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  • Eishockey-WM irgendwo in Italien.

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    1 Comentâr → on Eishockey-WM irgendwo in Italien.

    An einem Ort namens Bolzano in Italien startet angeblich morgen die männliche Eishockey-WM der Division I – Gruppe A. Den Ortsnamen in der (minorisierten) Südtiroler Mehrheitssprache sucht man in der offiziellen Kommunikation der Veranstaltung — wie so oft — vergeblich.

    Quelle: iihf.com

    Zudem schafft es Südtirol sogar einmal wieder, nationalistischer als die Nationalstaaten selbst zu sein, denn sowohl die Hauptaustragungsorte Prag und Ostrava (Top-Division) als auch Vilnius (Austragungsort der Division I – Gruppe B) kommen in ihren Logos ohne Nationalflagge aus:

    Quelle: iihf.com

    Ähnliches kennen wir bereits aus Antholz, wo übrigens der zweite Ortsname — obwohl faschistisch oktroyiert — stets aufscheint, denn Tolomei ist ein Muss. Alles in allem ist die Eishockey-WM nicht nur eine weitere verpasste Chance für eine differenzierte Außendarstellung, sondern gleichzeitig eine Vertiefung und Bestätigung der monodimensionalen Darstellung von Bozen (pardon: Bolzano) als undifferenziert italienische Stadt.

    Siehe auch: 01 02 03



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  • Medici e professionisti si impegnano per la lingua catalana.
    Buone pratiche

    Poco più di un anno fa, nel marzo del 2023, a partire da un gruppo Whatsapp di medici impegnati nella difesa dei diritti linguistici dei pazienti, in Catalogna era nato il gruppo Metges – Salut pel Català (Medici – Salute per il Catalano), con la volontà di

    • informare i professionisti sui loro doveri e i pazienti sui propri diritti in materia linguistica;
    • sensibilizzare e vigilare sull’effettivo rispetto del diritto a ricevere attenzione medica in lingua catalana;
    • sottoporre all’amministrazione sanitaria e alla politica proposte concrete ed efficaci, anche creative, per migliorare la situazione linguistica («laboratorio d’idee») e
    • impegnarsi a fare un uso attento e consapevole del catalano in prima persona da parte di chi aderisce al gruppo.

    Quest’ultimo punto include l’utilizzo di default del catalano nella redazione delle cartelle cliniche, delle ricette e quant’altro, l’invito a utilizzare sempre il catalano come lingua di partenza nelle conversazioni con i pazienti, indipendentemente dalla loro provenienza o dal loro aspetto, l’impegno a mantenere l’uso del catalano nelle riunioni interne anche se qualcuno usa il castigliano e a utilizzare sempre il catalano nella comunicazione di servizio, indipendentemente dall’interlocutore. Infine, i medici e professori di medicina membri dell’associazione sono impegnati anche nella promozione del catalano nella ricerca biomedica.

    Ad una presentazione pubblica di Metges – Salut pel Català (MSpC), costituitosi ufficialmente come associazione, dieci giorni fa hanno assistito centinaia tra medici, docenti, politici, sociolinguisti ed entità di promozione e difesa della lingua catalana, come Plataforma per la Llengua e Òmnium Cultural. Nell’aula magna della facoltà di medicina dell’Università di Barcellona (UB), presso l’Ospedale Clínic, l’organizzazione ha fatto il tutto esaurito, ma i membri sarebbero ormai varie migliaia.

    Tra gli obiettivi per il biennio 2024/25 ci sono:

    • la creazione di una rete di associati che possano dare vita a gruppi di dinamizzazione del catalano nei vari centri, non solo pubblici ma anche privati;
    • l’istituzione, grazie al Ministero catalano della sanità, di una figura, presente in ciascuna struttura, che vegli sull’implementazione e il rispetto della politica linguistica;
    • lo sviluppo di un progetto pilota di accoglienza e accompagnamento costante dei nuovi professionisti per sensibilizzarli, per migliorarne le conoscenze e le attitudini linguistiche e — se provenienti da altrove — per far loro conoscere meglio le specificità della Catalogna.

    Per esercitare la professione di medico in Catalogna è necessario padroneggiare il catalano a livello C1, lo stesso richiesto in Sudtirolo per il tedesco, ma che qui da noi alcuni vorrebbero ridurre e che di fatto in molti casi non viene comunque rispettato. Il problema maggiore, oltre alle eccezioni a tale regola che esistono anche in Catalogna, è il fatto che non pochi medici, pur conoscendo il catalano, non lo utilizzano o lo utilizzano troppo poco, sottovalutando l’importanza della dimensione linguistica. Il ministro catalano alla sanità, Manel Balcells (ERC), che è intervenuto alla conferenza, ha ammesso che le segnalazioni per mancato rispetto dei diritti linguistici — come in Sudtirolo — sono molte e in aumento. Il suo dipartimento recentemente ha messo in campo un «piano strategico» per la lingua catalana, che a suo avviso verrà portato avanti anche se le elezioni del 12 maggio portassero a un cambio di maggioranza. Carme Bertral, funzionaria responsabile per l’attenzione sanitaria e la partecipazione presso il ministero ha sottolineato che la lingua fa parte della cura, e quindi chi vuole curare deve farlo nella lingua in cui il paziente pensa, ama e si esprime.

    Jaume Padrós, presidente dell’Ordine dei medici di Barcellona in un intervento ha sottolineato che non può essere considerato un «medico completo» chi non padroneggia il catalano e Marina Geli, portavoce di MSpC, ha detto che la professione di medico non è nemmeno concepibile senza l’empatia, anche linguistica.

    In Sudtirolo, purtroppo, non c’è nessun gruppo che pubblicamente sostiene le lingue minoritarie (tedesca e ladina) sempre più sotto pressione nella sanità — e, anzi, l’impressione soggettiva è quella che (mentre i nazionalisti non hanno mai grosse difficoltà ad esporsi e a fare pressione per ridurre i diritti linguistici dei loro pazienti), purtroppo, anche le associazioni specializzate evitino di parlare di questo problema.

    Sarebbe invece bello se qualcuno avesse voglia di seguire l’esempio catalano. Sicuramente Metges – Salut pel Català sarebbe disponibile a fare rete e scambiare esperienze.

    Vedi anche: 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14



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  • Zweisprachigkeitspflicht wird erneut verwässert.
    Öffentlicher Dienst

    In einem Treffen zwischen Landeshauptmann Arno Kompatscher (SVP), Personallandesrätin Magdalena Amhof (SVP) und den Gewerkschaften AGB/CGIL, SGB/CISL, SGK/UIL und ASGB soll vereinbart sein, die Zwei- bzw. Dreisprachigkeitspflicht weiter zu verwässern. Dies berichtet der Corriere in seiner gestrigen Südtirolbeilage. Demnach sollen sich die Vertreterinnen der Landesregierung einverstanden erklärt haben, das zweifelhafte »Modell« des Gesundheitswesens auf weitere Bereiche auszudehnen. Das bedeutet, dass Personal auch dann eingestellt werden darf, wenn es einsprachig — in den allermeisten Fällen heißt das: einsprachig italienisch — ist und sich verpflichtet, binnen einer mehrjährigen Frist den eigentlich erforderlichen Zwei- bzw. Dreisprachigkeitsnachweis zu erbringen. Vielfach führt das jedoch bloß dazu, dass Angestellte vor Ablauf dieses Zeitraums Südtirol wieder verlässt und neues einsprachiges Personal nachkommt, wodurch sich das Versprechen auf Erfüllung des Rechts auf Gebrauch der Muttersprache quasi nie erfüllt.

    Zudem wird regelmäßig Druck ausgeübt, die Frist um weitere Jahre zu verlängern, da das Personal nicht in der Lage sei, die zweite Sprache zu erlernen. Kommt es dann irgendwann doch zu vereinzelten Entlassungen von beharrlich Einsprachigen, ist der mediale Aufschrei groß.

    Anstrengungen, Menschen, die in Südtirol aufgewachsen und zur Schule gegangen sind und somit schon mit beiden bzw. allen drei Landessprachen vertraut sind, im Land zu halten oder zurückzuholen, werden hingegen nicht in ausreichendem Maße unternommen, wenn man die steigenden Abwanderungszahlen berücksichtigt. Dazu müsste man insbesondere die Wettbewerbsfähigkeit im Vergleich zum restlichen deutschen Sprachraum deutlich erhöhen. Außerdem müssten absurde bürokratische Hürden (01 02) endlich aus dem Weg geschafft werden, was übrigens auch zu einem besseren Gleichgewicht zwischen einsprachig italienischem und einsprachig deutschem Personal verbessern könnte. Damit wäre die Aufrechterhaltung eines zwei- bzw. dreisprachigen Dienstes leichter zu gewährleisten.

    Wenn schon einsprachiges Personal eingestellt wird, sollte auch penibel darauf geachtet werden, dass Sprachkurse tatsächlich besucht werden und Zwischenziele erreicht werden.

    Doch natürlich ist es wieder einmal viel einfacher, zum x-ten Mal die Mehrsprachigkeit des Dienstes zur Disposition zu stellen — mit den längst bekannten desaströsen Folgen (01 02 03).

    Siehe auch: 01 02 03 04 05 06



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  • Lega stellt Fascho-General auf.

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    0 Comentârs → on Lega stellt Fascho-General auf.

    Und noch so eine Ankündigung, die hervorragend zum heutigen Befreiungstag passt: Am Nachmittag hat nicht nur Neonazi Martin Sellner bekannt gegeben, bald nach Südtirol kommen zu wollen, sondern auch der stv. italienische Ministerpräsident Matteo Salvini endlich bestätigt, dass Fascho-General Roberto Vannacci bei der anstehenden Europawahl für seine Lega ins Rennen gehen wird. In sämtlichen Wahlkreisen, also auch in Südtirol. Sellner und Vannacci sind zwei begnadete Buchautoren, deren Hetzschriften im deutschen Sprachraum von demselben rechtsextremen Verlag (Antaios) vertrieben werden — sogar im Bündel.

    Doch während der eine, Sellner, in mehreren europäischen Ländern und den USA zur persona non grata erklärt wurde, wird der andere, Vannacci, von einer italienischen Regierungspartei zum wichtigen Kandidaten erkoren. Und wo hierzulande Sellner-Freund JWA zum Glück isoliert in der Opposition sitzt, befindet sich Christian Bianchi, der für die Lega in den Landtag gewählt wurde, dank SVP auf der Regierungsbank.

    Der Landeshauptmann zeigte sich heute übrigens überrascht, dass seine rechten Koalitionspartnerinnen trotz bedeutungsloser prächtiger Präambel nichts von den Gedenkveranstaltungen wissen wollten — als hätte man das nicht alles ahnen können. Dafür hat er vermutlich bald nicht nur in Rom, sondern mit dem Fascho-General auch in Straßburg und Brüssel einen tollen neuen Ansprechpartner. Ist das nicht auch was Schönes?



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  • 25. April: Polizei zensiert Proteste.

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    In seinem Bericht über die Gedenkveranstaltung zum heutigen 25. April an der Mauer des ehemaligen Bozner Durchgangslagers informiert der Chefredakteur von Salto, Fabio Gobbato, auch über Einschränkungen des Rechts auf freie Meinungsäußerung durch die politische Abteilung (AAES) der Staatspolizei. Mehrere Jugendliche, die angeblich dem PD angehörten und Schilder mit kritischen Slogans dabei hatten, seien zunächst ganz daran gehindert worden, sich dem Veranstaltungsort zu nähern. Als sie schlussendlich trotzdem durchgelassen wurden, filterte die AAES zwei der Schilder heraus: eines, auf dem

    Liebe SVP, wie willst
    du Garantin für eine
    Partei* sein, die unsere
    demokratischen Werte
    nicht teilt?!? *FDI

    stand und ein weiteres, auf dem

    Galateo und FDI,
    ihr habt gesagt, wir sollen euch
    nach euren Taten beurteilen:
    Nun:
    HEUTE SEID IHR NICHT DABEI

    Übersetzung von mir (Original anzeigen)

    Galateo e FDI, avete detto di giudicarvi da quello che fate: / Ecco: / OGGI NON CI SIETE

    zu lesen war. In beiden Fällen handelt es sich keinesfalls um Hassbotschaften oder um sonstige Inhalte, die nicht vom Recht auf freie Meinungsäußerung gedeckt wären. Auch dass sie in irgendeiner Form die Veranstaltung hätten stören können, lässt sich schwer behaupten, waren doch andere Transparente zugelassen worden. Dass diese beiden aufgrund ihres harmlosen Inhalts von der Polizei zensiert wurden, ist eines Rechtsstaats unwürdig — und das an einem Tag, an dem die Befreiung vom Faschismus gefeiert wird.

    Erst kürzlich hatte Christoph Franceschini (ebenfalls auf Salto) berichtet, dass die italienische Polizei im Rahmen der Proteste gegen den neuen Eiskanal in Anpezo ein Team des ORF und den Heimatpflegeverband unter Druck gesetzt habe.

    Siehe auch: 01 02 03 04 || 01



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  • EU-Wahlkreis für kleines Europa in Europa.

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    0 Comentârs → on EU-Wahlkreis für kleines Europa in Europa.

    So wie zum Beispiel die Deutschsprachige Gemeinschaft in Belgien (mit knapp 80.000 Einwohnerinnen), soll auch Südtirol — vom Landeshauptmann etwas anmaßend als »kleines Europa in Europa« getauft — einen eigenen EU-Wahlkreis erhalten. Dies fordert der Landtagsabgeordnete Andreas Leiter Reber (Freie Fraktion) in einem Beschlussantrag (Nr. 77/24). In den Prämissen argumentiert er unter anderem, dass das in Italien geltende Wahlrecht für Südtirol und andere Regionen mit anerkannten sprachlichen Minderheiten »äußerst ungeeignet« sei, was einerseits an einer staatsweiten 4%-Hürde und andererseits an der Größe der Wahlkreise liege, in denen Minderheiten wie die deutsch- und ladinischsprachigen Südtirolerinnen keine Chance auf eine angemessene Vertretung hätten. Außerdem sei die derzeitige Regelung auf staatsweit agierende Parteien ausgelegt, die bereits im italienischen Parlament vertreten sind. Regionalparteien, die zum Beispiel nur in Südtirol existieren, hätten somit kaum Möglichkeiten, zu kandidieren oder müssten »völlig unnatürliche Wahlbündnisse auf Staatsebene« eingehen.

    Team K und Grüne haben etwa jüngst mitgeteilt, bei der anstehenden EU-Wahl eine gemeinsame Kandidatur in Erwägung gezogen, dann aber aufgrund der großen Hürden darauf verzichtet zu haben. Sie gehen nun getrennte Wege mit Azione respektive italienischen Grünen und Linken, wo sie auf ihr eigenes Wahlsymbol verzichten und wohl hauptsächlich deshalb eine Chance haben, weil Wählerinnen in Südtirol traditionell fleißig Vorzugsstimmen vergeben und jene im restlichen Italien deutlich weniger.

    Andere hiesige Parteien sehen erst gar keine Grundlage für eine Kandidatur, was die Beteiligungsmöglichkeiten der Südtirolerinnen einschränkt.

    Leiter Reber zufolge könnte ein eigenständiger EU-Wahlkreis mit beispielsweise zwei garantierten Abgeordneten auch für die italienischsprachige Parteienlandschaft interessant sein und die Entstehung italienischer oder sprachgruppenübergreifender Alternativen fördern.

    Daher schlägt er vor, der Südtiroler Landtag möge sich für die Schaffung eines eigenen EU-Wahlkreises für Südtirol aussprechen und die Landesregierung beauftragen:

    • dieses Ansinnen auf die ständige Agenda des Autonomieausbaus zu setzen und in die Verhandlungen mit der Zentralregierung aufzunehmen;
    • dem Landtag einen entsprechenden Vorschlag vorzulegen und ihn über die paritätischen Kommissionen voranzutreiben;
    • bei Südtirols Vertreterinnen in Brüssel vorzusprechen und sie zu ersuchen, sich für die Schaffung minderheitenfreundlicher EU-Wahlkreise und die Einführung transnationaler Listen starkzumachen;
    • Vertreterinnen der Republik Österreich, des Südtirol-Ausschusses im österreichischen Parlament und alle anderen überregionalen und internationalen Ansprechpartnerinnen und Kontakte für dieses Vorhaben zu sensibilisieren.

    Das wäre eine gute Sache!

    Siehe auch: 01 02 03 04



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