sofortige Freilassung der Inhaftierten gefordert.

    Im Vorfeld der heutigen Ankündigung des spanischen Regierungschefs stellte Amnesty International in einer Jordi Sànchez und Jordi Cuixart betreffenden Aussendung klar, dass die Nachlässe zwar zu begrüßen seien, aber nur die (Rest-)Strafen umfassten — während nur die völlige Aufhebung der Urteile eine zufriedenstellende Lösung sein könne.

    Cëla enghe: 01 02



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  • Plurilinguismo: Ikea in Italia, Spagna e Svizzera.

    Oggi in rete cercavo un determinato prodotto, trovandolo solamente presso Ikea. Visto che dal sito austriaco di Ikea gli invii sono disponibili solamente verso l’Austria, come spesso accade mi sono dovuto spostare sul sito dedicato all’Italia. Che mi accoglie così:

    Sito monolingue senza opzioni per la scelta di un’altra lingua, nemmeno l’inglese.

    Allora mi sono fatto un giro sui siti Ikea di altri paesi e ho scoperto che in molte realtà (Lettonia, Marocco, Spagna, Svizzera per fare solo alcuni esempi) il rispetto per le varie comunità linguistiche è molto maggiore.

    Concretamente, ad esempio, sul sito rivolto alla Spagna, appunto, le lingue proposte sono addirittura cinque:

    Grazie a una politica linguistica seria, a comunità linguistiche forse più combattive e a un reparto di marketing Ikea più attento rispetto a quello italiano, in Spagna è possibile scegliere tra castigliano, catalano, basco (euskara) e galiciano, oltre che all’inglese.

    E il plurilinguismo non si limita al sito internet, ma anche i cataloghi e le riviste di Ikea vengono tradotte in varie lingue. Qui vediamo la rivista Ikea Family in versione basca:

    Lo stesso discorso vale per la Svizzera, dove il sito di Ikea è disponibile in tedesco, francese, italiano e inglese. E anche per un paese con circa 360.000 abitanti come l’Islanda, ovviamente, esiste un apposito sito in islandese.

    Insomma, Ikea — come molte altre imprese — rispetta in maniera impeccabile i diritti delle persone appartenenti a comunità linguistiche minoritarie o comunque di dimensioni ridotte in alcuni paesi, mentre in altre realtà (come l’Italia) li ignora completamente.

    Per quanto riguarda il Sudtirolo, parte del problema risiede sicuramente anche nel fatto che l’autonomia non comprende, se non marginalmente, la tutela dei diritti delle consumatrici. E al contempo né il Governo sudtirolese né ad esempio il Centro tutela consumatrici utenti (CTCU) si sono mai occupati in maniera seria della questione.

    Con la conseguenza che i diritti linguistici della popolazione di lingua tedesca e ladina sono praticamente inesistenti in un ambito fondamentale come quello dei rapporti con gli attori economici.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 || 01 02 03 04 05 06



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  • València: multe salate a chi esalta il franchismo.

    La Generalitat Valenciana ha recentemente inflitto le prime due multe (di € 4.000,– ciascuna) a due manifestanti che lo scorso 12 ottobre, festa nazionale spagnola, hanno partecipato a una marcia pubblica con torce e simbologia franchista. E vi sarebbero già ulteriori atti al vaglio delle autorità regionali competenti.

    Si tratta di sanzioni amministrative introdotte dalla legge valenciana di memoria democratica, che possono raggiungere un massimo di € 12.000,- per infrazione.

    Tale legge regionale stabilisce, tra le altre cose, che le amministrazioni pubbliche debbano prevenire ed evitare gli eventi pubblici che disprezzino o umilino le vittime del franchismo o i loro famigliari.

    Purtroppo il Sudtirolo non solo non ha una simile legge, ma con ogni probabilità non avrebbe nemmeno le competenze necessarie a introdurre sanzioni a danno di chi esalta il fascismo. L’Italia ha sì una legislazione che sanzionerebbe atti di questo tipo, ma è applicata in modo estremamente blando.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 || 01



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  • Ritten: Anklage wegen einsprachigen Schildes.

    Ende Mai hat die Staatsanwaltschaft Bozen Anklage gegen den Präsidenten der Liftgesellschaft am Rittner Horn, S. W., erhoben. Bei einem Rodelunfall auf einer schwarzen Piste waren im Jänner 2019 eine 38-jährige Frau und ihre 8-jährige Tochter ums Leben gekommen. Piktogramme wiesen auf ein Rodelverbot auf der entsprechenden Piste hin, der Hinweis »rodeln verboten« stand aber nur auf Deutsch auf dem Schild — und genau deshalb wird W. nun fahrlässige Tötung vorgeworfen.

    Wir haben es in Südtirol tagein tagaus mit tausenden einsprachigen Gefahrenhinweisen zu tun, von den Angaben zu Allergenen auf Produktetiketten über Sicherheitshinweise auf gefährlichen Chemikalien und Giften bis hin zu illegal einsprachigen Packungsbeilagen von Medikamenten. In den meisten Fällen gibt es da auch keine eindeutigen Piktogramme, die die Gefahren erklären.

    Trotzdem ist mir nicht bekannt, dass jemals gegen irgendwen wegen eines einsprachigen Hinweises ermittelt oder gar Anklage erhoben wurde. Mag das vielleicht damit zusammenhängen, dass wohl 99% der unübersetzten Gefahrenhinweise, mit denen wir es täglich zu tun haben, einsprachig italienisch sind?

    Ich würde ja gern an einen Zufall glauben, doch leider scheint es auch in diesem Fall nur darum zu gehen, dass die falsche Sprache gefehlt hat — und nicht, dass der Hinweis einsprachig war.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 || 01



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  • Der angebliche Schutz der deutschen Sprache.
    Genderverbot

    Mir ist die Gefahr bewusst, dass wir bald nur noch als Ortographieblog wahrgenommen werden.

    Allerdings fordern die Blauen, öffentlichen Verwaltungen zum Schutz der deutschen Sprache in Südtirol »sämtliche Formen des Genderns« zu untersagen — und zwar hiermit:

    BESCHLUSSANTRAG

    Generisches Maskulinum als Richtschnur für die öffentliche Verwaltung

    Der deutsche Sprachraum ist seit Jahren mit der Debatte rund um eine sogenannte „geschlechtergerechte Sprache“ konfrontiert, die maßgeblich auf der Genderideologie basiert. Dabei wird versucht, dass bisher allgemein anerkannte generische Maskulinum durch massive Eingriffe in die Sprache und das geschriebene Wort, wie zum Beispiel mit dem BinnenI oder dem Gendersternchen, zu verdrängen. Das generische Maskulinum bezeichnet den geschlechtsneutralen Gebrauch des Maskulinums. Dabei werden sowohl Personen- oder als auch Berufsbezeichnungen, für die auch durch eine feminine Wortform gebildet werden können [?], in einem allgemeinen, generischen Sinn verwendet. Dieser inklusive Gebrauch des generischen Maskulinums gehört zur deutschen Sprache und zu deren Verständnis [?]. Künstliche Eingriffe, die allesamt Kopfgeburten sind und im krassen Widerspruch zur gültigen Rechtsschreibung stehen, basieren auf der Genderideologie, deren Konstruktion des sozialen Geschlechts, der empirischen Wissenschaft entbehrt [??].

    Aus diesem Grund kommt auch Widerstand aus der Wissenschaft und von führenden Linguisten, welche die Sinnhaftigkeit des „Genderns“ in Frage stellen. In diesem Zusammenhang sei auch auf das Interview mit der Linguistin Ewa Trutkowski, welche unter anderem als Forscherin an der Freien Universität Bozen tätig ist, verwiesen, welches in der Tageszeitung „Dolomiten“ vom 10. Februar 2021 auf Seite 11 unter dem Titel „Maskulin ist nicht gleich männlich“ erschienen ist.
    So wird Trutkowski im genannten Interview mit der Tageszeitung „Dolomiten“ wie folgt zitiert:
    „Für mich ist Gendern eine Art „sprachliche Tätowierung“, mit der man unter Beweis stellen möchte, dass man beispielsweise alternativ denkt, grün wählt und insgesamt ein aufgeklärter Geist ist. Doch solche ideologischen Zuschreibungen würde ich gerne aufbrechen.“ Darüber hinaus kommt sie mit Blick auf Umfragen zu Ffolgendem Schluss: „[…] schaut man sich Umfragen an, in denen breitere Bevölkerungsschichten befragt wurden, stellt man fest, dass nicht der Gebrauch des generischen Maskulinums, sondern das Gendern umstritten ist.“

    Angesichts der Tatsache, dass sich sämtliche Dokumente der öffentlichen Verwaltung, welche veröffentlicht werden, sowie die Kommunikation auf breitere Bevölkerungsschichten ausgerichtet ist sind, ist die Verwendung des generischen Maskulinums als allgemein verständliche Praxis anzusehen [?]. Das Gendern hingegen führt zur einer Unleserlichkeit von Texten, unterbricht den Lesefluss und wird vielfach auch als bewusst herbeigeführte Distanz zwischen der Verwaltung und den Bürgern verstanden.

    Darüber hinaus trägt das Gendern in keiner Weise zu einer tatsächlichen Gleichberechtigung zwischen den Geschlechtern bei. Auch die Linguistin Trutkowski wird im angeführten Interview wie folgt zitiert: „Ein stärkeres Sichtbarmachen von Frauen und nicht-binären Personen sollte in den Positionen, innerhalb der Gesellschaft selbst, passieren. Durch sprachliche Sichtbarmachung kann man die soziale Realität nicht umspülen.“

    Aus diesen Gründen gilt es d Diese wissenschaftlichen Einsichten gilt es zu würdigen.

    Dies vorausgeschickt

    f o r d e r t

    1. der Südtiroler Landtag die Landesregierung auf, sämtliche verwaltungstechnischen Schritte in die Wege zu leiten, damit bei allen Dokumenten, Akten und der Kommunikation der öffentlichen Verwaltung in Südtirol weiterhin das generische Maskulinum als Richtschnur gilt und sämtliche Formen des Genderns untersagt werden;
    2. der Südtiroler Landtag, zum Schutz der deutschen Sprache in Südtirol und den der damit verbundenen Minderheitenrechte, den anderen öffentlichen Körperschaften und Gesellschaften die Verwendung des generischen Maskulinums nahezulegen;
    3. der Südtiroler Landtag den Widerruf des genehmigten Beschlussantrages vom 15.09.2016, Nr. 637/16 mit dem Titel „Leitfaden für eine geschlechtergerechte Sprache“.

    Beschlussantrag Nr. 457/21

    Ob hiermit dem Schutz der deutschen Sprache gedient ist, weiß ich nicht so recht.

    Doch zur Sache:

    • Es gibt meines Wissens keinen wissenschaftlichen Konsens zum Gendern, weshalb ein Verweis auf die Wissenschaft fragwürdig erscheint. Schon gar nicht kann meiner Meinung nach ein Zeitungsinterview mit einer Wissenschafterin als Grundlage für eine so weitreichende Entscheidung dienen.
    • Die militanten Gegnerinnen des Genderns echauffieren sich regelmäßig darüber, dass ihnen mit dem Gendern angeblich ein gewisser Sprachgebrauch vorgeschrieben bzw. aufgezwungen würde. Und jetzt fordern die Freiheitlichen ein ausdrückliches Genderverbot?
    • Was das Gendern mit den Minderheitenrechten (gemeint ist ja die sprachliche Minderheit) zu tun haben soll, erschließt sich mir nicht.

    Cëla enghe: 01 || 01 02 03



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  • Gehegtes Faschistenwerk.
    Beinhaus Gossensaß

    Neulich war ich im Wipptal unterwegs, da ist mir auf der Rückfahrt beim Beinhaus in Gossensaß ein Fahrzeug des italienischen Heeres aufgefallen.

    Unkenntlichmachung des Militärkennzeichens von mir

    Da ich für meinen darauffolgenden Termin sowieso zu früh dran war, habe ich kurz angehalten — und bemerkt, dass gerade der Rasen gemäht wird. Das offizielle Heer des italienischen Staates hegt und pflegt die faschistischen Relikte in Südtirol also nach wie vor.

    Dagegen ist von einer kritischen Erinnerungskultur keine Spur. Selbst die vom Land (!) angebrachten Erklärungstafeln dürfen nicht auf Staatsgrund stehen, da eine Interpretation unerwünscht ist.

    Erstaunt war ich aber auch über die beiden Gefahrenschilder, die just neben den Erklärungstafeln aufgetaucht sind — und zwar schön auf beiden Seiten, wie man auf dem ersten Bild erkennen kann. Die Botschaft scheint zu sein: Wenn ihr das lest, trifft euch was von oben.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 || 01 02 03 04



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